Tutto cominciò nel 1962, quando l'allora poco conosciuto Sean Connery ottenne la parte dell'agente segreto letterario immaginato da Ian Flemming. Nessuno di quanti lavorarono alla produzione di Agente 007 - Licenza di uccidere poteva immaginarsi che il film e il personaggio dell'agente doppio zero avrebbero avuto un tale successo da dare il via a uno dei franchise più longevi e famosi della storia del cinema. Sono ben sette gli interpreti che si sono succeduti in un ruolo ormai diventato iconico, capace di rendere un attore una star di fama globale.
Lo 007 che conosciamo oggi - fenomeno pop e di costume che si estende ben oltre i limiti del mondo cinematografico - rischia però di falsare la nostra percezione di quello che è stato un tempo, nei primi decenni in cui è stato portato su schermo. Allora James Bond era un personaggio letterario come tanti, famoso ma ancora non immortale nell'immaginario collettivo, a differenza dei suoi interpreti gli prestavano fattezze e corpi.
James Bond è eterno, i suoi attori no: per questo motivo si pone ciclicamente il problema di trovare un nuovo volto per il personaggio, con immancabile codazzo di polemiche e discussioni relative alla scelta dell'attore. Scorrendo i nomi di quanti hanno avuto l'onore di interpretarlo significa anche capire lo spirito cinematografico e sociale dei tanti decenni intercorsi tra gli anni '60 del Novecento e oggi, per non parlare delle storie personali di chi lo ha interpretato, con grande successo o cocente flop.
[aggiornato al 02/05/2022]
Sean Connery (1962 - 1983)
Il primo, indimenticato e secondo molti miglior James Bond di sempre è stato interpretato dall'attore scozzese classe 1930, ormai ritiratosi da tempo dalle scene. All'epoca Connery era un ragazzone scozzese praticamente sconosciuto al grande pubblico, con una discreta passione per il culturismo. Furono proprio la sua prestanza fisica e il suo sex appeal evidente a farlo notare dal produttore Albert Broccoli. Connery però non piaceva allo scrittore Ian Fleming, allora ancora vivo e persuaso che il suo agente segreto dovesse avere modi di fare e aspetto più eleganti, da vero gentleman inglese.
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Al regista Terence Young toccò il compito di insegnare al rude Connery come portare uno smoking o muoversi in contesti alto-borghesi come un uomo che li conosca come il palmo della propria mano, sfinando il modo di fare dell'attore. Mantenendo inalterato il suo forte accento scozzese, Connery trasformò il personaggio dei libri in un'icona di virilità spregiudicata, un uomo capace di abbandonarsi ai sensi ma estremamente freddo nel proprio mestiere e spesso cinico dietro un umorismo fulminante.
Il successo fu straordinario, tanto che ormai la nostra immagine di Bond è indissolubilmente legata a quella creata da Sean Connery, perfetta sintesi dell'uomo degli anni '60 asciutto nell'esprimersi, dirompente nell'esibire la propria mascolinità. Anno dopo anno e film dopo film, James Bond cominciò a venire preso molto sul serio, generando dibattiti persino in ambito accademico circa la sua psicologia e la sua valenza sociale. La pressione sul suo primo interprete fu tale che nel 1967, dopo aver interpretato Bond in cinque film, Connery abbandonò il ruolo. In seguito al flop di George Lazenby nei panni dell'agente doppio zero, i produttori riuscirono a convincere Connery a tornare nei panni di Bond in Agente 007 - Una cascata di diamanti (1971), senza però ottenere il successo sperato di critica e pubblico. Per il suo ritorno nei panni di Bond venne garantita a Connery luce verde su ogni sua possibile richiesta finanziaria, tanto che oltre a un cachet stellare ottenne anche una fetta non indifferente degli incassi.
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Esiste però una settima performance bondiana di Sean Connery risalente al 1983, quando l'attore era già cinquantenne. S'intitola Mai dire mai ed è una versione di James Bond realizzata al di fuori dei diritti detenuti da EON e United Artist, circostanza che scatenò una ferocissima battaglia legale per evitare che potessero venire girati altri film "non autorizzati" sull'agente segreto.
