La Città Incantata da Oscar di Hayao Miyazaki

Autore: Alessandro Milini ,

La Città Incantata rappresenta uno dei film più adorati del maestro del cinema d'animazione giapponese, Hayao Miyazaki. Realizzato da Studio Ghibli, fondato proprio da Miyazaki insieme a Isao Takahata, il film fu distribuito nelle sale giapponesi il 20 luglio 2001 e ottenne fin da subito un grande successo, conquistando nello stesso anno il premio Oscar come miglior film d'animazione.

La Città Incantata da Oscar di Hayao Miyazaki

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L'opera di Miyazaki non si limita a essere un semplice lungometraggio d'animazione, come del resto lo sono tutti i suoi lavori, ma si configura come un autentico viaggio all'interno di ciò che potrebbe apparire quasi come una bolgia infernale. Questa rappresentazione conduce parallelamente a una stratificazione di significati che vanno al di là dell'immagine proiettata sullo schermo. La Città Incantata costituisce il film più intricato e ricco di chiavi di lettura tra le opere del regista giapponese, rivelando una gamma infinita di riflessioni che possono essere apprezzate pienamente solo mediante un'osservazione più attenta.

Una storia dai mille significati

La narrazione ci introduce nelle avventure di Chihiro, una bambina capricciosa in viaggio con i suoi genitori verso una nuova vita. Già dalle prime scene la vediamo in auto con i genitori, lamentarsi per il trasloco che l'ha allontanata dai suoi amici. Durante il viaggio, il padre di Chihiro decide di prendere una scorciatoia per arrivare più rapidamente alla loro destinazione, che è già abbastanza vicina di per sé.

La famiglia si ritrova all'ingresso di un misterioso tunnel, dove è impossibile proseguire con l'auto, quindi decidono di continuare a piedi. Dopo una lunga camminata si trovano all'interno di quello che sembra essere un parco divertimenti abbandonato, ma nasconde un segreto inimmaginabile.

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L'impatto che ha sulla giovane Chihiro la visione iniziale di questa Città Incantata, che prende vita e si trasforma nel buio, è molto forte. La bambina sembra quasi impazzire nei primi momenti di smarrimento mentre assiste alla trasformazione dei suoi genitori in maiali, simboleggiando la loro ingordigia davanti a un sontuoso banchetto dove non sono stati capaci di frenare la loro brama.

Sconvolta dalla situazione, Chihiro cerca di sfuggire a questa "città stregata", ma per salvare i suoi cari è costretta a fare un patto con qualcuno o qualcosa. Scopre che la città è governata da una temibile strega di nome Yubaba e fa amicizia con un giovane ragazzo, Haku, discepolo della strega, che la aiuterà in questa avventura pericolosa.

La trama, anche se descritta in modo sommario qui, è molto più intricata di quanto possa sembrare a un'osservazione iniziale del film. Approfondendo, emerge una complessità di dinamiche che riflettono la cultura e le tradizioni giapponesi, come l'animismo e lo scintoismo. Oltre a questa profonda spiritualità che caratterizza il film di Miyazaki, emergono anche forti critiche alla società contemporanea e alla politica occidentale. Si fa riferimento, come nel caso della trasformazione dei genitori di Chihiro in maiali, all'avidità umana.

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In questo contesto, i maiali diventano una rappresentazione tangibile del peccato capitale dell'avarizia, superando in qualche modo il concetto cristiano di punizione per un errore commesso. La trasformazione rappresenta una metamorfosi più profonda. Si può chiaramente osservare, attraverso i genitori di Chihiro, quanto l'avidità e l'avarizia abbiano avuto conseguenze negative, senza dover ricercare il significato della punizione nella teologia.

La società strutturata de La Città Incantata

Un'altra storia di profondo significato è quella di Haku, un giovane che svolge un ruolo importante nella vita di Chihiro. Inizialmente, sembra un allievo della strega Yubaba e vive in una posizione subalterna, obbedendo ai desideri della strega. La sua figura appare quasi automatizzata, pallida, con movimenti quasi meccanici. Questi tratti verranno rivelati a Chihiro da Kamaji, un altro personaggio al servizio di Yubaba, il quale spiegherà alla bambina che Haku ha perso ogni traccia del suo passato prima di diventare allievo della strega.

In questa storia si può intravedere un'allegra morale sull'importanza della consapevolezza e della responsabilità delle proprie azioni all'interno di una società gerarchica. In questo contesto, la base della piramide sociale potrebbe apparire senza dignità, poiché produce e consuma risorse solo per fare spazio all'ingranaggio successivo, al servizio delle élite.

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Il sistema descritto in La Città Incantata può essere interpretato come una rappresentazione delle dinamiche capitalistiche, caratterizzate dallo sfruttamento e dall'alienazione di ogni individuo. Questa interpretazione del film di Miyazaki costituisce una critica acuta alla moderna società, in cui gli individui perdono la propria identità per aderire a un progetto più ampio. Questo, in definitiva, beneficia principalmente i vertici gerarchici, mentre il lavoratore rimane schiacciato in questa piramide sociale.

Miyazaki sfrutta l'aspetto visivo, lo stile e la narrazione stessa per esprimere questa programmata alienazione degli abitanti della città. I personaggi incarnano le caratteristiche dell'individuo alienato, sia esternamente che interiormente. È immediatamente evidente chi è destinato a svolgere il lavoro più gravoso e chi ha un ruolo meno faticoso. Ma perché questi individui sono solo ingranaggi in una macchina senza fine?

Semplicemente per ottenere un salario, ma mai la tanto agognata libertà. Inoltre, ci si può chiedere se questi individui sarebbero in grado di vivere come esseri liberi. Senza consapevolezza della loro interiorità o della loro condizione di alienazione, i lavoratori de La Città Incantata diventano stereotipi, simboli di una ricerca ansiosa di denaro che alla fine non conduce a nulla, poiché non può acquistare la vera libertà, che è il bene più prezioso per ogni essere umano.

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La città incantata

Il capolavoro moderno di Hayao Miyazaki, con cui il regista ha vinto un premio Oscar storico.

Un film che appartiene al mondo

La grandezza del film di Miyazaki risiede nell'effetto duraturo che ha, poiché anche dopo ventidue anni, ci invita ancora a riflettere e discutere sulle diverse interpretazioni. Quest'opera rappresenta una pietra miliare nella cinematografia mondiale, poiché le tematiche affrontate sono universali, così come lo è la sua rappresentazione. Non si tratta di un lavoro complesso o difficile da comprendere, né è legato a un particolare stile artistico. Al contrario, il film La Città Incantata è sia semplice che intrinsecamente complesso nei significati e nelle riflessioni che offre a posteriori.

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Attraverso La Città Incantata, siamo guidati in un mondo che agisce come allegoria e trasfigurazione della realtà, regalando allo spettatore esperienze sorprendenti, meravigliose e al tempo stesso sconvolgenti. Questa è una caratteristica tipica di ogni opera d'arte che raggiunge il titolo di "grande classico". Il film è così coinvolgente, vibrante e intriso di significati diversi e stratificati che può essere apprezzato a qualsiasi età. È accessibile ai più giovani ma offre anche agli adulti la possibilità di scoprire in essa una critica acuta alla società contemporanea, che era già rilevante oltre vent'anni fa.

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