Garouden: The Way of the Lone Wolf, la recensione: tanto fumo e poco arrosto

Autore: Giovanni Arestia ,

Garouden: The Way of the Lone Wolf conosciuto in Italia, dal 2012, come Garouden - Lupi famelici è diventato famoso in tutto il mondo nel 1989 come manga scritto da Baku Yumemakura e disegnato da Jirō Taniguchi, ma in realtà è tratto liberamente da un omonimo ciclo di romanzi dello stesso Yumemakura scritto qualche anno prima. Da giorno 23 maggio 2024 è disponibile su Netflix l'omonima serie d'animazione diretta da Atsushi Ikariya e prodotta dallo studio di animazione NAZ. Il colosso dello streaming ci ha già impressionato con opere d'animazione di altissimo livello, come per esempio Blue Eye Samurai di cui abbiamo scritto la recensione. Sarà riuscita questa serie adrenalinica sul mondo delle arti marziali a raggiungere lo stesso livello?

Garouden: The Way of the Lone Wolf, la lotta al centro di tutto

Il protagonista è Juzo Fujimaki che, come spesso accade in questo genere di opere, vive una sorta di lotta interna per fuggire da un passato turbolento. La parola chiave, appunto, è lotta perché un giorno si ritrova coinvolto in un torneo di combattimento clandestino. Armato della sua maestria nella leggendaria e rispettata arte marziale Takemiya-ryu, Juzu affronta un cammino impervio e disseminato non solo di formidabili avversari, ma anche di potenti demoni personali. Infatti, nel corso di questo percorso, il protagonista è costretto a domare la sua bestia interiore per evitare di scatenare ancora una volta un pericoloso caos. 

La serie, scritta da Sadayuki Murai, si presenta come un'esplosiva e avvincente storia di combattimenti fisici e mentali, ma fin da subito ci rendiamo conto quanto in realtà assomigli più a una candela che brucia lentamente senza mai arrivare al dunque. Garouden: The Way of the Lone Wolfinfatti, impiega molto tempo per concentrarsi sui momenti che precedono le lotte, che poi sono anche i suoi punti di forza vista la mole di dettagli inseriti e la precisione con cui viene fatto.

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Osservare i personaggi mentre studiano la posizione, gli angoli e le mosse speciali dell'avversario è emozionante. È come un gioco degli scacchi e rappresenta il modo migliore per descrivere le analisi tattiche e tecniche dietro a un combattimento. Vedere i lottatori comprendere l'onore e il rispetto per l'arte marziale rende il tutto ancora più accattivante. 

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Tuttavia, questo aspetto non si sposa bene con la narrazione generale e il passato e il presente del protagonista diviene disordinato e poco focalizzato. La storia si evolve con difficoltà e non raggiunge quasi mai un obiettivo ben definito. Il punto forte della serie è l'aura misteriosa dietro Juzo e i dolori provati sia da lui che dagli altri personaggi, ma questo aspetto penalizza la trama trasformando il tutto in un mondo disperato in cui si cerca di capire chi sia il miglior combattente e che tipo di stile meriti più rispetto.

Netflix
Garouden The Way of the Lone Wolf

In definitiva tutto ciò si riduce in una trama non particolarmente profonda, ma man mano che questa progredisce, nonostante la sua semplicità e linearità, si percepisce che c'è un mondo da costruire e che arranca nel farlo. I combattenti, infatti, sono solo pedine di un gioco più grande e tra le tre donne presenti più frequentemente, una è una curiosa antagonista di cui si conosce veramente poco (le altre due sono utili solo per motivare i personaggi principali). Dopotutto sia i romanzi che il manga erano stati elogiati proprio per la ricchezza di storie raccontate, quindi con un così ricco materiale di origine, una seconda stagione potrebbe approfondire ulteriormente la complessa maglia di storie e personaggi presenti.

