Top Gun, storia di un mito: uno Star Wars con bulli e pupe girato rock 'n' roll

Com'è nato un cult capace di influenzare la moda e riscrivere la storia dell'action hollywoodiano. Top Gun, storia di un mito.

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Autore: Emanuele Zambon ,

Top Gun era un film che nessuno, se non i rampanti producer Don Simpson e Jerry Bruckheimer, voleva fare a Hollywood. In principio fu un articolo apparso su California Magazine che parlava dei cadetti della prestigiosa accademia United States Navy Fighter Weapons School di Miramar, in California, comunemente chiamata "Top Gun".

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A Bruckheimer venne l'idea per un high concept movie che fosse in grado di emozionare il pubblico attraverso una rappresentazione del volo e del dogfight - ossia quello che in gergo è indicato come il duello fra caccia - assolutamente inedita. "Star Wars sulla Terra", questo è ciò che aveva in mente e che inizialmente non registrò il gradimento dei vertici di Paramount.

Per fortuna di Bruckheimer e Simpson, ci fu un avvicendamento tra le alte cariche della major e il progetto venne avallato. A quel punto non restava che scovare il regista giusto e un cast under 30 formato da giovani star in rampa di ascesa.

Nessun film - ad eccezione forse de Il temerario e di alcune apprezzabili sequenze di Dunkirk - ha saputo catturare l'essenza del volo così come fece Top Gun. Buona parte del merito va attribuita a Tony Scott e alla sua lettura dello script come di una storia patinata di bulli e pupe. Il regista venne contattato grazie alla sua esperienza nelle riprese di aerei (aveva girato in precedenza alcuni spot per la casa automobilistica Saab in cui apparivano i jet Viggen costruiti dall'azienda svedese). Esperienza che risultò poi decisiva ai fini della riuscita del film. Nessuno prima di Scott, infatti, aveva mai mostrato i cieli in quel modo.

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Individuato il regista, occorreva trovare un protagonista: la prima scelta di Scott fu Matthew  Modine, che però rifiutò (fu "arruolato" invece da Kubrick, che lo volle in Full Metal Jacket). Bruckheimer e Simpson, invece, tentarono in tutti i modi di convincere Tom Cruise, considerato all'epoca la stella nascente di Hollywood. L'attore di Mission: Impossible accettò dopo aver effettuato un volo di prova, in formazione con la pattuglia acrobatica dei Blue Angels. Subito dopo aver atterrato, Cruise scese dall'aereo eccitato e disse: "Voglio farlo!".

Top Gun (1986)

16/05/1986 (en)
Azione, Dramma,

Pete "Maverick" Mitchell, un Tom Cruise in piena forma, e Nick "Goose" Bradshaw (Anthony Edwards) sono rispettivamente pilota e navigatore di aerei da guerra, n...

Il resto del cast includeva una Kelly McGillis (l'anno prima al fianco di Harrison Ford in Witness - Il testimone) troppo sexy per risultare credibile come astrofisica, l'antagonista Val Kilmer dal look che di lì a poco avrebbe fatto tendenza e la spalla Anthony Edwards, praticamente il fratello segreto di Kevin Costner.

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La fisicità di Top Gun, fornita da personaggi fac-simile tutto muscoli e stellette decorative, portò al cinema la carica erotica del fotografo Bruce Weber, tra le fonti di ispirazioni del regista Tony Scott. L'esplosione di corpi sudati intenti a giocare a beach volley, la scena di sesso in pieno stile videoclip e il tripudio di pettorali e bicipiti all'interno degli spogliatoi della base Miramar sono stati addirittura riletti negli oltre tre decenni dall'uscita del film in chiave gay/soft-porno (esiste un'esilarante parafrasi di Top Gun come di un conflitto fra etero e omosessualità fornita da Quentin Tarantino in Il tuo amico nel mio letto).

