La spiegazione del finale di Lost, che divide ancora gli spettatori

Autore: Chiara Poli ,

Il finale di serie di #Lost andò in onda su FOX in contemporanea con gli USA, in lingua originale, alle 6.00 del mattino.

Era il 23 maggio del 2010. La sera stessa venne replicato sempre in inglese con i sottotitoli italiani e poco dopo andrò in onda doppiato.

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Nonostante la tripla visione offerta agli spettatori italiani, però, molti punti risultarono oscuri.

E ancora oggi, a distanza di 10 anni e dozzine di analisi (inclusa la mia guida alla lettura, pubblicata sul sito di FOX subito dopo la messa in onda), il finale di Lost fa discutere il pubblico.

Proviamo a fare chiarezza, ricapitolando anche le varie spiegazioni fornite dagli autori e le domande ricorrenti sull'ultimo episodio della serie ideata da J.J. Abrams con Jeffrey Lieber e Damon Lindelof e affidata, dopo l'allontanamento di Abrams, a Lindelof e Carlton Cuse.

Lost Lost 48 persone sopravvivono ad un tremendo disastro aereo e si ritrovano dispersi su un'isola dell'Oceano Pacifico che sembra completamente disabitata. Ognuno di loro ha una sua storia, ognuno di loro ... Apri scheda

Il finale di Lost: gli eventi

Il doppio finale di serie, intitolato semplicemente The End (La fine), è ricchissimo di eventi. Eccone un breve riassunto, diviso fra l'isola e i cosiddetti flash-sideways, di cui vi parlerò fra poco.

Sull'isola

L'Uomo in Nero ora ha assunto le sembianze di Locke (Terry O'Quinn) ed è determinato a distruggere l'isola; costringe Rose e Bernard (L. Scott Caldwell e Sam Anderson) a consegnargli Desmond (Henry Ian Cusick).

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Desmond segue Locke a patto che Rose e Bernard - che vivono in un angolo sicuro del'isola con Vincent, il cane di Walt, venissero lasciati in pace.

Jack (Matthew Fox) si dirige verso il centro dell'isola, dove si scontrerà con l'Uomo in Nero. Ci sarà anche Desmond, che secondo Jack è la chiave per distruggere l'Uomo in Nero, ovvero il "finto" Locke, che a sua volta ritiene Desmond il mezzo per distruggere l'isola.

Nel cuore dell'isola, Desmond avvicina la vasca con un sigillo al centro dell'elettromagnetismo, circondata da cadaveri: nessuno, prima di lui, era sopravvissuto. Desmond riesce a togliere i sigillo e l'isola viene in qualche modo disattivata: i suoi poteri si fermano. Ma del fumo, rosso questa volta, inizia a uscire dal sigillo e la terra inizia a tremare: l'isola sta per sprofondare.

Nella lotta all'ultimo sangue fra l'Uomo in Nero e Jack, quest'ultimo - già gravemente ferito - viene salvato dal repentino intervento di Kate (Evangeline Lilly). L'Uomo in Nero è sconfitto e Jack torna verso la caverna per rimettere il sigillo e salvare l'isola: ha deciso di sacrificarsi per l'isola.

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Kate gli dice addio e dice di amarlo, poi insieme a Sawyer (Josh Holloway) si dirige in barca verso l'aereo che Lapidus (Jeff Fahey) ha ripristinato con l'aiuto di Richard (Nestor Carbonell) e Miles (Ken Leung).

Hugo (Jorge Garcia) e Ben (Michael Emerson) accompagnano Jack al centro dell'isola: resteranno lì, è il loro destino.

Kate, Sawyer, Lapidus, Richard, Claire (Emilie de Ravin) e Miles salgono sull'aereo e lasciano l'isola. Jack salva l'isola, rimettendo a posto il sigillo e aiutando Desmond a uscire dalla grotta. Affida il compito di custodirla a Hugo, che accetta il ruolo.

Mentre Jack sta per morire, dopo aver rimesso il sigillo, i terremoti si fermano.

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Ben diventa il braccio destro di Hurley, come Richard aveva assistito Jacob (Mark Pellegrino), promettendo di aiutarlo nel suo compito.

Jack è a terra, moribondo. Vede l'aereo che lascia l'isola con i sei sopravvissuti, gli Oceanic's Six. 

