Le fantasie dicono molto della mente che le immagina: dimmi cosa desideri e ti dirò chi sei. Quelle espresse dai cinque protagonisti di Fantasy Island sono però così banali che è molto più divertente e interessante tentare di capire quali fossero i desiderata di Sony e Blumhouse quando ha dato luce verde al progetto. Fantasy Island è infatti un film horror prodotto da Blumhouse (casa statunitense specialista degli horror d’intrattenimento commerciali a basso budget), che tenta di portare al cinema le suggestioni di una nota serie televisiva degli anni ’70.
Il concept della fu Fantasilandia rimane invariato: il signor Roarke invita alcune persone su un’isola molto speciale, in grado di esaudire i desideri delle persone. I contatti con la bizzarra serie TV (che raccolse un certo successo anche in Italia, dove venne trasmessa da Canale 5 negli anni '80) s’interrompono qui. In quella versione i desideri venivano realizzati con l’ausilio di attori e assistenti, mentre qui è chiaro sin da subito che stavolta l’isola stessa ha dei poteri sovrannaturali, capaci di garantire agli ospiti esperienze straordinarie.
Rimane però inalterato il messaggio di fondo: la realizzazione di un desiderio fino alle sue estremamente conseguenze comporta risultati imprevisti e talvolta spinge chi ha espresso una certa fantasia a cambiare idea o a mettere a fuoco meglio le sue necessità.
Isola dei sogni o degli incubi?
La realizzazione dei desideri in Fantasy Island ha solo due regole: ogni ospite ha il diritto a vedersi realizzato solo un desiderio e una volta avviato il processo, va seguito fino alla sua naturale conclusione. Due regole piuttosto semplici, pensate per creare il contesto ideale per tentare di trasformarlo in un horror vero e proprio. La situazione infatti è tutt’altro che sicura e anzi i cinque protagonisti si troveranno tutti a lottare per sopravvivere mentre il loro soggiorno da sogno si trasforma in un incubo.
Non tanto per loro, dato che il film è sorprendente blando per quanto riguarda spaventi, tensione e scene a tinte forti. A sentirsi intrappolato è lo spettatore, di fronte a un progetto che di horror ha pochissimo e che anche a livello tecnico e narrativo fatica ad esprimersi. Basta dare una scorsa ai desideri espressi dai protagonisti, lontani dagli incipit sorprendenti bizzarri della serie.
Tra i protagonisti di Fantasy Island c'è chi rimpiange di non aver saputo cogliere l’occasione di essere felice e farsi una famiglia, c’è chi vuole vivere un’esperienza da nababbo con il fratello, c'è chi vuole prendersi la rivincita sulla bulla che la tormentava a scuola e chi vuole esaudire un’aspirazione professionale mai realizzata. Il desiderio più intrigante e ardito lo esprime una ragazza che vuole vendicarsi della bulla che le ha reso la vita un inferno alle superiori.
Tra Get Out e Jumanji
Se l’incipit è piuttosto convenzionale, la realizzazione è mediocre: la regia non dà ma un brivido, allestimenti ed effetti speciali sono tutt’altro che impressionanti e a colpire sono certi plateali errori di raccordo e taglio nel montaggio. Insomma, il film ha una produzione limitata e di necessità prova a fare virtù, mettendo assieme un cast di vecchie glorie poco utilizzate a Hollywood e volti nuovi e anonimi, coronati dalla presenza di Lucy Hale, attrice ormai immancabile in pellicole di questo tipo.
In casi come questo la giusta sceneggiatura può cambiare le sorti del film: la fantasia in fase di scrittura può dare al film la verve che dal punto di vista visivo o produttivo dimostra di non avere. Non trattenete il respiro perché non è proprio questo il caso. La trama di Fantasy Island fa anche un tentativo di sorprendere lo spettatore, variando più volte la direzione intrapresa e preparando svariati colpi di scena. L'intento vorrebbe essere quello di trasformare linee narrative a sé stanti in un racconto organico, con tanto di ribaltone. Peccato che non sia proprio in grado di cogliere lo spettatore di sorpresa, non essendo in grado di occultare i colpi di scena e finendo anche in qualche incongruenza narrativa.
Insomma, Fantasy Island è uno dei tanti spari nel mucchio, portato a termine con il minimo sforzo possibile, sperando di rifarsi dei soldi investiti grazie agli irriducibili del genere horror o magari imbroccando il colpo di fortuna e fare il colpaccio. Pur avendo un finale vero e proprio, il film accarezza l’idea di mettere le basi di un franchise. E qui torniamo a Sony e Blumhouse, perché per l’aspetto videoludico della vicenda, i continui cambi di scenario e la componente pseudo horror che si limita ad essere un po’ di tensione, il film sembra più che altro un tentativo di tirar fuori dal cappello un Jumanji a basso budget.
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Prova ne è il fatto che si tenta di mantenere il rating del film il più basso possibile, senza alienarsi il pubblico adolescenziali o quanti al cinema chiedono soprattutto un impegno intellettivo prossimo allo zero. Parlando di fantasia e desideri, il genere horror è l’ideale per esplorare davvero fino ad estreme conseguenze i desideri umani più perversi e inconfessabili.
Di certo non è quello che fa questo film, dove i suoi protagonisti finiscono ben presto per desiderare soltanto la redenzione dai propri errori o presunti tali. Non manca insomma nemmeno una lezioncina finale a un film che non riesce davvero mai a fare o dire qualcosa di memorabile.
Fantasy Island arriverà nelle sale italiane il 13 febbraio 2020.
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