Quartieri Lontani, recensione: il potere terapeutico della malinconia

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Autore: Manuel Enrico ,

Quando c’è in ballo il passato, tutti diventiamo romanzieri. In Joyland, Stephen King racchiude in questo pensiero la sua visione della nostalgia, il guardarsi indietro in cerca di una consolazione o, perché no, di una strada mai percorsa. Magari ripensando alla nostra adolescenza, al desiderio di potere tornare a un momento sereno e forse non pienamente goduto, una fitta nostalgica che, nel caso di Jiro Taniguchi, è diventata la scintilla vitale di uno dei suoi lavori più apprezzati, Quartieri Lontani.

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Taniguchi è un nome che rimane nel cuore dei lettori, ma che, nonostante un’attenta valorizzazione della sua opera da parte di Coconino Press, sembra non godere ancora della giusta considerazione. Amato più in Europa che in patria, Taniguchi è stato un precursore nel trovare una crasi linguistica tra le tendenze del manga e la ritrattistica occidentale, non creando un unicum puramente visivo, ma andando a toccare le corde emotive più intime dei lettori, cercando, e trovando con rare sensibilità, un vissuto comune che colpisce intimamente.

Quartieri Lontani, l'eterno ritorno del ricordo

In tal senso, Quartieri Lontani, pubblicato inizialmente come In una città lontana (Harunaka machi), è emblematico. Come ricordava il citato King, la nostalgia ci consente di ripercorrere sentieri vissuti battendo nuove strade, immaginando scelte differenti o compiendo finalmente quei gesti che si sono ammantati di rimpianto, accompagnandoci nella nostra crescita. Questa malinconica visione è uno dei temi portanti della narrazione di Taniguchi, che torna anche in altre opere (come Uno zoo d’inverno), in cui i cardini della personalità dei protagonisti divengono la terra natia, le ferite mai sanate e le fragilità su esse costruite.

Fuga nel passato

Hiroshi Nakahara è un noto ingegnere, arrivato alla soglia della mezz’età. Padre di due figlie e sposato da anni con la stessa donna, Hiroshi si ritrova a seguire un’esistenza ripetitiva e lontana dai sogni che lo animavano da adolescente.

Una routine sfiancante, che una sera lo spinge, dopo un goccio di troppo, a non tornare a casa, bensì a seguire un impulso insolito, che lo conduce lontano, nel suo paese natio, sino alla tomba della madre, morta da tempo. Qui, Hiroshi sente il peso delle sue scelte, l’emergere di rimpianti e di dubbi sulla propria vita che lo travolgono e che, sulla scia dei fumi dell’alcol, lo portano a crollare, ubriaco e stanco.

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Al suo risveglio, Hiroshi ricorda vagamente la sera precedente, ma ben presto percepisce che qualcosa in lui è diverso, sino a quando non scopre una sconcertante verità: si ritrova nel suo corpo da adolescente! Non una trasformazione fisica, quanto una trasmigrazione di anima e mente, che sono tornare indietro ai tempi più felici, idealizzati nel ricordo dell’uomo adulto.

Un’esperienza inizialmente straniante per l’uomo, che ben presto comincia a risentire positivamente della sua condizione, godendosi nuovamente il suo giovane corpo e le possibilità offerte da questa età. Una seconda primavera, vissuta con la consapevolezza dell’uomo adulto, tra seconde occasioni e piccoli inganni giocati grazie a un’esperienza altrimenti impensabile per un ragazzino.

Hiroshi ha l’occasione unica di sperimentare nuovamente la scoperta del crescere scegliendo nuove strade, affrontando diversamente le situazioni e mostrandosi diverso anche agli occhi dei suoi amici. Un cambiamento palpabile, che tuttavia è tradito da una mentalità che difficilmente riesce a nascondersi dietro lo sguardo stranamente maturo di Hiroshi o che si manifesta a sorpresa in ragionamenti lontani dalla sensibilità di un quindicenne.

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Questa insolita esperienza sembra affascinare l'uomo che ben presto pare dimenticare di essere padre di famiglia, almeno sino al momento in cui ricorda come l’estate che sta vivendo sia un momento centrale della sua esistenza: a breve, il padre abbandonerà lui e la madre, sparendo per sempre.

E da questa epifania, per Hiroshi l’imperativo diventa uno solo: evitare l’abbandono del padre e cambiare la sua vita.

Nel passato vive il nostro presente

Con Quartieri Lontani, Taniguchi non si affida pigramente a una tradizione della narrativa della sci-fi, ma trasforma il tempo in uno spazio dell’anima, un eterno ritorno in cui ricordi e rimpianti vengono trasformati in una seconda chance, la possibilità di cambiare il passato per dare nuova forma al presente.

Se nella prima parte Hiroshi sembra godere appieno della sua incredibile opportunità, ben presto questa nuova giovinezza assume un tono più maturo, più concreto. Taniguchi costruisce un mirabile gioco di dualismi, mettendo in costante contatto la sensibilità in itinere dell’adolescente con la matura comprensione dell’adulto, giocando in alcuni passaggi su questo contrasto interiore.

