Doctor Who: The Star Beast, recensione: il ritorno di David Tennant

Autore: Lorenzo Ferrero ,

Ci sono attori che spesso si legano ad alcuni ruoli e dai quali trovano difficile staccarsi: si pensi ad esempio a Daniel Radcliffe con Harry Potter, che ha faticato moltissimo a staccarsi dal personaggio arrivandolo quasi a ripudiare, perchè non voleva che le persone si ricordassero di lui solo ed esclusivamente per la sua interpretazione del celebre maghetto, ma che vedessero anche qualcosa di più nella sua interpretazione e che notassero il suo talento anche al di fuori di quel franchise.

Con David Tennant questo non è accaduto e non accade tutt'ora, perchè sembra che l'attore non veda l'ora di tornare ad interpretare il Dottore in Doctor Who ogni volta che ne ha la possibilità e che quell'addio di ben 15 anni fa, insieme a quella sua ultima battuta, fossero in un certo senso meta-narrativi:

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I Don't Wanna Go...

In occasione del sessantesimo anniversario di Doctor Who, il protagonista ritorna ad avere le sembianze dell'attore scozzese in The Star Beast, primo di tre speciali distribuiti per la prima volta su Disney Plus che faranno da traino per la nuova vera e propria serie con protagonista Ncuti Gatwa, attore britannico già vincitore di un BAFTA per la sua interpretazione in Sex Education.

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Di cosa parla The Star Beast?

Il Dottore (David Tennant) si è appena rigenerato, ma le sue sembianze sono le stesse che aveva assunto con la sua decima incarnazione. Non riuscendo a darsi una spiegazione per questo evento, decide di viaggiare col TARDIS fino a Londra, dove casualmente incontra Donna Noble (Catherine Tate), sua vecchia companion a cui è stata cancellata la memoria, ma c'è un problema enorme: se lei dovesse ricordarsi di lui, morirebbe all'istante, avendo precedentemente acquisito tutta la conoscenza di un signore del tempo, cosa che la sua mente e il suo corpo non potrebbero reggere.

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Nel frattempo, una navicella spaziale precipita su Londra e il suo occupante, il Meep, si vede costretto a trovare rifugio proprio a casa di Donna grazie all'aiuto della figlia Rose (Yasmin Finney), che tenta di nasconderlo nel suo capanno per difenderlo dai malvagi Wrath, intenti a cacciare la creatura per la sua pelliccia.

Un episodio classico

In The Star Beast c'è veramente tutto ciò che ha sempre fatto parte della narrativa di Doctor Who: l'inclusività, l'umorismo, l'azione, le corse, le creature aliene e il mistero e il fascino per l'avventura tipico delle vicende del Dottore.

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Il tutto impreziosito dalle interpretazioni magistrali degli attori presenti a schermo, che sia con il ritorno di Tennant e Tate, sia con l'arrivo di nuovi volti come quello di Yasmin Finney e Ruth Madeley, riesce a mantenere una narrazione di alto livello e a restituire quello che era il feeling originale della serie, oltre al fascino prettamente british che la caratterizza. Rivedere il "dinamico duo" sullo schermo è stato come ritrovare due vecchi amici dopo tanto tempo, ma nonostante questo è come se non fosse passato un secondo, poichè ho trovato i due attori invecchiati pochissimo e con ancora una freschezza nel riprendere i loro vecchi ruoli veramente da pelle d'oca.

In particolare David Tennant sembra essere perfettamente a suo agio nei panni del Dottore, così come lo era 15 anni fa, a dimostrazione che fu un ruolo quasi cucitogli addosso e che, se fosse stato per lui, avrebbe probabilmente voluto interpretare per tutta la vita.

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La naturalezza poi con il quale vengono trattati argomenti come l'inclusione e l'accettazione di se stessi è davvero lodevole, cosa che però uno show come Doctor Who non ha mai mancato di fare: da sempre infatti la serie presenta al suo interno ogni tipo di essere umano (o alieno), con le proprie sfaccettature, il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere, senza mai risultare stucchevole o forzato, ma risultando normale sia ai fini della narrazione, sia ai fini prettamente rappresentativi, esattamente come dovrebbe essere. In The Star Beast in particolare, la cura con cui viene trattato il personaggio di Rose, ragazza transessuale e figlia di Donna, è davvero impeccabile e contiene una serie di riflessioni profonde che trattano l'argomento con tatto e senza risultare forzato.

