The Lost City, recensione: Sandra Bullock sdogana la commedia demenzial-sentimentale

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Autore: Elisa Giudici ,

Se è dovuta scendere in campo anche Sandra Bullock, principessa, regina incontrastata della commedia romantica statunitense, significa che il genere è in grande sofferenza. In effetti è da tempo che un titolo del filone romantico non riesce a sfondare, al cinema come sui servizi di streaming. L’attenzione del pubblico sembra rivolta altrove, al campo della serialità per esempio. Il successo di Bridgerton testimonia come ci sia ancora uno spazio per la commedia romantica, a patto che sappia rinnovarsi.

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A rendere difficile la vita dei film comici d’oggi - a parte un’assoluta carenza di copioni davvero meritevoli - è la stretta divisione per sessi di molti filoni della commedia, in un’epoca in cui praticamente ogni film di largo consumo si sforza il più possibile di essere trasversale, fino all’estremo.

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A un pop corn movie oggi non si chiede tanto di accontentare il suo pubblico di riferimento, ma di non lasciare fuori nessun potenziale pubblico dalla sala. Da qui la sparizione quasi totale dei film riservati a un pubblico adulto e la difficoltà di far funzionare pellicole molto schiacciate sui gusti del solo gruppo maschile o femminile. The Lost City ha capito alla perfezione il nuovo scenario dei blockbuster e si muove con intelligenza e accortezza, tirando fuori una pellicola che è molto leggera (a tratti sciocca), ma che non fa nulla con disattenzione o svogliatezza. Così, pur non avendo altre ambizioni se non quella di divertire il pubblico, convince e conquista più del previsto.

La trama di The Lost City

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Loretta Sage (Sandra Bullock) è una donna in crisi, che dopo la morte dell’amato marito esce di rado e prova sfiducia verso il suo lavoro di scrittrice. Un tempo archeologa, ha raggiunto il successo scrivendo una fortunatissima serie di romanzi rosa con protagonista un’improbabile coppia di avventurieri, Angela e Dash.

Loretta deve presenziare al tour promozionale del suo ultimo romanzo, circostanza che la costringe a passare del tempo con Alan (Channing Tatum). A differenza di Loretta che ha poca stima per il suo stesso pubblico di lettori, Alan ama i fan della saga che gli ha donato la popolarità ed è sempre disponibile con le lettrici per selfie e battute.

Lui è il modello che dà le fattezze a Dash, il protagonista della saga romantica della Città perduta di D., sulle copertine della collana. In realtà Alan ha un debole per Loretta e vorrebbe aiutarla a uscire dal suo momento no, ma non riesce a trovare il modo dirglielo. Quando assiste al suo “cordiale” rapimento da parte del ricco magnate Abigail Fairfax (Daniel Radcliffe), Alan. non ha esitazioni e si lancia al salvataggio di Loretta.

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I due si ritroveranno a vivere un’avventurosa inaspettata e sorprendente nel pieno della foresta tropicale, in una versione esilarante e molto meno patinata delle storie con cui Loretta ha raggiunto al celebrità.

Una sciocchezza fatta con criterio

Si potrebbe dire che The Lost City sia una sciocchezza, un film persino un po’ scemo, ma fatto con criterio e attenzioneda parte di tutte le persone coinvolte. Una frase che purtroppo non si può spendere spesso di recente per film di largo consumo, che puntano sull’attrattiva delle proprie star per attirare il pubblico in sala con il minimo sforzo possibile.

La sceneggiatura è frutto di un lavoro di squadra in cui si ritrovano i registi - i fratelli Nee - scrittori che hanno lavorato a commedie sia romantiche sia demenziali. Lo scopo è di realizzare un film a metà strada tra quello che vuole lui e quello che vuole lei, il perfetto titolo per mettere d’accordo coppie e gruppi di amici. La componente sentimentale e quella demenziale sono perfettamente bilanciate, ma sono rivisti anche i ruoli principali dei due protagonisti, rendendoli più accessibili per l’identificazione del pubblico.

Sandra Bullock porta su schermo con grande leggerezza un personaggio con un potenziale drammatico alto. La sua Loretta è una donna in lutto che non riesce a guardare al suo futuro, che disprezza il suo lavoro. Eppure non trasmette sentimenti negativi, anzi. L’idea geniale di The Lost City è di prendere una Sandra Bullock più bella e in forma che mai, infilata in un completo di pailettes fucsia e catapultarla in una giungla.

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Al suo fianco c’è Channing Tatum (Magic Mike), il cui ruolo riesce nella notevole impresa di renderlo “un uomo comune” che si confronta con un modello inarrivabile. Alan è un ragazzone dal fisico muscoloso e statuario, ma dall’animo ricco d’insicurezze e debolezze. Nonostante sembrino un duo improbabile, su schermo Tatum e Bullock funzionano come una coppia rodata.

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The Lost City usa bene le sue star

Anche le altre due star scomodate da The Lost City hanno ruoli ben scritti a disposizione, che danno loro qualcosa di concreto da fare. Daniel Radcliffe si diverte davvero molto nel ruolo del magnate roso dall’invidia perché il padre gli preferisce il fratello minore, ma a sbancare è Brad Pitt. In un facile ma efficacissimo ribaltamento comico, Pitt è la versione reale Dash, l’eroe sempre bello, sexy, galante e abilissimo dei romanzi di Loretta, pronto a salvare la sua bella. Il suo è poco più di un cameo, ma il film insiste sul suo personaggio, nella speranza di un possibile sequel.

Il messaggio del film è piuttosto semplice, la comicità non particolarmente raffinata, ma The Lost City funziona. C’è una scena nello specifico che prova quanto questo progetto sappia talvolta essere audace. Nel bel mezzo della foresta Loretta si ritrova a togliere delle sanguisughe dal lato b di Alan, in una lunga scena basata sì sui doppi sensi e (e sul sedere nudo di Tatum) ma che gioca anche sulla sensibilità del suo eroe maschile. Tatum si conferma il portatore sano di una virilità mai esasperata o esibita, in cui convive una sensibilità che è il vero punto di forza per conquistare il pubblico in sala.

Commento

Voto di Cpop

72
Ci vuole molta intelligenza per realizzare un film “sciocco” e scacciapensieri: The Lost City diverte molto e lo fa tentando di rimodernare un genere in crisi con molte idee e un uso intelligente delle sue star.

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