Mito vs realtà

Considerato il più grande spot per la Marina degli Stai Uniti mai realizzato, Top Gun vide in realtà i vertici della Difesa americana fare muro dinanzi a numerose richieste da parte della produzione. I militari non erano infatti entusiasti dello script: il colonnello al comando della base Miramar non vedeva di buon occhio il copione (le relazioni amorose fra ufficiali non erano affatto permesse, per questo il personaggio di Kelly McGillis venne trasformato in un consulente esterno). Venne inoltre cambiato il titolo - inizialmente era Top Guns - così come fu modificato l'aspetto dell'incidente in volo che causava la morte di Goose. 

L'aviazione, oltre ad acconsentire all'utilizzo di un unico missile e alle riprese su una portaerei, mise a disposizione alcuni F-14 Tomcat, affittati da Paramount per 7600 dollari l'ora. Era impensabile, infatti, realizzare un film sui caccia militari servendosi della tecnologia computeristica dell'epoca: il risultato sarebbe stato alquanto posticcio e avrebbe rischiato di rovinare in toto l'idea alla base del film: mostrare allo spettatore le battaglie dei cieli come nessuno mai aveva fatto.

Scott e il reparto addetto agli effetti speciali escogitarono allora una maniera nuova, addirittura rischiosa, per riprendere gli aerei in volo impegnati in incalzanti inseguimenti. Le scene furono girate adoperando alcune sofisticate cineprese montate su un Learjet - da cui venivano ripresi gli F-14 a distanza ravvicinata - e, per alcune soggettive, si fece uso di un F-5 appositamente modificato con un obiettivo montato sul muso (il velivolo appare in diverse scene del film).

Per quel che riguarda il cast, Cruise e soci volarono sul serio: l'alter ego del tenente Pete Mitchell effettuò tre voli come secondo pilota, portandosi addirittura alla quota di 15mila metri e volando a più del doppio della velocità del suono compiendo una serie di loop (durante il primo volo fu assalito da conati di vomito, prezioso risultò essere il sacchetto di plastica presente all'interno dell'abitacolo).

Il resto delle riprese aeree con protagonisti i vari Maverick, Iceman e Hollywood furono ultimate in studio, con gli attori rinchiusi in una sezione di un F-14 incidentato il cui perimetro venne occupato da fondali e telecamere rotanti.

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Quest'attenzione maniacale nei confronti delle riprese ad alta quota si tradusse in un realismo sbalorditivo del prodotto finito, per certi versi tendente al documentaristico. I caccia in Top Gun sono protagonisti aggiunti, mezzi maestosi lanciati in avvitamenti e manovre evasive. Risultò decisiva, a tali fini, la scelta di Scott di girare numerose scene in controluce al tramonto, esasperando la profondità di campo: la resa granulosa, l'affascinante silhouette dei velivoli e i toni caldi della fotografia diedero al look del film un aspetto a dir poco cool, costato in un'occasione al regista la bellezza di 25mila dollari: tanto sborsò tramite assegno per convincere il capitano al comando della portaerei Enterprise a deviare dalla rotta, in modo da avere la condizione di luce migliore.

La realizzazione di Top Gun, tecnicamente ardua, ebbe anche risvolti assai tragici: la morte del pilota acrobatico Art Scholl, ingaggiato dalla produzione per le riprese dei fondali. Il freestyler, per motivi mai veramente chiariti, precipitò inabissandosi nell'oceano. Alla sua memoria venne dedicato il film.

Come tutti gli action movies, anche l'aerocult di Scott fece ricorso agli effetti speciali, ma in un modo assai artigianale: dopo aver ripreso i Tomcat in volo radente con 6 macchine da presa installate su una torretta dell'Air Force posizionata su una montagna nel Nevada, la seconda unità si occupò di completare il girato adoperando modellini che riproducevano le fattezze dei caccia. Di volta in volta venivano lanciati in movimenti a spirale (in una scena del film, l'aereo colpito che precipita è in realtà uno di questi aerei giocattolo), ripresi da diverse angolazioni da macchine da presa a cui era stato in precedenza agganciato un trapano, utile per imprimere all'inquadratura le vibrazioni necessarie a rendere drammatici i momenti in cui si vedeva precipitare il jet.

