Neon Genesis Evangelion: significato dell'opera e spiegazione del finale

La guida definitiva all'opera magna (e più discussa) di Hideaki Anno.

Autore: Matteo Tontini ,

Neon Genesis Evangelion, la serie creata da Hideaki Anno è una delle opere più grandiose di sempre per quanto riguarda l'animazione giapponese. Ha plasmato l'immaginario nipponico e, tutt'oggi, è uno degli anime più analizzati, studiati, citati e discussi di sempre. L'opera ha ispirato interi volumi di approfondimento, dissertazioni, tesi di laurea e quante più riletture si possano immaginare da parte dei fan.

In Giappone è considerata un mostro sacro, un "must watch" e, sebbene di primo acchito si profili come un semplice cartone animato in cui robottoni combattono enormi mostri cattivi per salvare l'umanità, ha significati intrinseci complessi che sono stati - e sono ancora - oggetto di analisi sociologiche e speculazioni teoretiche.

Eppure Neon Genesis Evangelion non ebbe un successo immediato: quando andò in onda per la prima volta, nel 1995, la serie non fu trasmessa neppure su tutto il territorio nazionale (ma solo in 13 delle 47 prefetture del Giappone): ne seguì un oneroso dispendio monetario, che costrinse lo studio d'animazione Gainax a strisciare sui gomiti fino all'ultimo episodio e a interrompere il progetto. A partire dalla sedicesima puntata si assiste difatti a un riciclo continuo delle animazioni, che raggiungono l'apice della povertà negli episodi finali (25 e 26), ricchi di immagini statiche e testi che scorrono su sfondo nero.

Solo dopo la distribuzione in Home Video, l'opera di Anno ha ottenuto un successo planetario, diventando il fenomeno culturale e commerciale che tutti conosciamo. Lo studio Gainax poté rimettere mano agli episodi finali grazie all'improvvisa gloria, completandoli con rifacimenti grafici e scene aggiuntive (nella Director's Cut, nota anche come Renewal of Evangelion).

Ma come finisce Evangelion? Qual è il significato dell'anime? Abbiamo provato a rispondere a queste complicate domande con la seguente guida, che vi permetterà di fare luce su uno dei cartoni animati più chiacchierati della storia.

Neon Genesis Evangelion (1995)

04/10/1995 (ja)
Sci-Fi & Fantasy, Animazione, Dramma,

La storia si svolge nella futuristica città di Neo Tokyo-3 a distanza di quindici anni da una catastrofe di impatto planetario nota come Second Impact e si ince...

Trama e significato di Evangelion

Nell'anno 2000 il Second Impact, un cataclisma che colpisce l'Antartide causando lo scioglimento dei ghiacciai, mutamenti climatici e l'innalzamento del livello del mare, porta a una serie di conflitti globali per le poche risorse rimanenti. Muoiono circa tre miliardi di persone.

La catastrofe sarebbe stata causata da un meteorite schiantatosi al polo sud, secondo la versione ufficiale dei fatti, ma pochi sanno la verità: l'umanità ha rischiato di estinguersi per colpa di un esperimento fallito su un gigantesco essere umanoide, il primo Angelo, Adam. È il capostipite di una serie di misteriosi nemici che nel giro di pochi anni cominciano ad attaccare il Pianeta, uno alla volta. Per far fronte all'avvento di queste creature - profetizzato in antichi documenti noti come Pergamene del Mar Morto - gli umani si affidano all'organizzazione NERV.

Lo scopo di questa agenzia speciale militare posta sotto il controllo delle Nazioni Unite è annientare gli Angeli, ma anche avvicinarsi all'agognata evoluzione dell'umanità; in altre parole, il sentiero verso Dio. La chiave per il raggiungimento di entrambi gli obiettivi sono gli Evangelion (Eva per gli amici), enormi mecha antropomorfi rivestiti con una spessa corazza protettiva e dotati di vari equipaggiamenti di supporto, peraltro in grado di rigenerare le proprie ferite e le parti del corpo rimaste danneggiate nelle operazioni belliche.

Protagonista di Evangelion è Shinji Ikari, quattordicenne che nel 2015 si reca a Neo Tokyo-3 per rincontrare suo padre Gendo dopo dieci anni. Nemmeno a dirlo, è lui uno dei Children, ovvero i soggetti assegnati al pilotaggio degli Eva. A fargli compagnia ci sono da una parte la taciturna Rei, dall'altra l'esuberante Asuka, anch'esse adolescenti.

