Miles Morales: un nuovo Spider-Man per una nuova generazione

Miles Morales è lo Spider-Man del nuovo millennio, erede della tradizione del Ragno marveliano e sempre più figura di richiamo per nuovi lettori

Immagine di Miles Morales: un nuovo Spider-Man per una nuova generazione
Autore: Manuel Enrico ,

Per lo Spider-Man Day 2023 festeggiamo anche uno degli Spider-Man più giovani del Marvel Universe: Miles Morales. Ecco la sua storia editoriale e le differenze sostanziali con l'Uomo Ragno di Peter Parker.

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Spider-Man è il volto per eccellenza della Casa delle Idee, il personaggio più amato e riconoscibile del pantheon marveliano. Una preminenza quasi ironica, considerato sia proprio la sua maschera, la protezione dell’anonimato di Peter Parker a esser divenuta l’immagine più nota del Marvel Universe. Secondo Stan Lee, era proprio questo gioco di identità nascoste e di facile immedesimazione dei lettori con il personaggio che rendeva affascinante l’Arrampicamuri, tanto che il Sorridente Stan non mancava mai di precisare come sotto la maschera potrebbe esserci chiunque, a prescindere da sesso o etnia. Un concetto intrigante e universale, che nel corso degli anni si è evoluto sino a portare alla nascita di un erede di Peter Parker, qualcuno che all’interno della complessa meccanica multiversale del Marvel Universe potesse ereditare il titolo di Spider-Man: Miles Morales. 

Per i fan irriducibili del Ragno, Peter Parker è lo Spider-Man per eccellenza, sopravvissuto a saghe che hanno visto il suo ruolo messo in discussione e a nemici che hanno cercato di allontanarlo dal suo ruolo di Arrampicamuri. La comparsa di Miles Morales, in un primo momento, non è sembrata particolarmente pericolosa per Parker, considerato che il giovane newyorkese faceva il suo esordio nell’universo Ultimates, slegato alla continuity principale del Marvel Universe. Miles poteva quindi essere profondamente diverso sul piano visivio e concettuale rispetto a Peter Parker, ma doveva incarnare lo spirito autentico di Spider-Man, preservando quella scintilla vitale che aveva spinto Lee a creare il Tessiragnatele nel 1962: un eroe adolescente che vive e racconta il mondo contemporaneo. 

Da Peter Parker a Miles Morales: storia dello Spider-Man del nuovo millennio

Cosa cambia tra Spider-Man e Miles Morales?

Spiderman Amazing fantasy
Amazing Adult Fantasy #15 (agosto 1962)

Pochi personaggi hanno saputo interpretare la dimensione adolescenziale come Spider-Man, anche all’interno del Marvel Universe. Pur riconoscendo a figure come X-Men e Giovani Vendicatori una certa sensibilità nel trovare una delicata sinergia alle problematiche adolescenziali, il Ragno, specialmente nei suoi primi anni, era un perfetto veicolo della voce dei teen ager americani. Fedele all’idea di Lee di far crescere Parker con il passare degli anni, questo suo punto di contatto con gli adolescenti si era sempre più affievolita, portando a una crescita parallela tra personaggio e lettori, ma al contempo allontanando Parker dai ‘nuovi’ adolescenti. 

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Non solo si perdeva una potenziale nuova generazione di lettori, ma ci si allontanava anche da quel concetto di ‘mondo fuori dalla finestra’ tanto caro a Lee. Spidey è stato uno dei personaggi più vicini alla contemporaneità in casa Marvel Comics, venendo selezionato anche dalle istituzioni come un valido messaggero di temi complessi presso i giovani lettori, come dimostrato dalla campagna contro le droghe presentata in Green Goblin Rinato! L’America del nuovo millennio, ancora colpita da tragedie come l’11 settembre e da una forte vena di critica sociale in costante evoluzione necessitava quindi di trovare una nuova forma anche nel mondo dei comics.

Spider-Man era stato il testimone sofferente della tragedia delle Torri Gemelle, ed era per i lettori il più umano degli eroi, il loro alter ego preferenziale per percepire la realtà tramite l’allegoria del fumetto. Ruolo che non poteva più essere affidato al solo Peter Parker, oramai uomo adulto, ma che doveva trovare un nuovo Ragno con cui tenere vivo questo assioma. 