Al realismo estetico raggiunto nelle fasi di volo fecero da contraltare le significative licenze poetiche adottate dal regista e dagli sceneggiatori. Il dogfight mostrato da Top Gun, ad esempio, non corrisponde per nulla alla realtà, sia in termini di distanze tra i velivoli che di velocità e manovre (tatticamente l'avvitamento è inutile, non consente all'aereo di spostarsi e portarsi fuori dalla zona bersaglio. È solamente un trick attraverso cui sbalordire lo spettatore).

Tutto il film, poi, poggia su situazioni puramente di fiction: l'elemento romance (la relazione tra Maverick e "Charlie"), il trofeo Top Gun che nella realtà non è mai esistito, le lezioni all'aperto con i caccia parcheggiati in bella vista e l'immancabile bandiera a stelle e strisce a dominare il tutto. 

Un film girato rock 'n' roll

La storia di Top Gun è quella di un classico hollywoodiano in cui la trama riveste un ruolo per certi versi marginale. Infarcita di stereotipi, è funzionale per la messa in luce dei protagonisti attraverso una serie di step (grande occasione/rivalità/tragico evento/difficoltà/riscatto).

"Giriamo rock 'n' roll", disse Scott ai produttori. E infatti il regista modificò alcuni aspetti dello script in base ai giornalieri. Per questo motivo la scena d'amore fra Maverick e Charlie venne girata in un secondo momento. Nel film si vede Kelly McGillis in ascensore con un cappellino e Tom Cruise con i capelli bagnati dopo una doccia: l'attrice, infatti, portava un taglio molto corto mentre Cruise era impegnato all'epoca con le riprese de Il colore dei soldi di Scorsese.

Il plauso maggiore, nella riuscita di Top Gun, va però a coloro che si occuparono del montaggio. Inizialmente il film sembrava "un unico lungo tramonto" (così lo apostrofò Don Simpson), tanto che gli screening test preliminari furono un disastro. Sfruttando però l'enorme quantità di girato, fu possibile amalgamare le scene in quota e le peripezie dei cadetti dando vita ad uno dei più celebri film sullo sport - questo è in realtà Top Gun - in cui la chiave di tutto è rappresentata dalla fisicità dei protagonisti (la rivalità Maverick/Iceman, il confronto negli spogliatoi come a fine match, la partita a beach volley, l'individualismo esasperato che si scontra con le esigenze del gioco di squadra).

Top Gun nell'immaginario

La pellicola di Scott ha fatto da paradigma su più campi: nel cinema ha sdoganato il gergo tecnico ("Torre, qui Ghost Rider chiede autorizzazione a volo radente") e fatto assaporare il "bisogno di velocità" (need for speed) allo spettatore; ha influenzato la moda (i Ray-Ban Aviator e il G1 Cockpit di pelle indossati da Cruise); ha imposto la Kawasaki Gpz 900 R come moto simbolo degli anni '80; ha reso popolare la figura del pilota americano (si racconta che, dopo l'uscita del film nel maggio '86, molti cadetti di altri corpi militari fossero soliti acquistare il vestiario degli ufficiali Top Gun per fare colpo sulle ragazze); ha persino interessato la politica estera, dando forse - nell'ambito della cultura popolare - una spallata decisiva al muro di Berlino, crollato al pari degli ideali comunisti sul finire della Guerra Fredda.

Infine ha fatto irruzione nel panorama musicale, con una soundtrack inconfondibilmente rock - in cui spiccano hit come "Danger Zone" e "Take My Breath Away" dei Berlin (premiata poi con l'Oscar) - ideata da Giorgio Moroder e scritta da Tom Whitlock, all'epoca meccanico amico del produttore musicale (!).

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