Interstella 5555, recensione: l'incanto senza parole del film dei Daft Punk e Leiji Matsumoto

In Interstella 5555 la musica dei Daft Punk prende vita attraverso l’immaginario iconico di Leiji Matsumoto, raccontando un'Odissea senza parole.

Autore: Nicholas Massa ,

Interstella 5555 (o anche Interstella 5555 - The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem) è musica allo stato puro e arte in movimento: animazione al servizio delle note, melodia e immagini, azione e messaggio in un unicum che trova un suo respiro proprio negli spazi fra un brano e l’altro, fra una sequenza e l’altra. Diretto da Kazuhisa Takenōchi, questo film d’animazione giapponese del 2003 si nutre della magia inafferrabile dello stile dei Daft Punk, nel dettaglio del loro disco Discovery, mettendone in scena l’anima e l’essenza attraverso la poetica iconica di un autore immortale: Leiji Matsumoto.

Da un connubio del genere è nato un lungometraggio che si appresta ad arrivare per la prima volta nei cinema italiani, in versione rimasterizzata in 4K, in occasione di un evento speciale che si terrà dal 12 al 15 dicembre 2024, distribuito in esclusiva per l’Italia da Nexo Studios. Un'occasione più unica che rara, quindi, per recuperare sul grande schermo una vera e propria perla visiva, un lavoro sia studiato che sopra le righe, capace di ammaliare senza il bisogno di alcuna parola. La magia è tutta nella musica e nell’animazione.

Consumare i propri artisti del cuore

Al centro di Interstella 5555 troviamo una storia semplice ma allo stesso tempo d’impatto. Tutto comincia quando un gruppo di musicisti di un pianeta lontano dal nostro viene rapito da un losco figuro. La loro musica è magnetica e amata in ogni dove, ed è proprio da questo magnetismo che il rapimento prende luogo, con conseguente sparizione e trasporto altrove di tutti i membri della band. Un evento del genere, poi, acquista un peso totalmente differente e maggiore quando la persona che ne ha orchestrato le sorti trasforma le vittime della situazione, cancellandone i ricordi così da poterle portare sulla Terra, travestirle da umani e sfruttarle per il proprio tornaconto.

Non solo il sequestro di persona, ma anche una violenta e profonda aggressione psicologica, culturale e identitaria alimenta i passi di un racconto che prende il concetto di talento, arte e successo per mettere a nudo un sistema che ne capitalizza le sorti senza alcuno scrupolo. Interstella 5555 parla innanzitutto di libertà, personale e creativa, di consumo artistico, di crudeltà disumana a contatto con il tessuto musicale a livello commerciale, ponendo le basi di una “rock opera fantascientifica” che colpisce e lascia un segno profondo.

Identità o successo?

Come anticipato sopra, in Interstella 5555 è la musica che parla innanzitutto, esprimendosi attraverso un racconto per immagini plasmato gradualmente dalle note in atto. Gli eventi stessi vivono una situazione del genere, trovandosi a contatto con un materiale che trasforma le melodie in atti e successivamente in azioni forti, critiche e riflessioni sulla stessa realtà oltre la finzione. I protagonisti dell'intreccio si trovano a contatto con la crudele realtà di un mercato che non indaga mai abbastanza le problematiche insite nei propri idoli e protagonisti.

Nella totale distruzione della loro identità si possono tranquillamente leggere una serie di critiche al successo stesso e allo spasmodico desiderio di consumare qualsiasi cosa, anche la musica e tutto ciò che ne concerne. Ecco che, nel sequestro fisico e tangibile, la ricerca di una libertà diretta potrebbe diventare anche sottile metafora dell’attuale mercato musicale, in cui molti continuano a perdersi senza la dovuta preparazione.

In questo, Interstella 5555 sembra essere più chiaro che mai, abbracciando totalmente lo spirito critico e ribelle che da sempre contraddistingue la poetica iconica di Leiji Matsumoto. Il suo è un lavoro riconoscibilissimo ed elegante anche in questo caso, portando sul grande schermo la silhouette sensualmente longilinea di un mondo in cui tutto si muove seguendo un ritmo preciso e irresistibile. Di pari passo a tutto ciò troviamo il montaggio di Shigeru Nishiyama, attratto dai brani che raccontano, a loro volta, una storia tutta personale e sottile.

La magia di Interstella 5555 risiede proprio nell’incontro fra i brani dei Daft Punk, l’animazione, la poetica delle immagini e le tematiche dirette e indirette. Nella semplicità di una storia piuttosto lineare e prevedibile si sviluppa un vero e proprio esperimento cinematografico in cui note e spirito astratto si muovono di pari passo alle varie critiche sempre presenti. Libertà dalle costrizioni commerciali, arte e identità contro successo, fama e denaro, talento contro la svendita di sé stessi.

Nell’inganno di una finzione sapientemente costruita, il film riesce a risultare incisivo e interessante pur senza esprimersi mai attraverso alcun dialogo. Non c’è recitazione in Interstella 5555, non ci sono battute, poiché si predilige una scrittura fatta di momenti chiave tra azione, onirismo, astrattismo surreale e fantascienza piuttosto classica. È interessante notare come i disegni e il tocco di Matsumoto siano sia piuttosto vintage in alcune cose che modernissimi, perfetti per catturare lo spettatore senza il bisogno della parola scritta o recitata.

Ricordando lavori dello stesso stampo come Fantasia, per fare un paragone con una vera e propria opera d’arte dell’animazione di tutti i tempi, Interstella 5555 trova fin da subito un proprio equilibrio nelle modalità in cui sceglie di mettere in mostra tutti i suoi lati più forti e incisivi, risultando proprio per questo vincente. Il connubio fra Daft Punk e Leiji Matsumoto convince e, in alcuni momenti, stupisce anche. Uno sperimentalismo del genere, ovviamente, si nutre della sala cinematografica, trasformandone le stesse potenzialità in termini di intrattenimento e impatto sul pubblico che ne fruisce.

Il pericolo, con un film di questo genere, resta sempre lo stesso: potrebbe annoiare se non si viene conquistati dal racconto o se si è privi di interesse per la colonna sonora. Il punto, però, è che Interstella 5555 vuole distinguersi da una semplice “trasposizione musicale”, diventando fin da subito qualcosa di più, acquisendo le caratteristiche di una commistione artistica che vale assolutamente la pena vedere e gustare al cinema.

Commento

Voto di Cpop

80
Interstella 5555 è un’opera che fonde musica e animazione in una sinfonia visiva capace di incantare e far riflettere. Diretto da Kazuhisa Takenōchi e nato dalla collaborazione tra i Daft Punk e Leiji Matsumoto, il film racconta una storia di rapimento e sfruttamento artistico, trasformando una trama semplice in una potente critica sociale. Attraverso immagini attraenti e una colonna sonora che parla senza bisogno di dialoghi, il film animato esplora il conflitto tra libertà creativa e mercificazione, talento e successo, arte e consumo. Il risultato è un’esperienza cinematografica unica, che sfida le convenzioni del genere musicale e dell’animazione, trovando nel grande schermo il suo spazio ideale.

Pro

  • Lo sperimentalismo dell'intero progetto e i suoi equilibri creativi.
  • Il connubio artistico fra Daft Punk e Leiji Matsumoto.

Contro

  • La scelta di lavorare innanzitutto con la musica potrebbe franare la curiosità di una fetta del pubblico.
  • La semplicità del racconto.
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