Griselda, recensione: Sofia Vergara crudele baronessa della droga per Netflix

Autore: Nicholas Massa ,

Griselda Blanco è uno di quei nomi che ancora oggi riecheggiano nell'immaginario criminale reale strettamente connesso col mondo dei narcos. Gli anni settanta e ottanta del XX secolo hanno visto proliferare figure spietate e senza scrupoli, impegnate a sfruttare la propria forza e intelligenza per controllare il mercato della droga sia fuori che dentro l'America dell'epoca. In Griselda, come anche in parecchi altri prodotti dello stesso stampo, torniamo proprio in un contesto del genere, relazionandoci con una donna che, al pari di tanti altri "baroni della droga" della stessa caratura, ha saputo sfruttare un periodo storico preciso con le sue ipocrisie e incoerenze specifiche, per scalare la vetta di una montagna fatta di potere, soldi e violenza sanguinaria.

Disponibile su Netflix dal 25 gennaio 2024, questa serie TV in 6 episodi rispetta tutti i canoni comunicativi e formali già visti in Narcos e altri prodotti simili, concentrandosi su una protagonista senza dubbio carismatica, capace di trasformare un racconto dalle caratteristiche immediatamente riconoscibili in un dramma sanguinario e poliziesco, in cui la scalata personale di una donna diventa quasi motivo di studio sociale e psicologico. La voglia di emergere di uno specifico individuo, quindi, come slancio biografico nel raccontare, per l'ennesima volta, la storia di qualcuno che si è fatto da solo e con le proprie forze, facendosi strada attraverso alcune scelte difficilmente condivisibili. Il tutto, insieme a un particolare sottotesto femminista connesso al contesto e ad alcune letture, sia personali che non, legate al sesso inteso come identificativo di genere.

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Griselda: storia di una donna crudele e senza scrupoli

La storia di Griselda (portata sul piccolo schermo da Sofia Vergara) si apre sulla sua stessa protagonista, e su di lei resta ancorata. Diversamente dalle altre storie di narcos presenti su Netflix, in questo caso la narrazione si concentra su un personaggio che comincia a costruire il proprio impero partendo da una situazione familiare complessa in cui la sua posizione, schiacciata da un maschilismo tossico e prepotente, viene chiarita fin dal principio. È proprio forza di questa donna a canalizzare l'intera introduzione, trasportando gli spettatori, e soprattutto gli appassionati di queste storie, in un contesto narrativo sia familiare che inedito, per certi versi.

Partendo dalla Colombia, dove tantissimi altri narcotrafficanti hanno trovato la loro fortuna, Griselda ci mostra un lato della medaglia forse anche nuovo per certi versi, proiettando la propria visione personale in qualcosa di difficile da cogliere a meno di non guardare verso l'America e verso una Miami lontanissima. È proprio in questo contesto urbano che si sviluppa il percorso della protagonista determinata a realizzare il proprio potenziale, anche a discapito del prossimo. Ancora una volta, il mondo criminale dei cartelli e dello spaccio diventa il teatro vivente di un dramma sia personale che materiale, in cui la ricerca della realizzazione in un mondo di mostri si sviluppa sulla tela di un dipinto principalmente composto da ombre.

ELIZABETH MORRIS/NETFLIX. Courtesy of Netflix.
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Così, la serie Netflix si concentra sull'ascesa di Griselda, sul percorso di una protagonista con un solo ed unico obiettivo. Due domande, quindi, sorgono spontanee: fino a che punto sarà in grado di spingersi pur di realizzare il suo intero potenziale in questo senso? E cos'è che la spinge a voler entrare a tutti i costi nel mondo della droga e dei cartelli? È proprio nella risposta alla seconda domanda, sia scontata che affascinante, che risiede tutto il fascino di una protagonista e di un racconto profondamente e inevitabilmente nero, di cui sembra molto facile coglierne gli sviluppi, a meno di non restare legati alla sua superficie senza tener conto del grande carico umano fondamentale in ogni singolo sviluppo.

