Una nuova Camelot 1, recensione: quando la spada resta nella roccia

I cavalieri della Tavola Rotonda sono tornati, ma in salsa sci-fi. Una nuova Camelot 1 è di Edizioni BD avrà reso giustizia alle leggente di Re Artù?

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Autore: Livia Soreca ,

Se vi siete sempre lasciati appassionare dalle leggende del ciclo arturiano, se siete rimasti affascinati dalle storie di Re Artù, Merlino, Lancillotto e i cavalieri della Tavola Rotonda, c'è un titolo che non sarà certo passato inosservato: Una nuova Camelot di Edizioni BD è una delle ultime novità nel panorama italiano, fumetto - in origine pubblicata sulla piattaforma di Tacotoon - nato dalle mani di quattro artisti: Fiore Manini e Michele Monteleone (già noto in famiglia BD per La palude) per i testi, Marco Del Forno per le illustrazioni e Claudia Giuliani per il colore.

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Il concept è accattivante - quattro ragazzi diventano i nuovi Artù e cavalieri della Tavola Rotonda - ma cosa può succedere quando questo viene poi sviluppato e messo su carta? Questo progetto corale e ambizioso sarà riuscito a rendergli giustizia, o talvolta una buona idea resta soltanto una buona idea?

Una nuova Camelot 1: Re Artù in salsa sci-fi

Ciò che sembrava potesse accadere solo nelle storie, si è infine realizzato: una razza aliena ha invaso la Terra! I Marlakk hanno raso al suolo le nostre città e obbligato l’intero pianeta a scendere in campo in una guerra senza speranza di vittoria. E se il loro fosse, in verità, un ritorno? Se la Terra avesse già combattuto e sconfitto quella stessa minaccia secoli fa e se di quell’antico conflitto fosse rimasta traccia solo nelle leggende? Per un gruppo di adolescenti in fuga, un altro elemento che credevano potesse vivere solo nei racconti sta per mostrarsi realtà, svelando loro la chiave di una possibile salvezza per il nostro pianeta: il mito di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda!

La vicenda si svolge nel Regno Unito, patria della sì nota Materia di Bretannia, vale a dire l'insieme delle leggende sul popolo dei Celti e delle isole britanniche. Per continuità, la collocazione spaziale è ben definita; quella temporale, seppur chiarificata dai riferimenti alla cultura pop contemporanea, suggerisce l'ambientazione in un universo alternativo in cui l'esistenza della tecnologia avanzata - tra cui l'intelligenza artificiale - risale almeno a civiltà non umane vissute nella stessa epoca di Re Artù (circa il V secolo): ne consegue l'impossibilità di diversificare passato e presente, se non attraverso minuzie sull'evoluzione della suddetta tecnologia, la cui spiegazione è sempre da ritrovare nel testo.

Edizioni BD / Livia Soreca
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Una nuova Camelot 1 - Wendy

Una nuova Camelot 1 va ad unire un immaginario fortemente fantasy come quello del ciclo arturiano del tardo V secolo a un contesto ibrido in cui convivono magia, azione e sci-fi. Questo implica innanzitutto che l'eroe classico possa essere supereroe.

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Quelli che in un primo momento ricordano i quattro fratelli de Le cronache di Narnia, destinati a eroiche imprese per la salvezza del popolo, si trasformano invece in macchine da combattimento con tute personalizzate per modello e colore, abilità tecnologiche avanzate e un'identità da preservare, in un contesto in cui gli extraterrestri rappresentano la minaccia nemica - e dunque con un sapore anni '60-'70 in cui l'umanità aveva paura dell'alieno, del diverso.

Ciascun membro dell'improbabile quartetto di protagonisti - Wendy, Thomas, Shevindi e Leo - incarna perfettamente uno dei classici stereotipi di una qualsiasi storia teen, dal ragazzo sbruffone e teppista al piccolo genio, dalla ragazza tosta e sportiva al leader del gruppo riflessivo e, per qualche motivo, "speciale". Ovviamente, in modo anche un po' scontato, i loro alter ego - Arthur, Galahad, Lancelot e Parcival, sono stati scelti abbinati in base alla caratterizzazione psicologica.

