C'è una storia vera dietro Ma Rainey's Black Bottom?

Ma Rainey's Black Bottom esce il 18 dicembre su Netflix e già si parla di Oscar. Ma cosa c'è di vero dietro alla storia con protagonisti Viola Davis e Chadwick Boseman?

Autore: Martina Barone ,

Dicembre è un mese assai fervido per le produzioni Netflix. Se il 4 dicembre arriva sulla piattaforma il film dell’anno Mank di David Fincher e l’11 dicembre il coloratissimo musical The Prom con protagonisti Meryl Streep, Nicole Kidman e James Corden, il 18 dicembre è il turno di Ma Rainey's Black Bottom. Il film è diretto dal regista George C. Wolfe e potrebbe inserirsi nella lista dei papabili candidati agli Oscar 2021.

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Anche i protagonisti del film fanno pensare a una possibile corsa per le statuette ai migliori attori: nel ruolo principale di Ma Rainey’s Black Bottom troviamo la già vincitrice di un Oscar Viola Davis, affiancata dal recentemente scomparso Chadwick Boseman. Viola Davis ha conquistato il suo primo premio alla Migliore attrice non protagonista nel 2017 per il film Barriere diretto e interpretato dal suo co-protagonista Denzel Washington. Per Boseman si tratterebbe di una candidatura postuma che, se dovesse vederlo premiato, ricorderebbe il premio al Miglior attore non protagonista andato a Heath Ledger nel 2009 per il ruolo di Joker ne Il Cavaliere Oscuro.

In più, per l’attore che ha dato forma al personaggio di Black Panther, si tratterebbe del secondo film di rilievo uscito nel 2020 sulla piattaforma Netflix, visto il suo ruolo di Norman "Stormin'" Holloway nel film Da 5 Bloods sul ricordo della guerra in Vietnam di un gruppo di amici, diretto da Spike Lee.

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Prima, però, di pensare ai premi, ripercorriamo la storia di Ma Rainey's Black Bottom vedendo da dove arriva l’ispirazione per l’opera Netflix e scoprendo la sua protagonista Ma Rainey.

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Ma Rainey, dalla pièce teatrale al film

La cantante è realmente esistita ed è stata tra le prime a dedicarsi alla musica blues, riuscendo anche a incidere una serie di dischi che avrebbero cambiato l’impatto nella discografia e nell’influenza di altre musiciste femminili. 

Il film di George C. Wolfe si basa sulla sceneggiatura di Ruben Santiago-Hudson, attore dalla foltissima carriera che si destreggia per la prima volta con un lavoro di scrittura cinematografico (aveva già scritto nel 2005 lo script di un film, ma riservato alla TV).

La pellicola ha come proprio punto cardine la pièce ideata da August Wilson, stesso autore di quel Barriere scelto da Denzel Washington che ha portato la vittoria della Davis agli Oscar, nonché di un altro classico teatrale quale The Piano Lesson. Non a caso August Wilson è considerato il più importante drammaturgo afroamericano, vincitore di ben due premi Pulitzer. 

La storia vera di Ma Rainey 

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August Wilson scrive Ma Rainey's Black Bottom, il quale debutta a New Haven nel 1984. È proprio questa l’opera che, più delle precedenti, permette all’uomo di farsi conoscere nel circolo teatrale. Il lavoro è annoverato tra i suoi grandi successi, ed è ambientato nella Chicago dei ruggenti Anni Venti e immerso nelle sonorità dell’universo jazz.

La sua protagonista è dunque Ma Rainey, nata a Columbus, in Georgia, nel 1886. Le prime esperienze artistiche di Ma Rainey risalgono al vaudeville in cui, nello stesso periodo, inizia a sviluppare un amore per la musica, soprattutto per il genere blues. Nata Gertrude Pridgett, userà come nome d’arte Ma Rainey dopo le nozze nel 1904 con William “Pa” Rainey. Insieme al marito fa parte del gruppo Rabbit Foot Minstrels in cui, per un periodo, collaborò anche Bessie Smith - la più famosa cantante jazz degli anni Trenta -, dove andavano mischiandosi genere blues e note canzoni popolari. 

Il primo disco fu firmato per la Paramount Records nel 1923 e fino al 1928 ci fu una stretta collaborazione con l’etichetta, tanto che Ma Rainey registrò un numero superiore alle cento canzoni. Fu su quel finire degli anni Venti, verso il 1933, che la carriera della cantante cominciò la sua discesa, tanto da portare la donna al ritiro delle scene. Ma Rainey muore nel 1939 all’età di 53 anni. 

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Se l’opera teatrale di August Wilson risale al 1984, un anno prima nel 1983 Ma Rainey fu aggiunta alla Blues Foundation’s Hall of Fame, mentre nel 1990 alla Rock and Roll Hall of Fame. La pièce del drammaturgo Wilson fa parte del secondo capitolo del Ciclo di Pittsburgh ossia una raccolta di dieci racconti su personaggi afroamericani nel corso del XX secolo. L'opera prende quindi ispirazione dalla figura della cantante blues, la cui incidenza nella musica fu rivalutata soprattutto anni dopo grazie a un editoriale del New York Times in cui si esplorava sia la personalità che la carriera della donna.

Era, in prima istanza, la bisessualità di Ma Rainey ad aver posto la cantante ai margini della società e dei riflettori, anche se nei suoi testi era l’esaltazione della propria identità a fare da cassa di risonanza dei suoi brani. Per questo la donna fu tanto importante per moltissime altre artiste e appassionate: le narrazioni delle sue canzoni permettevano di ridefinire l’autonomia delle donne di colore all’inizio degli anni Venti e si sono rivelate un incentivo per tante altre donne nel perseguire i loro ideali e la loro libertà. 

La trama del film

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Il film Netflix si concentra su di una specifica sessione di registrazione dove le tensioni della banda di Man Rainey sembrano acuirsi fino a scoppiare. La pellicola si rifà ad un incontro immaginario tra la cantante e i suoi musicisti, come accaduto per la pièce teatrale diventata film nel 2020 e diretta da Kemp Powers One Night in Miami, che racconta in versione fittizia una serata realmente avvenuta con protagonisti le figure storiche Malcom X, Sam Cooke, Cassius Clay e Jim Brown.

Tra i temi che vengono trattati in Ma Rainey’s Black Bottom quelli della sessualità e del razzismo sono presenti, ma è soprattutto della tensione tra Ma e i suoi manager bianchi - interpretati nel film da Jonny Coyne e Jeremy Shamos - su cui l’opera si concentra, in cui a voler farsi valere è anche il trombettista Levee (Boseman), che non manca di avanzare le proprie pretese sull’industria musicale, riflettendo sullo sfruttamento dei bianchi verso gli artisti afroamericani. 

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