Inutile nasconderlo: di fronte alle premesse e all'ambientazione di Wasp Network, il nuovo film del cineasta francese Olivier Assayas in concorso a Venezia 76, in molti si aspettavano un nuovo Carlos. Nel 2010 infatti Assayas aveva conquistato i cinefili di mezzo mondo con una pellicola davvero esplosiva, dedicata all'omonimo rivoluzionario venezuelano. Stavolta invece il regista è riuscito a strappare il permesso di girare a Cuba (finendo per essere messo sotto sorveglianza con tutta la sua troupe) per raccontare quello che viene considerato l'ultimo atto della Guerra Fredda.
Wasp Network è l'ultima storia di spie in cui la tecnologia ha un ruolo marginale e sono tradimenti sul campo, infiltrati e talpe a giocare un ruolo determinante, nell'ultima contrapposizione tra comunisti e capitalisti prima maniera. Stavolta però sono i compagni di Castro a vedersela con L'aquila statunitense.
Ambientato negli anni '90 tra L'Avana e Miami, Wasp Network racconta con rigore e distacco una storia che ancor oggi ha letture opposte in base a chi la racconti: gli abitanti di Cuba o gli esuli politici che risiedono in Florida.
Traditori o eroi?
Per tutta la prima metà Wasp Connection è un film di spionaggio classico per trama, rigoroso nella sua impostazione. La pellicola si apre con la diserzione di un eroe di guerra e pilota d'aerei. Interpretato da Edgar Ramírez, l'uomo lascia senza una parola la moglie (Penelope Cruz) e la figlia, vola da L'Avana fino alla base militare statunitense di Guantanamo in Florida e chiede asilo. Il benvenuto è a suon di cene da McDonald's e positività: la comunità cubana locale di Miami lo accoglie con gioia e lo aiuta a trovarsi un lavoro.
Ben presto però l'uomo verrà avvicinato dalle frange più politiche, attiviste e con un'agenda terrorista della comunità cubana; quella che da tempo vuole la fine del regime di Castro. Con il silenzio assenso delle autorità statunitensi e con fondi provenienti da traffici illegali, queste organizzazioni cercano di destabilizzare l'economia cubana, puntando a spaventare i turisti stranieri. Se i vacanzieri smettessero di raggiungere l'isola, l'economia presto tracollerebbe.
Quello che gli esuli non sanno è che in realtà i protagonisti del film non sono fuggiti davvero da Cuba. Si tratta di un commando di spie sotto copertura, che ottenendo la fiducia degli esuli cubani puntano a prevenire i loro attacchi in madrepatria. Le loro azioni avvengono all'insegna della segretezza più assoluta: Wasp Network racconta le ricadute di questa decisione sulle vite e sulle famiglie dei protagonisti, puntando il dito soprattutto sul comportamento ambiguo del governo statunitense.
Grande storia, bassa incisività
La storia raccontata da Assayas è affascinante perché i suoi protagonisti sono delle leggende viventi a Cuba, considerati alla stregua di eroi, ma traditori molto odiati dalle comunità di Miami e in Florida. Una volta mostrata la squadra in azione e la sua efficacia nel prevenire atti terroristici, Assayas lascia la sua trama di spie e piani da sventare per concentrarsi sulle ricadute politiche di questo triangolo di potere e del suo vertice oscuro: gli Stati Uniti.
Senza anticipare troppo, non mancheranno svolte giudiziarie la cui bussola morale è tutt'altro che rivolta verso la giustizia. Come Assayas ha ricordato in conferenza stampa, la Florida è uno stato chiave per le elezioni statunitensi e il sostegno della comunità cubana di esuli è essenziale per ottenere la vittoria.
Se la storia lo gruppo di spie di Wasp Network fornisce ben più di un appiglio a una visione critica del ruolo "neutrale" degli Stati Uniti nelle vicende tra esuli e compagni cubani, Assayas non sembra interessato ad approfondire ulteriormente. La sua ricostruzione della vicenda è tanto scarna e rigorosa da ricordare l'approccio scelto da Polanski per J'Accuse, senza però dimostrare nemmeno vagamente la stessa verve. Sarebbe stata una scelta più pericolosa, ma forse anche più indovinata, non concentrarsi così tanto sul personaggio della moglie fedele interpretata da Penelope Cruz, che qui non dà vivacità a una pellicola che incorre in parecchi momenti di stanca.
Non è che Wasp Network non abbia tra le mani una buona storia, anzi: è che Assayas si fa vedere meno del solito e sembra quasi voler infliggere questa narrazione allo spettatore, più che coinvolgerlo e appassionarlo alla stessa. In un anno di concorso veneziano in cui la selezione ha fatto pochissimi passi falsi, Wasp Connection è comunque un buon film, ma rimane uno dei titoli più deludenti e meno memorabili.
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Voto di Cpop
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