Imaginary, recensione: quando l'infanzia fa paura

Autore: Nicholas Massa ,

Una delle più grandi armi a disposizione dei bambini è sicuramente la propria fantasia. Diversamente dal ragionamento più tipicamente adulto, infatti, gli appartenenti alla più giovane età tendono a traslare il mondo che li circonda servendosi di un filtro che non tiene conto delle regole comuni o dei limiti e obblighi quotidiani, rielaborando le informazioni a disposizione in maniera del tutto imprevedibile ed estremamente creativa. Nel fare ciò, ovviamente, diventa centrale quel particolare processo di esclusione che al tempo stesso distacca e filtra ciò che accade nel reale, in un equilibrio immaginifico sottile e fondamentale, sia in fase di crescita che di apprendimento. In Imaginary, il nuovo film horror firmato da Blumhouse Productions e diretto da Jeff Wadlow, un processo del genere diventa fin da subito centrale e fondamentale nelle letture, dirette e indirette, del materiale narrativo a schermo.

Disponibile al cinema dal 14 marzo 2024, Imaginary si serve di una serie di modelli infantili subito familiari a tutti, e ne rielabora i significati, anche più reconditi, in un gioco che sa di nostalgia. Il tutto rifuggendo la memoria più dolce dell’infanzia e donando in cambio un’esperienza filmica che impegna tutte le proprie energie a spaventare e terrorizzare il pubblico in sala.

Imaginary: tutti hanno avuto un amico immaginario da bambini

Al centro di Imaginary troviamo la storia di Jessica (interpretata da DeWanda Wise), una ragazza che sta cercando di trovare un po' di serenità nella propria vita e in quella del compagno e delle sue figlie. Sia lei che le bambine cui fa da matrigna hanno vissuto sulla propria pelle un passato familiare difficile, così ha deciso di sfruttare la sua esperienza in questo senso per cercare di costruire qualcosa di migliore con loro, in un luogo della sua infanzia che lei ricorda come sicuro. La casa in cui è cresciuta, però, sembra celare qualcosa nel profondo del suo passato, una particolare presenza in attesa al buio, nel sottoscala di un passato offuscato dall’età adulta e da tutto ciò che ne deriva.

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Jessica, di professione, è scrittrice e disegnatrice specializzata nell'intrattenimento per bambini con una serie di storie illustrate da lei scritte, dimostrando una certa sensibilità e una profonda immaginazione trasformate in un lavoro che le permette di vivere creando. Quando la famiglia si trasferisce nella nuova casa, Alice (interpretata da Pyper Braun), la più piccola delle due figlie, trova un vecchio orsacchiotto di peluche nella cantina, abbandonato e impolverato chissà da quanto tempo. La connessione fra i due, complici anche le precedenti problematiche familiari della bambina, produce un legame apparentemente indissolubile, trasformando quel giocattolo in un vero e proprio amico immaginario dalla presenza sempre più ingombrante e imprevedibile. Teddy, questo il nome del peluche, non è come gli altri orsetti giocattolo…

Immagine di Imaginary

Imaginary (2024)

06/03/2024 (en)
Horror, Mistero, Thriller,

Quando Jessica ritorna nella sua casa d'infanzia ritrova il suo orsacchiotto Chauncey, a cui la figliastra Alice si affeziona. Con il passare dei giorni, il com...

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Imaginary: fantasia e problematiche profonde

Partendo dal tessuto personale dei suoi stessi personaggi, Imaginary si impegna a costruire una serie di riflessioni che vanno oltre le loro apparenze, esaminando il tema stesso della famiglia e l'impatto che alcune problematiche familiari possono avere sulle persone, specialmente sui bambini. Sia Jessica che le sue figliocce provengono da ambienti privati problematici, dove dinamiche e limiti genitoriali hanno inevitabilmente impattato sulla loro innocenza, trovando proprio nella fantasia l'unica possibile arma di difesa. Questo è qualcosa su cui il film di Jeff Wadlow vuole riflettere, esplorando dinamiche psicologiche infantili per poi trasformarle in qualcosa che va ben oltre ogni logica possibile e immaginabile.