Nonostante tutto, però, lo speciale non è esente da difetti, in particolare sul finale, e sulla risoluzione della vicenda, risultando il tutto troppo affrettato e portato a conclusione in maniera frettolosa e forse un po' troppo superficiale. Non che sia un male andare subito al punto, ma sarebbe stato sicuramente apprezzabile un approfondimento più dettagliato su alcuni punti inerenti proprio a ciò che avviene nelle battute finali. Questo unito al fatto che, comunque, bisogna conoscere ciò che è accaduto precedentemente negli episodi del decimo, per avere un quadro completo di ogni cosa e per poter mettere definitivamente la parola "fine" ad alcune questioni rimaste in sospeso.

Un balzo nella messa in scena

Doctor Who è sempre stata descritta come "una serie britannica di fantascienza a basso budget", cosa che è diventata sia un tratto distintivo, sia un punto debole, specialmente per coloro che volevano iniziare a vedere lo show e che mal digeriscono i "pupazzoni". Ma soprattutto negli ultimi anni, e in particolare con questo nuovo corso, stiamo assistendo ad un salto in avanti per quanto riguarda la messa in scena e gli effetti speciali e visivi.

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Se da un lato abbiamo sempre i cari e vecchi animatronic e costumi degli alieni e delle creature che risultano sempre più credibili e spaventosi, dall'altro abbiamo un impiego degli effetti speciali visivi relativamente ristretto, ma con una qualità a livelli davvero alti, da paragonare anche ad altre serie con altissimo budget di Hollywood: laser, schermi al plasma, esplosioni...tutto verosimile e curato nei minimi particolari.

Anche il reparto degli effetti speciali ha subito un incremento di qualità e di budget notevoli: abbiamo auto che saltano in aria, esplosioni, muri di case che vengono buttati giù e chi più ne ha, più ne metta, in un tripudio di azione che raramente si è visto nella serie britannica curato così tanto nei particolari.

Un ritorno scoppiettante

Il ritorno di Russel T. Davies, storico showrunner, alla guida della serie riesce ad accontentare i fan di vecchia data come il sottoscritto, incuriosendo anche coloro che vorrebbero approcciarsi per la prima volta allo show. L'impiego di attori di primo piano come Tennant e Tate è un valore aggiunto allo sbarco di Doctor Who su Disney+, che si occuperà della sua distribuzione al di fuori del Regno Unito.

Questo primo speciale serve come antipasto per qualcosa di più grande e apre una serie di interrogativi che sono sicuro verranno risolti nel corso delle prossime settimane.

The Star Beast riesce a riportare i fan nel mood originale della serie, trattando anche tematiche delicate come l'identità di genere e l'accettazione di se stessi, condito da un'avventura fresca, frenetica e di stampo classico, in quello che sarà sicuramente l'inizio di un qualcosa di grande.

Immagine copertina da Instagram Ufficiale di Disney+.

Commento

cpop.it

90

Doctor Who: The Star Beast è un ritorno alle origini della serie davvero promettente. Rivedere Tennant e Tate sullo schermo è stato davvero emozionante e non hanno sicuramente disatteso le aspettative. Lo show, comunque, riesce sempre ad innovarsi pur rimanendo ancorata a ciò che la resa unica e speciale. Vi sono alcune leggerezze in fase di scrittura, ma che possiamo lasciar correre in favore della bellezza complessiva dell'intero speciale.

Pro

  • Tennant e Tate si confermano due dei migliori attori
  • Un miglioramento tecnico e visivo decisamente sorprendente
  • Una storia che strizza l'occhio ai fan di vecchia data...

Contro

  • ...anche se forse un po' troppo, certe volte
  • Finale un po' troppo sbrigativo e poco approfondito
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