The Room e gli altri: i 20 film più brutti della storia del cinema

Autore: Emanuele Zambon ,

Tremendi nella messa in scena, superlativi nel loro essere mediocri, impreziositi da una recitazione degna di un canile. The Room - il film del 2003 finito sotto le luci della ribalta grazie alla divertente commedia The Disaster Artist di e con James Franco - guida una schiera di pellicole talmente scadenti da meritare un posto nella classifica dei 20 film più brutti della storia del cinema.

Abbiamo volutamente escluso da questa hit parade dell'orrido le produzioni turche e indiane (che pure avrebbero servito a dovere la causa) per la loro difficile reperibilità. Nonostante ciò, meritano un posto ad honorem nella lista alcuni "scult" di tutto rispetto come Aatank, praticamente Lo squalo Bollywoodiano, Dünyayı Kurtaran Adam - anche conosciuto come lo Star Wars ottomano - e l'agghiacciante scopiazzatura Korkusuz, praticamente il Rambo (pure lui) turco, distribuito a livello internazionale come Rampage.

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Non solo brutti, quindi. Ad un'incauta visione appaiono tremendamente scadenti dal punto di vista realizzativo, coinvolgendo protagonisti per cui il cinema rappresenta quasi sicuramente una seconda occupazione professionale.

I film che andremo a sviscerare fanno sembrare in confronto W la Foca un capolavoro surrealista girato da Buñuel. Riqualificano l'intera filmografia di Adam Sandler (no, scherziamo dai, povero Sandler), elevano a Premi Oscar figure del panorama nostrano spesso bistrattate quali Mario Merola, Gabriel Garko e Alvaro Vitali.

Non scherziamo quando vi diciamo che quelli che andrete a leggere sono i 20 titoli più brutti di tutti i tempi. Certo, è difficile scegliere solo due decine di pellicole scartabellando qua e là fra oltre cento anni di produzioni. Ma quelli che seguiranno sono davvero film terrificanti. Costituiscono l'apoteosi del trash, il nonplusultra della boiata, opere che giustificano un liberatorio "cagata pazzesca!" da parte vostra.

Più brutti di Sharknado, vi chiederete? Molto di più! Più grossolani de Il lupo di mare con Gigi e Andrea? Ebbene sì. Più miseri di Gardenia il giustiziere della mala? Lì Califano sembra Brando, solo un poco più trucido. Per chiarire una volta per tutte il livello: queste pellicole riescono nell'impresa titanica di superare in bruttezza l'intera filmografia di Steven Seagal dal 2000 ad oggi.

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La classifica che segue è stata scritta, oltre che dal sottoscritto, anche dal collega Francesco Lomuscio, giornalista esperto di horror movie. Visti i titoli selezionati, potreste durante lettura avvertire un forte senso di nausea. Si raccomanda di munirsi preventivamente dei farmaci atti a contrastarla.

1) The killer shrews (1959)

Padre del Sidney che diresse, tra l’altro, Serpico e La parola ai giurati, Baruch Lumet veste i panni di uno scienziato che, a causa di una improvvisa tempesta, vede i toporagni usati per i suoi esperimenti crescere a dismisura fino a raggiungere la taglia di un lupo e andare a seminare terrore sull’isola in cui si trovano.

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Anche lo spettatore più sprovveduto intuisce si tratti dei cani di famiglia del regista Ray Kellogg corredati di pelliccia sintetica e zanne visibilmente scadenti e posticce. Steve Latshaw ne ha curato nel 2012 il tardo sequel intitolato Return of the killer shrews. Non ne sentivamo francamente il bisogno.

2) Batwoman: L'invincibile superdonna (1968)

L'eroina Batwoman

Travestita da versione femminile di Batman (sfoggiando una di quelle mise da film hard vintage), una lottatrice fronteggia uno scienziato pazzo la cui specialità è la creazione di uomini pesce.

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Conosciuta anche con il titolo Batwoman – L’invincibile superdonna e diretta dal messicano René Cardona che, con oltre centoquaranta regie all’attivo, è stato sicuramente uno dei registi più prolifici della storia della Settima arte, ecco una economicissima variante – ai limiti del plagio – del supereroe DC Comics. Il titolo originale è La mujer murciélago. Questo superhero trash movie si allaccia al filone dei catch movie popolati da wrestler mascherati quali Santo e Blue Demon.

