Disponibile su Disney Plus dal 13 novembre 2024, con i suoi primi 2 episodi, Grotesquerie ha catturato l’attenzione degli abbonati proprio per via dei nomi coinvolti nella sua ideazione: Ryan Murphy, Jon Robin Baitz e Joe Baken. Nell’orrore di una serie televisiva ancora tutta da scoprire, quindi, il tocco di un autore, Murphy, che ha più volte dimostrato il proprio valore in questo senso, incantando gli appassionati del genere horror, noir e true crime, attraverso racconti che hanno lasciato il segno per la loro intensità e cura. Questo dimostra che una grande fetta di pubblico è affamata di contenuti simili, che riflettono aspetti della vita quotidiana e quel confine tra fantasia e realtà difficile da trovare altrove.
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La profonda oscurità alla base di Grotesquerie, però, ha un’indole diversa rispetto alle storie più semplici in questo senso… più sfaccettata e complessa nel suo rivolgersi agli spettatori, applicando alle regole non scritte del proprio racconto alcune riflessioni che superano facilmente il piccolo schermo. In ciò, la nuova serie settimanale su Disney Plus riesce anche a sorprendere, nella speranza che le idee iniziali trovino sbocchi diretti e un equilibrio non solamente derivativo (in termini di genere horror e crime), ma personale.
Un’indagine nell’orrore
Grotesquerie si sviluppa partendo da una serie di crimini efferati e violenti che sconvolgono il tessuto morale e sociale di una cittadina americana. Al centro dell’indagine, e della conseguente “caccia al mostro”, troviamo il detective Lois Tyron (interpretata da Niecy Nash), abile nel suo mestiere seppure colta in un momento molto particolare e delicato della sua vita, che la sta lentamente consumando. L’alcol è infatti la sua grande debolezza, un vizio che si trascina scena dopo scena, legato a vicende della vita privata, a tormenti che sembrano non abbandonarla mai.
Se da una parte assistiamo a un crescendo di violenza seriale, sanguinaria e premeditata per mano di un anonimo esaltato, dall’altra Grotesquerie si sofferma moltissimo sulla dimensione privata e introspettiva di Lois, mostrandoci la sua famiglia, tanto a pezzi quanto lei. Oltre ai problemi quotidiani di una figlia con difficoltà legate al peso e a quelli di un marito in coma, ci sono i tormenti di una donna che cerca in tutti i modi di tenere insieme i frammenti della propria esistenza, celando se stessa dietro una maschera di cinismo che ne rivela continuamente limiti e incertezze.
Un caso dalla natura disumana, una serie di morti violente connesse all’immaginario mentale e folle di un essere umano che vuole lasciare un messaggio da scoprire e decifrare, e alcuni pensieri che oscillano continuamente tra tormento personale e letture più ampie. A incastrarsi perfettamente in un puzzle come questo troviamo anche il personaggio di sorella Megan (Micaela Diamond), una suora che scrive per il Catholic Guardian e profondamente appassionata di true crime. Collaborando a un caso del genere, Megan e Lois avranno l’opportunità di intraprendere insieme un percorso di ombre, messaggi e rimandi, anche mistici, spirituali e apparentemente sovrannaturali, tra il surreale e l’orrore di un’umanità imprevedibile.
Camminare fra il sacro e il profano
Guardando i primi episodi di Grotesquerie risulta impossibile non pensare a capolavori del genere come Seven, per fare un esempio. È proprio nel morboso approccio alla “morte simbolica” che questa serie tv si distingue fin dal principio, gettando le basi di un mistero molto più stratificato di quanto non sembri. Pure qui è la caccia al mostro a dare avvio agli eventi, proiettando gli spettatori in un contesto nerissimo e difficile da digerire, per poi ampliare le proprie vedute sfruttando le vicissitudini interiori dei vari protagonisti in gioco.
Ecco che Grotesquerie, almeno per ora, si fa affresco dell’umano a contatto col disumano, in un gioco di ombre, sangue e violenza sia carnali che introspettive. Attraverso le dinamiche destabilizzanti di alcuni omicidi brutali e distaccati, si accede sempre di più all’esplorazione di un abisso senza fondo né luce a illuminare il cammino. Tutto passa dagli occhi dei protagonisti, di questi esseri umani che si trovano di fronte a qualcosa che destabilizza e lascia senza fiato, rielaborando l’orrido in misterioso, e il misterioso in qualcosa di apparentemente intraducibile attraverso i mezzi logici e morali a disposizione di tutti.
È proprio nella sua coralità e in quell’impronta fortemente religiosa che Grotesquerie sta, però, lasciando il segno. Il sacro e il profano sono in costante lotta e incontro negli eventi attualmente proposti, relazionandosi direttamente con alcuni personaggi, appartenenti alla dimensione della fede, estremamente eccentrici. Al fianco di sorella Megan troviamo Padre Charlie (Nicholas Chavez), con le sue idee relative al giornale e al ruolo della chiesa in una contemporaneità che sembra averla dimenticata. Il connubio tra dogmi, citazioni dai libri sacri e violenza raggiunge apici del tutto imprevedibili con gli omicidi di massa al centro del racconto, che, curiosamente, fanno da collante a una coerenza generale apparentemente connessa a tutte le maschere attualmente in gioco.
In un disegno del genere, ancora in corso e aperto a qualsiasi sviluppo, Grotesquerie trova la sua voce anche attraverso le immagini di una regia piuttosto soffocante nel suo insieme, supportata da un montaggio sempre attento al dettaglio (specialmente quando si tratta di cibo e alcol) e maniacale nel presentare un contesto estremamente classico, seppur sporcato dalle fragilità delle personalità coinvolte.
Il dolore, il rammarico, la perdita della speranza, ma anche la voglia di leggere qualcosa di più profondo in questi omicidi, sono, per ora, il fulcro di una serie tv che indaga innanzitutto nell’umanità dei suoi volti, mettendoli a contatto con qualcosa di sporco e allo stesso tempo distaccato e razionale, ma sempre e comunque profondamente spaventoso.
Commento
Voto di Cpop
65Pro
- La serie gioca molto con gli elementi classici del thriller, rielaborandoli verso alcune tendenze horror.
- La costruzione formale in termini di regia, montaggio e fotografia.
Contro
- Abbiamo ancora molto da vedere.
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