La vita di Otama, recensione: una donna sospesa tra due mondi

Sergio Bonelli Editore consegna ai lettori un'opera che colpisce per la sua capacità di raccontare la complessità dell’esistenza umana.

Autore: Federica Polino ,

La Vita di Otama di casa Sergio Bonelli Editore è un'opera che colpisce per la sua capacità di raccontare la complessità dell’esistenza umana, intrecciando arte, cultura, amore e resilienza. Gli autori Andrea Accardi e Keiko Ichiguchi riescono a ricostruire la vita di Kiyohara O'tama con una narrazione che, pur affondando le radici nella storia, si arricchisce di emozioni e riflessioni senza tempo.

Eleonora Ragusa, Otama Kiyohara: due nomi, una sola anima

La vita di Otama - Sergio Bonelli, amazon.it
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O'Tama Kiyohara è una splendida donna, cresciuta a pane e arte. Nasce a Tokyo nel 1861 e fin da giovane mostra un grande interesse per la pittura, trascorrendo le mattinate a dipingere boccioli. A soli 17 anni attira l'attenzione dell'affascinante Vincenzo Ragusa, un famigerato scultore siciliano che le chiede di posare come modella delle sue opere. 

Tra i due nasce un sentimento autentico, nonostante la notevole differenza d'età. O'tama si innamora perdutamente di Vincenzo, e quest'ultimo ricambia, tant'è che nel 1882 la donna prende una drastica decisione: seguire Ragusa a Palermo. La sua scelta viene inizialmente contestata dalla famiglia, retaggio cultura di un Giappone ancorato alle proprie usanze. Tuttavia, la giovane riesce - a fatica - ad averla vinta: assieme alla sorella O'Chiyo e al cognato, O'tama e Vincenzo partono alla volta della meravigliosa Sicilia.

Malgrado l'intento iniziale della donna sia quello di immergersi nella cultura (artistica e non) dell'amato, O'tama si ritrova a insegnare tecniche artistiche giapponesi presso la Scuola Superiore d'Arte Applicata fondata da Vincenzo. Tuttavia, le difficoltà burocratiche portano alla chiusura della sezione orientale dopo sei anni. Nonostante ciò e contro ogni speranza della famiglia, la donna sceglie di rimanere a Palermo, saluta la sorella e il cognato, tranciando di netto quel filo che la teneva ancorata alle sue radici.

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Qualche tempo dopo, e senza la benedizione paterna, O'tama sposa Vincenzo, assumendo il nome di Eleonora Ragusa, pronta a vivere le sua vita da palermitana acquisita. Tuttavia, nel 1927 accade qualcosa che sconvolgerà la sua esistenza, arrecandole un dolore indicibile: Vincenzo Ragusa, il suo amato marito, muore.

E' ora di tornare a casa: nel 1933, dopo oltre cinquant'anni, O'tama fa ritorno in Giappone e apre un atelier a Shiba. Ci vorrà poco prima che la sua fama di donna emancipata, forte e celebre artista arrivi alle orecchie dei vicini: tuttavia, la vita di O'tama procede serena, immersa nella sua arte, in compagnia di una solitudine che - a mano a mano - un po' la consuma.

O almeno, fino a quando la donna non s'imbatte in un aquilone e Atsushi.

Un'anima luminosa

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La storia di O'tama non si limita a raccontare la sua vita da artista e ponte culturale tra Giappone e Italia. Nel volume emerge un rapporto centrale con un personaggio che incarna un’ulteriore sfaccettatura del tema della resilienza: un bambino di sette anni, Atsushi, la cui giovane esistenza è già segnata da dolori profondi. Orfano di madre e figlio di un padre alcolizzato, il piccolo trova nella compagnia di O'tama un rifugio in cui finalmente la sua vita si colora.

O'tama, ormai anziana, si lascia toccare dalla presenza del bambino: le due anime luminose si salvano a vicenda. Per la donna, il piccolo rappresenta calore e speranza, un sollievo per il gelido inverno del suo cuore. Per il bambino, invece, O'tama diventa una figura materna, determinata a non abbandonarlo ad un crudele destino. Questo poetico legame è uno dei punti più toccanti del volume, capace di commuovere e di sottolineare come l’amore e l’empatia possano fiorire anche nelle situazioni più inaspettate.

Sarà l'arte a salvare il piccolo, così come fu l'arte a svoltare la vita di O'tama.

Otama: simbolo di ibridazione culturale e artistica

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La figura di O'tama riflette l’arte palermitana del suo tempo, prodotto di continui innesti culturali. Come Palermo, città che unisce le tracce di greci, romani, arabi e normanni, la donna è un ibrido di tradizioni, a cavallo tra la cultura nipponica e quella siciliana. Ritroviamo questa fusione tanto nella sua arte quanto nel suo approccio alla vita: la giovane è costantemente in bilico tra l’introspezione giapponese - suo retaggio culturale - e la vitalità mediterranea.

