È più facile aggiungere digitalmente un lupo mannaro che rendere invisiibile una persona in un fotogramma: lo ha dichiarato Leigh Whannell, il regista di L'uomo invisibile. Siamo così abituati agli effetti speciali, al green screen e ad interi eserciti e scenari creati dai maghi del computer che talvolta finiamo per sopravvalutare le possibilità della post produzione digitale, o quantomeno a sottovalutare quanto sia difficile girare una tale "scena grezza" per poi ritoccarla a posteriori ed ottenere l'effetto desiderato.
Rispetto al classico di Universal girato nel 1933, il nuovo lungometraggio de L'uomo invisibile può avvalersi di tecniche e tecnologie all'ora impensabili. All'epoca l'uomo invisibile passava gran parte del film coperto da comode bendature. L'effetto trasparente era ottenuto ricoprendo l'attore di velluto nero nelle parti visibili e sovrapponendolo a uno sfondo scuro, oppure muovendo con funi, cavi e altri metodi oggetti sul set per inscenare la sua presenza fisica. La vera sorpresa è che, accanto agli effetti digitali e alla post produzione, controfigure, cavi e trucchetti del mestiere hanno giocato un ruolo fondamentale nel creare l'illusione anche nel 2020, facendo credere al pubblico che il marito abusivo della protagonista Cecilia (Elisabeth Moss) continuasse a tormentarla anche dopo la sua presunta morte, approfittando dell'acquisita invisibilità.
Costato solo 7 milioni di dollari, L'uomo invisibile è diventato uno degli horror più chiacchierati e amati del 2020, diventando un successo di botteghino nonostante il lock down globale dei cinema. Per scoprire come come siano state realizzate alcune delle sue scene più iconiche, continuate la lettura del pezzo, ma fate attenzione agli spoiler. Se volete saperne di più in merito senza anticipazioni, potete leggere l'approfondimento spoiler free dedicato.
I trucchi di regia di L'uomo invisibile
Il film di Leigh Whannell non è adatto a chi non ama i film ansiogeni. Sin dalla sua prima scena infatti è in grado di portarci nella mente e nella vita di Cecilia, una donna abusata fisicamente e psicologicamente dal marito che, anche dopo il suicidio di questi, continua a sentire intorno a sé la sua presenza. Nella sua prima parte la pellicola gioca con lo spettatore, lasciandolo a interrogarsi su cosa stia accadendo realmente: Adrian è davvero in grado di rendersi invisibile e tormentare Cecilia o la donna soffre di disturbi psicologici dovuti ai precedenti traumi? Il film lascia lo spettatore volutamente sul chi vive. Ecco che improvvisamente anche a noi sembra di percepire una presenza al fianco della donna.
Gli effetti speciali non c'entrano, almeno non in tutte le scene. Si tratta della cara, vecchia regia, che sfrutta le nostre aspettative e i canoni cinematografici per creare in noi la sensazione che ci sia qualcuno di invisibile ma presente sulla scena. Il primo trucco utilizzato è quello dello spazio negativo, ampiamente presente in tutto il film. Quando vengono inquadrati degli spazi (la cucina, la stanza degli interrogatori, la camera da letto di Sydney) l'inquadratura non stringe sul volto della protagonista, non la mette al centro. Lascia uno spazio vuoto, uno spazio negativo che crea uno squilibrio. Stimolato dalla trama del film, il nostro cervello finisce per "riempire" quel vuoto inaspettato con la presenza invisibile di qualcuno.
A portarci a questa conclusione c'è anche una tecnica registica di movimento della cinepresa, la panoramica (panning shoot in inglese). La telecamera effettua un movimento semicircolare o circolare oppure verso l'alto/il basso. Solitamente viene impiegata nel cinema per spostare l'attenzione verso un dettaglio nuovo o che sta per acquisire rilevanza, per esempio un personaggio sullo sfondo che sta per prendere la parola e diventare protagonista della scena. In L'uomo invisibile ci sono moltissime panoramiche che si concludono su uno spazio vuoto: una poltrona, un angolo della cucina, la ripresa di ciò che si vedere dalla botola della soffitta. Il risultato è che lo spettatore, abituato per decenni alla natura "rivelatoria" di quel movimento, conclude che Adrian si trovi lì e che sia invisibile. Il regista ha spiegato di sapere solo lui con esattezza quando ciò corrisponda al vero e quando sia effetto della paronoia di Cecilia.