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Ne è un esempio il tenero affetto verso la giovane Tomoko, affascinata da Hiroshi, di cui apprezza la sensibilità matura, seppure incapace di comprendere alcune sue peculiarità. Un amore adolescenziale puro e sincero, fatto di momenti di tenerezza e di situazioni delicate in cui emerge una comprensibile reticenza da parte di Hiroshi, che non riesce a scindere la sua sensibilità adulta dal suo corpo adolescente.

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Quartieri lontani

Quartieri lontani

Quartieri lontani - Coconino Press

Un evidente richiamo alla tradizione narrativa di Taniguchi, permeata da una malinconia tenuta stretta al cuore, un memento di come scelte prese e dubbi mai risolti siano parte essenziale della nostra crescita, radici del nostro io presente. Basta ricordare una sua dichiarazione relativa alla propria infanzia:

In qualche modo, ho l’impressione che i miei sogni di bambino si stiano realizzando. Ma se ripenso ora alla mia infanzia, mi dico che avrei potuto e dovuto fare più cose, ed è quello che vorrei dire a quel bambino, se lo incontrassi…studia di più, sii più curioso, più aperto agli altri. È questo il consiglio che darei, perché molte volte mi sento insoddisfatto, e mi capita di avere dei rimpianti.

Questa confessione di Taniguchi trova piena espressione in Harukana machi, dove il giovane Hiroshi viene ritratto anche attraverso un flusso di coscienza racchiuso nelle frequenti didascalie che incarnano il pensiero dell’anima adulta. Una voce delicata ma persistente, che trova una mirabile rappresentazione visiva nello stile quasi ritrattistico di Taniguchi, in cui un viso adolescente tradisce espressioni di matura serenità o di tristezza a lungo vissuta.

Il trovare espressioni e movenze adulte in un corpo adolescente acuisce questo senso di dualismo, mostrando una dissonanza in Hiroshi che, in un gioco di equilibri precari, diventa il fulcro dell’intera storia.

Straniero nella propria vita

Affascinati dalla bellezza dei disegni dell'autore, questo dettaglio rischia quasi di passare come scontato, eppure è la chiave emotiva dell’intera vicenda, soprattutto nella seconda parte del racconto, quando la sensibilità adulta e adolescente si fondono in un disperato tentativo di impedire un momento traumatico, ma, come si capisce grazie alle parole di Hiroshi, fondamentale per la sua definizione di individuo.

Taniguchi edifica attorno a Hiroshi un meraviglioso affresco di ambienti venati di nostalgico affetto, costruendo una vera e propria prospettiva domestica in cui la vita della famiglia Nakahara viene ritratta nella sua spontaneità, evidenziando serenità o criticità, all’occorrenza.

Ed è grazie a questa esperienza unica che Hiroshi ritrova il proprio presente nell’accettazione del passato, nel perdono e nella comprensione della figura paterna. Un’esperienza terapeutica e di scoperta di verità taciute che, infine rivelate, offrono una maggior comprensione della difficoltà paterna, contribuendo a dare a Hiroshi una catarsi emotiva che si riflette anche nel suo presente. I

l ricordo che aveva guidato l’uomo adulto viene sciolto nella consapevolezza di una realtà apparentemente onirica, ma che si fa voce di una verità capace di riscrivere un presente altrimenti gravoso per Hiroshi.

Con Quartieri Lontani, si potrebbe quindi ipotizzare che Taniguchi abbia trovato la perfetta sintesi tra la narrativa occidentale e l’espressività visiva del manga tradizionale. Sarebbe tuttavia riduttivo, considerato come l’essenza del racconto di Taniguchi sia il mettere al centro del tutto l’emotività dell’individuo, le sue sensazioni più pure, dalla malinconia del rimpianto alla ricerca di una felicità idealizzata.

Nel ritrarsi con coraggiosa sincerità, Taniguchi ci offre un amichevole ritratto di noi stessi, scevro di giudizio, ma mettendo nelle nostre mani un'opera che travolge con la delicata potenza dell’abbraccio di un comprensivo amico.

Immagine in evidenza tratta da Quartieri Lontani, via amazon.it

Commento

Voto di Cpop

85
Con Quartieri Lontani, Taniguchi trova la perfetta sintesi tra la narrativa occidentali e l’espressività visiva del manga tradizionale. Lessenza del racconto di Taniguchi sia il mettere al centro del tutto l’emotività in itinere dell’individuo, le sue sensazioni più pure, dalla malinconia del rimpianto alla ricerca di una felicità idealizzata. Nel ritrarsi con coraggiosa sincerità, Taniguchi ci offre un amichevole ritratto di noi stessi, scevro di giudizio, ma mettendo nelle nostre mani un manga che travolge con la delicata potenza dell’abbraccio di un comprensivo amico.

Pro

  • Racconto emotivamente coinvolgente
  • Personaggi ben definiti
  • Sintesi perfetta tra due diverse scuole di fumetto
  • Dialoghi che arrivano al cuore

Contro

  • Alcune situazioni sono lievemente forzate
  • Non adatto a chi cerca un lettura di puro intrattenimento
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