Chiaramente, nella povertà generale sono le grottesche sequenze degli scontri tra la protagonista interpretata da Maura Monti e la gommosissima creatura anfibia il piatto forte di neppure un’ora e dieci di visione.

3) L’invasione degli ultratopi (1972)

Diretta dall’americano Andy Milligan, giustamente definito uno dei peggiori registi di sempre, è la soporifera e dialogatissima vicenda in costume di una famiglia inglese del XIX secolo alle prese con la licantropia che ne affligge diversi componenti.

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Tra ritmi da soap opera e una fotografia decisamente pessima, ciò che incuriosisce è la scelta di aver inserito qualche minuto riguardante un allevatore di ratti in seguito al successo riscosso da Willard e i topi di Daniel Mann, con conseguente cambiamento del titolo originale da The curse of the full moon al delirante The rats are coming! The werewolves are here! Quando cambiare mestiere è l'unica scelta sensata...

4) Provincia violenta (1978)

Lino Caruana è l'improbabile protagonista di Provincia violenta

Inseguimenti velocizzati (!!!), doppiaggi fuori sincro, un protagonista mai del tutto credibile: Provincia violenta è un poliziottesco spazzatura, fanalino di coda di un genere tanto in voga negli anni '70. A dirigerlo - si fa per dire - troviamo Mario Bianchi, futuro regista pornografico. La storia non sarebbe neppure male, ma i dialoghi sono a dir poco penosi. Neppure montaggio e sonoro si salvano, dal momento che le dinamiche delle scene appaiono spesso confuse, risultato di un'accozzaglia di fotogrammi mal appiccicati l'uno con l'altro. Quanto al goffo protagonista Lino Caruana, più che il Charles Bronson de noantri (sarebbe stato più azzeccato il sosia italiano Tony Scarf) sembra un Marino Bartoletti dai modi spicci. 

Provincia violenta è uno dei punti più bassi del cinema di genere: Altro che B-movie o trash, siamo dalle parti della serie Z. Consigliato se si ha voglia di ridere con gli amici. O dormire.

5) La tua prima volta (1983)

Una quindicenne interessata a perdere la verginità cerca consigli in merito dalle amiche e dalla mamma. Nel frattempo riflette se concedersi o no al ragazzo di cui è innamorata, appena conosciuto.

Con un grassone spacciatore in agguato che potrebbe rappresentare l’uomo con cui la ragazza consumerà la sua prima esperienza sessuale, Arduino Sacco si allontana dal porno (territorio cinematografico in cui si è fatto conoscere) per firmare uno dei peggiori teen movie di sempre.

Tra macchina da presa in continuo movimento e zoomate a non finire, la regia non si discosta affatto da quella di un qualsiasi film amatoriale; man mano che, anziché emozionare e divertire come avviene nelle pellicole appartenenti allo stesso filone, le diverse situazioni inscenate annoiano soltanto e non coinvolgono. In mezzo alle varie feste abbiamo anche un ridicolo caratterista che vuole essere un palese clone di Massimo Troisi. Pietà.

6) La croce dalle 7 pietre (1987)

Lo stesso regista Marco Antonio Andolfi veste i panni di un tizio a cui viene rubato il talismano che gli impedirebbe di trasformarsi in un sanguinoso incrocio tra un licantropo e uno yeti.

Anche conosciuto come Il lupo mannaro contro la camorra, uno dei film più ridicoli della storia del cinema, tra criminali (e non solo) sfoggianti uno spiccato accento napoletano, attori pessimi e il mostro che non solo si manifesta unicamente come uomo nudo con grottesca maschera sul volto e qualche pelo aggiunto su polsi e polpacci, ma squittisce (!!!) ed è il risultato di una trasformazione il cui effetto fa sembrare moderne quelle delle pellicole horror degli anni Quaranta. Vedere per credere: la scena in cui Andolfi acquisisce le fattezze del mostro si risolve in una tremenda sovrapposizione di primissimi piani dello stesso della durata di 1 minuto e 40 secondi. 

7) Las Vegas cop - Hawkeye (1988)

Conosciuto anche come Hawkeye, è una sorta di buddy movie girato come un TG regionale, realizzato attorno all'insulsa coppia formata da un fac-simile farlocco di Jackie Chan - ovvero Leo Fong, in arte "parlo con la voce roca perché fa macho" - e da un sosia di Eddie Murphy forse passato di lì per caso e posizionato al centro dell'inquadratura tanto per sfruttare il successo di Beverly Hills Cop.