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Stile artistico datato, ma colonna sonora di grande rilievo 

Un aspetto interessante di Garouden: The Way of the Lone Wolf è che la storia non si basa su poteri esagerati o fantastici per accentuare il coinvolgimento da parte del pubblico. A parte un aiuto visivo per mostrare la bestia dentro Juzo, gli scontri sono diretti: solo due uomini che combattono con le loro arti marziali. Non ci sono trasformazioni o intricati livelli di potere, nessun limite, solo crudi combattimenti tra individui che credono di essere i migliori. I combattenti hanno le proprie motivazioni per combattere, ma spesso si tratta solo di pura arte della lotta e dell'onore e disonore che ne derivano. 

Netflix
Garouden The Way of the Lone Wolf

Lo stile di animazione di Garouden: The Way of the Lone Wolf, tuttavia, non aiuta questo aspetto perché le animazioni risultano rigide e anacronistiche. La struttura estetica delle scene non è ben curata, con ambientazioni che sembrano prendere spunto goffamente da ambienti reali e i personaggi al loro interno, perlopiù realizzati in 2D, presentano movimenti legnosi. Sebbene l'attenzione ai dettagli nelle mosse di wrestling, jiu-jitsu e karate sia ammirevole, tutto ciò perde valore quando le scene di combattimento mancano di tensione, dramma o perfino senso.

L'intro e l'outro, intitolate rispettivamente Fight & Pride e Cry Boy, realizzate dalla band sudcoreana AA=, mostrano perfettamente l'evoluzione della personalità di Juzo e, quindi, dell'intera produzione. In 8 episodi della durata di circa 25 minuti in media, si possono osservare momenti intensi e tumultuosi intervallati da momenti più tranquilli e riflessivi, rispecchiando perfettamente la complessità del personaggio di Juzo. Man mano che la trama si sviluppa, Juzo comprende l'inevitabilità del conflitto, pertanto chi si trova davanti a lui rischia di affrontare la rabbia perfettamente rappresentata con l'intro, ma dentro il personaggio di Juzo cerca di emergere la calma e la pacatezza dell'outro.

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Conclusioni

In definitiva Garouden: The Way of the Lone Wolf è un prodotto che sembra essere stato sviluppato negli stessi anni della pubblicazione dei romanzi e del manga. Dal punto di vista della storia non c'è nulla di articolato o di rivoluzionario, è semplice, lineare e si fonda unicamente sui combattimenti. Sicuramente c'è molto altro da raccontare, ma finora è stato solo appena accennato.

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Per quanto riguarda la componente artistica, nonostante dia priorità alle arti marziali per rimanere il più fedele possibile al manga, senza quindi l'utilizzo di effetti visivi esagerati e sgargianti, il risultato finale non è dei migliori tra movimenti legnosi, ambienti poco curati e una strana sensazione di antiquato forse per l'uso prioritario del 2D. Ciò che più affascina lo spettatore, sono i diversi stili di lotta e le differenti specialità di ogni combattente. Se, quindi, siete alla ricerca di un prodotto che renda omaggio alle arti marziali cercando di determinare, scontro dopo scontro, quale stile sia la migliore, allora Garouden: The Way of the Lone Wolf fa al caso vostro. 

L'immagine in evidenza riprende la locandina ufficiale di Garouden: The Way of the Lone Wolf via Netflix

Commento

cpop.it

60

Garouden: The Way of the Lone Wolf si pone come un viaggio nella vita e nella mente tormentata di un campione di arti marziali, ma la trama non sviscera i retroscena e oltre alle battaglie non regala grossi colpi di scena. Tutto è poco definito e anche lo stile artistico risulta poco curato e con animazioni legnose che non danno la sensazione di un prodotto moderno. La colonna sonora cerca di dare una verve in più e la cura nei dettagli delle arti marziali potrebbe incuriosire gli appassionati, tuttavia il risultato finale è molto deludente e la speranza è riposta interamente in una eventuale seconda stagione.

Pro

  • Stili delle arti marziali e combattimenti curati nei minimi dettagli
  • Il focus sui combattimenti rende tutto più realistico
  • Colonna sonora che segue perfettamente lo sviluppo del protagonista

Contro

  • Trama poco sviluppata e senza particolari guizzi narrativi
  • Stile artistico antiquato e animazioni legnose
  • Oltre alle lotte non c'è molto altro
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