Della Superba, Nietzche diceva che:
Quanto uno va a Genova è ogni volta come se fosse riuscito ad evadere da sé
Ed è comprensibile come il tortuoso intrico di caruggi e viuzze della vecchia Genova possa spingere a perdersi, a dimenticarsi delle proprie vicissitudini e respirare un’atmosfera fatta di sale e mugugno, di estro fulmineo e di approccio esistenziale concreto. L’ambiente ideale per fare da sfondo alla vicenda umana di tre personaggi come Fausto, Gian e Siro, anime in gioco nello stupendo I moti celesti, promettente esordio di Michele Peroncini.
Ma se ghe penso
Si parlava di Genova e delle sue mille anime, quelle autentiche e lontane dalla concezione moderna e turistica della città. Nelle sue viuzze matrigne sono nate la poetica di de André e la dissacrante ironia di Villaggio, si annida la malinconia del marinaio lontano da casa o l’opposta voglia di andare oltre i confini di uno spazio rubato faticosamente a mare e monti. E queste forze opposte sono il motore delle vite dei tre zingari di Peroncini, volti che non avrebbero sfigurato in Amici Miei.
Fausto, Gian e Siro sono tre scapestrati amici che in una Genova indefinita a cavallo tra fine anni ’70 e inizio anni ’80, vivono alla giornata, soprattutto svuotando cantine e soffitte per i benestanti della città. Un’occupazione che li porta a scavare nella vita delle persone, in cerca di un guadagno che consenta loro di vivere un’esistenza sospesa, tra l’ansiosa ricerca di una rotta e la più sicura inerzia del presente, fatto di scherzi, espedienti e giornate che si susseguono placidamente familiari.
Eppure, in questo terzetto, convivono tre differenti personalità. Siro, nobile decaduto, è l’incarnazione dell’arte dell’arrangiarsi, sempre pronto a trovare soluzioni ed espedienti che preservino l’ancient regime della vita del terzetto come ricordo di una nobiltà perduta e rimpiante, mentre Fausto è l’anima tormentata del trio, costantemente in fuga da un’esistenza di cui si sente amante fugace e schiavo asservito, spaventato dalla ripetitività della quotidianità eppure consapevole che qualcosa si annida in lui:
Siamo pieni a tre quarti di tenebre, il resto è birra e schiuma che trabocca, mentre il diavolo ci scola l’anima come fosse liquore e ci pasteggia
In mezzo a queste due forze rimante sospeso Gian, restauratore e inguaribile sognatore, unico ad avere un’àncora nella sua Lucia. L’amore sincero per la donna promette una vita onesta e ordinata, una visione diversa che però ha un prezzo: smettere di fumare. Una richiesta apparentemente innocente, ma che racchiude in realtà una domanda nascosta: abbandonare questa vita raminga.
Nel marasma delle vita dei tre scapestrati, questa richiesta di Lucia diventa uno dei grandi interrogativi (a cosa sei disposto a rinunciare per amore?), che trova un controcanto nell’onirica fantasia di Fausto, che cerca risposte alla sua esistenza in luoghi fantastici, ennesima fuga da una realtà che si sente come ingiustamente cucita addosso, come un abito troppo stretto.
Cerco il sole, perché io so essere notte
Ecco quindi che anche le vicende più fisiche e violente nella mente di Fausto assumo i toni di una farsa cavalleresca, il resistere al sopruso di alcuni delinquenti nella sua mente è la battaglia contro una bestia immonda, perché alla fine, come ricorda l’uomo parlando della leggenda delle acciughe
Pure loro cercano il meraviglioso in un mondo mostruoso.
Una frase che racchiude l’essenza de I Moti Celesti.
Peroncini riesce a traslare l’incertezza dell’umana condizione, la eleva a forza motrice caotica e la inserisce in una città fuori dal tempo, teatro perfetto per questa commedia all’italiana fatta fumetto. Le atmosfere delle vecchie dimore nobiliari genovesi, silenti e polverose custodi di una magnificenza persa nel tempo, si schiudono sui vicoli brulicanti di vita, lecita e meno lecita, in cui si respira una vitalità ribelle, al contempo malinconicamente in attesa e violentemente bastarda, pronta a esplodere.
I moti celesti è, sotto questo aspetto, un meraviglioso ritratto di emozioni e fatiche umane, fotografa con chirurgica precisione il senso di indecisione, la paura di uscire da una confortevole routine nel timore di fallire come individuo in una nuova dimensione.
Discorso valido soprattutto per Gian, il più complesso dei tre protagonisti poiché unico con una vera alternativa, il solo ad avere una reale possibilità di seguire una diversa strada. A patto di accontentare Lucia, che non smette mai di ricordagli:
Alla tua bocca la mia bocca deve bastare
Che si tratti di una sigaretta, o di una vita seducente fatta di promesse allettanti. E qui, Perocini è semplicemente magistrale nel ritrarre quell’ultimo anelito di fumo di sigaretta, un ultimo bacio alla vecchia vita che precede il primo di una nuova, serena esistenza, nata sotto una pioggia che lava ogni macchia del passato.
Perché leggere I moti celesti?
I moti celesti, per questa sua ricchezza narrativa, non è una lettura semplice, e la sua presenza all’interno del catalogo di Coconino Press conferma nuovamente l’attenzione dell’editore nei confronti di letture di alto profilo.
Peroncini è un sublime interprete non solo narrativo, ma anche grafico. I moti celesti si discosta dalla tradizione nostrana tanto nell’anarchica libertà della gabbia quanto nel tratto spigoloso con sui ritrae scenari e fisionomie, riuscendo sempre a piegare le linee alle tensioni emotive e all’indole dei suoi personaggi. Si percepisce un'affinità a un certo fumetto europeo, ma Peroncini non ne rimane ammaliato al punto da esser schiavo, bensì crea una propria grammatica narrativa fortemente identitaria.
Un’interpretazione stilistica magnetica, che viene esaltata da una colorazione sopraffina, capace di passare dalla quotidianità pacata della vita di Gian, che si gode con Lucia la bellezza di Genova dai tetti, sino alle più lisergiche atmosfere notturne che animano le traversie interiori di Fausto, anima persa in cerca di un porto sicuro tra i vicoli e le piazzette della Superba.
Peroncini accompagna con una cromia dinamica e sensibile questo suo racconto, sfiorando afflati espressionisti per la felice sincronia tra colore e immagine ma andando oltre, rendendo la sua palette cromatica la vera essenza emotiva dei suoi personaggi.
I moti celesti è una lettura affascinante, sincera, fatta di amicizia e amore, di rimpianto e speranza, costruita attorno a un trio di guasconi che riescono, amaramente, a contrapporsi a una vita bastarda, chi scegliendo di rimanere spaventosamente attaccato all’oggi e chi affrontando le proprie paure intraprende invece un nuovo cammino.
Coconino Press pubblica questo stupendo esordio di Peroncini in un volume di generose dimensioni, ottimo per premiare la bellezza visiva de I moti celesti, consegnandolo ai lettori e ponendolo come uno dei titoli più appassionanti di questa annata del fumetto nostrano.
Commento
Voto di Cpop
90Pro
- Stile grafico estremamente personale
- Storia ottimamente raccontata
- Personaggi perfetti
Contro
- ...forse troppo per alcuni lettori
- Tono narrativo impegnativo
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