Come direbbe Jerry Calà, non è Las Vegas bensì "Las Figas Cop": una pagliacciata da vedere possibilmente a stomaco vuoto. La scena della rapina (con il protagonista che si esibisce in un'allucinante mossa acrobatica), tanto per fare un esempio, è a dir poco imbarazzante.

8) Via Lattea… la prima a destra (1989)

La locandina del film

La classica sceneggiata napoletana alla Nino D'Angelo ma senza Nino D'Angelo. Al suo posto un piccolo alieno con le fattezze di un bambino che fa amicizia con un cane randagio, Gesù e san Gennaro (WTF!). Pellicola effimera (c'è pure Gegia nel cast, il livello è quello che è) girata con almeno 5 anni di ritardo con una povertà di mezzi lapalissiana.

Prima di Via Lattea... la prima a destra, era già atterrato un bambino alieno sulla Terra: l'H7-25 di Uno sceriffo extraterrestre... poco extra e molto terrestre.

9) Prigionieri di un incubo (2001)

Invitate da un amico a trascorrere un periodo di relax in un residence appartenente a sua zia, alcune persone finiscono coinvolte in una serie di misteri e delitti; mentre un individuo vestito di nero e dal volto nascosto sotto una maschera bianca si aggira per il posto.

Franco Salvia pensa di poter mettere in piedi un horror thriller su traccia alla Agatha Christie usufruendo di un cast da pomeriggio televisivo nazionale che, al di là di Corinne Cléry e del Gerardo Amato fratello di Michele Placido, include Antonio”Er Mutanda” Zequila, Valentina Pace, Francesca D’Auria, Attilio Fontana dei Ragazzi italiani e una Antonella Mosetti che si concede anche una nudissima doccia di matrice hitchcockiana.

Basta aggiungere che i due sospettati sono il portiere della struttura e il giardiniere interpretati dal maestro Gianni Mazza e dal comico pugliese Gianni Ciardo (un po' come far fare Superman a Bombolo) per lasciar intendere le dimensioni del pasticcio. 

10) Volo per l’inferno (2003)

La locandina di Volo per l'inferno

Dotato dei maggiori comfort e di casinò, in quanto esclusivamente riservato alle esigenze di gente facoltosa, uno straordinario aereo sta effettuando il proprio volo inaugurale quando s’imbatte in una strana nebbia che, penetrata all’interno, ne trasforma i passeggeri in creature affamate di carne umana.

Diretto dall’effettista Alvaro Passeri (I guerrieri dell’anno 2072 di Lucio Fulci e Chicken Park di Jerry Calà nel curriculum), che in fatto di polluzioni in fotogrammi ci ha regalato pure Creature dagli abissi e The mummy theme park, ecco servito un tripudio di inguardabili effetti digitali, tra splatter e mostroni verdi in azione. Come se non bastasse, vengono perfino riciclati in maniera vergognosa fotogrammi provenienti da fanta-successi a stelle e strisce quali Matrix, Il corvo e Alien.

Volo per l'inferno è un film davvero squallido. Ode all'addetto alla locandina, che lo fa sembrare l'adattamento di un romanzo d'avventura scritto dal grande Clive Cussler.

11) La tomba (2006)

Ucciso dalle guardie del re durante il rito che prevedeva il sacrificio di sette vergini per resuscitare la crudele dea Coatlique, il Supremo Sacerdote Tatamackly torna in vita duemila anni più tardi nel tempio a Sant Isidro, in Messico, dove sono in visita alcuni studenti insieme al loro professore di archeologia.

Una voce narrante degna di un documentario pedagogico accompagna una delle ultime fatiche del trasher Bruno Mattei (che qui si firma David Hunt e che ricordiamo, tra l’altro, per aver firmato un Terminator 2 all’amatriciana prima che uscisse il kolossal di Cameron), girata in un digitale da soap opera, che scopiazza nel plot La mummia con Brendan Fraser e non manca neppure di riproporre situazioni stile Dal tramonto all’alba e Indiana Jones e il tempio maledetto, saccheggiando direttamente inquadrature da altri successi d’oltreoceano, a partire da L’armata delle tenebre.