In superficie, la trama di Neon Genesis Evangelion potrebbe sembrare la stessa di Jeeg Robot, piuttosto che di Daitarn 3 o di Goldrake (UFO Robot), ma sotto l'involucro nasconde tematiche e significati profondi, più complessi da interpretare di quanto ci si potrebbe aspettare da un anime con i robot. Uno degli aggettivi più utilizzati per descrivere l'opera magna di Hideaki Anno è "psicologica", a volte anche "spirituale" (quando si vuol fare proprio i puntigliosi). Non a caso sono disseminati nella serie numerosi riferimenti religiosi, soprattutto al cristianesimo e all'ebraismo, sia sul piano contenutistico che su quello puramente grafico: ci sono temi e motivi iconografici religiosi, utili per conferirgli un'aria esotica e misteriosa tale da differenziarla dai comuni mecha.

Ma qual è il significato di Neon Genesis Evangelion? La serie è anzitutto una storia sulla redenzione umana, ma anche sull'evoluzione e sul significato dell'esistenza stessa. Di seguito potreste trovare alcuni spoiler, pertanto continuate la lettura con cautela.

Nell'opera, le persone devono fare i conti con un'impetuosa punizione (presumibilmente) divina, gli Angeli. Potrebbero essere definiti gli antagonisti della serie, visto che a più riprese attaccano il quartier generale della NERV e non si preoccupano di distruggere qualunque cosa gli si pari davanti. All'inizio non si conosce il loro scopo e l'organizzazione militare che li combatte non è in grado di analizzarne le modalità d'azione. Un flagello che Dio manda agli uomini per castigarli, o almeno così sarebbe lecito interpretare la loro natura. In un secondo momento si scopre, tuttavia, che sono attratti da un Angelo imprigionato nella sezione più profonda della NERV, Lilith, e quindi mossi da una ragione a riprova del fatto che c'è sempre un motivo per cui redimersi, anche quando non è lampante.

Altra tematica che affronta Hideaki Anno con l'anime è la comunicazione interpersonale. Evangelion è un urlo contro gli otaku, eccessivamente introversi e chiusi in loro stessi, che rifiutano ogni (o quasi) contatto con il mondo esterno. Il messaggio lanciato dall'autore si concretizza nei personaggi, primo tra tutti Shinji, che ha gli atteggiamenti classici di chi vive dentro una campana di vetro: non ha amici e non riesce a relazionarsi con gli altri, una persona che "non vive la vita". Asuka è invece una bizzosa ragazza che cela il proprio dolore dietro una maschera di strafottenza ed eccedenza, protezione che inevitabilmente cade quando scopre che Shinji è migliore di lei nella sincronizzazione con il suo Eva, mandando in frantumi il suo ego. Ben più feroce è l'attacco di Anno agli otaku con il personaggio di Rei, depressa e con tendenze suicide: non ha una vera personalità e viene costantemente manipolata dagli altri, conduce una vita senza godere di niente e trascorre il suo tempo passivamente, come se tutto le stesse scivolando addosso. Non a caso (SPOILER gigantesco), si scopre addirittura essere una bambola, con nulla di umano se non parte del pensiero di Yui, la madre di Shinji.

Neon Genesis Evangelion ha inoltre un'impronta autobiografica, come confermato dallo stesso Anno, in cui la trama e i personaggi sembrerebbero riflettere i quattro anni di depressione dell'autore. È proprio durante la lavorazione di Evangelion che egli respinse lo stile di vita da otaku che aveva adottato, considerandolo una specie di autismo forzato. Sentì che i giapponesi dovevano aprire gli occhi il prima possibile, sin da bambini, per ambire a un modello di vita differente da quello di reclusi e asociali (ecco perché la serie fu trasmessa in un orario accessibile ai più piccoli).

L'ambientazione post apocalittica di Evangelion, poi, è influenzata dal clima socioculturale della guerra fredda: il timore di un nuovo conflitto era collegato alla paura dell'utilizzo delle armi nucleari (che hanno segnato nel profondo i giapponesi con le bombe di Hiroshima e Nagasaki) e al terrore della fine del Mondo, complice anche l'avvento del nuovo millennio - con annesse relative superstizioni - e le numerose catastrofi naturali che sovente si abbattono sul Giappone. Anno si è dunque interrogato sul ruolo di Dio in tutto questo, qualora esistesse una qualche divinità a muovere i fili là fuori, ed Evangelion dà forma alle sue riflessioni talvolta agnostiche. Domande quali "Questo Dio esiste?", "Qual è la relazione tra uomo e Dio?", "Qual è la vera natura dell'evoluzione?", eccetera eccetera… sono tutti quesiti trascendentali a cui il regista dell'opera cerca in qualche modo di dare risposta nell'anime. A suo modo.

Che genere di anime è Neon Genesis Evangelion?

