Die Hard: tutti i film e le storie della saga di John McClane

Autore: Emanuele Zambon ,

Per lui il progresso si è fermato alla pizza surgelata. È perennemente l'uomo sbagliato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Un guastafeste insomma, un bastone tra le ruote o, ad essere un pelo meno eleganti, "una zeppa nel cu*lo" per squilibrati e terroristi.

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È soprattutto un uomo come tanti, John McClane, poliziotto di New York con un debole per canotte bianche e guai. Un everyman che, nel 1988 (anno del primo film della serie, Trappola di cristallo), entrava a piedi nudi e dalla porta principale nell'Olimpo di Hollywood, insinuandosi in quel cinema anni '80 made in USA che sembrava avere occhi solo per berretti verdi muscolosi e macchine ribelli non meno possenti.

L'agente del N.Y.P.D. non si crede mica Rambo, però. Non ne possiede certo la forza e neppure l'addestramento. Se è per questo non somiglia neppure al cow-boy per eccellenza, John Wayne, nonostante venga apostrofato da uno dei villain - l'Hans Gruber di Alan Rickman - come "un orfano di una cultura in rovina" (quella americana) che idolatra i suoi eroi nazionali di celluloide. In verità, il McClane che si autodefinisce più un ammiratore di Roy Rogers (e delle sue giacche) che dei rambi dal collo taurino dimostra di essere un nuovo tipo di icona del cinema action impegnato ad affacciarsi agli anni Novanta: ironico, irriverente. Scaltro pure, dato che spesso supera in astuzia i suoi avversari. E se poi il gioco si fa duro, non esita un istante a premere il grilletto, falciando tirapiedi e psicopatici, che sia il Nakatomi Plaza oppure l'aeroporto di Washington, curiosamente sempre sotto le feste natalizie.

20th Century Fox
Bruce Willis sul set del primo Die Hard

"Yippee Ki Yay, motherf*cker!"

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Die Hard è un classico del cinema action (ma pure di quello natalizio, specie i primi due film). Una saga che vanta ben 5 capitoli, senza contare la sesta annunciata avventura - vale a dire Die Hard 6 - del poliziotto col volto e il sorriso beffardo di Bruce Willis.

Il personaggio di McClane ha fatto scuola: una vita coniugale turbolenta, il vizio per le battutine nei momenti meno opportuni, il modo in cui calamita le antipatie di colleghi e nemici. Impugna la pistola in una maniera insolita, tutta sua, curiosamente "obliqua". Non è un supereroe alla Schwarzy a cui tutto riesce. McClane si ferisce, soffre di vertigini e non evita una multa salata dallo zelante vigile di turno (nemmeno la vigilia di Natale). È, in definitiva, il Paperino degli action man a stelle e strisce, colui perennemente alle prese con sfighe quotidiane capaci in un nonnulla di trasformarsi in sciagure "larger than life".

Vediamo ora da vicino i 5 film della serie di Die Hard:

Trappola di cristallo

"Vieni in California, vedrai che bello, ci divertiremo da matti". Il Natale per John McClane ha un sapore diverso. Si veste a festa, viene accompagnato in limousine ad uno dei grattacieli più eccentrici di Los Angeles (il Nakatomi era in realtà la sede di 20th Century Fox) e qui scopre che il party ha avuto un "leggero" ma significativo cambio di programma. Sceglie comunque di unirsi alla festa, a modo suo ovviamente.

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Da solo, scalzo, e dopo aver ricevuto in dono da Babbo Natale un fucile mitragliatore, riuscirà a dare del filo da torcere ad una banda di efficienti terroristi europei comandati dal machiavellico Hans Gruber (lo interpreta il compianto Alan Rickman).

Nel 1988 Bruce Willis smette di essere (solo) un brillante attore di serie TV (Moonlighting) per divenire il prototipo dell'eroe moderno in un film che, per certi aspetti, altro non è che una rilettura della Seconda Guerra Mondiale (gli USA sono i buoni, la Germania è il villain perfetto). Dirige la rivelazione action John McTiernan, reduce ai tempi dal successo mondiale di Predator.

58 minuti per morire

20th Century Fox
Bruce Willis in una scena del film

John McClane, quand'è che lascerai perdere i terroristi? Le abitudini - pure quelle - sono dure a morire. Lo dimostra 58 minuti per morire - Die Harder, sequel del film di McTiernan diretto da Renny Harlin (futuro regista di Cliffhanger).

Il Natale fa ancora rima con guai. Solo che stavolta la posta in palio è ancora più alta: l'aeroporto di Washington va in tilt a causa di un piano criminale ideato da un gruppo di mercenari intenzionati a chiedere la libertà di Ramon Esperanza (a prestargli il volto è il nostro Franco Nero), Generale corrotto dell'immaginario Paese sudamericano di Val Verde (presente in moltissime altre pellicole di quegli anni).

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Dovrà pur smettere di fumare, McClane, ma nel sequel di Die Hard (che per l'occasione si tinge di Indagini ad alta quota) dimostra di cavarsela ancora piuttosto bene, tra sparatorie e corse in motoslitta. Piccola curiosità: nell'edizione italiana Willis è doppiato da Oreste Rizzini, storica voce di Michael Douglas e Bill Murray; nel primo film, invece, era stato un giovane Roberto Pedicini a prestare la voce a McClane mentre nel terzo capitolo toccherà ad una delle voci più note di Willis, Claudio Sorrentino

Die Hard - Duri a morire

20th Century Fox
Bruce Willis sul set di Die Hard - Duri a morire

Per il terzo capitolo, la saga di Die Hard abbandona l'idea di una location delimitata (un grattacielo, un aeroporto) per spostarsi invece nelle strade di new York, tra il Bronx e Manhattan.

Di Die Hard - Duri a morire vi abbiamo già parlato nello speciale che trovate QUI. Il film si segnala per il ritorno in cabina di regia di John McTiernan, per la spalla d'eccezione di Willis, ovvero Samuel L. Jackson in versione "buon samaritano", e per un colpo geniale alla Federal Reserve Bank a Wall Street.

Solo un duro a morire come McClane poteva pensare di sopravvivere ad una passeggiata per le vie di Harlem portando con sé un cartello con su scritto "Odio i negr*#ci". Nella realtà del set, però, la scritta, per ovvie ragioni di ordine pubblico, era completamente differente, come mostra la foto.

Die Hard - Vivere o morire

C'è sempre la morte nei titoli di Die Hard, quasi a voler sottolineare che il protagonista della serie è sempre sul punto di passare a miglior vita. Die Hard - Vivere o morire arriva a distanza di 12 anni dal precedente datato 1995. È ovvio, dunque, che il personaggio di Bruce Willis mostra i primi segni di stanchezza.

Nonostante ciò, abbatte un elicottero con una macchina (ma solo perché aveva finito le pallottole). McClane stavolta deve vedersela contro un cyber attacco in grado di mettere in ginocchio gli Stati Uniti d'America. Il film si è rivelato un buon successo al botteghino, al punto che Len Wiseman è stato confermato anche alla regia dell'atteso Die Hard 6.

Die Hard - Un buon giorno per morire

Il capitolo più "così così" della serie, che non a caso annovera nel cast l'ammazza saghe Jai Courtney (figura anche nel deludente Terminator Genisys). Dall'America alla Russia, la solfa non cambia: c'è un attacco terroristico da sventare, stavolta sul suolo sovietico. 

La formula è ormai ripetitiva e alla lunga annoia. La CIA, l'uranio impoverito, i mercenari senza scrupoli: tutto sa di già visto. Avanti il prossimo, dunque (e incrociamo le dita).

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