Accanto a lui c'è Vincent, il cane che l'aveva vegliato prima del suo risveglio sull'isola. 

In chiesa

Desmond fa ritrovare i sopravvissuti che erano stati sull'isola. Quando si incontrano, iniziano a ricordare il loro passato sull'isola, che avevano dimenticato.

Uno alla volta, si riuniscono in una chiesa. Ci sono anche Shannon (Maggie Grace), Boone (Ian Somerhalder), Charlie (Dominic Monaghan), Sayid (Naveen Andrews)...

Jack arriva insieme a Kate, poco dopo aver operato Locke restituendogli la capacità di camminare. Nella chiesa c'è la bara del padre di Jack: non appena la tocca, l'uomo recupera tutti i ricordi sull'isola. Ma la bara è vuota: il padre di Jack è lì con lui, e il medico capisce di essere morto.

Christina Shephard (John Terry) spiega al figlio che tutti i presenti sono morti, alcuni molto prima di Jack, altri molto tempo dopo.

In quel momento scopriamo che la realtà parallela dei flash-sideways era un limbo, una sorta di passaggio obbligato prima di potersi ritrovare.

Arrivano Lock e Ben, Juliet, Penny, Hurley... E Christian Shephard ci spiega che tutto ciò che è accaduto sull'isola è successo veramente.

Dopo essersi riabbracciati, tutti i protagonisti seguono Christian Shephard fuori dalla chiesa, in un'oceano di luce. 

Il finale di Lost: che cos'è davvero l'isola?

L'isola di Lost è reale. Un luogo realmente esistente, e realmente visitato dai protagonisti. Un luogo fondamentale per l'equilibrio nel mondo fra il Bene e il Male.

Fa in modo di contenere l'esplosione del Male - qualcosa di così potente che potrebbe distruggere tutto - che Desmond Hume tiene a lungo segregato inserendo una sequenza numerica sul computer ogni 108 minuti.

L'isola in qualche modo fa da tappo al Male distruttore, ma è anche una fonte di potentissima energia. Per esempio i salti temporali che l'isola è in grado di far avvenire sono scatenati dalla sua energia, così forte da uccidere (il personaggio di Charlotte, per esempio, esposta troppo a lungo ai suoi effetti).

Il Progetto Dharma arriva sull'isola per sfruttare quella stessa energia, finendo per rimanerne vittima. Perché il potere dell'isola non può e non deve essere assoggettato all'uomo: l'isola è un mezzo per mantenere l'equilibrio, dicevo, e in quanto tale non può appartenere a nessuno. Esiste in sé e per sé, e questo è quanto.

Il suo elettromagnetismo influenza il tempo e lo spazio - non a caso, l'esplosione della bomba riporta al tempo presente tutti coloro che erano rimasti bloccati negli anni '70 - e a maggior ragione il suo equilibrio dev'essere preservato.

Ed ecco l'arrivo dei nostri naufraghi, i sopravvissuti allo schianto del volo Oceanic 815: Jacob è il custode dell'isola. Viene reso immortale affinché svolga il suo compito, ma ha bisogno di altri, che possiamo definire gli esecutori, per continuare a mantenere l'equilibrio sull'isola.

Per questo, Jacob fa in modo di attrarre, attraverso varie epoche e in modo molto diversi, dei naufraghi che svolgano il compito più importante, selezionandoli fin dal principio (è lui, come ricorderete, a far sì che tutti i passeggeri sopravvissuti si ritrovino insieme sul volo 815).

Jacob può influenzare il destino delle persone, così come l'isola può influenzare il tempo, lo spazio e il destino del mondo intero.

L'isola è reale, il resto è illusione

I naufraghi dell'Oceanic 815 si ritrovano sull'isola perché Jacob ha deciso di dar loro una seconda occasione. Un'occasione di riscatto.

I loro legami, le loro azioni, le loro scelte determinano il corso delle loro vite e di quelle dei loro compagni, ma nessuno di loro lascia mai l'isola.

L'isola e tutti gli eventi che avvengono sull'isola sono reali, tutto il resto è solo un'illusione.

Come sapete, grazie anche alla sua natura di custode dello spazio-tempo, l'isola ci racconta la storia dei personaggi. Con i famosi flashback scopriamo il passato che ha spinto Jacob a sceglierli, per offrir loro una nuova chance.

