Chi era Mattia Torre? Conosciamo lo sceneggiatore italiano

Dal lavoro con Giacomo Ciarrapico nei primi anni Novanta al film Figli, tratto dal suo monologo ed ereditato da Giuseppe Bonito dopo la sua morte, passando per Boris e La linea verticale, due delle migliori produzioni televisive italiane di sempre.

Autore: Alessandro Zoppo ,

Un uomo di eccesso che subisce il fascino della moderazione, un comico pacato dallo spirito dissacrante. Questo e tanto altro è stato Mattia Torre, uno degli sceneggiatori più significativi negli ultimi vent'anni dell'intrattenimento italiano.

Autore di teatro, cinema e televisione, Torre è scomparso il 19 luglio 2019 dopo aver convissuto a lungo con un tumore al pancreas, una malattia che ha saputo raccontare nei suoi lavori sottolineandone gli aspetti divertenti, drammatici e grotteschi.

La carriera di Mattia Torre

Nato a Roma il 10 giugno 1972, Mattia Torre debutta nei primi anni Novanta nella scena teatrale capitolina. Insieme a Giacomo Ciarrapico è autore delle commedie Io non c'entro, Tutto a posto, Piccole anime e L'ufficio.

L'incontro con Ciarrapico è decisivo: la coppia mette a punto dei meccanismi narrativi implacabili, eredi della migliore commedia italiana, capaci di fondere l'ironia alla denuncia, la leggerezza alla profondità.

Torre si adatta presto ad ogni mezzo con la propria cifra stilistica: nel 2000 pubblica il suo primo libro, un diario intitolato Faleminderit. Aprile '99, in Albania durante la guerra, il resoconto scritto di un viaggio fatto a poche settimane dalla guerra del Kosovo.

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Nel 2002, insieme a Luca Vendruscolo, Torre scrive il film Piovono mucche: la commedia, premiata con il Solinas (il più importante riconoscimento per le sceneggiature), racconta il periodo del servizio civile svolto dagli obiettori di coscienza alla comunità Ismaele.

I temi, i toni e la squadra di attori (Alessandro Tiberi, Andrea Sartoretti, Massimo De Lorenzo, Luca Amorosino, Carlo De Ruggieri) sono quelli che torneranno successivamente in Boris. Nel frattempo, Torre scrive con Valerio Aprea il monologo teatrale In mezzo al mare, che vince la rassegna "Attori in cerca di autore" al Teatro Valle di Roma.

Dopo le collaborazioni alla sitcom Baldini e Simoni e all'adattamento italiano di Love Bugs dal canadese Un gars, une fille, Torre scrive i testi del programma televisivo Parla con me, ideato e condotto da Serena Dandini.

Nel 2005 è la volta di un altro monologo di successo, Il migliore, interpretato da Valerio Mastandrea, con il quale nascono un sodalizio artistico e un'amicizia profonda.

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La popolarità arriva nel 2007 grazie a Boris, la serie più divertente, dissacrante e innovativa della televisione italiana.

Con le sue tre stagioni e il film del 2011, la comedy Fox smonta il fantastico mondo della fiction e del cinema e lancia battute e personaggi che restano scolpiti nella memoria del pubblico, da "a cazzo di cane" e "smarmella tutto" al maestro René Ferretti (Francesco Pannofino), il divo Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti) e la "cagna maledetta" Corinna Negri (Carolina Crescentini).

Nel 2011 Torre firma un'altra commedia teatrale di grande successo, 456, che "racconta la famiglia come avamposto della nostra arretratezza culturale" e successivamente viene trasformata in webserie, in una serie di pillole inserite nel programma The Show Must Go Off di Serena Dandini e Andrea Salerno, e nel libro omonimo edito da Dalai.

Con Ciarrapico e Vendruscolo torna al cinema nel 2014 scrivendo e dirigendo la commedia sentimentale e grottesca Ogni maledetto Natale, divertente e coraggiosa variante del "cinepanettone" affidata ad un gruppo strepitoso di attori (su tutti Mastandrea, Marco Giallini e Corrado Guzzanti) per raccontare le festività come "incubo antropologico".

Nel 2016 Torre si dedica alla serie Dov'è Mario?, scritta con Guzzanti per Sky ed ennesima satira dell'Italia post-berlusconiana cinica e cafona e dell'intellighenzia di sinistra salottiera e girotondina.

Passano due anni e Torre scrive La linea verticale, un dramedy che racconta la malattia in un reparto qualsiasi di un qualunque ospedale italiano e resta, con il film Figli (concluso da Giuseppe Bonito perché intanto è tornata la malattia), il testamento artistico dell'autore, morto a soli 47 anni.

Boris e le altre serie TV

Di #Boris si sa più o meno tutto: con gli anni è diventata un vero e proprio fenomeno di culto e, a sorpresa, il produttore Lorenzo Mieli ha annunciato una reunion. Prima e dopo la serie "politicamente scorretta" prodotta da Fox c'è molto altro.

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Torre, Ciarrapico e Vendruscolo cominciano a bersagliare il piccolo schermo a colpi di satira nell'estate del 2006: su Rai 3 arriva Buttafuori, sitcom con Valerio Mastandrea e Marco Giallini negli improbabili panni di Cianca e Sergej, i due buttafuori della discoteca Ufo.

L'esperimento è curioso e innovativo: otto pillole di 30 minuti ciascuna (in 33 mini-capitoli su FlopTV), girate in piano sequenza a camera fissa, in cui i due "men in black" si lanciano in digressioni filosofiche e surreali sul senso della vita durante i turni di notte tra una "bella faccia" e una "brutta faccia" da far entrare o meno.