David Niven (1967)
Quando Sean Connery venne scelto per il ruolo di James Bond lo scrittore Ian Fleming andò su tutte le furie. Secondo lui esisteva già un attore perfetto per il ruolo ed era David Niven, interprete inglese dall'aspetto e dai modi ben più raffinati e altolocati del collega scozzese. L'attore già cinquantenne venne però scelto per il primo dei due film "apocrifici" dedicati al personaggio di Fleming, il lungometraggio del 1967 James Bond 007 - Casino Royale. In questo film viene esplorato il mondo di un James Bond ormai anziano e ritiratosi dal mondo dello spionaggio, introducendo per la prima volta al cinema il concetto di "passaggio del titolo" tra un agente 007 e il successivo.
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Non solo: il film fa riferimento al successore giovane e sexy di questo Bond raffinato esteta e guidatore di Bentley, lasciando a intendere che sia il Sean Connery del canone e di fatto introducendo David Niven come suo predecessore. Il ciclo si concluse con Mai dire mai, in cui Connery interpretò a sua volta il James Bond apocrifo, esplorando ulteriormente (e con notevole comicità) la tematica dell'anzianità dell'agente segreto.
Per quanto vogliono vedere un ritratto di Bond più simile alla fonte letteraria, questo è il film giusto.
George Lazenby (1969)
Considerato per molti anni il peggior interprete di James Bond di sempre, l'attore australiano George Lazenby venne notato quando ancora faceva il modello per una campagna pubblicitaria di un'azienda produttrice di cioccolato. Alto, statuario, inaspettatamente capace di menar le mani (durante un provino diede un pugno al capo dei cascatori sul set), Lazenby si dimostrò da subito in grado non solo di apparire minaccioso, ma anche di indossare come il modello qual'era gli eleganti abiti sartoriali, gli orologi costosi e gli accessori che cominciavano ad essere associati allo stile di Bond.
La sua prematura dipartita dal ruolo di Bond non fu cagionata dalle critiche. Infatti all'epoca ottenne la sua performance in Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà anche una nomination ai Golden Globes e, nonostante la scarsa dimestichezza con il mestiere dell'attore, secondo parte dei critici se la cavò egregiamente. In realtà l'attore non aveva mai firmato un contratto con la EON per il ruolo, perché il suo agente gli disse che una parte come quella machista di Bond sarebbe stata controproducente per la sua carriera dopo la rivoluzione culturale del 1968.
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Con gli anni si è rafforzata la diceria della sua cacciata dal ruolo. In realtà in epoca recente la sua performance è stata in parte rivalutata: lontano dall'essere poco espressivo e bolso, Lazenby reintrodusse nel ruolo un certo grado di emotività e sensibilità nell'agente segreto, in netta opposizione alla caratterizzazione di Connery, incontrando le ire dei fan più ortodossi. Il suo Bond è più umano nelle reazioni ed emozioni e non per questo privo d'ironia, come quando si riferisce "a quell'altro" (un occhiolino al collega scozzese). Il tempo gli ha dato ragione, ma la sua carriera non è mai davvero decollata.
Roger Moore (1972–1985)
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Da tempo associato al ruolo di James Bond, negli anni '70 del Novecento Roger Moore riuscì ad ottenere la parte. Fu il primo e l'unico attore a venir scelto a grande richiesta del pubblico, grazie alla popolarità acquisita con il ruolo televisivo di Simon Templar ne Il santo; un personaggio che per fascino ed eleganza sembrava già una prova generale per le avventure bondiane.
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Prima di assoldarlo, i produttori tentarono di convincere Connery a interpretare ancora una volta il ruolo e considerarono altre opzioni. Alla fine a spuntarla fu Roger Moore, che era già stato contattato in precedenza da Broccoli senza però che si finalizzasse l'accordo. Non volendo ricalcare il personaggio così come interpretato dai precedessori, Moore si fece scrivere un Bond sartoriale, reinventato per adattarsi alla perfezione alla sua leggerezza e al suo umorismo bonario.
