Don't Call it Mystery 1, recensione: il potere della parola

Autore: Livia Soreca ,

Don't Call it Mystery 1 è una delle novità di luglio J-POP Manga insieme al primo volume di Gaku, (recuperate la recensione di Gaku 1) pubblicato il 19 luglio 2023. Scritto e illustrato da Yumi Tamura, si tratta di un giallo che originariamente conta , finora, 12 volumi. In Giappone è stato pubblicato nel 2018 da Shogakugan e ha vinto lo Shogakugan Manga Award nel 2021.

L'edizione italiana di J-POP Manga, la cui cover riporta il design di Chie SATO con Boy Bridge Studio, è tuttora disponibile in tutte le fumetterie. Se siete fortunati, troverete anche un piccolo gadget, una stampa plastificata in edizione limitata.

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Se siete fan del mistero e dell'investigazione, non potete non dare un'occhiata alla storia di Totonou Kuno, che da un giorno all'altro si ritrova a dover affrontare l'imprevedibilità della sua vita che, fino a quel momento, gli era sembrata così monotona e ordinaria.

Di cosa parla Don't Call it Mystery 1?

Totonou Kuno è uno studente universitario, un ragazzo solitario che vuole solo godersi del buon curry in una sera d'inverno. Eppure una sera si ritrova in commissariato, indagato per omicidio. Le prove sembrano schiaccianti, ma il protagonista non vuole affatto ritrovarsi con le manette ai polsi. Mentre pensa che la sua vita non possa assaporare nient'altro di così sconvolgente, le sorprese per lui non finiscono lì.

Il primo volume è composto da due capitoli, dal titolo Unico Indiziato e Un criminale loquace. Il primo, a scopo introduttivo e dunque più di rodaggio che altro, trova una sua conclusione. Il secondo, invece, resta volutamente in sospeso e bisogna attendere i volumi successivi per scoprire le sorti del protagonista. Don't Call it Mystery 1 si conclude proprio sul più bello, quando il lettore ormai è già arrivato a provare forte empatia per Kuno, nonostante di lui sappia ben poco finora.

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Don’t Call it Mystery 1

Accusato ingiustamente dell’omicidio di un compagno di corso, il giovane Totono riesce a scagionarsi da solo, scavando nelle vite dei poliziotti che indagano su di lui. Sarà solo il primo di una lunga serie di casi in cui Totono farà sfoggi...

Il racconto di Tamura, a un certo punto, diventa estremamente corale, come spesso accade nei gialli: si pensi a quelli iconici di Agatha Christie, la cui ispirazione sembra evidente in alcuni punti. In tal senso si tratta di un buon giallo che sa intrattenere il lettore, anche se adotta alcuni espedienti narrativi classici, non così tanto imprevedibili.

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L'autrice sembra voler puntare molto più su rapporti e le interazioni dei personaggi (mai stereotipati) che sulla trama in sé, più su ciò che dicono e meno su ciò che fanno. Kuno, come vedrete, sarà il primo vero elemento di originalità che rende Don't Call it Mystery diverso e unico a modo suo.

Il primo capitolo è interamente ambientato in un commissariato di polizia: una sola location in cui sembra che vi succeda davvero l'impossibile, quasi unicamente grazie ai dialoghi che fanno viaggiare l'immaginazione. Questi, man mano, diventano sempre ricchi e maturi, mai banali. Qualcosa di simile accade nel secondo capitolo: troverete un'unica ambientazione - non si può svelare quale - e tanta staticità fisica contrapposta a un estremo dinamismo veicolato dalla parola, che assume dunque un potere incredibile.

Perché leggere Don't Call it Mystery 1?

Yumi Tamura/Livia Soreca
Don't Call it Mystery 1 - Totonou Kuno
Una pagina di Don't Call it Mystery

Attenzione: leggendo le prime pagine di Don't Call it Mystery potreste innamorarvi di Kuno. Totonou è un gran chiacchierone, un ragazzo che crede di essere tremendamente anonimo, ordinario, invece si rivela sin da subito un ottimo osservatore, uno di quelli attenti all'elemento che sfuggirebbe a chiunque, perché nascosto o - di contro - da sempre lì, sotto il naso, ma mai notato prima.

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D'altra parte, il titolo Don't Call it Mystery (apparentemente antitetico visto che si parla del genere mystery) è esattamente ciò che potrebbe dire lo stesso protagonista, per il quale, appunto, nulla è un mistero. Tutto è sotto i suoi occhi, e il suo potere deduttivo, straordinario agli altri, per lui non è altro che la normalità.

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Le parole di Kuno sono spesso disarmanti, arrivano nel momento meno aspettato ma, col senno di poi, più opportuno. Sembra davvero che il protagonista ne sappia una più del diavolo, è un pozzo di sapere che riesce ad affascinare qualcuno e infastidire qualcun altro (perché dice sempre la verità, quella che non si vuole ascoltare).

È ovvio che sia la stessa autrice Yumi Tamura ad avere queste conoscenze, ad essersi documentata così tanto da fornire ai personaggi e al lettore vere nozioni di vita, più utili di quanto si possa immaginare. Kuno è il re dell'introspezione, e con i suoi discorsi schietti e dettagliati non ci si annoia mai.

Yumi Tamura/J-POP/Livia Soreca
Don't Call It Mystery 1 - Due tavole fitte di dialoghi tra Kuno e un agente di polizia
Pagine di Don't Call it Mystery

I dialoghi sono fittissimi, tant'è che talvolta risulta difficile approcciarsi alla mole di parole in una sola pagina - l'impressione è quella di avere poco spazio a disposizione per poter contenere tutto. Per esigenze di impaginazione e adattamento in italiano, la dimensione dei caratteri talvolta rischia di essere poco accessibile. Chiaramente è una scelta dell'autrice stessa: quella di rendere ogni pagina ricca, una fitta unione di parole e immagini, attraverso cui traspare il suo inconfondibile stile.

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I personaggi a volte sembrano divi da copertina, anche nella loro più assoluta quotidianità. Sono molto più curati nei dettagli rispetto ai luoghi d'azione, che a volte sembrano volutamente approssimativi. In particolare, Tamura si focalizza sul volto di Kuno, il quale goffamente non sembra conoscere moltissime espressioni del viso. D'altra parte, appunto, egli preferisce usare il potere della parola. I suoi occhi, fermi e quasi ipnotici, sembrano nascondere qualcosa, tutto quello che nessuno conosce di lui, il lato che non viene fuori ma che sicuramente c'è. E non ci resta che scoprirlo, forse, nel secondo volume di J-POP Manga.

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Don't Call it Mystery 2

Totonou Kuno voleva solo andare a vedere una mostra di impressionisti, ma l’autobus su cui è salito è stato dirottato da qualcuno. Dove saranno diretti il protagonista e gli altri ostaggi?

Commento

cpop.it

88

Don't Call it Mystety non è solo un buon giallo, ma anche un vero inno alla parola e all'introspezione. Il primo volume del manga di Yimi Tamura dimostra già un notevole spessore psicologico. Il protagonista Kuno è il primo motore dell'intera vicenda, ne è soggetto e oggetto e il lettore spera solo di scoprire molto di più di questo ragazzo apparentemente ordinario che nasconde, invece, un livello di unità col mondo incredibile.

Pro

  • La trama intrattiene il lettore
  • Dialoghi mai banali
  • Forte potere introspettivo
  • Incredibile fascino psicologico del protagonista

Contro

  • La densità di parole per pagina rende ostica la lettura
  • Alcuni espedienti narrativi classici sono prevedibili
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