Echo, recensione: la ricerca delle radici per Maya Lopez

Autore: Manuel Enrico ,

Scoprire che tutto quello che ti hanno raccontato è un menzogna e dover accettare che la persona che hai sempre considerato come il tuo rifugio è in realtà il mostro che hai sempre odiato. Non è stato facile l’esordio nel Marvel Cinematic Universe per Maya Lopez, che in Hawkeye, serie della famigerata Fase Quattro del franchise, è stata al centro di una complessa storia in cui la sua vita criminale è stata sezionata e ricostruita all’interno della trama dal sapore di legacy per Clint Barton e Kate Bishop. Pur non essendo la protagonista, Maya, proprio come nei comics Marvel, ha colpito pubblico e si è guadagnata la sua serie, Echo, che si appresta ad arrivare su Disney Plus il prossimo 10  gennaio.

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A onor del vero, l’interesse per il ritorno di Maya è alimentato dal suo rapporto pregresso con Kingpin e dall’aspettativa di vederla interagire con il personaggio più atteso del futuro del Marvel Cineamtic Universe: Daredevil. Nonostante le notizie non proprio confortanti su Daredevil: Born Again, i fan del franchise attendono con ansia il ritorno di Charlie Cox nei panni del Diavolo Custode, e l’arrivo di Echo è stato atteso da molti come la dimostrazione che il Cornetto visto in She-Hulk: Attorney at Law sia stato un fugace passaggio comico in attesa di una dimensione più drammatica.

Echo: la nuova vita di Maya Lopez

I cinque episodi che compongono la miniserie dedicata a Echo mostrano come sia evidente che questa speranza debba lasciar spazio alla meritata definizione di Maya Lopez come personaggio indipendente da legami, passati o futuri. L’interpretazione convincente di Alaqua Cox in Hawkeye ci aveva consegnato una donna tormentata e indurita dalla vita, costretta ad affrontare il proprio passato in modo repentino e dirompente, ritrovandosi infine priva di una direzione.

Ritroviamo Maya in questo stato, cinque mesi dopo gli eventi conclusivi di Hawkeye. Abbandonata New York, Maya torna in Oklaoma, nella sua città natale dove sembra essere al contempo in cerca di contatti familiari e di una via per vendicarsi ulteriormente del grande nemico nell’ombra che la ha ingannata per anni, Wilson Fisk. Averlo ucciso a New York dopo avere scoperto la verità sulla morte del padre non è abbastanza per la donna, che ora mira a costruirsi una nuova vita all’interno della criminalità.

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Echo

Tornare a casa, tuttavia, riapre vecchie ferite mai guarite, che possono rappresentare una tappa finale di un viaggio interiore di Maya. Centrale in questo racconto la presenza di una forte radice culturale, quella dei nativi americani, che alimenta una sottotrama della serie finalizzata a introdurre un nuovo elemento mistico all’interno del Marvel Cinematic Universe. Senza scivolare negli spoiler, basti dire che anche nei comics, seppure in modo minore, la mitologia dei nativi americani era stata utilizzata all’interno di un viaggio interiore di Maya, come ci aveva mostrato David Mack nel meraviglioso Echo.

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All’interno del Marvel Cinematic Universe, questa componente viene riadattata per partecipare a una volontà autoriale che mira ad ampliare la diversità culturale dei propri personaggi. Evitando una forzosa rielaborazione come quella subita da Namor in Black Panther: Wakanda Forever, nel caso di Maya si mira a creare un legame ancestrale con le sue origini culturali per dare un tono mistico al suo personaggio, quasi contrapposizione considerata la sua vita tutt’altro che spirituale.

Un tratto interessante che non mira ad essere invasivo, ma viene inserito gradatamente, cercando una chiave narrativa che lasci a Maya la libertà di riprendere in mano la propria vita, cercando una nuova direzione. Il ritorno a casa e incontrare volti della propria infanzia viene affiancato a uno scopo preciso di Maya, che nei primi tre episodi della nostra anteprima sembra essere raggiunto, dando a questo trittico quasi il ruolo di capitolo transitorio.

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Merito soprattutto di un primo episodio che riesce a unire scene già viste in Hawkeye ad altri momenti precedentemente ignoti e che contribuiscono a dare una maggior definizione alla vita criminale di Maya, ponendosi anche come un entry point ideale per conoscere questa travagliata donna. La Cox mantiene sempre quell’espressione granitica con cui la abbiamo conosciuta in precedenza, ma ha il merito di far trapelare una sensibilità inattesa in certi momenti, tramite piccole concessioni al suo sguardo monolitico con rari sorrisi. La sensazione è che la scorza di Maya si stia lievemente aprendo, come se il mettersi in discussione le consentisse di cambiare alcune delle sue certezze, proiettandola in una nuova direzione.

