Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire. Con questa frase Lovecraft, nel suo La città senza nome (The Nameless City) andava a sancire uno dei passaggi essenziali del suo corpus narrativo. Un passaggio così fondamentale per la sua concezione cosmica dell’orrore da divenire un dogma, che ha ispirato anche CMON nel dare il titolo al suo Cthulhu - Death May Die, gioco da tavolo che si è spinto nel mondo del fumetto all’interno dell’omonima serie Death May Die.
La visione orrorifica di Lovecraft è stata declinata in diverse direzioni, complice la sua natura variegata capace di suggestionare rivisitazioni che vanno dal cinema (come La Cosa di Carpenter) sino alle diverse reinterpretazioni fumettistiche. Indubbiamente, un’ambientazione come quella lovecraftiana non poteva che sposarsi alla creazione di un’ambientazione per un boardgame, grazie alle sue sfumatura, ma era altrettanto promettente per espandersi in un’avventura fumettistica che fosse un modo diverso di vedere quanto vissuto sul tabellone di gioco.
Cthulhu -Death May Die, l'orrore lovecraftiano invade la Bonelli
Un’esperienza che ha preso la forma di Cthlhu- Death May Die, serie a fumetti pubblicati in Italia da Sergio Bonelli Editore. Nata all’interno di un più ampio progetto di CMON per espandere il proprio contesto ludico, Chtulhu – Death May Die, come Zombicide: Invader, è stata protagonista di un trionfale esperimento di crowdfounding per creare una sinergia tra gioco da tavolo e fumetto, come era stato presentato durante Lucca Comics and Games 2019 da un team artistico di grande fascino.
- Il progetto CMON: dai giochi ai fumetti
- Cthulhu -Death May Die: come il gioco diventa fumetto
- La trama di Cthulhu: Death May Die
- Cthulhu: Death May Die: un nuovo modo di raccontare Lovecraft
- I volumi di Cthulhu - Death May Die
Il progetto CMON: dai giochi ai fumetti
Fu proprio durante la kermesse lucchese che un team di capitanato da Luca Enoch e Stefano Vietti rivelava come i giochi da tavolo di CMON sarebbero stati impreziositi da una vita fumettistica, che avrebbero consentito di espandere il loro mondo di gioco, utilizzando i fumetti come strumento privilegiato, come ci aveva spiegato lo stesso Luca Enoch:
Il progetto con CMO si basa su tre delle loro produzioni. Chtulhu – Death May Die, ispirato alla narrativa di Lovecraft, Zombicide, di cui è stata da poco presentata la nuova edizioni, e Zombicide: Invaders, che si lascia ispirare da una fantascienza ‘ignorante’. I soggetti sono sempre ideati da me e Stefano Vietti, ed insieme abbiamo anche sceneggiato la storia per Zombicide, mentre per Cthulhu – Death May Die ho scritto da solo la sceneggiatura, poi disegnata da Riccardo Crosa. Stefano ha poi curato in solitaria la sceneggiatura di Zombicide: Invaders, realizzata graficamente da Giancarlo Olivares
Una vera e propria sicurezza, che ha consentito a questi progetti, una volta approdati su Kickstarter, di bruciare in un tempo assurdamente breve ogni goal prefissato. Dopo avere raggiunto l’obiettivo, quello che inizialmente era appannaggio dei sottoscrittori del crowdfounding è stato offerto a una più ampia platea, grazie a Bonelli che si è proposta come distributrice delle storie.
Come abbiamo potuto apprezzare con Zombicide: Invader, il passaggio da boardgame a fumetto è stato vincolato anzitutto a un rispetto delle meccaniche del gioco, che sono state fondamentali per dettare tanto il ritmo della storia quanto la creazione dei personaggi. Lo scopo di questa operazione, infatti, è di creare nuovi PG del gioco, che necessitano di un background e di una definizione caratteriale che li renda coereti tanto all’interno del gioco quanto nel corpus narrativo lovecraftiano.
Cthulhu -Death May Die: come il gioco diventa fumetto
Pur rimanendo nei punti fermi imposti dall’aderenza al canone del gioco da tavola, Enoch e Vietti ha trovato un modo ottimo di definire un nuovo capitolo di Chtulhu: Death May Die. I due autori, dopo avere familiarizzato con le meccaniche e la lore dei diversi titoli CMON su cui avrebbero lavorato, hanno delineato insieme i tratti essenziali delle trame delle diverse storie, dividendosi poi la scrittura della sceneggiatura. Cthulhu: Death May Die – Anche la morte può morire è stato affidato alla fantasia di Enoch, che si è mosso in un contesto, quello lovecraftiano, tutt’altro che semplice.
Cthulhu: Death May Die ha un fascino che non è solamente legato al suo legame con il board game di CMON, ma è frutto di una particolare attenzione nel rispetto di quello che è il canone letterario di Lovecraft. Pur dovendo onorare alcuni aspetti necessari per creare una continuità con le dinamiche del gioco da tavolo, Luca Enoch ha saputo cogliere tratti essenziali del corpus letterario dello scrittore di Providence, non limitandosi solamente alla sua visione di orrore cosmico, ma facendo proprie tutte le caratteristiche di una narrativa figlia del suo tempo e di un uomo dalle precise predisposizioni.