Droga, dolore, insicurezza e violenza in Griselda

Come in ogni storia di droga che si rispetti, anche in Griselda si riscontrano i classici modelli tipici di un contesto basatosi quasi del tutto sulla scalata al potere di un singolo protagonista. In questo caso, ad arricchire un percorso del genere, si aggiunge la componente femminile, quell'identità ancor più maschilizzata in un contesto in cui, all'epoca, la quota rosa era al minimo. Il percorso di Griselda, fin da subito, si pone quindi in modo diverso agli spettatori, mettendo immediatamente in chiaro una forza e una determinazione personale che la distingue dagli altri narcos dello stesso identico stampo. Questo particolare contrasto sociale, poi, ritorna anche nella storia di June (interpretata da Juliana Aidén Martinez) che, differentemente dagli altri suoi colleghi nelle forze dell'ordine, riesce a leggere e anticipare nei crimini dell'epoca alcuni collegamenti che nessuno avrebbe mai sospettato.

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La riflessione femminista, quindi, si sviluppa e ramifica all'interno di tutta Griselda, diventando immediatamente uno dei suoi aspetti più interessanti, capace di distinguerla dagli altri prodotti dello stesso stampo, identificando in alcune scelte narrative una voce chiara che va oltre lo schermo, relazionandosi direttamente con gli spettatori casalinghi. La forza della protagonista e la determinazione della sua controparte in divisa, sono al centro di un percorso in cui la reciproca voglia di emergere viene messa continuamente in discussione dagli uomini ambo le parti. In tutto ciò subentra la dimensione psicologica, con l'inconscio plasmato dagli eventi personali, e una particolare freddezza nell'agire per il proprio tornaconto.

ELIZABETH MORRIS/NETFLIX. Courtesy of Netflix.
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In questo Griselda è più chiara e diretta che mai, mettendo in scena il cammino di una donna la cui crudeltà raggiunge vette insperate e inaspettate (se non si conosce la sua biografia), alimentando una visione che fa della strategia criminale una giustificazione atta a cancellare qualsivoglia riflessione morale in questo senso. Un dualismo alimentato dal lusso e dal potere, quindi, sviluppa il racconto di questa serie tv, mettendo al centro della scena lo sguardo di una donna difficilissimo da decifrare in toto nelle intenzioni e nei legami affettivi col mondo che la circonda.

Vale la pena guardare Griselda?

Tutti gli appassionati di storie connesse col mondo dei narcos non dovrebbero lasciarsi scappare Griselda. Pur sviluppandosi da una serie di modelli narrativi visti e affrontati in altre storie dello stesso stampo, questa serie tv riesce ben presto a trovare una propria voce che intriga, specialmente per via dei tratti biografici e specificamente connessi con la realtà di un personaggio realmente esistito. Nell'immaginario realistico da cui la serie è stata tratta, quindi, si riscontra una fascinazione in grado di rompere facilmente i limiti del piccolo schermo, spingendo all'informazione al di là la stessa la finzione televisiva.

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ELIZABETH MORRIS/NETFLIX. Courtesy of Netflix.
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Andando oltre la cura generale in termini di estetica, messa in scena e costumi, in Griselda a risplendere resta sicuramente l'interpretazione di una Sofia Vergara che si trasforma totalmente davanti alla macchina da presa, cancellando gradualmente se stessa in favore di una protagonista equivoca ed enigmatica, spietata e senza scrupoli, crudele e determinata ad arrivare laddove il sangue, il potere e il denaro si muovono di pari passo. Nel costruire la sua Griselda, quindi, ci si dimentica ben presto della stessa attrice, impegnata a svanire del tutto, con un impegno nell'interpretazione chiaro fin dalla prima sequenza di apertura.

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Commento

cpop.it

70

Disponibile su Netflix dal 25 gennaio 2023, Griselda si connette allo stesso identico linguaggio di Narcos (e prodotti simili) per narrare la storia di una donna che ha lasciato il segno all'interno del contesto criminale legato al narcotraffico. Il classico racconto di ascesa e dramma personale, violenza, sangue e denaro, viene alimentato dall'interessante interpretazione di una Sofia Vergara che si trasforma del tutto, abbracciando pienamente le ombre di un personaggio sfaccettato e senza scrupoli.

Pro

  • L'interpretazione di Sofia Vergara.
  • La cura generale in termini estetici e musicali.
  • L'intento femminista alla base del racconto.

Contro

  • La classica storia drammatica e di potere all'interno di un contesto criminale.
  • Alcune cadute di stile in termini di scenografie e fotografia.
  • Il modo in cui hanno gestito il finale, abbastanza sbrigativo.
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