Kingsmen lo ha lanciato, Rocketman lo ha affermato come attore capace di alto livello. Black Bird, la nuova miniserie Apple in cui interpreta un ex spacciatore di droga che tenta di ottenere una confessione da un serial killer per l’FBI, sembra il progetto con cui Taron Egerton vuole confermare il suo status di attore di livello, producendo in prima persona la miniserie che gli fa da vetrina.
Ne abbiamo parlato con lui, che ci ha raccontato le difficoltà di un set impegnativo dal punto di vista fisico e mentale, ma anche in grado di lasciare bellissimi ricordi, come l’aver lavorato fianco a fianco con il compianto Ray Liotta, nel ruolo di suo figlio.
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Qual è stato l’aspetto che ti ha conquistato del progetto?
Taron Egerton - Beh, una volta che sei introdotto alla storia, vuoi disperatamente sapere la verità: Larry Hall ha davvero fatto ciò di cui è accusato o è solo qualcuno che ha la fissazione per confessare cose che non ha fatto?
C’è anche un altro aspetto, più egoista. Quando sei l’interprete protagonista di un progetto, c’è sempre una certa pressione affinché tu renda il tuo personaggio piacevole, gradevole per il pubblico. Nel copione di Denis Lehane questo presupposto invece è messo alla prova. Jimmy non è un personaggio che sia facile amare all’inizio della serie. Solo dopo averlo seguito dentro la storia lo diventa, spero (ride). Credo che lui scopra la sua stessa umanità in questo percorso. Entra più in contatto con la parte migliore di sé, in questa “danza con il diavolo”. Non sono sicuro che all’inizio mi piacesse molto come persona, ma come attore era qualcosa di diverso dal solito.
Com’è stato girare con Ray Liotta?
È stata un’esperienza molto arricchente dal punto di vista lavorativo. Non solo. Da quello umano, posso dire che alla fine delle riprese ero diventato un suo amico, anche se Ray non era davvero il tipo da dire certe cose ad alta voce. Il nostro rapporto lavorativo era molto soddisfacente, pieno, umano. Vorrei condividere qualche dettaglio con te, ma sono momenti non solo miei. Posso dire che sono stato fortunatissimo a porterci lavorare insieme e lui è stato sempre lì per me quando ne ho avuto bisogno.
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La serie inquadra chiaramente Jimmy e altri personaggi maschili come perpetuatori di una certa mascolinità tossica.
Lo show riguarda proprio questo tema. Penso che ci sia un elemento disfunzionale e problematico piuttosto chiaro all’inizio di Black Bird e riguarda il fatto di chi sia Jimmy come uomo. Quando si arriva a metà serie diventa un po’ più comprensibile perché sia fatto così e da dove derivi il suo rapporto con le donne. Tuttavia le sue motivazioni che lo portano a sentirsi e comportarsi così non sono comunque giustificate, ha perso la rotta. C’è qualcosa di brutto in come vediamo e rappresentiamo la virilità e Black Bird parla proprio di questo. Jimmy nello show capisce quanto sia sbagliato il suo modo di vedere le donne confrontandosi con Larry, che ha gli stessi problemi ma è oltre la possibilità di redimersi e rinsavire.
Ci sono aspetti di Jimmy che davvero non mi piacciono. Tuttavia qui il punto per me e per lo spettatore è capire che, per quanto detestabili, c'è un qualcosa di fondo che abbiamo tutti dentro di noi, che ne siamo consapevoli o meno. L’importante è cosa fai di quella parte che è dentro di te. Non è la persona che sono io, ma sarebbe impossibile interpretarlo se non avessi in me certi elementi.
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È vero che avete girato in una prigione autentica e in uso?
Sì. Ha reso semplicissimo immaginarsi come si sta lì dentro e ti posso dire che non sono per niente luoghi piacevoli in cui trovarsi. Lo scorso agosto ero in questa prigione di New Orleans, in questo caldo torrido e pensavo fosse folle non aver girato negli studios. Ora invece penso che aver girato lì abbia dato alla serie un certo senso di autenticità, gravitas e inospitalità…se capisci cosa intendo.
Starsene lì in una cella di metallo, in questo caldo torrido e insopportabile, parlando di cose orrende con personaggi orrendi…ti lascio immaginare. Creo che non aver girato in una ricostruzione “mediata” abbia davvero dato qualcosa alla serie.
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Paul Walter Hauser, che interpreta il serial killer Larry Hall, dice che è merito tuo se ha avuto la parte.
Davvero? No, non è vero. Quel che posso dire è che quando Dennis mi ha chiesto cosa ne pensassi, io ho risposto positivamente. L’avevo visto in Richard Jewell (il film di Clint Eastwood) e penso che qualcosa in quella performance sarebbe stato perfetto anche nel nostro caso. C’è un che di attivo e al contempo passivo in Richard ed è una caratteristica che ritrovo anche in Larry. C'è una certa remissività nel suo modo di fare. Larry non è Hannibal Lecter, è questo che intendo.
C’è stata una scena con lui che ti è piaciuto fare?
Considerando il “piacere” di esplorare questi temi, mi ha molto impressionato nella scena della caldaia. Larry e Jimmy si guardano dritto negli occhi e condividono molto più di una conversazione…Paul in quella scena lui è stato strepitoso.
I primi due episodio di Black Bird sono disponibili su Apple TV+ dal 8 luglio 2022. Potete leggere la nostra recensione per saperne di più: Cos'hai in comune con un serial killer? Guarda Black Bird e lo capirai.
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