La recitazione inesistente e i costumi da festa di Carnevale accentuano ulteriormente il sapore amatoriale. Penoso.

12) Troppo belli

"Ve li meritate Costantino Vitagliano e Daniele Interrante!". Sembra uno sfogo alla Nanni Moretti. E infatti lo è. Non bastava la TV spazatura; ecco il cinema "monnezzaro". Quello della messa in scena da soap scadente, della recitazione penosa e della sceneggiatura scritta a penna su un pacchetto di sigarette.

Nel gotha del cinema escrementizio italiano Troppo belli avrà sempre un posto in prima fila riservato. Eravamo indecisi quale boiata inserire fra questo, Box Office 3D di Ezio Greggio (che al confronto sembra Via col vento), Alex l'ariete e il tremendo Dreamland - La terra dei sogni. Ha vinto la "simpatia" dei due bellocci, lampadati, protagonisti, spariti fortunatamente dalla circolazione dopo essere stati miracolati.

13) Parentesi tonde (2006)

Fermi tutti. Abbiamo l'unico attore (vabbè si fa per dire) al mondo che recita con la voce da Batman: è Karim Capuano, ex tronista di Uomini e Donne protagonista del "si salvi chi può" Parentesi Tonde: una str*#!@ta così non s'era mai vista da quando l'uomo inventò il cinema, direbbe il Montesano di Febbre da cavallo.

Da dove cominciare... dunque... Ah, il cast, uno sparuto gruppo di carneadi del piccolo schermo (vedi Flavia Vento) più Giucas Casella e Marco Columbro. Sì, avete capito bene. La storia è di quelle balneari, girata in un villaggio turistico (non scherziamo, esiste il solo e unico Professione Vacanze, diffidate dalle imitazioni).

C'è persino Eva Henger, che però ricordiamo per ben altri ruoli cinematografici. Rispetto a Raffaella Lecciso - pure lei nel film - sembra la Hepburn in Colazione da Tiffany.

14) Disaster movie (2008)

Una scena di Disaster Movie

Gli specialisti del genere Jason Friedberg e Aaron Seltzer firmano l'ennesima parodia scollacciata. Disaster movie non può essere definito film in senso stretto. È più una sequela di scene sconclusionate che in teoria - basandosi su gag slapstick da cabaret - dovrebbero far ridere e che invece mettono lo spettatore decisamente a disagio. 

Il momento più emozionante di tutti i 90 minuti di durata è quando appaiono i titoli di coda. Per gli sventurati eroi che hanno saputo resistere fino alla fine è un qualcosa di liberatorio, paragonabile agli ultimi 195 metri di un maratoneta lanciato verso l'oro olimpico.

15) Impotenti esistenziali (2009)

Interessato a sovvertire e criticare l’eccessivo perbenismo tricolore, uno psicologo presidente di un’associazione sui diritti civili intreccia una storia d’amore con Francesca, ovvero Antonella Ponziani, incontrata in un locale per scambi di coppia.

Anche regista del film (a detta sua nato come protesta contro il bigottismo e le ipocrisie imperanti nella società italiana), il protagonista Giuseppe Cirillo è, nella realtà, fondatore della Scuola italiana di corteggiamento (nei titoli di coda è riportato addirittura il suo numero di telefono!).

Radunato un assurdo cast comprendente Alvaro Vitali, Tinto Brass, Sandra Milo e le vecchie glorie della musica nostrana Gianni Nazzaro e Don Backy, mette in piedi quello che non manifesta altro che i connotati di pretesto attraverso cui sfoggiare le sue doti di sessuologo.

Quindi, a partire da titoli di testa che sembrano quelli di un filmino matrimoniale, si sprofonda in un grottesco filosofeggiare continuo su diversi aspetti della società, tra recitazione inesistente e strafalcioni tecnici a non finire. Uno dei più grandi interrogativi del cinema - se tale si può chiamare - nostrano.

16) Birdemic: Shock and terror (2010)

Dimenticate Gli uccelli di Hitchcock. Birdemic: Shock and Terror infanga la memoria di un classico della settima arte con uno dei film più imbarazzanti della storia dell'umanità. Roba da conati a fiotti. Gli effetti digitali sono clamorosamente miseri, con degli aquilotti svolazzanti posticci realizzati con tutta probabilità pescando nella preistoria dell'effettistica digitale. Per metà film non accade nulla. Poi appaiono le terribili aquile e vengono combattute a colpi di stampelle.