Ben prima che l’America eleggesse un presidente di colore, in casa Marvel l’idea di realizzare uno Spidey afro-americano era sotto attento scrutinio. Non un caso che questa ricerca fosse parte di un processo di apertura alla quotidianità e alla caratterizzazione interiore dei personaggi avviatasi durante l’era Bendis, periodo in cui il mondo marveliano era scosso da eventi di portata devastante, come Vendicatori Divisi o House of M, in cui gli eroi della Casa delle Idee venivano messi pesantemente sotto esame, cercando di renderli nuovamente veicoli di tensioni emotive e sociali di grande spessore.

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 Una concezione che la casa editrice, guidata all’epoca da Axel Alonso, sposava con un’attenta analisi della vita sociale della nazione, apparentemente assetata di una nuova America, più liberal e scevra dalle tensioni del decennio precedente. Per quanto animati da lodevoli intenzioni, i team creativi marveliani non potevano calcare troppo la mano sulla continuity tradizionale, quella di Terra-616, ma potevano comunque esplorare nuove strade nell’universo Ultimate, incoraggiati da Alonso. Lo stesso editor ha ricordato come si sia arrivati all’idea di Miles Morales cercando di anticipare quella che sembrava la conclusione di una campagna presidenziale rivoluzionaria per gli States:

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Mentre stavamo pianificando Ultimatum, ci rendemmo conto che eravamo a un passo dall’elezione del primo presidente afro-americano di colore e intuimmo come questo fosse il momento di guardare da un’altra prospettiva alcune delle nostre icone. 

In passato, Spider-Man aveva già aperto alle minoranze etniche il proprio mito, quando in Marvel 2099 il titolo di Ragno era stato ereditato da Miguel O’Hara, di ascendenze irlandesi e messicane. Questo passaggio, tuttavia, era meno storico, considerato che Miguel era il Tessiragnatele di un remoto futuro, un domani in seguito considerato non canonico nella continuity della Casa delle Idee. L’idea di Alonso era quella di creare invece un nuovo Spider-Man contemporaneo, attuale, che fosse nuovamente un tramite emotivo per i lettori adolescenti degli anni 2000, naturalmente lontani dalle tematiche tipiche del Parker adolescente degli anni 60. 

Dall’era atomica e dalla società di metà Novecento, si stava passando alla disillusione dei primi anni del nuovo millennio, con un’America meno chiusa al melting pot etnico e in cerca di una nuova identità che potesse esser onnicomprensiva. Le lotte civili degli anni 60 erano concluse, ma a livello editoriale mancava ancora una rappresentanza sociale delle minoranze, considerato come il mondo supereroico mainstream fosse ancora legato alla tradizione, con pochi personaggi a incarnare la diversità etnica. Miles Morales poteva quindi essere un segno importante, diventando un nuovo punto di riferimento per tutti gli adolescenti americani, specialmente se appartenenti a minoranze meno considerate. 

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Le origini di Miles Morales

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I primi anni del millennio videro in Brian Michael Bendis il fulcro espansivo della narrativa di Marvel Comics. Autore di eventi sconvolgenti che segnarono profondamente la continuity marveliana, Bendis era particolarmente attento a come inserire aspetti comuni all’interno di questa evoluzione del Marvel Universe, una lucidità che si rivelò essenziale anche nella creazione di Miles Morales. 

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Bendis ha rivelato che l’ispirazione iniziale per Miles Morales fu la visione di Donald Glover con addosso un pigiama di Spider-Man in una puntata della serie cult Community, momento che fece pensare a Bendis quanto sarebbe stato convincente l’attore nei panni di uno Spidey di colore. In linea con questa visione concreta di Bendis era anche l’approccio di Sara Pichelli, ideatrice grafica del personaggio, che tende ad avvicinarsi ai character cercando una continuità tra loro fisicità e la loro indole, cercando anche un’assonanza con il loro ambiente e il contesto sociale in cui si muovono. Un meccanismo particolarmente propizio per la nascita di Miles Morales, che ancora più del suo più noto ispiratore è calato all’interno di una società poliedrica e contemporanea che, inevitabilmente, influisce anche sulla sua caratterizzazione. 

