Il 22 settembre 2004, il mondo della televisione è cambiato per sempre con l’avvento di Lost. Prodotta dal 2004 al 2010 per 6 stagioni e creata da J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber, la serie è considerata una delle serie più belle di tutti i tempi ed è facile intuire perché.
Un cast corale, le Hawaii a fare da sfondo e numerosi elementi di fantascienza da contorno alla storia dei sopravvissuti al disastro aereo del volo 815 della Oceanic Airlines. Dopo essere precipitati su una misteriosa isola, apparentemente nell’Oceano Pacifico, i passeggeri rimasti in vita restano in attesa di un salvataggio che sembra non arrivare mai mentre, sull’isola, iniziano a manifestarsi eventi inspiegabili.
Acclamata da pubblico e critica, Lost ha vinto moltissimi premi, tra cui un Emmy come miglior serie drammatica nel 2005 e un Golden Globe, nella stessa categoria, nel 2006. La fanbase è andata crescendo sempre più negli anni, così come i misteri poco alla volta svelati (anche se non tutti).
Diversa da qualunque altra serie prodotta prima, Lost ha letteralmente rivoluzionato il mondo della serialità per diversi aspetti, tra misteri infiniti, interrogativi e l’eterna lotta tra Bene e Male. Del cast, fanno parte - tra gli altri - Matthew Fox (Jack Shephard), Josh Holloway (James Sawyer Ford), Evangeline Lilly (Kate Austen), Henry Ian Cusick (Desmond Hume) e Michael Emerson (Benjamin Linus).
Ma cosa ha contribuito a rendere Lost un prodotto così innovativo? Scopriamo alcuni dei modi in cui la serie di J.J. Abrams ha cambiato il mondo della televisione.
- Lo stampo cinematografico
- La trama orizzontale
- La struttura degli episodi
- La mitologia
- I riferimenti culturali
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1 – È il progetto più costoso della storia di ABC
Vi siete mai fermati a riflettere su come sia possibile che Lost, nonostante gli anni trascorsi dalla sua prima messa in onda, sia ancora così spettacolare da guardare? Il merito è, per gran parte, degli enormi costi di produzione.
Prima di Lost, per quanto riguarda l’ambito televisivo, non ci si era mai spinti così oltre: il solo episodio pilota della serie ha avuto un costo di oltre 14milioni di dollari.
Fino a quel momento, la televisione era sempre stata considerata un mezzo abbastanza economico, non certamente al pari del mondo del cinema.
Lost ha ribaltato questo concetto, divenendo una delle produzioni più costose della storia della televisione, che nulla aveva – e ha! - da invidiare a quelle cinematografiche.
2 – È come un film lungo sei stagioni
Prima di Lost, i network producevano serie dagli episodi autoconclusivi, con un inizio e una fine all’interno della stessa puntata. In poche parole: perdersi un episodio non era la fine del mondo e ciò non comprometteva la visione e comprensione della serie.
Con Lost tutto ciò cambia: si mette da parte la cosiddetta trama verticale – una vicenda che inizia e termina all’interno dell’episodio stesso - per dare ampio spazio alla trama orizzontale, che si estende per tutta la serie. Guardare Lost dopo aver saltato un episodio? Non è consigliabile!
Al termine degli episodi sono, inoltre, spesso presenti cliffhanger che invogliano lo spettatore a continuarne la visione; anche se questi non sono nati con Lost, la serie può essere considerata la madre del binge watching!
3 – Utilizza flashback, flashforward, flashpresent e flashsideways
Fino alla fine della terza stagione di Lost, vengono utilizzati soprattutto flashback per raccontare la storia passata dei protagonisti, così da capirne meglio i modi di comportarsi, le motivazioni e i fili che li uniscono pur senza saperlo.
Naturalmente, la linea narrativa primaria è quella sull’isola, alla quale vengono introdotti nella quarta stagione – oltre ai flashback – i flashforward, che ci permettono di dare uno sguardo al futuro dei personaggi.
La struttura narrativa cambia nuovamente con l’arrivo della quinta stagione, durante la quale – come definiti dagli stessi Carlton Cuse e Damon Lindelof – sono introdotti i flashpresent, quando alcuni protagonisti si trovano a viaggiare nel tempo a causa dei salti temporali.
Nella sesta e ultima stagione, infine, l’espediente narrativo utilizzato è quello dei flashsideways: abbiamo modo di vedere i personaggi muoversi in quelle che sembrano essere due realtà alternative parallele che, poi, finiscono per unirsi tra loro.
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In realtà, alla fine, scopriamo che si tratta di flashforward ambientati dopo la morte dei personaggi.4 – È il mistero a guidare la narrazione
Sebbene mistero e soprannaturale fossero già stati esplorati in passato, è stato Lost a rivoluzionare questi aspetti affrontandoli in un modo mai fatto prima.
Basti pensare ai messaggi di Danielle Rousseau (Mira Furlan) ripetuti per sedici lunghi anni, al fumo nero, all’orso polare, ai viaggi temporali, ai numeri e alla stessa Isola, sulla quale è possibile guarire inspiegabilmente dalle malattie.
La mitologia di Lost è qualcosa di ampiamente complesso, che non si era mai visto prima in una serie televisiva.
5 – Vanta un’enorme quantità di riferimenti culturali
Sono davvero tantissimi i riferimenti culturali presenti in Lost: si va dalla filosofia alla scienza, passando per la religione, il cinema e la letteratura.
Spesso, alcuni dei riferimenti sono fatti semplicemente tramite i nomi dei personaggi: David Hume, Michael Faraday, Jean-Jacques Rousseau, John Locke, Stephen Hawking, Tom Sawyer, Linus Pauling e Jane Austen sono tra questi.
Insomma, c’è a chi piace e c’è a chi no, ma resta il fatto che Lost abbia riscritto le regole delle serie televisive, facendo da apripista a serie di successo nate in seguito: #Il Trono di Spade (Game of Thrones), #Breaking Bad e #The Walking Dead sono solo degli esempi.
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