Quello di Moore non è mai uno spietato killer da fascino controverso, anzi: sembra incapace di finire veramente in guai seri. È sempre lui a rafforzare l'immagine estremamente raffinata ed elegante di Bond, l'uomo che sa vivere e godere del lusso, come un vero gentiluomo. Così come Sean Connery, il suo successo nei panni di Bond fu spettacolare: torno ad interpretare l'agente doppio zero per ben sette volte, tra alti e bassi critici ma sempre con un buon successo di botteghino. Da Agente 007 - Vivi e lascia morire a 007 - Bersaglio mobile passò oltre un decennio, tanto che nel suo ultimo film l'attore aveva l'età record di cinquantasette anni.
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A Moore viene ancor oggi riconosciuto il merito di aver saputo creare un Bond capace di affrancarsi dalla scomoda associazione con Sean Connery, provando che il personaggio è senza tempo e può essere reinventato per adattarsi all'attore che lo interpreta e all'epoca che rappresenta. Lo 007 di Roger Moore è intrinsecamente figlio degli anni '70 per stile e filosofia, quindi oggi appare datato, ma non per questo meno iconico.
Timothy Dalton (1986–1994)
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Dopo che Roger Moore diede l'addio al ruolo, molti attori vennero considerati per il ruolo, tra cui lo stesso Pierce Brosnan. Per problemi contrattuali precedenti, gli si preferì Timothy Dalton, uno dei James Bond dalla storia più affascinante e meno nota. L'attore si era visto proporre il ruolo da Broccoli già dieci anni prima, ma aveva rifiutato perché si considerava ancora troppo giovane per la parte. Attore shakesperiano dal pedigree teatrale ineccepibile, Dalton passò il decennio successivo a documentarsi sul ruolo, rileggendo più volte la saga letteraria e lavorando anche a livello fisico: con il suo corpo statuario e i suoi penetranti occhi verdi, Dalton era un perfetto connubio tra capacità attoriali e prestanza fisica.
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Il suo James Bond, per lungo tempo considerato troppo serioso, si è rivelato enormemente in anticipo sui tempi. Nell'era dell'edonismo e di supereroi steroidei Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone, il Bond di 007 - Zona pericolo impressionò per la sua ambiguità morale, la capacità di lasciar trasparire la spietatezza, la crudeltà e la sofferenza emotiva di un killer come Bond, lasciando da parte i toni comici e giocosi del passato.
Negli anni i due film con protagonista Dalton non solo sono stati rivalutati a livello di trama, ma hanno portato Dalton a venire incoronato come migliore attore alle prese con Bond. Anche se poco aderenti allo spirito della saga, i due lungometraggi che lo vedono protagonista sono tra i migliori Bond mai realizzati, capaci di portare su schermo lo spirito dei romanzi di Fleming ma anche una complessità morale e una fallacità umana che si sono riviste solo in tempi recenti. Un grande stimatore di questo Bond "glaciale" è Christopher Nolan, che spesso nei suoi film ha citato più o meno direttamente le scene di Vendetta Privata e Zona Pericolo.
Pierce Brosnan (1994 - 2004)
A traghettare un nuovo del vecchio secolo nel nuovo ci ha pensato il fascino accessibile e rassicurante di Pierce Brosnan, a cui venne affidato il delicato compito di smettere i panni dell'agente cinico e donnaiolo sopravvissuto alla Guerra Fredda, adattandosi allo spirito più conciliatorio e pacifista sorto dopo la caduta del Muro di Berlino. Nei quattro film previsti dal suo contratto, Brosnan fu in grado di modernizzare Bond, avvicinandolo per aspetto e modo di fare alle star del cinema statunitense.
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Bellissimo, elegante e incapace di passare inosservato, il suo Bond richiama il sex appeal di quello di Connery, con una nota decisamente più galante sul piano delle avventure amorose e una generale virata nel territorio dell'action statunitense per quanto riguarda le pellicole, sotto l'influenza di franchise concorrenti come Mission:Impossible. Nonostante il suo desiderio di tornare per una quinta pellicola, Pierce Brosnan dovette fermarsi a quota quattro per difficoltà produttive.
Una curiosità: nonostante l'insistenza dei fan e della produzione, Brosnan si oppose fermamente a interpretare James Bond come accanito fumatore, ricordando la dannosità di questo vizio e concedendosi solo un sigaro cubano in tutta la porzione di saga da lui interpretata.