Peccato, però, che l'aver preso in prestito il ciclo arturiano resti, almeno per ora, un po' fine a sé stesso: più un qualunque pretesto narrativo che un vero e proprio elemento imprescindibile, soprattutto considerando che di quell'immaginario letterario si è rivelato utile poco o nulla. Anche la "trovata" di chiamare M.E.R.L.I.N. un'intelligenza artificiale che aiuterà i nuovi eroi risulta, ai fatti, risulta una mera chicca e poco più.

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Una nuova Camelot 1: quanto il troppo storpia

Il primo volume di Una nuova Camelot strizza continuamente l'occhio alla cultura pop e nerd, a cominciare da una vignetta che ritrae i Power Rangers come ispirazione per modellare le armature dei protagonisti. Ancora, si cita il mondo degli Avengers con gli Asgardiani di Thor, nonché l'immancabile saga di Harry Potter.

Alle scale piace cambiare!

Una citazione funziona quando non deve essere spiegata, dunque è ridondante nonché innecessario sovraccaricare una reference fin quando non risulta lampante. La frase emblematica della saga di J. K. Rowling non ha bisogno di essere aiutata con altri riferimenti (Hogwarts, Gazza) e lo stesso discorso vale per la maggior parte degli "occhiolini" fatti alla cultura pop e nerd in Una nuova Camelot 1.

Anche se piuttosto scontata, l'associazione a HAL di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubick, la più nota intelligenza artificiale nella cultura pop, è lecita e immediata, ma anche in questo caso si cade nel didascalismo, un difetto che, annesso a una prepotente prolissità, pervade l'intero prodotto, dove l'abbondanza di testi prevalentemente esplicativi - ancor più che narrativi - sovrasta il comparto artistico enormemente valido, senza alcun rapporto di co-dipendenza.

Per meglio dire: di norma il lettore dovrebbe poter trovare un equilibrio tra parole e immagini, tra il dire e il mostrare, tale da avere tra le mani un prodotto indivisibile, un organismo coeso le cui componenti sono indispensabili l'una all'altra perché funzionano soltanto insieme.

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In Una nuova Camelot 1 l'impressione è quella di una scrittura onnipresente anche quando al fruitore basterebbe vedere. Ne consegue un impoverimento delle immagini, la convinzione errata che il testo sia sempre indispensabile e che l'illustrazione annessa, molto spesso, sia mero accompagnamento e non un mezzo di comunicazione a sé stante.

Non è del tutto chiaro se la ragione primaria sia da ritrovarsi nella mancata coesione tra parte autoriale e artistica. D'altronde è un vero peccato, perché il lavoro di Marco Del Forno e Claudia Giuliani trova un'armonia interna incredibile.

Con uno stile fresco e dinamico e un character design classico ma con un piccolo tocco personale, le illustrazioni ben riflettono le atmosfere e il mood del momento, così come si focalizzano particolarmente sulla resa della luce e dei materiali, mettendo in risalto uno degli elementi emblematici di Una nuova Camelot, ossia le armature. A tal proposito, il primo volume presenta alcuni contenuti extra con lo studio dei personaggi, dei costumi e delle armi: un'appendice ben gradita, ma in cui la prolissità regna ancora sovrana.

Commento

Voto di Cpop

58
Una nuova Camelot 1 è uno dei casi in cui una bella idea resta una bella idea: un concept accattivante come quello dei super-cavalieri della Tavola Rotonda non trova piena giustizia tra le pagine del nuovo fumetto di Edizioni BD, che a dispetto di un comparto artistico notevole pecca di eccessivo didascalismo e di aver reso le leggende di Re Artù un mero pretesto narrativo anziché un elemento imprescindibile.

Pro

  • Comparto artistico valido
  • Concept interessante, ma...

Contro

  • ... il ciclo arturiano si rivela un mero pretesto come un altro
  • Testi prolissi
  • Eccessivo didascalismo
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