Inventing Anna, la recensione: perché le donne sgradevoli di Shonda Rhimes ci conquistano

Autore: Elisa Giudici ,

Chi è Anna Delvey e come ha creato la sua identità di ricca ereditiera e imprenditrice capace? Il segreto è nascosto dentro la testa di una ragazza poco più che ventenne in attesa di processo nel carcere di Rikers, sparpagliato tra ricchi personaggi dell'alta società newyorkese che sono molto restii a parlare di come l'hanno incontrata e cosa Anna abbia fatto loro, anche se nessuno sembra davvero immune al suo fascino. 

Nemmeno Vivian (Anna Chlumsky), la giornalista del Manhattan Magazine in attesa di andare in congedo di maternità che è fermamente convinta che la storia di Anna nasconda un tesoro giornalistico in grado di ripulire il suo nome dopo un brutto scandalo che le ha rovinato la carriera e l'ha spedita a Scriberia, la Siberia dei giornalisti finiti, l'angolo dei dipendenti del suo giornale in attesa di pensione o esilio. 

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Sulla carta a rendere Inventing Anna una serie imperdibile sono principalmente due aspetti: l'incredibile truffa che una ragazza poco più che ventenne ha messo in atto, raggirando mezza New York (e lasciando l'altra metà così spaventata da non sporgere denuncia) e la firma di Shonda Rhimes. Creatrice e co-produttrice della serie insieme a Jessica Pressler (la vera giornalista che ha scritto il reportage su cui è basata la serie), la mamma di Grey's Anatomy, Scandal, Bridgerton e Le regole del delitto perfetto è garanzia di una visione appassionante. 

Inventing Anna Inventing Anna Una giornalista indaga sul caso di Anna Delvey, un'ereditiera diva di Instagram che rubava il cuore (e i soldi) dell'élite sociale di New York. Apri scheda

È davvero così: nonostante i suoi episodi durino ciascuno un'ora e siano comunque limitati nell'azione dai veri accadimenti a cui si ispirano, Inventing Anna risulta una serie difficile da abbandonare una volta cominciata. A stupire piuttosto è il risultato. 

Anna, Vivian e le altre: perché le donne sgradevoli di Inventing Anna ci conquistano

Come creatrice di serie di successo, da tempo Shonda Rhimes ha capito la potenza narrativa che i personaggi sgradevoli o con tratti caratteriali tipicamente negativi sanno sprigionare, specie se si tratta di personaggi femminili. Viola Davis in Le regole del delitto perfetto è un esempio perfetto; uno che però il resto della serialità statunitense tende a non replicare. Le donne forti del piccolo schermo sono condannate all'essere esempi positivi e propositivi, spesso smussati nelle loro asperità. Non di rado, vengono ancora ritratte come vittime, vedi Pamela Anderson in Pam & Tommy

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Le donne di Shonda Rhimes sono spesso arroganti più che sicure di sé, manipolatrici, spregiudicate e amorali. Sulla carta queste caratteristiche dovrebbero appartenere ad Anna Sorokin, la donna al centro di questa serie che, attraverso il personaggio di Vivian, tenta di ricostruire come abbia creato l'identità di Anna Delvey e perché. 

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Invece già dal primo episodio rischia di essere ancor più affascinante proprio Vivian, una giornalista che non riesce a godersi l'arrivo della primogenita perché ossessionata dall'idea di avere per le mani un grande scoop, una che non esita a spostare la culla della nascitura per tappezzare il muro della sua futura stanzetta con materiali inerenti al mistero di Anna. Vivian non è l'impavida eroina giornalistica che vuole scoprire la verità, quanto piuttosto una donna che vuole a tutti i costi rilanciare la propria carriera, anche a spese degli altri, perché pensa di meritarselo. 

Forse è per questo che Vivian intuisce il potenziale della storia di Anna prima di tutti gli altri: perché, come le dice la carcerata durante il loro primo colloquio, entrambe riescono a vedere il talento delle persone, al di là del carattere. Ovvero un modo elegante per dire che non si fanno problemi a risultare antipatiche (o a trattare male gli altri) per usare i loro stessi asset per proprio tornaconto. 

Una serie cinica ma irresistibile

Rispetto alle serie precedenti di Rhimes, Inventing Anna rifugge il tono brillante e a tratti comico che ci aspetteremmo da questa sorta di "Prova a prendermi" ex post. Ogni episodio è dedicato a un truffato da Anna, raccontando come lei lo abbia avvicinato, conquistato e "abbia poi lasciato dietro di sé una scia di devastazione", o almeno così sembrerebbe. La scrittura della serie è più complessa di così, più cinica: Anna stessa cambia repentinamente sé stessa per sopravvivere, non si capisce quanto coscientemente, circondata dai ricchi newyorkesi che a loro volta sanno essere immensamente classisti, sgradevoli, sfruttatori. Anna riesce semplicemente a utilizzare il loro modo di pensare, la loro tracotanza, a loro spese. 

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Il suo potere è tale che la stessa Vivian passa un periodo non indifferente dell'indagine a pensare di poter scagionare una vittima. Anna è stata anche questo: lei stessa subisce umiliazioni e raggiri, perché con qualche eccezione New York viene ritratta come un luogo di false cortesie ma granitiche cattiverie, i cui ricchi semplicemente si possono permettere di essere voltafaccia, arroganti, pretenziosi. Anna impara a giocare il loro stesso gioco, adattandosi così bene a ogni interlocutore che emerge un ritratto sempre diverso della ragazza in base a chi la racconti: vittima, carnefice, raggirata, truffatrice, povera, ricca, sospetta, immacolata. 

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Inventing Anna è una serie cinica, a tratti cupa, ma comunque brillante. Un titolo che non vuole tanto spiegare il personaggio che si trova al centro, ma restituire l'ambiguità del personaggio che racconta, la sua infinita capacità manipolatoria. In questo, riesce davvero benissimo. 

Commento

cpop.it

70

Cinico, abrasivo, irresistibile: Shonda Rhimes convince e avvince ancora una volta, regalandoci una serie in cui nessuno è davvero innocente o sa davvero la verità su Anna Delvey.

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