Oltretutto, O'tama rappresenta un punto di contatto tra mondi apparentemente inconciliabili: in lei, il rigore e la precisione delle tecniche orientali incontrano la caotica passione dell’arte occidentale. Questo mix di influenze emerge chiaramente anche nello stile di disegno del volume, che si situa a metà tra il manga orientale e la tradizione occidentale, con un particolare focus sugli occhi e sugli splendidi abiti. Gli sfondi, seppur meno dettagliati, fanno da cornice essenziale a una narrazione che mette in primo piano i personaggi e le loro emozioni.

Narrazione unica e ritmo incalzante

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La narrazione di La Vita di Otama è intensa e incalzante, trascinando il lettore in un vortice di emozioni e sensazioni. Non vi è una suddivisione in capitoli, ma la storia sembra essere articolata in due grandi blocchi. Nel primo, si racconta la vita felice della donna, colma d’amore e realizzazione artistica; nel secondo, invece, emerge il dolore legato alla rivolta del febbraio 1936, narrata attraverso gli occhi degli abitanti e degli stessi O'tama e Atsushi, che vivono il dramma con una profondità lacerante.

In alcuni momenti, si ha quasi l’impressione che la vita dell'artista venga usata quale "pretesto" per affrontare temi di più ampio respiro, come il dolore collettivo, la separazione dal nico famigliare e le contraddizioni culturali. Questa struttura narrativa rende il volume perfetto per una doppia lettura: da un lato, un ritratto biografico di una donna straordinaria; dall’altro, un’esplorazione più universale delle dinamiche storiche e sociali.

Isako e O'tama: due spose promesse a confronto

Un interessante parallelismo emerge tra la figura di O'tama, promessa sposa nella Palermo di fine Ottocento, e quella di Isako, promessa sposa nel Giappone "moderno". Un doloroso e illuminante confronto che permette di riflettere sulla condizione della donna in due epoche e luoghi diversi, mettendo in luce le similitudini e le differenze. Le donne di entrambi i contesti condividono il peso delle aspettative sociali, il sacrificio della propria autonomia e il distacco dalla famiglia. 

Isako è costretta a sposare un uomo che non ama e che neppure conosce, figlia di una cultura retrograda in un Giappone del 1930. Il motivo che la spinge ad accettare tale destino è la necessità: seppur giovane, è considerata già in là con gli anni, oltretutto, la sua situazione famigliare è tragicamente realistica. Un fratello maggiore costretto ad andare in guerra, un fratello minore di neanche 10 anni e un padre impossibilitato a lavorare.

Di contro, O'tama ha potuto scegliere chi amare, scegliere cosa fare della sua vita, scegliere se restare in Italia o tornare a casa: una libertà che molte sue conterranee non possono vantare.

La condizione della donna, guerra e separazione

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Tra i temi trattati nel volume spiccano le peculiari condizioni della donna in Giappone e nel Sud Italia, nonché la separazione dal nido famigliare e la tragicità della guerra. O'tama, sia come donna che come artista, vive e interpreta il dramma del distacco, della perdita e della ricerca di un nuovo equilibrio. La sua esperienza diventa una lente attraverso cui osservare questioni più ampie, come il ruolo femminile nelle società patriarcali, l’impatto dei conflitti bellici e le difficoltà legate all’aborto.

In tal senso, le vicende storiche si intrecciano con le emozioni personali e intime di O'tama, creando una narrazione che parla al cuore del lettore, invitandolo a riflettere sulle proprie esperienze.

Una lettura ispiratrice.

La Vita di Otama è un’opera che si distingue per la sua capacità di unire una narrazione coinvolgente a una profonda riflessione culturale. Il rapporto tra O'tama e il bambino, il parallelismo con Isako e il confronto tra due mondi – Giappone e Italia – rendono questa storia incredibilmente ricca e stratificata.

Il disegno, pulito e preciso, enfatizza le emozioni dei personaggi, mentre i temi affrontati – dalla condizione della donna alla guerra, passando per l’arte e l’amore – rendono il volume un capolavoro che parla sia al cuore che alla mente. È un’opera che invita a superare i confini culturali e a scoprire la bellezza che nasce dall’incontro tra tradizioni diverse.

L'opera non è solo un omaggio alla vita di una donna straordinaria, ma anche un manifesto per promuovere l’importanza del dialogo tra culture e della capacità di trovare la luce anche nei momenti più bui.

Commento

Voto di Cpop

75
La Vita di Otama è un’opera che si distingue per la sua capacità di unire una narrazione coinvolgente a una profonda riflessione culturale. Il rapporto tra O'tama e il bambino, il parallelismo con Isako e il confronto tra due mondi – Giappone e Italia – rendono questa storia incredibilmente ricca e stratificata. Il disegno, pulito e preciso, enfatizza le emozioni dei personaggi, mentre i temi affrontati – dalla condizione della donna alla guerra, passando per l’arte e l’amore – invitano i lettori a superare i confini culturali e a scoprire la bellezza che nasce dall’incontro tra tradizioni diverse.

Pro

  • Narrazione incalzante ed emotivamente impattante.
  • Tratto elegante, ibrido.
  • Storia intrigante, romanzata il giusto.

Contro

  • Una divisione in capitoli sarebbe stata apprezzata ugualmente.
  • Sfondi poco dettagliati.
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