Raffinata, elegante, drammatica quando serve. The Crown è una serie assolutamente virtuosa, una delle migliori tra quelle in cui è possibile imbattersi "sfogliando" l'affollato catalogo Netflix.
Uno show tra fedeltà storica e qualità artistica che, in un oceano sempre più sconfinato di mediocrità, racconta la vita di Elisabetta II e dell'intera famiglia reale avvalendosi della scrittura di Peter Morgan, che per due stagioni ha saputo regalarci un cast di altissimo livello e un percorso narrativo di rara bellezza. E che dal 17 novembre trova la sua - degna? - continuazione in una season 3 che sì prosegue a snocciolare intrighi, passioni e tradimenti in seno alla famiglia Windsor, ma che segna un punto di rottura fondamentale con il suo illustre passato.
The Crown 3 archivia infatti le ottime prove attoriali di Claire Foy, Matt Smith e Vanessa Kirby per abbracciare un cast nuovo di zecca - e dal "curriculum" stellare -, a giustificare il salto temporale che nel corso di 10 episodi ci porta a ripercorrere il periodo che va dal 1964 al 1976. Otto anni in cui la monarchia inglese deve scontrarsi con un profondo ridimensionamento del suo ruolo, chiamata al confronto con un mondo in tumulto plasmato dalla frenetica ricerca scientifica e da sensibilità politiche prima dormienti.
Una nuova famiglia
Proprio il nuovo circolo di attori è il primissimo aspetto a suscitare interesse e curiosità nei confronti di The Crown 3. Ed è pure il più grande punto di forza e la più grande sbavatura della produzione Netflix.
La seconda stagione si era interrotta nel pieno della crisi del Canale di Suez, dunque a cavallo tra gli anni '50 e gli anni '60. Il passaggio alla terza, ambientata pochi anni dopo, parrebbe non giustificare il coinvolgimento di interpreti tanto invecchiati, soprattutto nei primissimi episodi, rinunciando alla sua emblematica aderenza alla realtà. Eppure Olivia Colman, qui protagonista, Tobias Menzies nel ruolo di Filippo, e una sempre straordinaria Helena Bonham Carter a pennellare i tratti tormentati della principessa Margaret, riescono fin da subito a spazzare via ogni dubbio. Ogni fisiologica perplessità.
La Colman, dopo la Favorita, è una Elisabetta più matura e consapevole del suo ruolo, magistrale nel rendere giustizia all'austera sofferenza e integrità di una regina ritrovatasi a dover fare i conti con un momento cruciale per il suo regno e per la monarchia tutta. Menzies è invece un Filippo più solido e quasi distaccato, occasionalmente tormentato dai suoi drammi giovanili. Senza poi dimenticare la sorpresa Josh O'Connor, che ha saputo dare vita ad un giovane Carlo in conflitto tanto con la sua famiglia quanto con i suoi insindacabili doveri di erede al trono. L'istrionica Bonham Carter, poi, è la ciliegina sulla torta di un dessert che va assaporato con calma, stella assoluta di uno degli episodi meglio riusciti dell'intera stagione, in cui nelle battute finali l'ombra di Elisabetta crea e distrugge un personaggio che forse avrebbe meritato di più.
Il peso della corona
La terza stagione di The Crown propone sul piccolo schermo la ricostruzione di un'era storica e politica cruciale per la famiglia reale inglese. Non solo per via dei già citati cambiamenti nel tessuto sociale ed economico, ma anche per le mire espansionistiche del Regno Unito, chiamato a dialogare con gli Stati Uniti per fronteggiare una crisi finanziaria mai così violenta nel pieno del governo laburista ora al potere grazie all'ascesa di Harold Wilson come Primo Ministro.
Come già le prime due stagioni suggerivano, poi, saranno i delicati equilibri familiari a fare il resto: la continua insoddisfazione di Filippo, la struggente insofferenza di Margaret o il bisogno di essere capito e di ottenere l'approvazione degli altri di Carlo tratteggiano momenti di assoluta intensità e di coinvolgimento emotivo tra i doveri inderogabili della Corona. Per un prodotto seriale che si fa potente cassa di risonanza ora di drammi personali, ora di respiro internazionale.
La dualità del racconto si riflette anche e soprattutto nel profilo di Elisabetta II, figura sempre centrale in un turbinio di eventi che cambieranno per sempre il volto del Regno Unito, come la morte di Winston Churchill, la tragedia mineraria di Aberfan, lo sbarco sulla Luna, il ritorno in scena della madre di Filippo, l'incontro tra Carlo e Camilla e un viaggio di Margaret negli Stati Uniti fondamentale per le sorti del Paese.
Il premio Oscar Olivia Colman interpreta la protagonista in modo profondamente diverso rispetto alla precedente Claire Foy. Privata della guida di Churchill, la Regina è ora una donna di mezza età che si è completamente calata nel suo ruolo istituzionale, ma che ancora inciampa nelle sue scelte e nel rigido protocollo di corte, che le impedisce di decifrare le aspettative dei suoi cittadini. Quello che rimane è il senso di frustrazione di una donna che subisce necessariamente - e quasi stoicamente - il peso della Corona, eternamente combattuta tra il ruolo di leader di una nazione e la necessità di far emergere la sua umanità - emblematica in tal senso la puntata dedicata al disastro di Aberfan, in cui Elizabeth è incapace di provare compassione.
Non è un caso che, in un racconto dal ritmo compassato ma decisamente avvincente, siano le scene con protagoniste le due sorelle a travolgere gli spettatori con picchi emotivi incredibilmente intensi persino per gli standard a cui ci ha abituati la serie. Con due interpretazioni agli antipodi per presenza scenica e temperamento, sottolineate pure da una cura per i dettagli e per il "linguaggio visivo" ineguagliabile, così come da una colonna sonora sempre maestosa.
Giudizio finale
The Crown 3 conferma sia la doppia anima da romanzo documentaristico della serie di Peter Morgan, sia il suo titolo di gioiello più splendente nell'intero panorama seriale di casa Netflix. E lo fa con episodi che elevano la potenza drammaturgica e registica dello show verso vette prima inesplorate, così come con un cast di assoluto livello che riesce a non far rimpiangere quello delle due precedenti stagioni e che soprattutto sa lasciarci con la voglia di scoprire cosa succederà in futuro con l'arrivo di Margaret Thatcher (che avrà il volto di Gillian Anderson) e di Lady Diana (Emma Corrin). Ed è proprio questa la magia di The Crown: raccontare una storia già nota che però sa appassionare, regalando al grande pubblico la sua trama nascosta e i tormenti dei personaggi coinvolti, e sciogliendo - senza rivelare toppo - il mistero stesso della Corona.
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