10 film da vedere per la Festa del Papà

Che siano drammi strappalacrime o commedie dove ci si può abbandonare a sane risate, ecco 10 film da godere insieme per questa giornata speciale.

Autore: Alessandro Zoppo ,

Padri e cinema: un rapporto indissolubile. E la Festa del Papà è una giornata speciale, perfetta per ridere, piangere, sorridere, commuoversi, arrabbiarsi davanti ad un buon film, magai proprio in compagnia del papà.

Di film su padri e figli ne esistono davvero tanti: qui ne proponiamo 10 percorrendo visioni meno battute. Lo scopo, però, resta sempre lo stesso: ritrovarsi, confrontarsi, mettersi in discussione.

Che siano drammi strappalacrime o commedie dove ci si può abbandonare a sane risate, questi 10 titoli sono atti d'amore che regalano delle belle lezioni sul legame padri-figli.

Ai nostri amori

Il sesto film di Maurice Pialat, girato nel 1983 nell'arco di quasi un anno, ed esordio sul grande schermo di Sandrine Bonnaire. L'attrice è Suzanne, un'adolescente colta in quella delicata e complessa fase di passaggio dall'infanzia all'età adulta. Accumula esperienze, cambia spesso partner, ma non amandone nessuno. In aperto conflitto con la madre, ha invece un legame unico e profondo con il padre: a interpretarlo è lo stesso Pialat. Per intensità e "anti-sentimentalismo", una delle vette del cinema francese degli anni Ottanta.

Che ora è

Quanto è complicato il rapporto tra padri e figli, specie quando si diventa adulti e si fa fatica a volersi bene e a comprendersi. Caratteri agli antipodi, un avvocato estroverso e il figlio riservato che sta facendo il militare a Civitavecchia, si allontanano, si ritrovano, si scontrano, finalmente si capiscono. Straordinario duetto Massimo Troisi e Marcello Mastroianni (premiati con la Coppa Volpi a Venezia 46) in questa tenera e struggente commedia drammatica dei sentimenti firmata Ettore Scola.

Mrs. Doubtfire

Dal romanzo Un padre a ore di Anne Fine, la commedia di Chris Columbus è costruita sulla performance en travesti di un gigantesco Robin Williams (doppiato, nella versione italiana, da Carlo Valli), attore divorziato che pur di stare accanto ai suoi figli, si trasforma in donna di servizio facendosi assumere nella casa dei tre bambini. Un'impeccabile commedia per famiglie, brillante eppure velata di malinconia, con un protagonista "prole-dipendente" perfetto sponsor del Father's Day.

Indiana Jones e l'ultima crociata

La trovata di Steven Spielberg e George Lucas per il terzo capitolo della saga è geniale: mettere l'iconico archeologo con frusta e pistola interpretato da Harrison Ford davanti al vecchio babbo, ovvero il professor Sean Connery. Il duetto/duello padre-figlio è il cuore del film: l'antagonismo tra i due è uno spasso ed è evidente che Ford e Connery sul set non si sono mai annoiati. Come ha rivelato Harrison a Variety quando l'amico Sean è scomparso: "Dio, se ci siamo divertiti. Se ora è in paradiso, spero che abbiano dei campi da golf".

Big Fish

L'ultimo, grande film di Tim Burton e forse il suo vero capolavoro. Edward (Albert Finney) e William (Ewan McGregor) sono il padre dalla vita incredibile che ha sempre raccontato storie fantastiche e il figlio che ha smesso di credergli e di rispettarlo. Fantasia e razionalità collidono quando William è chiamato dalla madre a conoscere davvero Edward, prima che sia troppo tardi e il genitore se ne vada per sempre. Un film d'amore profondo: originale, affascinante e dannatamente commovente.

L'enfant - Una storia d'amore

Può un padre che ha venduto il figlioletto ad una banda di trafficanti scoprire l'amore e "ricomprare" il neonato? Zero retorica e tanta morale nel sesto lungometraggio di Jean-Pierre e Luc Dardenne, ambientato nel cuore (svuotato di ogni senso del sacro e tremendamente solo) dell'Europa di oggi e affidato alle interpretazioni efficaci dei due giovani protagonisti, Jérémie Renier e Dèborah Francois. Meritatissima Palma d'oro al Festival di Cannes 2005 (la seconda dopo quella del 1999 vinta con Rosetta).

Vi presento Toni Erdmann

Il padre si chiama Winfried (Peter Simonischek) ed è un bizzarro insegnante di musica. La figlia è Ines (Sandra Hüller): vive a Bucarest, fa la consulente aziendale e non vede da tempo il papà. L'arrivo del genitore (e il ritorno sotto le mentite spoglie di Toni Erdmann) è come un terremoto: poli opposti, padre e figlia più si disprezzano e più si attraggono, fino a (ri)scoprire un inatteso legame. Si ride e ci si commuove con questa graffiante commedia autobiografica fuori dagli schermi, scritta e diretta dalla regista tedesca Maren Ade: come recita il claim di lancio nelle sale dopo l'applauditissimo passaggio a Cannes 2016, un padre così non lo avete mai visto.

Jauja

Gunnar Dinesen (Viggo Mortensen, già padre sui generis in Captain Fantastic) è un capitano danese mandato nella Patagonia di fine Ottocento per combattere con l'esercito argentino. La figlia adolescente Ingeborg (Viilbjørk Malling Agger) fugge nel deserto insieme a uno dei soldati impegnati nella battaglia contro i locali nativi. Gunnar comincia allora una ricerca per ritrovare la ragazza, l'unico legame che gli resta col mondo. Dramma storico e western polveroso, ricerca interiore e road movie metafisico, il visionario e ipnotizzante film di Lisandro Alonso cattura l'aspra e crudele bellezza di un paesaggio oltre i confini della civiltà e il vuoto esistenziale di un padre, immerso in un mistero più grande di lui.

Chiamami col tuo nome

La storia d'amore tra il 17enne Elio (Timothée Chalamet) e il maturo Oliver (Armie Hammer) durante l'assolata estate lombarda del 1983 è al centro del pluripremiato film diretto da Luca Guadagnino e scritto da James Ivory. Perché guardarlo per la Festa del Papà? Il motivo è semplice: il "coming out" del signor Perlman, il papà di Elio interpretato da Michael Stuhlbarg. Il suo discorso finale al figlio ("Avete avuto una splendida amicizia, forse più di un'amicizia, e io ti invidio") è un pezzo di cinema "genitoriale" straordinario.

Senza lasciare traccia

Ispirato alla storia vera di un veterano del Vietnam e di sua figlia dodicenne, ricostruita dallo scrittore Peter Rock nel romanzo My Abandonment, il film di Debra Granik è un'esplorazione della "wilderness" nell'America profonda. I due protagonisti, Will (Ben Foster) e Tom (Thomasin McKenzie), sono infatti padre e figlia che vivono da soli e secondo natura in un parco urbano ai margini di Portland. Quando sono scoperti, i servizi sociali li costringono a cambiare vita per sempre. Il loro legame, però, diventerà ancora più saldo. La scena finale strappa calde lacrime ad ogni visione.

Immagine di copertina via 123RF

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