Doom Patrol: la recensione della stagione 1 della serie DC

Un gruppo di supereroi disadattati, problematici e ai margini della società è il protagonista della serie Doom Patrol. Una folle, adrenalinica corsa sulle montagne russe. Con luci e ombre.

Autore: Silvia Artana ,

Se ne avete abbastanza di storie di supereroi, Doom Patrol vi farà riconciliare con il genere. Ma vi piacerà anche se se siete appassionati e avete una predilizione per i personaggi ai margini (o del tutto fuori) della categoria mainstream. Perché la serie di Warner Bros. disponibile su Amazon Prime Video, basata sull'omonimo fumetto DC creato da Bob Haney e Arnold Drake nel 1963, è un esemplare strano, che racconta sì una storia di individui fuori dalla norma e dotati di poteri eccezionali. Ma è anche una parabola della condizione umana, della fragilità e precarietà della vita e di ciò che le dà significato. 

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Non a caso, il villain si chiama Mr. Nobody, un non-essere, che esiste e non esiste e si muove attraverso diverse, infinite realtà. Anche quella dello spettatore, per il quale è una sorta di Virgilio, decisamente meno benevolo ma anche più folle e divertente, che si sposta con evidente piacere tra i gironi infernali delle esistenze dei protagonisti e delle prove che sono chiamati ad affrontare. La maggior parte delle volte a causa sua.

Eroi ai margini 

Le premesse di Doom Patrol non sono molto diverse da quelle di X-Men (di cui sono stati l'ispirazione). Ma se i mutanti Marvel sono relegati ai margini della società e guardati con sospetto e paura a causa dei loro poteri, gli (anti)eroi DC lo sono principalmente per il loro aspetto.

Tutti gli inquilini della Doom Manor sono dei freak. Clifford "Cliff" Steel è un cervello nell'involucro metallico di un robot assemblato negli anni '80. Larry Trainor è un ex pilota collaudatore dell'Air Force orrendamente sfigurato, che condivide il suo corpo martoriato e completamente coperto di bende con un'entità di pura energia, Negative Man. Rita Farr è una diva degli anni '50, che in condizioni di forte stress va (letteralmente) in pezzi e si trasforma in una sorta di blob. Kay Challis/Crazy Jane è una ragazza in cui vivono 64 personalità diverse, ognuna con un suo potere speciale, tra le quali emerge spesso e volentieri quella della aggressiva e sboccata Hammerhead. Victor "Vic" Stone è Cyborg, un ex atleta al quale sono stati impiantati organi e arti cibernetici e un sistema operativo.

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Il loro Charles Xavier è Niles "Chief" Caulder, un uomo misterioso e apparentemente un filantropo, ma che evidentemente (senza fare spoiler) nasconde dei segreti ed è lui stesso, a sua volta, un reietto in lotta con dei demoni che non gli danno tregua.

Warner Bros./Amazon Prime Video
Il poster di Doom Patrol
I protagonisti di Doom Patrol

Superpoteri vs umanità

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L'impianto per così dire classico sostiene il significato tradizionale della storia. Per quanto riluttanti, Cliff, Larry, Rita, Jane e Vic combattano contro Mr. Nobody e altri nemici, vivono avventure straordinarie e rischiano la vita. Ma è come se fosse un involucro, la cui superficie viene tesa e deformata da una lettura diversa, più dolente e profonda.

Mentre vive la sua vita da (anti)eroe, ogni membro della Doom Manor va alla (ri)scoperta della sua umanità. Più si cala nelle vesti di paladino (suo malgrado) del mondo, più si trova a fare i conti con la propria debolezza e il proprio dolore. E più entra in contatto con entrambi, più si ritrova come uomo e donna. In maniera emblematica, nel momento in cui perde la sua natura umana, "l'uomo di latta" Cliff la ritrova:

Non sento dolore. Sei uno s******, Chief.

E in un certo senso, c'è molto di Il Mago di Oz in Doom Patrol. Cliff, Larry, Rita, Jane e Vic compiono tutti insieme un viaggio reale e uno dentro di sé, alla ricerca di qualcosa che nessuno può dare loro, se non loro stessi.

