Wonka, recensione: Timothée Chalamet in un film dai mille colori

Autore: Nicholas Massa ,

Nel creare il suo Wonka, Paul King ha attinto direttamente da alcune caratteristiche salienti e principali dell'opera di Roald Dahl, per poi rielaborarne la visione e le motivazioni in un racconto che, pur essendo affabulante, diventa anche satirico, oscillando continuamente tra una gioia coloratissima e un tocco narrativo capace di lasciare il segno anche oltre lo schermo. In uscita nei cinema il 14 dicembre 2023, il film si avvale di un cast in cui Timothée Chalamet brilla e funziona dall'inizio alla fine, delineando una storia dai tratti sia fiabeschi che curiosamente sociali e critici, plasmando alcune iconografie riconoscibili immediatamente dai fan de La fabbrica di cioccolato, in un racconto tanto poliedrico dal punto di vista formale quanto orizzontale e creativo nelle sue trovate espositive.

A differenza delle altre trasposizioni cinematografiche precedenti, in Wonka troviamo un elemento inedito e una particolare sperimentazione in questo senso, il tutto in funzione di un "gioco" che si ispira a uno dei romanzi per bambini più famosi della storia, traslandone l'indole, anche più sottile, in un racconto ambientato in un periodo storico diverso da quello in cui vediamo il buon Charlie Bucket vincere il famigerato Biglietto d'oro. L'interesse principale è nel delineare, in questo caso, il passato di un Willy Wonka sempre sfuggente e indefinibile, familiare e inedito.

Wonka e l'ingombrante quanto inevitabile iconografia fino ad oggi

Oltre all'enorme e indelebile successo della sua versione letteraria, il personaggio di Willy Wonka è approdato nell'immaginario collettivo più generalista soprattutto grazie alle varie trasposizioni cinematografiche uscite negli anni. Resta, quindi, impossibile non fare paragoni con il lavoro di Gene Wilder e quello di Johnny Depp, entrambi fautori di due caratterizzazioni e interpretazioni impresse a fuoco nell'immaginario pop passato e attuale. Nell'accettare un ruolo del genere, Timothée Chalamet si è sicuramente assunto alcuni rischi importanti, data l'enorme eredità che un cilindro come quello si porta dietro sul grande schermo e oltre, abbracciando l'essenza di un protagonista che ancora oggi rifugge qualsivoglia definizione certa, giocando continuamente con quello che si conosce o si pensa di sapere nei suoi confronti.

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In Wonka, quindi, ci troviamo davanti a una caratterizzazione estetica che attinge direttamente dall'iconografia letteraria, presentando tutti gli elementi più celebri del personaggio, legando e alimentando il tutto con una spinta curiosamente ottimistica e positiva proveniente direttamente dallo stesso protagonista e dal modo in cui si è scelto di costruirlo. Al centro della storia, infatti, troviamo un vero e proprio sognatore deciso a realizzare la propria visione della vita, mettendo in gioco il suo potenziale fino in fondo. Non abbiamo notizie certe nei suoi confronti, e in effetti non ci servono col diversivo del racconto fiabesco in grado di giustificare alla perfezione ogni sua stranezza e lato eccentrico. La totale noncuranza nei confronti di una qualsiasi definizione personale muove i passi di un giovane squattrinato alla ricerca di fortuna e di una chance per dimostrare quanto vale, in un contesto marcio e dominato da un potere sottocutaneo a controllare ogni cosa.

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In un mondo in cui la cioccolata diventa il sinonimo di controllo sul prossimo e di dominio incontrastato, Wonka pone un protagonista dai tratti ribelli e sregolati che, attraverso una libertà dalle caratteristiche sia infantili che satiriche, si ritrova a dover distruggere un sistema governato dalla "corruzione cioccolatorifera" e da un capitalismo sottile che si relaziona direttamente con la realtà oltre la fantasia del racconto.

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Al centro di Wonka, quindi, troviamo il sogno di un giovane che vorrebbe conquistare una celebre Galleria in cui alcuni maestri della cioccolata hanno fatto la storia in questo senso. Diversamente dalle altre trasposizioni cinematografiche, però, il protagonista ha ancora tantissimo da imparare sul mondo e su se stesso, lanciandosi a capofitto in un'avventura molto più complessa, sfaccettata e oscura di quanto non si sarebbe immaginato.

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Wonka e il potere dei sogni… cantati

È proprio dal punto di vista formale che Wonka gioca alcune delle sue carte migliori e più spiazzanti. Andando oltre la regia di Paul King, che a volte fa eco ad alcuni classici d’avventura facilmente riconoscibili, è proprio nella messinscena, nella costruzione delle scenografie e nel lavoro lato canoro, che questo film lascia di più il segno. Trattandosi, senza mezzi termini, di un vero e proprio musical, questa pellicola muove i propri sviluppi di pari passo con una dimensione musicale che cita apertamente sia la storia stessa della musica, che l’attenzione scenografica tipica degli spettacoli a Broadway, per fare un esempio, tratteggiando un’esperienza cinematografica che si fa immediatamente avvolgente grazie alle grandi coreografie e all’attenzione specifica nei confronti di un’iconografia che gli appassionati di Roald Dahl non faticheranno a riconoscere.

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Ad arricchire la storia di Wonka, inoltre, troviamo un cast di volti noti perfettamente in parte (Olivia Colman, Keegan-Michael Key, Paterson Joseph, Matt Lucas, Rowan Atkinson, Jim Carter, Hugh Grant), capace di ispirare simpatia e spunti interessanti durante l’intera durata della pellicola. Ognuno di loro funziona alla perfezione e porta sempre qualcosa in più agli sviluppi in corso, giocando con una scrittura immediata e un’estetica facilmente riconoscibile, di matrice sia cinematografica che letteraria (L’Umpa Lumpa di Grant resta qualcosa di memorabile, in questo senso).

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Concludendo, Wonka è un film che funziona e che sa come ammaliare il proprio pubblico. Un’esperienza da vivere assolutamente al cinema, soprattutto durante il periodo delle feste, data la sua natura coloratissima. Pur non essendo un lavoro ineccepibile, resta comunque un esperimento interessante, partorito da un’iconografia mondiale con un peso considerevole nell’immaginario comune. Paul King, però, non si limita a tratteggiare un semplice prequel, ma va ben oltre, delineando un contesto narrativo e creativo dai tratti sia inediti che riconoscibili, leggibili in quella stessa magia che caratterizza da sempre il romanzo di Roald Dahl, canalizzandolo in un contesto dai tratti fiabeschi e satirici, per certi versi, offrendo spunti di riflessione oltre la dimensione della fantasia.

Commento

cpop.it

80

Wonka, pur ponendosi come prequel del celeberrimo La Fabbrica di Cioccolato, cerca fin da subito di trovare una dimensione tutta personale, attingendo da un'iconografia famosissima a livello mondiale. La cura generale nella costruzione formale di questo film canoro è sicuramente interessante, come anche l'interpretazione di Timothée Chalamet in un ruolo dal peso storico non indifferente.

Pro

  • L'interpretazione di un Timothée Chalamet che abbraccia completamente la dimensione creativa del film.
  • La cura formale in termini di scenografie, coreografie e costumi.
  • La voglia di andare oltre sfruttando un'iconografia storicamente consolidatasi a livello mondiale.
  • Hugh Grant Umpa Lumpa.

Contro

  • La scelta di raccontare la storia attraverso il musical potrebbe stuccare.
  • Alcuni sviluppi troppo frettolosi e semplicistici.
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