Scrivere una storia ambientata nel suo mondo, quindi, non può esimersi dal tenere conto anche di questi tratti peculiari della sua narrativa. Un dettaglio che Luca Enoch non ha trascurato, e che ha potuto riassaporare dopo avere riletto gran parte della produzione lovecraftiana.
Senza entrare nelle note polemiche che si incontrano quando si tratta la narrativa di Lovecraft, è innegabile che il romanziere americano avesse una visione razzista della società americana del periodo, una tendenza che nei suoi racconti trovava modo di emergere. All’interno Cthulhu: Death May Die non si è voluto dar eccessivo risalato a questa caratteristica di Lovecraft, contenendola in una serie di battute e atteggiamenti dei personaggi che fossero funzionali alla storia e che, al contempo, aiutassero anche a contestualizzare storicamente la vicenda.
In questo, Enoch, è stato impeccabile. Nei dialoghi presenti nel primo volume di Cthulhu: Death May Die, Anche la morte può morire, si respira questa particolarità, gestita in modo garbato ma evidente, lasciando che si accompagni a una caratterizzazione dei personaggi che non sia solamente un difetto, ma che consenta di far emergere anche una spiritualità e una socialità differente. Con leggiadria si passa, infatti, dal rifugio dell’ostello di Annabelle all’accampamento in cui Jack conduce i suoi compagni di sventura, luoghi differenti di un’America passata in cui, in linea con le atmosfere della storia, albergano diverse magie.
La trama di Cthulhu: Death May Die
In Cthulhu: Death May Die veniamo trasportati in una versione dell’America a cavallo tra gli anni ’20 e ’30, in cui la presenza di elementi demoniaci non è irreale.
Nel primo volume, scopriamo come La rettrice dell’orfanotrofio Last Hope, dopo aver assistito alla morte violenta di un uomo per mano di una creatura demoniaca, si mette in contatto con una sua conoscenza, Annabelle, affinché corra in suo soccorso per poter effettuare un incantesimo che protegga l’istituto. A sua insaputa, la telefonata viene ascoltata dalla giovane Lysa, che decide di lasciare l’istituto per cercare aiuto, accompagnata da Malacoda, una testa di demone preservata in un particolare contenitore.
Per la ragazzina, questo è il primo passo di un’avventura che la porterà a conoscere altri individui che convivono con la maledizione di questo luogo, dal burbero Jack Munoz all’ex militare Rocco, che diventeranno preziosi compagni di viaggio, nella sua missione di salvataggio dell’orfanotrofio.
Con Una Porta per Yog-Sothoth, Enoch, lavorando su un soggetto di Francesco Nepitelli e Umberto Pignatelli, preserva questa affinità con il contesto lovecraftiano, liberandosi al contempo di una stretta continuity con la saga. Contrariamente a quanto ha fatto Vietti con Zombicide: Invader, in cui la consequenzialità degli eventi è fortemente legata, con Cthulhu: Death May Die sembra che questa linearità sia affrontata con minore intensità, concentrandola principalmente sulla ritualità del mondo lovecraftiano, in cui i personaggi si muovono con minor rilevanza.
Dopo il suo passato con il mondo demoniaco, Jack Munoz è ingaggiato da una donna affinché ritrovi il giovane Seamus, conosciuto in precedenza durante la rocambolesca fuga dal Last Hope. Salvato dalla misteriosa sconosciuta dopo che un suo intervento per fermare una cabala di cultisti lo ha portato ad essere indagato dalla polizia, Jack si addentra nuovamente nel mondo oscuro dei culti proibiti, in una lotta contro il tempo per salvare Seamus.
Cthulhu: Death May Die: un nuovo modo di raccontare Lovecraft
La scansione dei tempi narrativi della vicenda è perfetta, consente di lasciar emergere la personalità e il passato dei protagonisti, senza incappare in tempi morti che rischiano di spezzare una storia dal tono dinamico. Memore della sensazione di impellente minaccia, alla base anche dell’esperienza ludica dei board game di CMON, Enoch struttura dunque la sua trama in modo da scandire con attenzione le scene di azione, esplosive e violente, lasciando spazio alla componente paranormale, fatta di rituali inquietanti e di preparazioni di incantesimi.
La sensazione che si respira è di una minaccia incombente, ma anche di speranza, alimentata dalla volontà di personaggi che lunghi dall’essere degli eroi nel senso classico del termine, si profilano come uomini e donne che pur sapendo di fronteggiare una forza più grande di loro non intendono fermarsi. Occasione che consente a Enoch di creare momenti adrenalinici che si contrappongono ad altri più opprimenti sul piano visivo, con architetture irreali e imponenti, evocative di un mondo alieno e orrorifico in pieno stile Lovecraft.