Luci e ombre

A fare di Doom Patrol un prodotto decisamente originale e non ascrivibile a un genere o a un altro (anche se è uno spin-off diretto della serie Titans) sono senza dubbio la scrittura e la sceneggiatura di livello. Ma sono anche i suoi più grandi difetti e i suoi primi nemici. 

La rappresentazione dei protagonisti, della loro personalità e del loro percorso è accurata, reale e coinvolgente. Se la messa in scena delle molteplici personalità di Crazy Jane come risposta a un evento drammatico è per certi versi già vista (anche se ben fatta), l'interazione tra Larry e Negative Man si avventura su strade complesse e affascinanti e mette in campo un elemento "esterno" ma "interno" per arrivare alla conoscenza e alla consapevolezza di sé. I dialoghi sono significativi, le battute brillanti e divertenti non mancano e così pure le parolacce (di certo, il linguaggio non è castigato). Ma a volte (qualcuna di troppo) c'è un eccesso di verbosità.

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Allo stesso modo, la trama a scatole cinesi, gli eventi che si affastellano l'uno sull'altro, le storyline che si approfondiscono, si intrecciano e si ramificano, le diverse linee temporali, i personaggi bizzarri, assurdi, surreali e/o poetici (solo per citarne alcuni, la strada genderqueer con il potere del teletrasporto Danny the Street, l'ammiraglio Whiskers, Ezekiel e l'asino di Mr. Nobody) e le avventure incredibili che si alternano alla quiete familiare nella Doom Manor fanno della serie una folle, adrenalinica corsa sulle montagne russe. Ma in alcuni momenti, la sensazione è che ci sia troppo e sia troppo eccessivo, esagerato, rutilante. E allora, al divertimento subentra la fatica e la benevolenza per le ingenuità diventa fastidio.

Una squadra vincente

Ma al netto dei problemi (uno dei quali è certamente il pilot, una estenuante introduzione dei protagonisti), Doom Patrol è un divertente racconto in chiaroscuro di una (super)umanità molto vera, di rapporti e dinamiche familiari e della difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo. Del resto, dietro la produzione Warner Bros. ci sono nomi del calibro di Geoff Johns (presidente e direttore creativo responsabile DC Comics e sceneggiatore di alcuni episodi di Smallville, Arrow e The Flash, oltre che co-sceneggiatore di Wonder Woman), Jeremy Carver (Supernatural, Being Human e Prodigal Son) e Greg Berlanti (sceneggiatore, regista e produttore con nel curriculum titoli come Dawson's Creek, Everwood, Eli Stone, Arrow, The Flash, Supergirl, Legends of Tomorrow e il film Tuo, Simon).

E poi c'è un cast azzeccatissimo. Brendan Fraser è la voce di Cliff e gli presta volto e corpo nei flashback (mentre nella sua veste robotica c'è Riley Shanahan). E per molti, la performance in Doom Patrol (insieme ai ruoli in The Affair - Una relazione pericolosa e Trust) ha rilanciato la semi-defunta carriera dell'attore. Allo stesso modo, Matt Bomer (Tru Calling, White Collar, American Horror Story) doppia Larry e lo interpreta nel passato (mentre sotto le bende c'è Matthew Zuk). L'attrice dalla bellezza da diva anni '50 April Bowlby (Drop Dead Diva, Titans) è Rita, Diane Guerrero (Orange Is The New Black, Jane the Virgin) è Jane e il poco conosciuto in Italia Joivan Wade è Vic.

Vera e propria ciliegina sulla torta, a completare la squadra ci sono due pesi massimi: Timothy Dalton nel ruolo di Niles Caulder e Alan Tudyk in quello del folle villain Mr. Nobody.

Giudizio finale

Insomma, tra luci e ombre, Doom Patrol è una serie da vedere. Senza aspettarsi la classica storia di supereroi, bensì con la consapevolezza che i protagonisti non sono solo uomini e donne dotati di superpoteri, ma anche (soprattutto) esseri umani.
E con la voglia di vivere un'avventura che a volte sfiora i limiti dell'assurdo, ma è molto, molto reale.

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