The First Slam Dunk, recensione: un film praticamente perfetto

Autore: Nicholas Massa ,

Una delle storie più celebri di sempre riprende vita sul grande schermo con The First Slam Dunk. Dalle pagine dell’iconico manga creato nel 1997 da Takehiko Inoue, la leggendaria squadra dello Shohoku torna nuovamente sul campo da Basket per raccontare e raccontarsi con una partita con la vita estremamente matura e profonda, riproponendo una manciata di volti, nomi ed esperienze che hanno fatto la storia del manga mondiale. 

Diretto dallo stesso Inoue, The First Slam Dunk è un lungometraggio animato che pur riproponendo alcune delle dinamiche più classiche dello spokon (un particolare genere di manga costruiti su racconti ambientati nel mondo dello sport) va ben oltre, approfondendo aspetti del tutto inediti di un personaggio nello specifico, e coinvolgendo l’intera squadra in uno scontro sul campo che fonde sacrificio fisico, mentale e tutta una serie di demoni che ognuno di loro si trascina dietro da sempre. 

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Ancora una volta il mangaka cerca di raccontare i propri personaggi e il loro contesto di appartenenza attraverso lo sport che, oltre ad essere un elemento centralissimo e molto dettagliato, resta uno strumento attraverso cui canalizzare una serie di messaggi e riflessioni nei confronti del Giappone e dei giapponesi, dei ragazzi e di tutte le difficoltà che la vita riesce e a metterti davanti lungo il cammino.

Di cosa parla The First Slam Dunk?

Toei Animation e Dandelion Animation Studio
The First Slam Dunk - personaggio

Si accendono le luci dello stadio e le persone cominciano ad arrivare ai propri posti. I giocatori entrano e gradualmente si riscaldano, si tratta di una partita come tante altre, eppure c’è qualcosa nell’aria, qualcosa di palpabile e di elettrico, lo si percepisce dagli sguardi dei giocatori in campo, dai loro silenzi e movimenti e da tantissimi altri dettagli. La mente di uno di loro è altrove, sembra essere distratto da qualcosa, da un insieme di ricordi che lo proiettano da tutt’altra parte…

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Al centro di The First Slam Dunk c'è la storia di Ryota, non il protagonista del manga e dell’anime, ma un altro membro della squadra che tutti hanno tifato per anni.

Il film si apre proprio con un flashback che lo riguarda e chiarisce fin dal principio l’identità di questo film d’animazione, impregnando quelle inquadrature d’apertura con una patina nostalgica e irraggiungibile per tutti, non solamente per il personaggio in questione, e dimostrando una particolare sensibilità introspettiva che guiderà l’intera narrazione dall’inizio alla fine. 

La vita è come una partita di pallacanestro (o di qualsiasi altro sport), lungo il percorso ci si trova ad affrontare una serie di difficoltà che potrebbero piegarci o cambiarci per sempre. Allo stesso modo ragiona questo film d’animazione, che sfrutta un momento chiave della storia sportiva dello Shohoku, la partita contro i fortissimi giocatori del Sannoh, per sfaccettare il personaggio principale, coinvolgendo nella riflessione anche gli altri giocatori, seppur in minima parte. 

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Così anche noi spettatori affrontiamo la difficile infanzia di Ryota, segnata dalla perdita di un fratello maggiore che per lui, da sempre, rappresenta un modello da seguire e in cui rivedersi. Sono proprio i momenti insieme a Sota, questo il nome del fratello, ad aprire la narrazione imprimendo a fuoco un rapporto che aleggerà lungo l’intera durata del film, delineando un percorso tutto personale per il giovane protagonista. 

Ecco che The First Slam Dunk riprende uno dei tratti che da sempre caratterizza il manga, quello del percorso di formazione, e ne approfondisce le possibilità levigandolo con un tocco molto più maturo ed emotivo rispetto al passato. Non solamente una partita contro alcuni dei giocatori più forti del Giappone, ma innanzitutto una battaglia contro se stessi, contro quei demoni che continuano a tormentarci dentro e fuori dal campo, influendo sulla vita di tutti i giorni e sul rendimento in relazione agli altri membri della squadra.

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Il numero uno del manga che ha ispirato il film The First Slam Dunk. Una storia affascinante e intrigante che mescola la vita allo sport!