E poi ci sono i flash-sideways, ovvero gli scorci di realtà alternativa che gli autori hanno ambientato a Los Angeles perché è la destinazione d'arrivo presunta per il volo e i protagonisti si illudono, a un certo punto, di raggiungerla. Ma Los Angeles non esiste davvero: è il loro limbo. Uno spazio di sospensione fra due mondi, fra la vita (sull'isola) e la morte (nel finale).

Ogni personaggio ha un'occasione di riscatto che gestisce come può e come riesce. Quando è pronto per lasciare questo mondo, il mondo dei vivi, attraversa il limbo (Los Angeles), in cui risolve le ultime questioni lasciate in sospeso, e poi arriva nell'altro mondo. 

In quella chiesa in cui tutti si ritrovano, alla fine, dopo essere passati dall'altra parte.

Per molto tempo ci è stato fatto credere che l'isola non fosse reale, che fosse lei il limbo, che fosse una sorta di luogo mistico in cui si vivono realtà alternative. In effetti, il finale di serie di Lost ci spiega l'esatto contrario: solo l'isola era reale, tutto il resto - esclusi i flashback - è stato frutto dei viaggi mentali, delle aspirazioni, dei sogni e degli incubi dei protagonisti.

Fino al momento della consapevolezza, quello in cui - pronti a lasciare il mondo - si ritrovano tutti insieme, per l'ultima volta. O meglio, non tutti: alcuni di loro.

Perché Benjamin Linus ha ancora questioni in sospeso da risolvere (e lo dice apertamente), Ana Lucia (Michelle Rodriguez) è ancora lontana dal suo obiettivo finale, così come Michael (Harold Perrineau) e Mr. Eko (Adewale Akinnuoye-Agbaje) aveva fede, quindi era già passato oltre da molto tempo. Non aveva dovuto passare dal limbo.

Sugli assenti ci sono due interpretazioni possibili: o non arrivano alla chiesa perché hanno ancora un percorso terreno - o nel limbo - da seguire, oppure fin dall'inizio non era previsto che si riunissero agli altri.

Live together, die alone

Uno dei motti ricorrenti della serie (Se non riusciamo a vivere insieme, moriremo da soli) trova spiegazione proprio nel finale con Jack.

Jack chiude gli occhi - quelli che aveva aperto nel pilot - sull'isola. Vincent è accanto a lui perché non è vero che si muore da soli: il cane, simbolo di amicizia e lealtà, simboleggia la consolazione di non morire soli. Gli autori vogliono sfatare quel motto ripetuto tanto a lungo, per sottolineare che chi ha espiato le proprie colpe e trovato la propria strada merita di non morire da solo.

Jack ha avuto un padre terribile, e nel suo flash-sideway è un padre amorevole e premuroso; Sawyer era un truffatore e nel flash-sideway dà la caccia ai truffatori e ai criminali, Hurley si sente rifiutato e quindi guida i suoi amici verso la pace e l'accettazione... E via dicendo.

La seconda occasione arriva per tutti, anche se non tutti hanno la forza o il coraggio di accettarla.

La chiesa, come apprende Jack dal padre, è il luogo in cui si arriva dopo aver portato a termine il proprio compito, diverso per ciascuno.

La chiesa è un luogo immaginario ma tangibile per chi lo visita: è stato creato dagli stessi protagonisti per ritrovarsi. Non nello stesso momento, perché alcuni sono morti subito e altri parecchio tempo dopo, ma prima o poi vi si ritrovano insieme. Quando ciascuno è pronto.

Jack lascia il proprio limbo, abbracciando la morte e sacrificandosi affinché la scintilla vitale torni a splendere sull'isola, fermando la distruzione e salvando una parte dei suoi amici. Sono gli Oceanic's Six, i sei della Oceanic, i sei sopravvissuti che tornano davvero a casa - nella vita reale - con un volo. A bordo dell'aereo che Jack vede passare poco prima di morire.

L'inedito finale alternativo

Oltre al finale alternativo mostrato al Comic-Con del 2011, che vedete nel video qui sopra, il finale previsto per Lost era un altro. E prevedeva la presenza di un vulcano.

