One Life, recensione: Anthony Hopkins in un film dalla risonanza storica

Autore: Nicholas Massa ,

One Life apre la sua narrazione su un uomo qualsiasi in una casa qualsiasi. La vecchiaia, evidente nell'aspetto e nei gesti, si fonde con una particolare malinconia introspettiva che sembra muovere il suo sguardo mentre lo vediamo trascorrere la sua esistenza in una grande casa fuori città, nel silenzio costante di una vita matrimoniale con la moglie. I ricordi, però, strettamente connessi con un impegno unico e preponderante verso il prossimo, restano il materiale umano principale attraverso il quale le immagini della pellicola intendono raccontare le vicende personali e realmente accadute di un essere umano che ha compiuto un gesto di imparagonabile umanità.

Riflettendo sul film in questione, firmato alla regia da James Hawes, è naturale andare oltre i limiti dello schermo cinematografico, specialmente quando tutta la potenza del racconto per immagini attinge direttamente da una realtà storica appartenente a tutti quanti (in questo caso, si tratta della biografia cartacea "If It's Not Impossible...: The Life of Sir Nicholas Winton"). One Life si avvale quindi di un materiale originario straboccante ed estremamente impattante e importante per portare sul grande schermo un racconto che vorrebbe riassumerne le ragioni, i sentimenti e l'importanza immortale, giocando continuamente con la dimensione realistico-documentarista e con un certo appeal narrativo di facile lettura. Ci avrà convinto?

One Life: la storia di un uomo comune

Come accennato in precedenza, al centro di One Life, nei cinema italiani dal 21 dicembre 2023, troviamo la vita di Nicholas Winton (interpretato da Anthony Hopkins, per gli amici Nicky), un anziano che trascorre le sue giornate nella quiete verdeggiante di casa propria insieme alla moglie. La routine dell'uomo, però, sembra essere costellata da momenti di profonda sofferenza interiore, strettamente legata a una serie di ricordi che ormai paiono lontanissimi e irraggiungibili. È proprio nei silenzi riflessivi che la storia del lungometraggio comincia a prendere piede, alimentata dalla scelta del protagonista di riordinare casa propria da alcune scartoffie accumulate negli anni, che sembrano ingombrare sia le varie stanze che la sua anima.

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Da qui, la narrazione di One Life si divide in due dimensioni ben distinte: il presente, in cui vediamo un Nicky fare i conti con alcuni sensi di colpa irrisolti che non è mai riuscito a esorcizzare del tutto, e il passato, in cui lo ritroviamo in giovane età (interpretato da Johnny Flynn), intento a realizzare qualcosa che cambierà per sempre la vita di tantissime persone. È proprio in questo connubio/contrasto che si riscontra l'anima principale di One Life, prendendosi sulle spalle l'obiettivo di raccontare le vicende dell'uomo che nel 1938 si era posto l'obiettivo di salvare quanti più bambini rifugiati possibile dopo l'invasione, da parte dei nazisti, della regione cecoslovacca dei Sudeti.

Courtesy of Eagle Pictures
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Il viaggio sul posto stravolgerà totalmente l'esistenza del giovane che, lontano dall'agiatezza borghese consentitagli dalla famiglia e dal suo lavoro in borsa, si troverà a fare i conti con la crudeltà di un contesto di guerra in cui la sofferenza e il degrado sono all'ordine del giorno, con una minaccia ancora più grande e imprevedibile all'orizzonte. Sarà proprio un contesto del genere a spingerlo a impiegare le proprie forze per salvare quanti più infanti possibili, mettendo in pericolo se stesso e i suoi collaboratori, per poi ottenere risultati umanamente straordinari.

One Life e il rovescio della medaglia

Se da una parte il significato profondo e diretto di One Life colpisce senza troppi fronzoli, giocando un ruolo importante nella preservazione, anche a livello cinematografico in questo caso, di una memoria storica importante e forte che non deve in nessun caso essere dimenticata, resta comunque impossibile non notare gli evidenti semplicismi a livello formale che il film si trascina dietro. La storia principale gioca continuamente con il rapporto fra passato e presente, proiettando le scelte fatte durante il proprio percorso verso l'ignoto del futuro attuale, in un ragionamento che fila dall'inizio alla fine, senza però riuscire appassionare del tutto, purtroppo.

