La Casa di Carta è la serie più richiesta in assoluto del 2020. La banda di criminali improvvisati creata dal Professore, i due piani perfettamente congegnati, i risvolti sentimentali e il concetto della Resistenza contro un potere corrotto hanno coinvolto gli spettatori di tutto il mondo. L'ultima parte, rilasciata il 3 aprile 2020, ha snocciolato momenti al cardiopalma e un terribile colpo di scena finale.
C’è chi conosce alla perfezione le storie e i personaggi, dall’impulsiva Tokyo al confusionario Denver. Eppure c’è ancora qualcosa che non tutti sanno sul dietro le quinte, le curiosità, l'origine e i segreti de La Casa di Carta.
A svelare queste chicche è Netflix, che con un video ha raccontato ai Casa de Papel-addicted una serie di particolari e aneddoti. Ecco di cosa si tratta.
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1 – La Casa di Carta non era il titolo originale!
Attenzione! Chi non ha mai pensato che questo titolo fosse assolutamente adatto alla rapina della Zecca di Stato, che avviene nella prima stagione? D’altronde, come dicono i personaggi stessi, di altro non si tratta che di foglietti di carta, in grado di scatenare avidità, panico, paura, lotte, omicidi, e non solo durante la missione del gruppo ma da sempre. È l’economia a muovere il mondo, diceva Karl Marx. Sono le banconote, precisano i banditi arruolati dal Professore.
Originariamente la serie avrebbe dovuto chiamarsi Los Desahuciados, che significa “I Disperati”. Un’idea forse altrettanto pregnante, ma sicuramente meno d’impatto.
La Casa de Papel, nome definitivo della serie, è stato tradotto letteralmente in “La Casa di Carta” in italiano, mentre in inglese è “Money Heist”, che significa “Il colpo” e pone l’accento sulla rapina di denaro e non di altri beni.
Il Professore chiarisce la propria posizione "etica" sulla rapina durante un intenso monologo con Raquel.
Cos'è questa Raquel? Non è niente. È carta.
2 – I nomi di città
L’idea delle città c’è stata fin dall’inizio, ma alcuni nomi sono stati cambiati.
Ad esempio, Mosca avrebbe dovuto chiamarsi Chernobyl. Nairobi invece avrebbe dovuto essere Camerun e Oslo Valencia.
Tutte e tre le città sono rimaste nella storia ma hanno assunto i nomi dei piani del Professore.
3 – Il narratore
La Casa di Carta ha una voce narrante che tutti identifichiamo come una sorta di protagonista, quella di Silene Oliveira, ovvero Tokyo.
Originariamente, però, sarebbe dovuto essere il Professore a narrare il suo piano. Poi gli sceneggiatori hanno pensato che fosse una scelta troppo narcisistica e hanno optato prima per Mosca, in modo da alleggerire anche la narrazione, ma infine è stata scelta Tokyo.
Tokyo è un simbolo di empowerment femminile (per quanto abbia tanti difetti, è una donna risoluta e coraggiosa) e poteva essere un punto di vista interessante in storie e vicende tradizionalmente riservate al mondo maschile.
Mi chiamo Tokyo. Ma quando è iniziata questa storia non mi chiamavo così.
Il resto è storia.
4 – Un successo internazionale
La Casa di Carta ha conquistato un successo incredibile in tutto il mondo, confermandosi non solo la serie più richiesta del 2020 ma anche la terza più vista su IMDB (la prima in lingua spagnola) e in grado di totalizzare 34 milioni di spettatori.
5 – Le ambientazioni sono reali (o quasi)
Dov’è ambientata La Casa di Carta? Come molte altre serie spagnole, le riprese si sono svolte a Madrid e dintorni, dove Netflix ha creato un hub produttivo con studi e uffici. Tuttavia, per La Casa di Carta è stato più complesso ricostruire delle location che potessero sembrare realistiche.
La prima e la seconda stagione della serie di Álex Pina sono ambientate alla Zecca di Stato, ma non si sono svolte davvero lì. È stato utilizzato l’edificio del Consiglio Nazionale della Ricerca Spagnolo come surrogato della Zecca, anche perché si trova a soli 35 minuti di auto dalla vera sede.
La Banca di Spagna, invece, luogo della terza e quarta stagione, è stata ricreata in un complesso governativo chiamato “Nuovi Ministeri”, la cui facciata assomiglia a quella della Banca Centrale.
6 – La stampa delle banconote su carta di giornale
Stampare banconote è l’azione cruciale delle prime stagioni de La Casa di Carta. Teoricamente il piano del Professore dovrebbe essere innocuo e permettere, con una serie di trucchi e stratagemmi, di portare a casa il bottino senza spargimenti di sangue. Poi non sarà così, ma questa è un’altra storia. Le banconote ovviamente sono state stampate in tanti tagli diversi.
Le banconote da 500 euro le usano i russi e i cafoni. Non sono russo. Ti sembro un cafone?
Per stampare le banconote la produzione ha fatto ricorso alle macchine del quotidiano spagnolo ABC. Le banconote utilizzate nella serie sono state stampate su carta di giornale, in 2.600 esemplari.
7 – Il cameo del regista (e non solo)
Il regista prende parte alla serie con un piccolo cameo. Alejandro Bazzano interpreta un medico chirurgo, mentre l’aiuto regista Daniel Higueras un cassiere.
8 – I set sono stati riciclati
Per Netflix ottimizzare è un imperativo categorico. Il set degli interni della Zecca è stato riutilizzato anche in #Vis a Vis – Il prezzo del riscatto, una sorta di Orange is the new black spagnola. Chiaramente l’ambiente è stato smantellato e completamente riarredato ma gli spazi sono gli stessi.
La serie più recente, dello stesso creatore, condivide anche alcune attrici come Alba Flores, che ne La Casa di Carta interpreta Nairobi, e Nawja Nimri, che interpreta Alicia Sierra.
9 – Le ispirazioni del creatore
Álex Pina ha dichiarato di aver preso spunto dal cinema contemporaneo per realizzare alcune trovate de La Casa di Carta:
- i nomi di città sono presi da Le Iene, film di Quentin Tarantino del 1992
- il look di Tokyo dark-goth è ispirato al personaggio di Natalie Portman in Leon, Mathilda, così come il taglio di capelli.
10 – Le maschere
La maschera di Dalì è diventata un simbolo e non solo per i cittadini di fantasia della serie, che manifestano e protestano in favore dei rapinatori, ma anche per i tessuti sociali di tutto il mondo. In realtà Dalì non è stato l’unico volto preso in considerazione dalla produzione, come ha rivelato lo showrunner Javier Gomez Santander.
Tra le altre opzioni papabili c’era Don Chisciotte, che incarnava perfettamente gli ideali della serie. Tuttavia, Dalì aveva un maggior impatto visivo ed è stato quindi scelto.
Che ne pensate? Conoscevate già queste curiosità su La Casa di Carta?
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