Sound of Metal: il significato profondo del film e del suo finale

Autore: Alessio Zuccari ,

Sound of Metal è stato presentato per la prima volta in anteprima al Toronto International Film Festival nel settembre del 2019. Il bellissimo film diretto da Darius Marder trova, però, la sua distribuzione solamente più di un anno dopo, quando nel novembre del 2020 viene rilasciato in alcune sale cinematografiche prima di uscire definitivamente nel dicembre successivo su Amazon Prime Video. E quella raccontata da Sound of Metal è soprattutto una storia dolorosa, che il regista scrive assieme al fratello Abraham.

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In realtà l'idea del film è circolata nella testa di Marder per moltissimi anni, a partire da un incontro con l'amico Derek Cianfrance (regista di #Blue Valentine nel 2010) con il quale era in ballo il lavoro su di un documentario che non vedrà mai la luce. Cianfrance rimarrà poi come accreditato al soggetto di Sound of Metal e come produttore esecutivo, mentre Marder proseguirà nel raccogliere informazioni per portare a termine la sceneggiatura. Dicevamo però che il tema seguito dalla pellicola è un viaggio doloroso perché si immerge in una vita che si sfalda un poco alla volta, quella di Ruben, batterista di un duo metal composto da lui e dalla sua compagna di vita, Lou.

Il significato di Sound of Metal

Un giorno, infatti, l'udito di Ruben viene a mancare quasi del tutto. Il più grande atto di privazione che un musicista possa subire mette il ragazzo di fronte a una sofferta presa di coscienza, quella dell'accettazione di un nuovo stato del proprio esistere, di un nuovo modo di doversi approcciare al mondo che lo circonda.

La necessità è quella di ricominciare da zero, di imparare a riconfigurare le nozioni anche più semplici, come quelle della comunicazione. Il processo non è affatto semplice però, soprattutto per un ex tossicodipendente che quel baratro di isolamento l'ha già vissuto, provato sulla propria pelle (ed il rischio dell'ago in vena è sempre dietro l'angolo).

Per questo motivo il dolore dell'assunzione di consapevolezza passa anche dallo spogliarsi di un orgoglio che frena la richiesta d'aiuto, dall'ammissione di una manchevolezza che permette, così, alla persona che ti sta accanto di venirti incontro. E per questo forse fa ancora più male quando è proprio Lou, interpretata da una pragmatica Olivia Cooke, a riconoscere che la soluzione stavolta non può essere trovata all'interno della coppia, che c'è bisogno di un aiuto esterno. Questo è il secondo grande ostacolo che il Ruben di un incredibile Riz Ahmed, alla sua prova attoriale più intensa e struggente, si trova ad affrontare in un brevissimo arco di tempo.

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Amazon Prime Video
Una scena di Sound of Metal

Si deve trasferire in una comunità di persone sorde (non coinvolte direttamente nel girato del film, ma consultate a fondo da Marder in fase di creazione) per imparare a comprendere un vissuto alternativo, un ripensare le unità base del contatto con gli altri. Qui incontra il veterano Joe, un Virgilio nel corpo del dolcissimo Paul Raci che guida Ruben nei primi passi da muovere ora che si trova lontano da tutto, anche dalla sua compagna che di quel processo non può far parte. Perché Sound of Metal è sostanzialmente un film che parla di rapporti, che si tratti di una relazione amorosa o del vivere comune nella società.

La sordità è l'elemento cardine del film ed è trattata con rara delicatezza, grazie in particolar modo alla profonda attenzione che la pellicola pone in fase di costruzione del sound editing. Ovviamente è questa la principale metafora di Sound of Metal, materia discorsiva che lega assieme le impossibilità di dialoghi sempre parziali, mai compiuti, sintomo di un malessere dello stare ad un mondo che pare viaggiare su una retta parallela e a velocità multipla.

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Il diventare sordo si porta dietro il bisogno di ricalibrare la prospettiva, di prendere una nuova misura delle cose e probabilmente è anche un rito di passaggio e crescita che agisce nel profondo di un animo sempre più turbato. È il trauma che Darius Marder sceglie per il suo protagonista ed è una netta cesura che separa per sempre la vita che c'era prima da quella che dovrà necessariamente esserci poi. La catarsi non può non passare dalla sofferenza, dal viaggio in un oblio dove Ruben deve svestirsi di tutti i suoi panni, al costo di perdersi per poi andare a ritrovarsi.

Il finale del film

Dopo aver raccolto abbastanza denaro per potersi permettere l'impianto uditivo che gli consente di tornare a sentire rozzi e simulati suoni, Ruben deve lasciare la comunità guidata da Joe. Non c'è più spazio per lui in un luogo dal quale ha tentato di smarcarsi con un artificio tecnologico, del quale forse non ha mai compreso l'essenza più profonda. Questo è il primo strappo che avvicina all'atto conclusivo, avvolto nella confusione di un mondo esterno che viene filtrato da un udito riacquisito sì, ma sporco, metallico, confuso sotto i suoni quasi infernali della città.

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Qualche tempo è passato e Ruben decide di raggiungere Lou, trasferitasi nel frattempo nella casa del padre in Belgio. I due si ritrovano ma qualcosa è cambiato per sempre, con Lou che ha intrapreso un nuovo percorso di vita e che pare aver per sempre svestito i panni da rocker che indossava negli Stati Uniti. Discutono della possibilità di poter tornare a suonare musica assieme, ma nell'aria c'è la consapevolezza dei desideri che hanno la forma di una malinconica fantasia. Trascorrono la notte assieme, ma la mattina dopo Ruben raccoglie le sue cose e lascia la casa mentre Lou sta ancora dormendo.

Tra i clacson delle automobili, le urla dei passanti, i rumori distorti dell'urbano, Ruben siede su una panchina e spegne l'impianto uditivo rimanendo immerso nel totale silenzio, per la prima volta in tutto il film. È una delle sequenze conclusive più toccanti del cinema del 2020, l'unico reale momento di una quiete interiore raggiunta solo al termine di un percorso sofferto e colmo di lacrime e rabbia.

Dopo tutto il rumore, ora c'è solo una rinnovata pace, mentre sul nero dei titoli di coda risuona delicatamente Green, canzone scritta da Abrahm Marder appositamente per Sound of Metal. Forse ad essere passata è una vita intera.

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