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Nelle fasi più avanzate del film, quando ormai sappiamo per certo che Adrian sa rendersi invisibile e che Cecilia non immagina la sua presenza ma è concretamente minacciata, viene utilizzato un trucco ancor più sottile. Talvolta infatti il film abbandona la prospettiva di Cecilia o quella di un ipotetico terzo spettatore per calarsi in quella di Adrian, spesso quando questi diventa violento con altri personaggi. La telecamera si muove in soggettiva, mostrandoci Cecilia e gli altri personaggi attraverso gli occhi di Adrian, incarnandolo e replicandone lo sguardo. In questo modo Adrian è fisicamente presente ma invisibile, perché è la telecamera a farne le veci. Lo si nota chiaramente nella scena in cui Adrian uccide i poliziotti: osserviamo le loro morti da un punto di vista ravvicinato che replica lo sguardo di Adrian.La post produzione e la tuta verde
Accanto a queste tecniche tradizionali e a costo zero il film ha fatto ampio ricorso di effetti speciali, in modo da poter creare scene acutamente terrorizzanti in cui i personaggi interagiscono (talvolta violentemente) con una presenza invisibile.
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Per le scene in cui Cecilia fronteggia fisicamente Adrian è stata utilizzata una combinazione molto complessa di cascatori, effetti speciali, cavi, telecamere a guida robotica e montaggio certosino. Una delle scene più terrorizzanti del film è quella in cui Adrian aggredisce per la prima volta Cecilia dopo il suo falso suicidio, gettandola addosso a un tavolo della sala da pranzo e picchiandola, mentre lei gli tira addosso ogni stoviglia su cui riesce a metter mano per tentare di liberarsi. L'uomo la solleva, la getta contro una parete e tenta di strozzarla, il tutto rimanendo perfettamente invisibile. Per realizzare questa scena è stato necessario il lavoro di un gran numero di persone. Innanzitutto è stata programmata una telecamera a movimento robotico installata su un carrello, affinché replicasse millimetricamente gli stessi movimenti ad ogni ripresa. Poi è stata girata una versione della scena con l'attore che interpreta l'ex marito fisicamente presente e visibile, alternando i protagonisti con due cascatori. Agganciata a un cavo, la controfigura di lei è stata fatta volare da una parte dall'altra del salotto, atterrando malamente sul pavimento.La recitazione
Può sembrare una constatazione banale, ma non lo è: una bella fetta del merito per la riuscita del film è da attribuire ad Elisabeth Moss. L'attrice di The Square e The Handmaid's Tale, ormai specializzata in ruoli disturbanti e ansiogeni, dà una grande performance nei panni di Cecilia. Il cinema è anche, e soprattutto, empatia. Grazie alla scelta di sceneggiatura e di regia di mettere Cecilia al centro di film non come vittima che subisce la persecuzione del mostro, ma come persona attivamente in difficoltà, lo spettatore non la vede come un soggetto passivo, ma si immedesima in lei.
Lo sguardo vitreo e costantemente in movimento paralizza lo spettatore, così come l'angoscia che emana ogni movimento del suo corpo, ogni occhiata guardinga alle spalle. Spesso Moss rimane sul set da sola, senza nessuno con cui relazionarsi, alle prese con scene ad alto voltaggio emotivo. Se noi percepiamo la presenza immobile e minacciosa di Adrian, è perché lei è in grado di caricare emotivamente la scena vuota, lo spazio negativo. Senza un'attrice di questo calibro, tutti gli effetti speciali e i movimenti di cinepresa non renderebbero l'uomo invisibile presente e tangibile.
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L'uomo invisibile è disponibile in streaming on demand sul sito di Universal Pictures Italia.
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