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Courtesy of Eagle Pictures
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Uno dei grandi limiti di One Life risiede, inoltre, nel fatto che non sfrutta mai a pieno il grande cast a sua disposizione, composto anche da nomi altisonanti e attori riconosciuti in tutto il mondo per la loro bravura. Concentrandosi sul percorso del protagonista, la narrazione include tante cose che in seguito non approfondisce o lascia in sospeso, per poi prendere una piega principalmente storica ed emotiva che vuole commuovere senza spendere troppo tempo a spiegare quello che succede nel dettaglio. Ne risulta quindi una trasposizione abbastanza altalenante nel suo insieme, caratterizzata da un ritmo che non travolge o avvolge, giocandosi le sue carte più interessanti soprattutto nel peso del materiale trattato e nella sua importanza a prescindere da tutto il resto.

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Il messaggio umanitario di One Life e la cura estetica

One Life, andando un secondo oltre la sua costruzione, resta comunque un film importante per quello che dice al suo pubblico, presentandoci un protagonista che ha salvato la vita di tantissime persone in maniera del tutto disinteressata, per poi plasmarne una serie di insicurezze irrisolte che ne modellano l'esistenza in età avanzata. Il contrasto fra quanto realizzato e i dubbi sul proprio impegno in questo senso, scava in profondità nella vita di un essere umano che la storia non ha mai dimenticato o messo da parte (il tutto viene ulteriormente amplificato dall'interpretazione di Hopkins).

Fuso a tutto ciò troviamo il tema del dolore personale e della guerra, in relazione alle vite innocenti di coloro che si trovano coinvolti nei conflitti e vittime della loro portata. Nicky impegna tutto se stesso per salvare la vita dei rifugiati, la sua è una missione che guarda oltre l'appartenenza idiomatica, religiosa o patriottica, riassumendo la propria visione nell'umanità più pura e senza nessuna etichetta. È il valore stesso della vita umana a essere messo sotto analisi in One Life, operando una serie di ragionamenti con un ampio spettro di riflessione pure oltre il periodo storico di appartenenza.

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A sviluppare ulteriormente la credibilità del lungometraggio ci pensa la cura generale per l'estetica proposta, con una particolare attenzione verso la costruzione scenografica, probabilmente accompagnata da specifiche ricerche in ambito storico, e dei costumi, credibili dall'inizio alla fine.

Il risultato è una pellicola dalle sfumature profondamente umane e storiche che mescola elementi realmente esistenti con una narrazione non troppo avvincente e fin troppo poco ritmata nel suo insieme (anche la durata non aiuta in questo senso). All'ombra della memoria storica e degli intenti profondamente didattici, purtroppo, si annida una narrazione abbastanza scolastica e non troppo convincente nel suo insieme, atta a sviluppare qualcosa che non resta troppo impresso (tranne per alcune scene specifiche e parecchio impattanti), ma che comunque conserva una profonda importanza ben oltre lo stesso mezzo cinematografico, in questo caso voce e veicolo di un racconto di vita reale da non dimenticare nel modo più assoluto.

Commento

cpop.it

67

One Life è un film con un'intento pedagogico e narrativo ben preciso. Partendo da una storia vera tutta la potenza del suo racconto si sviluppa proprio dal grande peso biografico che si trascina dietro, restituendo una narrazione sia interessante che dai tratti altalenanti. Se da una parte l'analisi dell'umano colpisce nel profondo, dall'altra la costruzione della pellicola non convince fino in fondo purtroppo.

Pro

  • Il messaggio strettamente connesso con la preservazione di una memoria storica che va assolutamente tramandata.
  • La cura generale in termini di scenografia e costumi.

Contro

  • Il ritmo rallenta fin troppo gli eventi e non riesce ad appassionare fino in fondo.
  • La durata eccessiva si sente.
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