Curon: la serie horror che fa venire la pelle d'oca...dall'imbarazzo

Autore: Simone Alvaro Segatori ,

I tedeschi hanno un termine che in una sola parola riassume l'essenza di Curon: fremdschämen, ovvero il provare imbarazzo per un'altra persona che non si rende assolutamente conto di quanto si stia rendendo ridicola. Questa è l'unica cosa che ho provato guardando i 7 episodi della prima (e spero anche ultima) stagione di Curon, oltre al sonno ovviamente.

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La leggenda del campanile

La serie TV originale italiana di Netflix è ambientata a Curon Venosta, in alto Adige, dove si trova il Lago di Resia che ricopre l'antica città di Curon di cui emerge solo il campanile, quello che si vede anche nella locandina. La trama prende spunto proprio dalla leggenda dietro al campanile, si dice infatti che in alcune giornate d'inverno è ancora possibile sentirlo suonare anche se le campane sono state rimosse nel 1950.

Con una leggenda del genere alle spalle e i panorami dell'Alto Adige, Ezio Abbate, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano potevano scrivere davvero un capolavoro e invece si tratta dell'ennesima occasione sprecata, fatta per la TV italiana e non per una piattaforma internazionale come Netflix.

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I protagonisti di Curon

La trama vede Anna (Valeria Bilello) di ritorno nel proprio paese natale, Curon, dopo 17 anni di assenza. Insieme a lei ci sono i due figli: Daria (Margherita Morchio), una ragazza che usa le parolacce come virgole nemmeno soffrisse di Tourette e Mauro (Federico Russo) il fratello gemello della ragazza affetto da sordità e che ha grandi problemi con le zip (non è una battuta). A NON attenderli in città c'è il nonno Thomas (Luca Lionello), la versione cattiva del nonno di Heidi che vive da tempo isolato in un hotel fatiscente e parla solo tramite frasi effetto, tipo Vin Diesel. Gentile come una spazzola d'acciaio per scrostare le vongole, Thomas inizialmente allontana la famiglia ma poi decide di farla restare per qualche notte. Purtroppo però la permanenza dei giovani a Curon sarà costellata da una serie di sfortune e maledizioni che porteranno anche alla sparizione di Anna.

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La trama, come è possibile notare da questa breve introduzione, è un'accozzaglia di cliché già visti che fanno il verso a serie come Dark o Stranger Things con la soluzione paranormale spoilerata già dal logo della serie. Curon, inoltre, viene dipinto come un paese di persone che si svegliano sempre dalla parte sbagliata del letto e che si odiano tutte l'una con l'altra tanto che i protagonisti non possono nemmeno noleggiare un pedalò nella rimessa cittadina perché il gestore ha dell'odio represso da generazioni verso la famiglia dei ragazzi. Come se questo già non bastasse a rendere l'ambiente ostile, la scuola è paragonabile ad un carcere americano dove chi mena per primo ha sempre ragione.

Menomale che ci sono le location

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Curon, il campanile del lago di Resia nella serie Netflix

Ora, solitamente quando la trama non va ci sono almeno i dialoghi a salvare la situazione, invece Curon pecca anche su questo con dei discorsi molto più paranormali della storia della serie che sembrano inseriti senza cura e tanto per far parlare i personaggi. Ecco un estratto del dialogo tra Albert (Alessandro Tedeschi) e Klara (Anna Ferzetti) a cui assiste Daria dopo essere stata invitata a pranzo a casa di Miki (Juju Di Domenico) e Giulio (Giulio Brizzi).

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Klara: Cominciamo a mangiare?

Albert: Sto parlando.

Klara: Si freddano.

Albert: Se si freddano vuol dire che non sono stati scaldati abbastanza.

Il tutto recitato con una sofferenza nell'anima come se dal calore dei rigatoni dipendesse la vita di qualcuno. Mezzo in tedesco e mezzo in italiano, senza senso, come se i personaggi soffrissero di un qualche tipo di crisi linguistica. Questo poi è solo uno dei tanti esempi di situazioni che potevano essere evitate in favore di miglioramenti alla sceneggiatura, di una trama più coerente, di dialoghi utili a capire la psicologia di un personaggio e invece sembra che tutto ciò che la serie poteva essere sia stato scartato per offrire allo spettatore una storia dozzinale e abbozzata priva di qualsiasi mordente.

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Mauro, Thomas, Anna e Daria in Curon

A mortificare la produzione c'è, purtroppo, anche il basso livello recitativo degli attori che non si sforzano minimamente di amalgamarsi con la serie. Non è mai facile scrivere una recensione negativa perché comunque anche dietro alla peggiore produzione c'è tanto lavoro, ma la recitazione degli attori in Curon è praticamente inesistente. Nessun attore si sforza di essere credibile, di dare senso al suo personaggio, tutti si limitano semplicemente a leggere quanto scritto sul copione diretti da una regia pretenziosa ma che manca di qualsiasi tipo di profondità. 

Fortunatamente le location altoatesine sono uno spettacolo (e per fortuna non parlano), anche se la quiete del luogo viene distrutta da una colonna sonora discutibile, non tanto per la qualità dei brani ma per le tempistiche in cui vengono eseguiti. Non c'è mai un brano infatti che viene inserito al momento giusto e anche quando si riesce a creare un po' di armonia tra i personaggi, arriva questa musica che smorza qualsiasi tipo di emozione. Come far partire un brano degli Slayer durante una messa.

Commento

Voto di Cpop

30
Curon è una serie che ruota attorno ad un mistero che si sono dimenticati di scrivere, con una sceneggiatura priva di mordente, una regia sottotono e un'interpretazione da dimenticare.

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