Dov'è Mario? arriva nel 2016 e purtroppo non ottiene i dati d'ascolto desiderati, ma la coppia Torre-Guzzanti è irresistibile e i quattro episodi della prima e unica stagione della serie sono imperdibili.

Le avventure di Mario Bambea, l'intellettuale ex comunista in crisi e sopravvissuto a un incidente automobilistico che ha fatto emergere l'alter ego di Bizio Capoccetti, fanno parte di un racconto che Torre definisce "morale ma non moralistico".

L'ultima serie di Torre è #La linea verticale, un altro prodotto innovativo: lanciata prima su RaiPlay e poi in onda di sabato su Rai 3, mette in scena il dolore della malattia, il quotidiano disperato e surreale di un reparto di urologia oncologica, le dinamiche umane che qualsiasi persona sia entrata in un ospedale sa riconoscere al primo sguardo come reali.

Oltre al protagonista Luigi di Mastandrea (il feticcio di Torre: il mitologico professor Zamaglia è ispirato a Michele Gallucci, l'oncologo che ha seguito davvero Mattia), restano nel cuore due personaggi su tutti: Marcello, il paziente-medico di Giorgio Tirabassi, e Amed, l'iraniano al quale Babak Karimi presta il volto per i migliori e più affilati monologhi (da lacrime quello sui cibi vegani) nelle stanze di reparto.

Una serie come questa, racconta a Repubblica Giuseppe Procopio, responsabile dell'Oncologia medica genito-urinaria dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, "allevia il senso di solitudine dei pazienti" perché, in fondo, "incupirsi davvero non aiuta mai".

Mattia Torre al cinema

Il rapporto dello sceneggiatore con il grande schermo è altrettanto lungo e proficuo. L'esordio è con Piovono mucche di Luca Vendruscolo e tre anni più tardi, nel 2006, Torre scrive sempre con Vendruscolo il cortometraggio Sampras: il corto racconta la storia di una troupe intenta a girare un'orribile fiction, Gli occhi del cuore. Boris nasce da qui.

Un anno dopo la fine della serie, esce nelle sale Boris - Il film e il mirino si sposta dal mondo della televisione a quello del cinema: La casta diventa Natale con la casta e il finale è uno dei più tragici e spietati della commedia italiana di oggi.

Il viaggio di Torre con Ciarrapico e Vendruscolo prosegue nel 2014 con #Ogni maledetto Natale, la storia degli innamorati Massimo (Alessandro Cattelan) e Giulia (Alessandra Mastronardi) alle prese con l'incubo di ogni coppia: andare a trovare le rispettive famiglie per trascorrere le feste insieme.

La formula è tanto semplice quanto raffinata.

Abbiamo preso la cosa più bella del mondo – due giovani pieni di speranze che si amano veramente – e li abbiamo fatti scontrare col Natale. Questa è la domanda che pone il film: può l'amore resistere al Natale?

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Dopo la sceneggiatura della sottovalutata commedia criminale #Il grande salto di Giorgio Tirabassi, Torre si dedica alla scrittura di #Figli, quello che resta il suo ultimo lavoro.

L'autore prende spunto dal racconto I figli invecchiano, inserito all'interno del libro In mezzo al mare, e passa il testimone al regista Giuseppe Bonito per un ritratto sopraffino della genitorialità, sempre surreale ma credibile, affidato alla coppia Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea.

In mezzo al mare e gli altri libri

Torre è stato una formidabile penna, a partire dai suoi monologhi.

In Gola, scritto nel 2005 per Valerio Aprea, analizza l'ossessione per il cibo tutta italiana, un vizio che nasconde "qualcosa di profondo e di oscuro".

Lo sceneggiatore racconta così al Manifesto il senso del peccato di gola.

Sono un buongustaio, ma mi ha sempre fatto ridere questo peccato su scala nazionale, perché non solo è un grande vizio collettivo, ma è anche un grande anestetico sociale, a noi ci va bene tutto ma ci devono lasciare il cibo. Mi sembra che in fondo in Italia mangiamo per difenderci, forse persino per contrattaccare. Il cibo è la nostra ossessione monotematica, lo è sempre stato, temo lo sarà per sempre.

Altri due celebri monologhi sono affidati a Mastandrea.

I figli invecchiano, pubblicato anche sul Foglio, è una spassosa, malinconica, lucida e feroce istantanea sull'essere genitori e figli nell'Italia attuale, tra conflitti e manie, confronti e scontri generazionali.

Colpa di un altro, satira sulla cultura dello scaricabarile tipicamente italiana, è rimbalzato sui social poco prima della sua morte grazie alla lettura di Mastandrea durante una puntata di Propaganda Live.

I monologhi non erano l'unica specialità di Torre.

In mezzo al mare. Sette atti comici, pubblicato da Dalai nel 2012 e ristampato da Mondadori nel 2019, ne racchiude alcuni, dal mito della ricchezza e del potere all'ossessione del corpo femminile.

Perfetta, uno dei sette monologhi, è stato portato a teatro con successo da Geppi Cucciari.

La linea verticale, edito da Baldini e Castoldi, è nato assieme alla realizzazione della serie e trasferisce sulla pagina i sorrisi e le lacrime della storia di Luigi.

Baldini e Castoldi ha pubblicato anche 456: morte alla famiglia!, il copione dello spettacolo portato in scena con Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino e Carlo De Ruggieri.

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Il cinema, il teatro, la televisione e la narrativa devono tanto a Mattia Torre.

Uno che se adesso gli dicessi 'Che la terra ti sia lieve', ti scoppierebbe a ridere in faccia, ci scriverebbe sopra un monologo. Mi mancherai tanto. Ci eri indispensabile.

Parola di Corrado Guzzanti.

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