Prophecy: le interviste a Andrea Sgaravatti e Jacopo Rondinelli sul set

Grazie a Brandon Box, siamo stati invitati sul set di Prophecy, la trasposizione live action del manga omonimo di Tetsuya Tsutsui.

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Autore: Lorenzo Ferrero ,

Grazie a Brandon Box, siamo stati invitati sul set di Prophecy, la trasposizione live action del manga omonimo di Tetsuya Tsutsui, le cui riprese si sono svolte interamente a Torino e dintorni, in quella che sarà una rivisitazione della storia tutta ambientata in Italia.

Nel corso del pomeriggio, abbiamo avuto modo di assistere alle riprese di una scena davanti ad un "finto tribunale" di Torino, con una folla inferocita che manifesta proprio davanti all'edificio, fomentata dal personaggio interpretato da Ninni Bruschetta, noto attore siciliano conosciuto principalmente per il ruolo di Duccio Patanè nella serie TV italiana Boris.

Tra un ciak e l'altro e riguardo all'intero progetto, siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con il produttore del film e CEO di Brandon Box Andrea Sgaravatti, e col regista del film Jacopo Rondinelli, già autore del film Ride del 2018.

Intervista ad Andrea Sgaravatti

Perchè Brandon Box ha deciso di trasporre in live action proprio Prophecy?

Stavamo cercando un manga da adattare, subito dopo essere entrati in produzione con Dampyr. Così abbiamo chiesto a Marco Schiavone di JPop di consigliarci qualcosa di raggiungibile, visto che ottenere le IP dei prodotti giapponesi è sempre difficilissimo, oltre al fatto che ci piaceva l'idea di fare un progetto totalmente italiano, ambientato in Italia. Così ci ha parlato di Prophecy, ci è piaciuto e abbiamo pensato che sarebbe stato bello adattarlo nel nostro contesto, ai giorni nostri, in Italia. Abbiamo fatto la proposta, è stata accettata ed è iniziata una lunga fase di scrittura che è iniziata ormai nel 2020.

Come mai è stata scelta Torino?

Inizialmente pensavamo di girarla a Milano, ma la città non è così "friendly" quando si parla di produzioni cinematografiche. Così abbiamo iniziato a informarci su Torino, a parlare con la Film Commission e a scoprire la città. Inoltre abbiamo poi saputo che la città ha un elevatissimo numero di start-up dal punto di vista tecnologico e visto che la nostra storia inizia proprio con una start-up, abbiamo deciso di girarla e ambientarla proprio qui.

Esiste già una trasposizione live-action di Prophecy di produzione totalmente nipponica. Quanto ha influenzato questo adattamento nostrano?

Non tantissimo, perchè abbiamo anche cambiato il tono, rendendolo più ironico e meno "pesante", rispetto all'originale, ma con il co-sceneggiatore Paolo Bernardelli, mentre eravamo a metà della sceneggiatura, ci siamo guardati il film originale e ci siamo accorti che un punto era fondamentale nella storia: l'importanza dell'amicizia e del gruppo, cosa che si percepisce meno nel manga, ma che nella trasposizione live-action è molto marcata e che abbiamo voluto, ovviamente mantenere.

Ci sono state altre influenze che hanno contribuito alla realizzazione di questo lungometraggio?

Ce ne sono tantissime! Siamo nel mondo Pop e ovviamente i riferimenti non mancheranno, soprattutto dal punto di vista estetico, del tono e del ritmo e parlando con Jacopo (il regista) ci siamo scambiati diverse opinioni su altri prodotti. Vedrete!

Prima Dampyr, ora Prophecy, nel futuro L'Uomo Tigre. Quali saranno i prossimi progetti di Brandon Box?

Ovviamente non posso sbottonarmi troppo (ride), però abbiamo moltissimi canali diretti con Kodansha, Shueisha, Kadokawa, Square Enix e altre che sicuramente non vediamo l'ora di mettere in cantiere. Oltre a un sogno che noi abbiamo: fare dei film di Mecha; ovviamente bisognerà capire come realizzarli partendo da una produzione italiana, senza che costino cifre esorbitanti, ma ci lavoreremo. Contemporaneamente ci sono nuovi progetti, compresi adattamenti di videogames, che non vediamo l'ora di annunciare!

Intervista a Jacopo Rondinelli

Rispetto a Ride, Prophecy è un genere un po' diverso. Come ci si approccia a due prodotti così diversi?

Nella forma sono effettivamente due prodotti diversi, il primo aveva moltissime scene girate con GoPro, qualche drone e poco altro, questo invece è un film che ha una regia classica, anche se avremo dei momenti in cui vengono utilizzati dei linguaggi registici non proprio classici: telecamere di sorveglianza, microcamere sugli occhiali che creano una sorta di soggettiva e così via. Ma le tematiche, alla fine, non sono così diverse, perchè si parla sempre del rapporto tra uomo e tecnologia, tra l'uomo e il sistema, tra un'elite e una serie di persone che provano in qualche modo a farcela e a cavarsela a modo loro.