Mentre facciamo conosciamo il passato di Ryota, inoltre, la trama ci offre anche qualche ricordo dalla storia principale, mettendo in gioco gli altri protagonisti che conosciamo anche se con un peso diverso ma comunque centrale in termini di azione emotiva e sportiva. 

Perché guardare The First Slam Dunk?

Toei Animation e Dandelion Animation Studio
The First Slam Dunk - personaggio

The First Slam Dunk è innanzi tutto un film che parla di ragazzi, che parla di un determinato Giappone e delle sue incoerenze, e di tutta una serie di sfide, dentro e fuori dallo sport, che i giocatori si ritrovano a dover affrontare da soli.

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Il percorso di Ryota è segnato da una serie di momenti chiave che, curiosamente, riescono ad amalgamarsi con quello che avviene sul parquet insieme agli altri, diventando ben presto una chiave di lettura collettiva delle difficoltà che i suoi compagni di squadra si trascinano dentro. 

Proprio in questa particolare sensibilità si nasconde il grande valore della pellicola che sfrutta le complicazioni di una partita difficile per mettere a nudo il protagonista principale, raccontando una storia fatta di dolore, rinuncia e una continua ricerca della propria identità. Al centro della trama non c’è tanto il basket quanto la riflessione sulla disgregazione di una famiglia Giapponese che deve affrontare una serie di difficoltà strettamente connesse alla sfera emotiva e personale. Il freddo fra le mura domestiche che tormenta l’intero percorso di Ryota, la depressione e i tentativi di colmare un vuoto interiore che trova quiete solamente col pallone a spicchi stretto fra le mani, sono scelte potentissime per un racconto che conferma il grande valore di Takehiko Inoue come narratore e regista. 

Conclusioni: uno stile diverso e pieno di citazioni sportive 

Come avvenuto nel manga e nell’anime, anche The First Slam Dunk è caratterizzato da una serie di citazioni provenienti dal mondo della NBA.

Trattandosi di un manga derivante dall’amore del suo autore nei confronti di quel mondo, non c’è da stupirsi quando un approccio del genere diventa un valore aggiunto pronto a deliziare gli occhi degli spettatori più attenti e degli appassionati del Basket. Allo stesso modo diventa piuttosto facile leggere in alcune mosse, movenze e inquadrature di Hanamichi Sakuragi lo stile pazzo e imprevedibile di Dennis Rodman (uno dei rimbalzisti più forti di sempre), e nello stile di Kaede Rukawa il perfezionismo irraggiungibile di Michael Jordan. 

Tutte queste cose e moltissime altre ritornano perfettamente nel film, delineando l’azione che si allontana dal 2D tradizionale in termini di animazione, optando invece per una tridimensionalità che ibrida la CGI a un tocco più classico, con risultati inediti ed estremamente espressivi.

Il percorso di vita al centro della trama acquista ancora più valore grazie alle pennellate di una tecnica che ricorda tantissimo gli acquerelli. Il tutto tratteggiato da un realismo sportivo di fondo che non deforma mai l’azione in gioco, proponendo, come anche in passato, uno scontro fra due squadre pronto ad appassionare tutti quanti, nessuno escluso. L’impegno nel dettagliare il confronto sul parquet si muove di pari passo con una sensibilità pronta a maturare la crescita di un giovane che deve confrontarsi con se stesso per tutto il tempo, cercando comunque di giocare una delle partite più importanti di sempre al fianco dei sui fidati compagni di squadra. 

Commento

cpop.it

90

Con The First Slam Dunk Takehiko Inoue riesce a riportare i fan di sempre sul campo da Basket al fianco di una squadra che ha ancora tantissimo da dimostrare. Questa volta, però, il suo modo di raccontare si serve delle pieghe più profonde dell’animo umano per delineare il percorso di un giovane impegnato in uno scontro fuori e dentro il parquet. Il tutto con una cura tecnica da non sottovalutare affatto in termini di resa generale.

Pro

  • Una scrittura estremamente adulta che fonde insieme l’amore per il basket a quello per questi personaggi e al loro percorso.
  • Il realismo sportivo di Inoue si fa sentire più che mai con una regia attentissima e super ravvicinata, sfiorando momenti d’intimismo mentale e fisico molto forti.
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