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Perché un bambino dovrebbe crearsi un amico immaginario con cui parlare e relazionarsi quotidianamente? E se si trattasse semplicemente di un meccanismo di difesa, magari inconscio, attraverso cui negare e negarsi alle difficoltà quotidiane dentro casa propria? Ecco che un elemento semplice e forse anche comune, assume una rilevanza prima creativa ed espressiva e in seguito profondamente psicologica, raccontando indirettamente qualcosa che forse non tutti sanno dei più giovani. Imaginary mette insieme i tasselli di una situazione sicuramente non facile, inserendo al suo interno l'elemento sinistro e imprevedibile dell'horror, per poi arricchire una storia già vista con spunti interessanti, pur nella loro prevedibilità. Durante il film, infatti, ci si può sicuramente spaventare, ma alla lunga si riflette su quello che sta accadendo da un punto di vista logico e sulle possibili implicazioni che una situazione del genere potrebbe avere nel mondo reale (la dinamica degli amici immaginari come armatura contro il mondo circostante, s’intende).

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In questo senso, Imaginary funziona abbastanza bene, fornendo agli spettatori un contesto abbastanza credibile, pur nella sua apparente semplicità formale. Il ribaltamento della dimensione infantile e della sicurezza che ne deriva in questo senso, attrae sicuramente, giocando con quello che gli spettatori conoscono e potrebbero collegare partendo dalla propria infanzia. Quando le certezze di “un posto sicuro” vengono a mancare, scatta qualcosa dentro ai protagonisti del film, ispirando una danza fra presente attuale e adulto, e le ombre di un passato mai dimentico di quello che si è stati prima di crescere. 

Vale la pena vedere Imaginary?

Forse non c'è una risposta netta a una domanda del genere. Imaginary è un film di cui risulta piuttosto facile ipotizzare lo svolgimento e la conclusione ultima, giocando con una simbologia, quella dell’orsetto di peluche, che fin dalla campagna marketing preannuncia un’esperienza di semplice lettura, pur con qualche guizzo interessante. Nella sua totalità, l’esperienza al cinema risulta sia intuibile che interessante, presentando alcune trovate capaci di approfondire le dinamiche più orrorifiche del racconto in corso, per poi trasformarne le potenzialità ad ampio raggio. La fantasia è la tematica più importante, nonché il mezzo espressivo principale attraverso cui dare un senso profondo alla storia in corso, andando anche oltre le stesse protagoniste in gioco.

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Che cosa implica avere un amico immaginario? Che cosa rappresenta una dinamica familiare del genere e quali implicazioni potrebbe avere se si approdasse nella dimensione della fantasia più nera? Queste sono le domande al centro di Imaginary, un lungometraggio che oscilla continuamente fra trovate interessanti che avrebbero meritato maggiore approfondimento, e dinamiche assolutamente intuibili se si è fan del genere horror. Nell’esperienza terrificante di fondo, infatti non brillano le interpretazioni principali e né l'antagonista, quanto il suo racconto di sfondo, e tutto il sottofondo più sinistro, inquietante e sovrannaturale. Quello sicuramente apre più porte e possibilità oltre le sensazioni di "già visto".

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Commento

cpop.it

65

Imaginary non è un film horror su un orsacchiotto di peluche quanto, piuttosto, un racconto per immagini che si serve di un immaginario infantile preciso per raccontare una storia dell'orrore. Nella semplicità di fondo di alcune sue dinamiche formali si annida un lungometraggio anche interessante e altalenante nel suo insieme, pronto a ragionare sulle ipotetiche problematiche familiari di una storia sia vicina che lontana dal pubblico in sala. Il terrore più puramente bambinesco e la costruzione di qualcosa che va oltre la nostra stessa consapevolezza, alimentano il racconto dall'inizio alla fine, offrendo in cambio un'esperienza abbastanza di facile lettura per gli appassionati del genere, con spunti interessanti.

Pro

  • La costruzione di alcune scenografie.
  • L'idea di sfruttare la psiche infantile e la sua delicatezza astratta.

Contro

  • Le interpretazioni del cast non risultano memorabili o troppo coinvolgenti.
  • La CGI, pur se poco presente.
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