Questo sicuramente ha una vena più "comedy", è un film per certi versi, passatemi il termine, più "italiano", però ci trovo delle analogie, soprattutto per questo discorso della tecnologia. Certo, per motivi diversi e con dinamiche diverse, però è presente e ricorrente questo tema.

Ride è stato definito, all'epoca, un film sotto certi aspetti "sperimentale", per quello che riguarda il mercato italiano. Anche Prophecy sarà così?

Per Ride è arrivata la certificazione di "Film d'Essay", che riguarda tutti i film che sono stati girati con tecniche non convenzionali e che ha un approccio non convenzionale e mai me lo sarei aspettato! Prophecy sicuramente non apparterrà a questa categoria, ma per il mercato italiano avrà sicuramente degli elementi, degli sprazzi e degli spunti sia registici che narrativi fuori dagli schemi.

Se devo paragonarlo ad altri prodotti nostrani, ti direi "Lo chiamavano Jeeg Robot" o "Smetto quando voglio", quindi si, credo che avrà delle componenti sperimentali.

Il manga originale è molto cupo. Quando parli di "Parte comedy" cosa intendi? Come è stata inserita all'interno della narrazione?

E' abbastanza trasversale. Dal mio punto di vista, noi italiani siamo sempre stati in grado, per quanto riguarda il passato, di fare molto bene il cinema di genere, è nel nostro DNA. I due film che ho citato prima sono dei film di genere non prettamente comedy, ma che sono comunque presenti al loro interno, senza intaccarne la storia. Prophecy sarà comunque una spy story che non vuole prendersi troppo sul serio e la nostra volontà era di fare un film che comunque divertisse e intrattenesse, un film un po' "punk", da un certo punto di vista.

In Prophecy c'è un po' di polizziottesco, una parte spy, c'è anche un riferimento alle serie teen contemporanei, come Stranger Things, c'è un'estetica che richiama anche il mondo del fumetto, lavorando molto sulla palette di colori, che cambia a seconda delle realtà che vengono riportate su schermo: ad esempio quando si è nel mondo della polizia e della finanza hi-tech abbiamno toni più grigi e più cupi, mentre quando si è nel covo dei protagonisti è tutto più colorato, vivace, più pop, con delle matrici molto più simili a un fumetto.

Com'è stata la scelta del cast? Avevi già qualche nome in mente?

Avevamo in mente delle personalità per ognuno dei personaggi. Alcuni, con gli attori che abbiamo trovato sono molto simili a quelli a cui avevamo pensato, altri hanno preso delle vie diverse, ma piacevolmente. Il bello di fare un film è che è qualcosa di mutevole e finchè non lo chiudi è un po' come un animale che si divincola e cambia forma. La cosa bella è che devi saltare in groppa a questo animale e un po' portarlo dove vuoi tu, ma allo stesso tempo farti portare dove vuole lui.

Ad esempio, Damiano Gavino (il protagonista) ha tirato fuori un aspetto del personaggio che interpreta che ne io, ne Andrea ci saremmo mai aspettati! Inizialmente ce lo saremmo aspettati magari più sfrontato, più arrogante, invece lui è riuscito a dargli un taglio molto più tridimensionale e profondo e per noi è stato un valore aggiunto.

Oppure Ninni Bruschetta, che oltre a essere attore è anche regista ed è una persona che scrive tanto e molto spesso se ne è uscito con delle idee e delle proposte che hanno reso il suo personaggio più interessante di come ce lo eravamo immaginati noi.

Gli attori hanno centrato l'approccio del film, arricchendo i loro personaggi. Ogni volta che si realizza una scena, ci sono diverse discussioni su come deve essere fatta, perchè non c'è un solo modo, ma ce ne sono tanti. L'importante è capire e trovare quello che è più funzionale alla storia, dove ognuno ci mette del suo e se tutti andiamo nella stessa direzione, sicuramente non ci saranno intoppi, come sta succedendo fortunatamente.

Come pensi che venga recepito il messaggio del film? La "commedia" è un modo per smorzare un po' i toni crudi dell'opera originale?

Io penso che la commedia sia un ottimo espediente per raccontare qualsiasi cosa in modo trasversale, per non essere troppo retorici nel racconto. Soprattutto se la commedia la inserisci in un contesto in cui c'è poco da ridere. Ti può aiutare a far passare dei messaggi in modo meno palese, ma più interessante.

Credo che nella sua "leggerezza" si capisca che è un film fatto per intrattenere, però di fondo le tematiche non sono banali. Personalmente, preferisco il cinema che ti manda a casa con delle domande in più, piuttosto che con tutte le risposte, oltre che a regalarti dell'intrattenimento. Se alla fine del film, oltre a essere contento perchè "il bene ha vinto contro il male" riesci anche a porti delle domande, secondo me, è molto più interessante.

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