Come da tradizione, i poteri di Miles sono frutto di un morso da parte di un ragno oggetto di esperimenti da weird science. Durante un esperimento, il dottor Markus utilizza il sangue di Peter Parker per ricreare i poteri del Ragno, ma il criminale Prowler, alias Aaron Davis, ruba la formula dal laboratorio dello scienziato. Durante questo furto, un ragno parte dell’esperimento, denominato cavia 42, finisce nella sacca di Davis, e da questa esce in seguito a casa di Davis per morsicare il nipote, Miles Morales, conferendogli poteri da Ragno, seppure diversi da quelli di Parker. 

Prima di essere protagonista di una propria serie e divenire un beniamino del pubblico, Miles Morales compare in Ultimate Fallout (2011), miniserie ambientata nell’universo Ultimates che pone gli eroi marveliani davanti a un evento sconvolgente: la morte di Spider-Man. Nel quarto capitolo di Ultimate Fallout, un nuovo Spider-Man si aggira per New York, suscitando anche una certa ostilità da parte della popolazione, che considera irrispettoso che qualcuno si sostituisca a Parker. Nonostante questa avversione, il giovane Miles Morales, il volto sotto la maschera di Spider-Man, non intende lasciare questo ruolo, spinto e ispirato proprio dalla gesta di Parker.

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Pur essendo un erede di Parker nell’universo Ultimates, Miles Morales è profondamente diverso dal suo predecessore. Un aspetto che non sorprende, considerato come i due personaggi siano figli non solo di autori profondamente differenti, ma siano anche indirizzati a un target di lettori differente, appartenenti a diverse congiunture socioculturali che distanziano notevolmente i due Ragni. Non si tratta solamente di una differenza anagrafica, quanto di una diversa origine emotiva dei due characters, aspetto che consente anche di valutare come quel senso di immedesimazione dei giovani lettori sia mutato con il passare degli anni. 

Pur animati da un intento rinnovatore lodevole, Bendis e Pichelli incassarono anche delle critiche da parte dei fan del Ragno, che, incuranti il tutto avvenisse in un universo differente da quello principale della Casa delle Idee, non aveva comunque accettato la morte di Peter Parker. Un’avversione manifestata ancora prima dell’annuncio del suo erede, che invece divenne rapidamente un simbolo per le minoranze, al punto da diventare un elemento di discussione anche al di fuori dell’ambito dei comics, tanto che diversi commentari vicini alla destra americana non tardarono a evidenziare un presunto politically correct di Marvel Comics, accusandola di aver voluto imporre una visione vicina alla presidenza, al tempo rappresentata da Barack Obama. 

Accuse rispedite al mittente non solo dal simbolo della Marvel, Stan Lee, che rivendicò la tradizionale apertura della casa editrice nei confronti dell’evoluzione sociale degli States, ma anche dall’allora editor in chief Axel Alonso:

Miles Morales è un riflesso della cultura in cui viviamo, amo il fatto che mio figlio Tito possa vedere svolazzare nel cielo uno Spider-Man il cui cognome è Morales. E considerato il feedback che abbiamo ricevuto non sono il solo

Quanto detto da Alonso è corroborato dall’immediato successo di Miles Morales, che diventa rapidamente un beniamino dei lettori. Un traguardo raggiunto grazie alla sua dimensione più grounded, più urbana e quotidiana rispetto al Parker moderno, grazie a una narrazione misurata e ad ampio respiro di Bendis, che non accelera i tempi per imporre a Miles il suo costume, ma si prende i giusti spazi per raccontarne lo spirito e renderlo un personaggio credibile, prima ancora che un eroe.

Una perfetta scansione dei tempi che viene ben riassunta dall’opinione di David Pepose di NewsRama:

La più grande vittoria ottenuta da Bendis con Miles Morales è che ci porta ad affezionarci a lui, e a farlo rapidamente. Anche se stiamo ancora grattando la superficie di ciò che lo rende appassionate, stiamo già vedendo il mondo attraverso i suoi occhi, in modo simile a quanto facevamo con Parker ma al contempo in una maniera più concreta Ma quella vena di colpevolezza stile Parker – quella tendenza nevrotica, maniacale al sacrificio che deriva dal concetto che da grandi responsabilità derivano grandi poteri – è ancora intatta

Bendis e Pichelli rimangono quindi fedeli alla tradizione narrativa marveliana, non solo nel creare un personaggio credibile, al netto dell’ovvia allegoria supereroica, ma colgono lo zeitgeist del periodo per renderlo il fulcro emotivo di Miles Morales. Ed è questa lucida analisi dell’oggi, il saper traslare la strada newyorkese reale all’interno della finzione narrativa ad avere sancito il successo di Miles Morales.