Montaggio deficitario, sonoro non pervenuto (si fatica a comprendere il parlato), latrati degli attori. Se esiste la palma di film più ignobile di sempre, Birdemic attende di conoscere il suo sfidante. Viene voglia di rivedersi tutta d'un fiato la saga di Sharknado ringraziando in eterno l'Asylum.

17) AmeriQua (2013)

Bobby Kennedy III e Alessandra Mastronardi in una scena del film

Derubato appena arrivato in Italia per un viaggio alla scoperta dei valori, dell’amicizia e dell’amore, un giovane neolaureato di buona famiglia trova conforto in un nuovo conoscente autoproclamatosi re di Bologna. È soltanto il primo di una serie di personaggi destinati a girare intorno al protagonista Bobby Kennedy III, la cui esperienza vissuta quando scelse di completare i suoi studi universitari nello stivale tricolore viene trasformata in una commedia on the road da Marco Bellone e Giovanni Consoni.

Ma, tra penosi dialoghi e pessima recitazione ulteriormente penalizzata da un mediocre doppiaggio, l’impressione è quella di trovarsi dinanzi al soporifero resoconto di una vacanza effettuata dal discendente della famosa dinastia americana mentre Woody Allen girava a Roma il suo To Rome with love, da cui vengono recuperati Alessandra Mastronardi e un Alec Baldwin grottescamente coinvolto in una sola sequenza al telefono, sebbene il suo sia il secondo nome che compare nei titoli.

18) Sangue sparso (2014)

La debuttante dietro la macchina da presa Emma Moriconi veste anche i panni della protagonista, militante del Msi che si batte per affermare la verità sulla morte del marito e la cui sorella si innamora di un ragazzo appartenente all’opposta fazione politica, senza che nessuno dei due ne sia al corrente.

Ambientata tra il 1978 e il 1983 per rievocare l’uccisione dei tre militanti missini Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni nel quartiere Tuscolano a Roma, una panoramica dello stile di vita degli anni di piombo effettuata attraverso una messa in scena talmente approssimativa da rendere confuso e difficilmente comprensibile il tutto. Ritmi da telenovela, recitazione pessima ed evidente povertà di mezzi. Sembra di assistere ad un'interminabile sequenza di trailer di Maccio Capatonda (vedere per credere), ma con una messa in scena degna della mitica soap opera torinese tanto sbeffeggiata dalla Gialappa's Band negli anni '90.

19) Darkside witches (2015)

Barbara Bouchet in una scena di Darkside Witches

Bruciate sul rogo nel 1589, sei donne accusate di stregoneria rinascono assetate di sangue ai giorni nostri; mentre, sotto le spoglie di un parroco, il demone Pazuzu trama per sovvertire l’ordine cosmico tra il bene e il male.

Con il regista stesso Gerard Diefenthal nei panni di un esorcista sfoggiante un accento fin troppo simile a quello del cantante Mal (!!!), abbiamo una sorta di lucertolone realizzato attraverso una pessima computer grafica, una fotografia da prodotto televisivo regionale e improbabili vergini dall'aspetto di pornostar che fanno sembrare il tutto un hard (vi è anche una esplicita ma fintissima fellatio) con annesso plot soprannaturale e ambientazione degna del telefilm Don Matteo.

E sorvoliamo su recitazione e dialoghi, chiedendoci cosa abbia spinto la ex starlette Barbara Bouchet a prendervi parte.

20) Quel venerdì 30 Dicembre (2016)

Proprietario di una tipografia dove stampa e realizza materiale destinato alla promozione di film, Tonino Abballe è un allestitore di sale cinematografiche. Affiancato dietro la camera di ripresa da Dario Germani, dirige e interpreta questa opera autobiografica che, però, non riesce in alcun modo a fornire una linea narrativa da seguire per comprendere quale sia stato l’iter della sua storia.

Lungaggini narrative, piattezza imperante, inquadrature fuori fuoco, dialoghi ridicoli e tanto invadente quanto indigeribile colonna sonora completano il tutt’altro che confortante quadro di un’operazione dal sapore fortemente amatoriale e che gira di continuo a vuoto.

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