Il nuovo corso del Marvel Cinematic Universe?

L’essenza dei primi tre episodi è racchiusa in un cambio di passo narrativo del Marvel Cinematic Universe. Pur riconoscendo a certi passaggi di The Falcon & The Winter Soldier un’apertura a una narrativa concreta e radicata nel tessuto sociale americano, il ritorno a una dimensione quasi rurale dell’entroterra americano consente di andare oltre la oramai spesso stantia narrativa supereroica del franchise, puntando a una valorizzazione più umana e varia dei protagonisti. Un punto di vista differente che consente di dare maggiore spessore a Maya, enfatizzando la sua divisione interiore tra rimpianto di una vita perduta e la necessità di ritrovare una nuova strada.

Un viaggio intimo che non tradisce la vita criminale precedente. Echo tiene a battesimo la nuova linea Marvel Spotlight, che idealmente dovrebbe dare risalto a figure secondarie del franchise, concedendosi anche toni più accesi rispetto alla linea narrativa principale. Il finale composto dagli ultimi due episodi mostrano come l'equilibrio tra l'afflato mistico del retaggio di Maya e la sua vita sanguinosa all'ombra del Kingpin siano stati sapientemente intreccianti, dando piena visione alle due anime che albergano nel suo spirito. Sarebbe ingiusto non tributare al ritorno di Vincent d'Onofrio nei panni di Wilson Fisk un valore incredibile per Echo, esaltato dalla perfetta sintonia vocale con cui Luca Ward anima questa figura affascinante. Le recenti conferme dei Marvel Studios che rendono le serie Marvel/Netflix canoniche nel Marvel Cinematic Universe si fondano sulla centralità di questo signore del crimine, ma questo non deve essere un inganno per i fan scontenti, che non devono lasciarsi abbagliare da questa scelta, più strumentale che organica alla narrazione, rimanendo concentrati su come Maya sia nuovamente una figura tragica e concreta, legata indissolubilmente a Kingpin. 

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Un'affinità che non vive solamente nelle scene di confronto graffiante e viscerale, giocato su una sudditanza emotiva con cui Fisk vorrebbe imporre nuovamente la sua ombra sulla vita di Maya. Echo, sotto il velo di una storia crime venata da tinte supereroiche, è un ritratto spietato e lucido di una donna che affronta se stessa liberandosi delle ipocrisie di una vita e accettando le proprie fragilità, tanto che l'ultimo episodio viene presentato con un titolo rivelatorio: Maya. Una profondità emotiva che consente di aprirsi a una narrazione visiva più sanguigna, con un approccio più libero e acceso alla violenza, non solo nei combattimenti, che ricordano la struttura delle citate serie Netflix, quando nella caratterizzazione dei personaggi e del mondo in cui si muovono. Nemmeno le due serie più urbane del MCU, Hawkeye e The Falcon and the Winter Soldier, avevano esplorato questa possibilità, lasciando questo compito ardito a Echo. 

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Che sia questo esordio di Marvel Spotlight a segnare l'atteso cambio passo del Marvel Cinematic Universe? Per quanto Echo sia una serie riuscita sotto tutti gli aspetti, pur con qualche leggerezza nel finale, porre sulle spalle di Maya Lopez questa responsabilità pare ingiusto. Un racconto riuscito non può cancellare un biennio (e più) di cocenti delusioni, ma sicuramente è ossigeno puro per un fandom deluso. E questa sua autonomia ci consente di apprezzare Maya come figura a sè stante, liberandola dal fantasma di un certo Cornetto che aleggia da troppo tempo sul franchise. 

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Commento

cpop.it

75

Un viaggio intimo che non tradisce la vita criminale precedente. Echo tiene a battesimo la nuova linea Marvel Spotlight, che idealmente dovrebbe dare risalto a figure secondarie del franchise, concedendosi anche toni più accesi rispetto alla linea narrativa principale. Nel caso di Echo, questo si traduce in un utilizzo più marcato della violenza, che sembra riprendere da urban heroes delle precedenti serie Marvel/Netflix, aprendo a scena di spiccata violenza che risultano credibili all’interno della vita di Maya.

Pro

  • Rispetto dello spirito del personaggio
  • Ritmo narrativo avvincente
  • Approccio narrativo più maturo

Contro

  • Rischia di essere solo un capitolo del mito di Daredevil
  • -
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