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Miles Morales o Peter Parker: chi è lo Spider-Man più forte?

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Pur accettando che il ‘nostro’ Peter Parker, quello di Terra-616, sia ancora operativo, non possiamo ignorare come il suo invecchiare lo avvicini ai lettori che sono letteralmente cresciuti con lui. Da adolescente tormentato, Peter è divenuto un uomo adulto, le sue preoccupazioni quotidiane sono mutate e anche il suo approccio alla vita supereroica si è evoluto, passando attraverso capitoli intensi come L’ultima caccia di Kraven  o venendo esaltata da run particolarmente intense, come avvenuto negli anni 90 con la gestione di Todd McFarlane. 

Questa maturazione separa quindi Spidey dal lettore adolescente, che tende a non riconoscersi in questo svolazzante adulto. La nascita di Miles Morales è quindi propedeutica alla ricostruzione di un rapporto tra personaggio e lettori, focalizzata fondamentalmente sull’empatia delle problematiche adolescenziali. Una ricerca che non poteva tradursi in un’operazione di simil-reboot, ma che necessitava di trovare una nuova chiave di lettura, da ricercarsi all’interno della contemporaneità. È stata questa concezione a portare Bendis a rivoluzionare profondamente alcuni tratti tipici della dimensione intima ed emotiva di Parker, offrendo a Miles Morales la possibilità di presentarsi al pubblico come un Ragno con una propria identità specifica. 

Contrariamente al Ragno più celebre, Miles Morales ha una famiglia, rappresentativa del melting pot culturale newyorkese, con padre afroamericano e madre latina. In questa modalità, Bendis riesce a lavorare su una diversa caratterizzazione del personaggio, eliminando quel tratto di senso di colpa tipico della nascita dello Spidey tradizionale, coinciso con la morte di zio Ben e la consacrazione che ‘da grandi poteri derivano grandi possibilità, andando a creare una visione eroica più intima e psicologica. Miles cresce in una famiglia in cui il padre, poliziotto, ha un passato turbolento condiviso con il fratello Aaron, che agli occhi di Miles rimane quasi un idolo per via del suo approccio tutt’altro che consueto alla vita. Questa dicotomia tra legge e vita ribelle è fondamentale nelle prime battute della vita editoriale di Miles Morales, arrivando a un punto di svolta quando Miles Morales scopre che lo zio è un criminale e durante, uno scontro, perisce, non prima di lanciare quello che sembra un anatema su Miles: tu sei come me

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Su questa frase, Bendis costruisce la disamina eroica di Miles Morales, spostando la sua origin story emotiva non solamente sul concetto di responsabilità caro al mito del Ragno, quanto sul timore di esser geneticamente predisposto al crimine. Una rivoluzione in termini per un character legato al mito del Ragno, che si sposa anche a una maggior contestualizzazione con l’ambiente sociale rispetto alle avventure del Parker tradizionale, con Miles Morales che diviene incarnazione delle difficoltà quotidiane delle minoranze, assumendone l’identità anche sul piano stilistico, grazie all’ottimo lavoro di Sara Pichelli sul costume di Miles, spiccatamente urbano e più concreto.

Questo risvolto più intimo e graffiante impatta fortemente sulle personalità di Miles, che pur essendo più giovane di Parker appare più serio e focalizzato durante i momenti di massima tensione, non cedendo alla tradizionale tendenza di Parker di sdrammatizzare con battute e derisioni i nemici, ma invece preferisce rimanere all’erta e spesso silenzioso durante gli scontri. 

Non si può non evidenziare come Miles Morales abbia inizialmente un’avversione ai suoi poteri, considerato che vorrebbe vivere un’esistenza normale. Tutt’altro che indirizzato a una vita eroica, contrariamente al Ragno tradizionale, Miles nasconde i suoi poteri sino alla morte del Parker del suo universo, evento che lo spinge a rivedere la propria posizione e infine abbracciare la sua identità supereroica. Una scelta che lo porta a dover nascondere la propria doppia identità alla sua famiglia, considerata l’avversione del padre ai metaumani, ma che invece viene confidata al suo miglior amico, Ganke.

