È disarmante, ma anche estremamente affascinante, vedere come, dalla semplicità immediata di un personaggio come quello di Art the Clown, si sia generata tutta questa attenzione nei confronti di una serie di film che stanno riscuotendo un successo forse insperato. Eppure è così, e non possiamo fare altro che individuare, in un fenomeno horror del genere, la fame di una specifica fetta di pubblico, di nostalgici e più giovani, che vuole divertirsi con il proprio genere preferito senza troppe remore, filtri o limiti di sorta. Il tutto in un ritorno ai cari lungometraggi in stile “grindhouse” anni ’70 in cui la violenza più sanguinaria prende il sopravvento su tutti gli altri aspetti del racconto. Dopo le attenzioni generate dai capitoli precedenti, Terrifier 3, disponibile al cinema dal 7 novembre 2024, dopo alcune anteprime il 31 ottobre, cerca di ampliare ulteriormente la propria voce, confermando il suo “main villain” come l’icona horror dei nostri tempi.
A cambiare le carte in tavola, con Terrifier 3, oltre agli investimenti più sostanziosi nel progetto, troviamo una cura ben diversa rispetto al passato da parte di Damien Leone, che qui torna sia alla regia che alla sceneggiatura, e una maturazione generale anche nella scrittura per immagini. Non solo definizione figurativa, ma finalmente anche un minimo studio, seppur sempre abbastanza sbrigativo, del contesto horror proposto e soprattutto dei suoi personaggi principali, sia positivi che negativi. Non fraintendeteci però: il gore la fa da padrone incontrastato anche in questo caso, pur se inquadrato da una minima caratterizzazione generale in grado di alimentare ulteriormente la continuity.
Dove eravamo rimasti?
Terrifier 3 riprende la propria narrazione direttamente dagli eventi del secondo film, spostandosi in avanti nel tempo e cambiando dall’ambientazione tipica di Halloween a quella delle feste natalizie. Dopo i traumatici e indelebili eventi del massacro precedente, ritroviamo Sienna Shaw (Lauren LaVera) in uno stato di guarigione interiore, a seguito delle cure in un centro psichiatrico in cui, si ipotizza, ha fatto i conti con quanto ha vissuto.
Al suo ritorno nella vita di tutti i giorni, affiancata dagli zii, però, sembra esserci qualcosa che non va. Oltre a essere tormentata da alcune strane visioni, il timore del ritorno di Art the Clown si fa sempre più soffocante e certo, rievocando flashback direttamente connessi con la giovinezza di Sienna.
I suoi ricordi danno finalmente modo di apprendere qualche dettaglio in più sul rapporto che aveva col padre defunto e con il personaggio che aveva disegnato per lei. La sconfitta di Art sarà stata definitiva? Perché la giovane è stata “scelta” ed è stata capace di sconfiggerlo? Si torna quindi a Miles County, fra quelle strade fredde e spaventose, casa di un personaggio che sta affascinando le masse oltre ogni attesa. Si torna nella vita di Sienna e del fratello più piccolo, in cui il sangue scorre a fiumi di pari passo a una crudeltà senza limiti.
Un gioioso Natale in famiglia
Lo diciamo subito e senza troppi convenevoli: Terrifier 3 non è un film per i deboli di cuore e per i romantici. I sentimenti non hanno mai trovato troppo spazio nella serie di film in questione, ma in questo caso la situazione è più intensa che mai. L’incremento del budget ha permesso a Leone di scrivere alcune scene che restano impresse immediatamente, indelebili per la loro violenza ed efferatezza, ancora più che in passato. La scelta del periodo natalizio, poi, è praticamente perfetta a contatto con un personaggio terribile in ogni sua mossa e scelta, ma allo stesso tempo interessante ed estremamente espressivo (grazie, ovviamente, al lavoro del suo interprete David Howard Thornton, ancora una volta perfetto nei panni del clown cattivissimo).
Nel contrasto fra il calore del Natale e la violenza brutale della pellicola, si sviluppa tutto il valore memorabile di un film che punta ancora una volta sugli effetti speciali, non sempre impeccabili ma comunque profondamente segnanti, e sul trucco (il personaggio di Victoria Heyes, portato sul grande schermo da Samantha Scaffidi, è il perfetto esempio di uno stile che si fa minuzia disturbante e potente).
Così la famiglia si allarga, o comunque si ritrova, in un racconto in cui la violenza non fa altro che crescere di inquadratura in inquadratura, di sequenza in sequenza, incrementando il potenziale sanguinario di Terrifier 3 a un livello di creatività che sperimenta e si auto-cita, che sorprende e diverte ma lascia anche allibiti. Niente e nessuno vengono risparmiati da Art the Clown, che, ancora una volta, si conferma come una delle maschere più immediate e riconoscibili nel panorama horror contemporaneo, grazie a un distacco disumano figlio del suo piacere per la sofferenza altrui.
Potremmo tranquillamente rintracciare tutta la fascinazione per Terrifier 3 e per il lavoro cinematografico di Damien Leone nel suo continuo “spingersi oltre” in termini di violenza e di scene indelebili. A dominare, comunque, resta il lavoro dell’Art di David Howard Thornton, come accennato sopra, e la fascinazione nei confronti di una mitografia dell’orrore che sembra avere ancora qualcosa da dire e raccontare.
Diversamente dal passato, quindi, con Terrifier 3 si sta cercando di dare un maggiore peso alla “caratterizzazione culturale” di una maschera non soltanto mostruosa, ma anche interessante nel contesto in cui sorge, e attualmente al centro di una ricerca che consolida direttamente la sua tridimensionalità. Il bene e il male, quindi, tornano a sfidarsi nell’immaginario sanguinario di Terrifier 3. Nello scontro più classico che si possa immaginare, un lavoro nell’estetica del dolore che qui esplode senza freni, offrendo al grande pubblico alcuni momenti che non dimenticheranno facilmente.
Commento
Voto di Cpop
70Pro
- Il lavoro di David Howard Thornton con Art the Clown.
- La scelta di ambientare il film durante il Natale.
- Il lavoro in termini di effetti speciali e trucco.
Contro
- L'intento di dare un contesto narrativo ai film c'è ma è abbastanza debole.
- Terrifier 3 non è un film per i deboli di cuore.
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