Neon Genesis Evangelion viene spesso catalogato nel genere mecha, ma i robottoni protagonisti della storia non sono dei veri e propri mech, intesi come giganteschi macchinari di solo metallo. La loro costituzione è infatti identica a quella di un essere umano (dimensioni a parte): hanno uno scheletro, un sistema nervoso e un apparato circolatorio. La loro natura è essenzialmente organica e si può dire che abbiano persino un "cuore": una stella rossa chiamata nucleo situata in corrispondenza del torace. L'opera non ribalta i codici del genere soltanto sul piano estetico - gli Eva sono molto diversi nelle forme dai robot che li avevano preceduti, basti pensare che Anno si ispirò agli Oni, i demoni del folklore giapponese, per la loro creazione - ma anche su quello narrativo e filosofico.

Fino alla nascita della serie, il mecha non era mai andato oltre l'argomentazione "buoni contro cattivi", sebbene avesse subito una rilevante evoluzione già grazie a Gundam (tra il 1979 e il 1980), che portò il genere a un livello più adulto e realistico (missili limitati, etc.). In Neon Genesis Evangelion la battaglia tra bene e male è molto relativa, perché di fatto la stessa NERV (o meglio, l'organizzazione che si cela dietro di essa, la Seele), nasconde un obiettivo oscuro e imperturbabile: il Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo, un piano che sembra avere lo scopo di rivedere il rapporto fra la Divinità e l'Umanità. Pertanto la dicotomia tra bene e male è soltanto la scorza di una produzione che scava molto più a fondo, sia nel collettivo che nel proprio io.

Anno disimpegna l'anime dai canoni del mecha anche facendo sì che gli Eva non siano scatole vuote, controllate esclusivamente dai piloti al loro interno, ma dalla defunta madre dei Children (in connessione grazie a un legame di tipo psichico). A causa della prematura morte delle madri dei piloti, le relazioni tra robot e protagonisti adolescenti sono spesso conflittuali, e talvolta mandano il mech in un pericoloso stato di berserk, durante il quale l'umanoide comincia ad agire in preda a una furia distruttiva - metafora del rapporto genitore/figlio e degli scontri che spesso scaturiscono durante la convivenza, specie in età adolescenziale.

Come accennato poc'anzi, Evangelion detta nuove leggi del mecha conferendo alle Unità un aspetto minaccioso, affinché si avvicinino più a "un antieroe" che a un robot salvatore. In un primo bozzetto, l'Eva era identificato come il volto "demoniaco" di Mazinga. Lo stesso Anno ha dichiarato:

Sarebbe l'ideale se i più piccoli piangessero vedendo un solo episodio.

Nei piani iniziali avrebbero avuto un colore lugubre, a eccezione degli occhi, completamente bianchi con un contorno rosso.

Come finisce la serie animata, il finale spiegato

Quello di Neon Genesis Evangelion è un finale atipico e variamente interpretato. Ancora oggi è oggetto di dibattiti e, come è stato capace di sommuovere gli animi di molti, c'è chi lo considera un espediente narrativo per concludere una serie priva di senso o una scelta economica per lo stesso fine. Ciò che è evidente, a prescindere da tutto, è che i suggestivi scontri con gli Angeli e i riferimenti mistico-religiosi fanno soltanto da cornice a un significato ben più profondo, che sfocia in un epilogo introspettivo e psicologico. Nelle ultime due puntate viene infatti rivelato il vero senso del Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo, un piano astratto e intangibile che mira allo studio del proprio "io" da parte di Shinji e quindi, generalizzando, di tutta l'umanità: un percorso che porta a scrutare dentro sé stessi per scoprire verità e menzogne, acquisendo coscienza di ciò che si è veramente. Il protagonista, per esempio, capisce non solo quanto provi disprezzo verso sé medesimo, ma anche che è proprio questo odio nei confronti della sua persona a indurlo a ritenere che (pure) il prossimo lo detesti.

È tutto questo che lo spinge a crearsi un involucro protettivo, una barriera, che lo rende indifferente a ciò che lo circonda e distaccato nei confronti degli altri ("Sono stato abbandonato da mio padre perché ero inutile, quindi tutti mi odiano o mi tollerano solo fintantoché sono utile"). Shinji, verso la fine della serie, finisce per uccidere Kaworu Nagisa, rivelatosi essere l'ultimo Angelo Tabris ma anche suo unico amico, un comportamento analogo a quello del detestato padre Gendo Ikari, il cui unico desiderio è quello di riunirsi alla defunta moglie Yui - fondendo tutta l'umanità in una sola coscienza collettiva. Se da un lato viene spinto a tanto da Tabris stesso, per prevenire la distruzione dell'umanità, dall'altro commette un omicidio (Kaworu aveva una forma umana): il fine giustifica i mezzi?