L'ha raccontato lo stesso Carlton Cuse: 

Abbiamo sempre pensato all'isola come a un personaggio dello show, così ci siamo messi alla ricerca di cose che le avrebbero dato più personalità. Non avevamo un'idea precisa di come avrebbe potuto essere utilizzato il vulcano, ma abbiamo accantonato l'idea, pensando di poterla usare successivamente.
Il vulcano, però, non sarebbe venuto fuori dal nulla. I produttori avevano progettato di portare il vulcano sull'isola nel corso dell'episodio Across the Sea (6x15), con Jacob che avrebbe dovuto gettarvi il fratello e generare così il Mostro di Fumo.

Il Mostro di Fumo Nero, dunque, avrebbe avuto origine dal vulcano, e il vulcano avrebbe reso ancora meglio l'idea dell'isola come un tappo che contiene il Male.

Lo spiega Damon Lindelof:

Ci chiedevamo sempre come visualizzare l’idea che l’isola fosse un limite che separa il mondo dalla dannazione infernale, e la risposta era il vulcano.

La prima versione del finale di Lost, nella sceneggiatura, vedeva uno scontro epico fra Jack e l'Uomo in Nero (Titus Welliver) nel bel mezzo dell'eruzione vulcanica.

Il vulcano sarebbe stato risvegliato dalla mancanza di quell'equilibrio che l'isola aveva il compito di mantenere, con la fuoriuscita del Male. Ma in mezzo a una scena (letteralmente) esplosiva e spettacolare, Jack l'avrebbe sconfitto ripristinando l'ordine.

Il finale venne bocciato dalla produzione per ovvi motivi di costi eccessivamente elevati dovuti all'impiego di straordinari effetti speciali.

Il sogno del cane e il finto spoiler de I Simpson

Vincent, il Labrador di Walt, è stato protagonista dell'inizio e della fine, sempre accanto al personaggio di Jack.

Quando Jack apre gli occhi dopo lo schianto dell'aereo, Vincent è vicino a lui. E quando si addormenta per sempre, 6 stagioni dopo, il cane è ancora accanto a lui.

Per questo diventò celebre l'interpretazione del finale come "il sogno del cane": come se Vincent (che in realtà era "interpretato" da una femmina di Labrador di nome Madison) fosse stato non solo testimone, ma anche artefice dell'intera narrazione.

L'idea però non nasce dal nulla: viene da uno scherzo. Da uno scherzo inserito ne #I Simpson: un finto spoiler inserito dagli autori nella sigla dell'episodio della serie di Matt Groening andato in onda a ridosso del finale di Lost.

Come sapete, in ogni episodio Bart scrive una frase alla lavagna, ripetutamente, come punizione per qualcosa che ha fatto (o ha pensato di fare). Ebbene, la frase incriminata stavolta era

Finale di Lost: era tutto un sogno del cane. Guardate noi.

20th Century Fox Television
I Simpson: la frase di Bart sul finale di Lost
I Simpson: il finto spoiler su Lost nella sigla

Un finale aperto

Nonostante le linee guida su ciò che era reale e ciò che era illusorio, nel finale di Lost, siano chiare, molti elementi restano di libera interpretazione. Per esempio il destino di alcuni personaggi, gli stessi di cui vi parlavo prima: quelli che non si riuniscono agli altri nel finale possono essere ricondotti alle spiegazioni date oppure alla semplice indisponibilità degli attori di tornare.

E ancora: l'eterna lotta fra scienza e fede che ha accompagnato l'interpretazione di Lost fin dal principio continua anche nel finale, e determina senza dubbio il modo in cui scegliamo di interpretarlo e di accoglierlo.

Il finale di Lost è aperto: era impossibile - e non desiderabile - dare risposta a tutti gli elementi rimasti in sospeso, e non poteva che essere altrimenti.

Perché Lost ha fatto discutere milioni di persone in tutto il mondo alla fine di ogni nuovo episodio, per 6 anni, con teorie e interpretazioni.

E scrivere un finale di serie che avrebbe interrotto tutto questo non era certo auspicabile da parte degli autori. 

Nemmeno da parte di fan, dopotutto: se a distanza di 10 anni dal finale di Lost siamo ancora qui a discuterne, magari con la voglia di rivedere l'intera serie, gli autori hanno colto nel segno.

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