Questa visione, come per altre produzioni quali la recente serie Lovecraft Country, rende il volume pubblicato da Sergio Bonelli Editore godibile come storia ambientata nell’universo orrorifico lovecraftiano, ravvisandone i tratti essenziali e apprezzando la verve narrativa di Enoch.
L’approccio di Enoch consente di affidare a diversi interpreti grafici le atmosfere della storia, come dimostrano i primi due volumi che vedono impegnati diversi disegnatori.
In Bevenuti all’inferno, Riccardo Crosa dimostra di avere una padronanza impeccabile del punto di vista della scena, una peculiarità nata dalla sua passione per il cinema. Le tavole di Crosa offrono sempre una prospettiva studiata per offrire la giusta tensione emotiva, giocando in modo sottile su una costruzione emotiva in cui non si punta tutto sulla spettacolarità gratuita, ma si usa con particolare empatia la tensione muscolare dei protagonisti e la comunicazione dei corpi. Sono diversi i casi in cui è palpabile la perfetta sinergia tra le emozioni dei personaggi e le loro posture, un riuscito tentativo da parte di Crosa di ritrarre i protagonisti in pose realistiche e autentiche, che enfatizzano il tessuto emotivo della storia.
Una dimostrazione di maestria che viene affiancata dalla colorazione impeccabile di Paolo Francescutto, che ancora una volta identifica una tinta dominante come anima della sua opera. Per Cthulhu: Death May Die – Anche la morte può morire è il rosso a imporsi sin dalle prime scene, un’identità cromatica che accompagna il lettore in ogni tavola, che si tratti di un dettaglio o di una presenza più prorompente. Oltre a questo tono onnipresente, Francescutto crea una personalità cromatica intensa Cthulhu: Death May Die – Anche la morte può morire, lasciando emergere tonalità acide e venefiche che ben si conciliano con il contesto della storia.
Asmodee Cthulhu: Death May Die, Gioco da Tavolo
Asmodee Cthulhu: Death May Die, Gioco da TavoloUna porta per Yog- Sothoth si avvale invece dei disegni di Alfio Buscaglia, che predilige un approccio più esplosivo nella fisicità dei personaggi, passando da scenari di apparente pacatezza, ideali per lasciare emergere dialoghi rivelatori, a tavole fortemente adrenaliniche, in cui le creature mostruose irrompono fameliche e spietate acuendo il senso di orrore senza eliminare il contatto con la radice urbana e reale della storia.
Su questa impostazione visiva, Francescutto abbandona la predominanza delle tinte accese prediligendo una cromia più aliena, virata alle tinte grigie spezzata da sprazzi di colore che acuiscono la sensazione di demoniaca presenza.
Meritevoli di menzione sono anche Marina Sanfelice, nuovamente autrice di un lettering impeccabile, e Matteo Brembilla, che firma il progetto grafico del volume, a cui si devono intuizioni che amplificano le suggestioni orrorifiche della storia.
I volumi di Cthulhu - Death May Die
Nel proporre Cthlhu – Death May Die, Bonelli pubblica la saga in un formato cartonato di generose dimensioni, che premia la spettacolarità delle tavole. Pur apprezzando la cura grafica dei volumi, non si può mancare di notare l’assenza di un comparto di extra che offra una maggior profondità sul piano realizzativo alla storia appena letta.
Anche la morte può morire
Anche la morte può morire! Cthulhu. Death may die
Cupe nubi oscurano il sole e orride creature si aggirano per la Miskatonic County. L’orfanotrofio di Last Hope è stretto d’assedio e l’unica speranza di salvezza risiede tra le pagine di un libro di incantesimi che uno sparuto gruppo di eroi si mette in viaggio per cercare. Lysa, aiutata dai poteri di un demone chiuso in una lanterna, Jack, con il suo camion speciale e inarrestabile, Rocco, che ha combattuto in trincea e possiede la follia dei berserker, e Annabelle, giovane “regina del vodùn” di New Orleans in grado di evocare potenze oscure. Il tempo stringe. La via è senza luce. Loro sono ovunque. L’incubo aspetta e sogna nel profondo.
Una porta per Yog-Soothoth
Una porta per Yog-Sothoth. Cthulhu death may die (Vol. 2)
I cultisti dei Grandi Antichi vogliono aprire una porta per evocare Yog-Sothoth, ma hanno bisogno di una “chiave” particolare: Seamus, uno dei bambini cresciuti nell’orfanotrofio di Last Hope, ora diciassettenne. Il ragazzo, anni addietro, aveva incautamente letto il diario di Wilbur Whateley e, pur senza averlo compreso, gli era rimasto impresso nel subconscio. Quando il giovane si rende conto di cosa esso rappresenti per i cultisti, decide di sparire… Ma i giorni propizi per l’evocazione, presso la cima del Turk’s Head Building a Providence, sono infine giunti e le oscure figure che si muovono per catturare Seamus sono decise più che mai a non perdere l’occasione!
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