Quello di Evangelion è un mondo dove le proprie convinzioni vincolano la libertà dei personaggi a causa di condizionamenti che hanno subito nella vita. Il finale vuole dunque scardinare tutto ciò che il protagonista - leggasi lo spettatore - ha costruito irrazionalmente nei propri anni a causa di paure, timori, angosce. È questo "svegliarsi dal sonno" che viene metaforizzato nell'anime con l'ultimissimo episodio, in cui Shinji ha distrutto il guscio protettivo che si era formato attorno a lui e, in quello che sembra essere un teatro, genitori, amici e conoscenti lo applaudono per aver finalmente capito il senso della vita.

La fine di The End of Evangelion: la differenza tra la il finale televisivo e quello cinematografico

L'epilogo della serie animata non soddisfece tuttavia gran parte degli spettatori, i quali chiesero a gran voce una conclusione più chiara dell'intreccio narrativo di Neon Genesis Evangelion, anche per dare risposta alle numerose domande rimaste irrisolte. Motivo questo per scrivere un remake degli ultimi due episodi.

Così, il 15 marzo del '97 uscì nelle sale cinematografiche giapponesi Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth, pellicola suddivisa in due segmenti: "Shi" (ovvero "Morte") che riassume i primi 24 episodi della serie aggiungendo alcune sequenze inedite, e "Shinsei" (traducibile come "Rinascita") che funge da prologo a The End of Evangelion, versione alternativa degli ultimi due episodi - quelli maggiormente additati di eccessiva complessità filosofica.

A ogni modo i due finali, televisivo e cinematografico, vennero concepiti concettualmente identici; la sola differenza è che la conclusione della serie, che fa perno sulla psicologia dei personaggi principali, si incentra sul Progetto per il perfezionamento dell'uomo da un punto di vista interno.

Quando Gendo cerca di fondersi con Rei per avviare il Perfezionamento, la giovane tradisce le sue aspettative unendosi a Lilith. Dopo aver raggiunto dimensioni gigantesche, la fusione tra Rei e Lilith assorbe l'Eva-01 con Shinji Ikari al proprio interno: diversamente da quanto preventivato dalla Seele, tuttavia, il protagonista ha la facoltà di decidere l'esito del progetto: mettere la parola "fine" a tutto quanto o scegliere di vivere in un Mondo in cui esistono anche gli altri, mandando in fumo i piani dell'organizzazione. Dopo il percorso (e la crescita) di Shinji a livello introspettivo e strettamente personale, il quattordicenne decide di "vivere la vita", non temendo più di venir ferito dalle persone che lo circondano. Alla fine si risveglia su una spiaggia, con Asuka al suo fianco.

Guardando l'opera di Hideaki Anno e i seguenti film ci si può facilmente perdere. Sono tanti i dubbi che lo spettatore potrebbe porsi dopo una prima visione. In realtà il protagonista è morto? Sono passati tutti a miglior vita? Si trattava di un sogno? O, più semplicemente, nelle ultime sequenze vediamo i personaggi nel paradiso? Nulla di tutto ciò, come spiegato in questa lunga disamina.

Anche dopo The End of Evangelion, sembrerebbero necessari numerosi rewatch per comprendere appieno il significato dell'anime e la lezione di fondo che impartisce: la vita può essere dura, destabilizzante e a volte spietata, ma provare anche le più spiacevoli delle sensazioni significa essere vivi e, quindi, esistere.

Le interpretazioni di Evangelion

La lettura religiosa

La mitologia di Neon Genesis Evangelion è un intricato intreccio di simboli religiosi provenienti da varie tradizioni, tra cui il Cristianesimo, l'Islam e l'Ebraismo. Croci, alberi della vita, nomi come Adam, Lilith e Eva permeano l'opera, conferendole un'aura misteriosa e sacra. Sebbene molti di questi riferimenti possano sembrare arbitrari, contribuiscono a creare un'atmosfera mistica e a suscitare la curiosità dello spettatore, incoraggiandolo a interpretare il significato più profondo dietro la narrazione.

Lettura postmoderna

L'approccio di Neon Genesis Evangelion alla narrazione riflette una prospettiva postmoderna, che sfida le grandi narrazioni e le istituzioni tradizionali a favore del relativismo e dell'individualismo. Attraverso il percorso dei suoi personaggi principali, l'anime esplora temi come l'alienazione, l'identità e la disillusione, mettendo in discussione le convenzioni culturali e sociali. In questo modo, Evangelion non è solo un anime mecha, ma anche una riflessione critica sulla società contemporanea e sulle sue complessità.

Lettura psicologica

Neon Genesis Evangelion, ispirato dall'esperienza personale del suo creatore con la depressione, offre una profonda esplorazione della psiche umana. Attraverso i suoi personaggi complessi e le loro lotte interiori, l'anime affronta temi come il trauma, la solitudine e l'autodistruzione. Shinji, Asuka e Rei, ognuno con i propri demoni interiori, rappresentano le diverse sfaccettature dell'angoscia umana, offrendo allo spettatore uno spaccato autentico e commovente della condizione umana.

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