Daniel Craig (2006 - 2021)
Se all'annuncio del suo erede doveste rimanere delusi o dubitare delle scelte dei produttori, il consiglio è quello di imparare dall'esperienza di Daniel Craig. Nel 2006 l'annuncio del suo ingresso del franchise bondiano generò infinite controversie. Biondo, non abbastanza bello, imponente più che statuario, proletario nei modi di fare bruschi e poco eleganti: nulla piaceva di questo interprete che in realtà si conosceva ancora pochissimo. Convinto dalla sceneggiatura rivoluzionaria e ribelle di Casino Royale, Craig accettò il ruolo che gli ha cambiato per sempre la vita.
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Il resto lo racconta la storia: con quattro film all'attivo (in attesa di vedere il quinto e ultimo No Time to Die) Daniel Craig ha ridato lustro al personaggio, insidiando persino il primato di Sean Connery come miglior Bond di sempre. Dal capostipite dei Bond ha ereditato modi bruschi e una crescente insofferenza verso il ruolo (curata a suon di cachet strepitosi), dal Dalton ha ottenuto una gestione psicologicamente e moralmente più complessa del personaggio, oltre che l'ambizione di puntare sulla qualità cinematografica del film e attoriale del proprio ruolo. Con Casino Royale e Skyfall Craig ha regalato al pubblico due grandi film in senso lato, molto più che "semplici" opere d'intrattenimento.
Dopo Daniel Craig: James Bond numero otto
Al momento il ruolo di James Bond è vacante: all'età di 54 anni Daniel Craig ha dato il suo addio definitivo al personaggio con No Time to Die e il suo straziante saluto alla saga.
Non sarà facile scegliere il nuovo interprete di James Bond e ci vorrà tempo, come precisato dalla produttrice esecutiva Barbara Broccoli, colei che ha lanciato la carriera di Daniel Craig.
Sarà un compito difficilissimo per chiunque otterrà l'ambitissimo ruolo, chiamato a misurarsi con l'eredità di Daniel Craig: uno degli 007 più amati di sempre, che ha saputo attrarre nuove generazione nel pubblico dei film della saga.
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La storia però insegna che, se c'è un franchise in grado di reinventarsi con successo, quello è proprio quello di 007. Al momento la situazione è di stallo, ma secondo le prime indiscrezioni sono quattro i nomi dei finalisti che si contendono un ruolo in grado di far svoltare per sempre una carriera: potete seguire il toto nomi aggiornato del nuovo interprete di James Bond.
Nel franchise ufficiale Sean Connery ha interpretato James Bond in sei film, dal 1962 al 1971. I primi cinque lungometraggi l'hanno visto protagonista e - dopo il flop di George Lazenby nei panni di Bond in Al servizio segreto di sua Maestà - Sean Connery è tornato un'ultima volta per Una cascata di diamanti. Esiste però un settimo film in cui Sean Connery intepreta James Bond, risalente al 1983 e intitolato Mai dire mai. Questo film però non fa parte della serie ufficiale prodotta dalla EON Productions di Albert R. Broccoli e dalla United Artists e allo stesso seguirono feroci battaglie legali per evitare che il personaggio potesse essere utilizzato in altri film non autorizzati dai detentori dei diritti cinematografici.Sean Connery quante volte ha intepretato James Bond?
Sia Sean Connery sia Roger Moore hanno interpretato James Bond per ben sette volte. Tuttavia Moore è stato protagonista di sette film del franchise ufficiale, mentre Connery si ferma a quota sei, affiancando la versione "apocrifa" dell'agente 007 con Mai dire mai.Chi ha interpretato James Bond più volte?
Roger Moore. Per il suo ultimo film nei panni di Bond, ovvero 007 - Bersaglio Mobile, tornò sul set all'età record di cinquantasette anni.Chi è il più vecchio attore ad aver interpretato James Bond?
Sei considerando il canone ufficiale, sette contando i due film prodotti al di fuori dei diritti di EON/United Artists, lungometraggi che scatenarono una lunga battaglia legale. Nell'ordine sono stati James Bond su grande schermo:Quanti attori hanno interpretato James Bond?
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