Nell’idea di voler distinguere Miles Morales da Peter Parker si scelse anche di lavorare sui poteri del giovane eroe, che dovevano mostrare nuovi doni non posseduti da Peter, ma che fossero anche parte della personalità di Miles. Da qui la capacità di poter divenire invisibile confondendosi con l’ambiente circostante, o un senso di ragno molto più intenso, al punto da porsi l’interrogativo se non possa parlare quasi di un potere precog, considerato che Miles aveva addirittura sognato la morte di Parker prima del tragico evento. 

Contrariamente a Parker, che non era dotato di poteri aggressivi ma passivi in fatto di combattimento, Miles Morales ha il dono di poter emettere scariche di energia, definite morsi, con cui stordire i nemici, o addirittura emettere dei lacci energetici dalle dita con cui bloccare gli avversari. 

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Miles Morales nella continuity marveliana

Le infinite potenzialità del multiverso si sono rivelate spesso una panacea per le velleità narrative dei diversi autori, che giocando sulle infinite possibilità in infinite combinazioni offerte dal multiverso si sono lanciati in esperimenti più o meno arditi. Dalla creazione di grandi concetti futuristici come Marvel 2099 sino al più strutturati e concreto universo Ultimate, dove a inizio millennio si è cercato di dare una nuova visione dei tradizionali eroi marveliani. Contrariamente ai What if…? il multiverso influisce direttamente sulla trama e lo sviluppo della complessa continuity marveliana, aspetto che ha consentito di spostare la presenza di Miles nell’universo principale, quello di Terra-616.

Dopo alcuni eventi mirati, come Spider-Men, la presenza di Miles Morales su Terra-616 è stata sancita al termine del maxi-evento Secret Wars (2015), quando Jonathan Hickman ha rivoluzionato l’ingarbugliato multiverso marveliano andando a creare un nuovo ordine in cui l’universo principale è divenuto patria anche di personaggi di altri universi, come accaduto a Miles Morales.  Una trovata che ha consentito di avere ben due Spider-Man diversi ad operare a New York, portando a creare una sorta di fraterna rivalità che, per Miles, si è tradotta nell’essere spesso considerato l’altro Ragno, o ‘quello giovane’. Un’ulteriore pressione per un adolescente già fortemente caratterizzato da situazione interiori tutt’altro che lievi, che è comunque riuscito a trovare un proprio posto in questa nuova realtà, anche sfruttando la propria tendenza a socializzare entrando a fare parte della supersquadra teen dei Champions. 

Spider-vers/Spider-Geddon

In quanto ragno, Miles è stato parte attivo del maxi evento Spider-Verse/Spider-Geddon, la saga multiversale ambientata nel multiverso personale dei Ragni che ha visto varianti di Spider-Man da ogni dimensione partecipare alla lotta per preservare la vita dei Ragni. Anche in questo frangente, la presenza di Miles ha consentito di mostrare una diversa interpretazione della consueta etica di Spider-Man, non solo contrapponendolo al Parker di Terra-616 ma rendendolo parte di un più ampio affresco ragnesco, in cui le diverse personalità e le differenti esperienze di vita concorrono non solamente a salvare lo Spider-verso ma a preservare lo spirito autentico del Ragno. 

Nel Marvel Universe, quindi, Miles Morales diventa non un nuovo Ragno, ma più prosaicamente una nuova interpretazione del personaggio, capace di spingersi verso nuove direzioni anche in concomitanza alla presenza dello Spider-Man originale. Risultato non certo scontato, ma che è frutto di un’attenta costruzione emotiva del personaggio e della scelta dei suoi creatori di andare a toccare in modo rischioso uno dei pilastri dell’immaginario marveliano. Non stupisce, dunque, che Miles Morales sia divenuto il cardine narrativo di una trasposizione cinematografica divenuta un instant cult come Spider-Man: Un nuovo Universo che, pur coinvolgendo diverse Spider-persone, vede proprio nell’adolescente newyorkese il suo fulcro emotivo 

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