Giurato Numero 2, recensione: Clint Eastwood e il confine sottile tra colpa e innocenza

Giurato numero 2, il nuovo film di Clint Eastwood, pone le basi di un'analisi che non trova mai delle risposte chiare, e proprio per questo affascina.

Autore: Nicholas Massa ,

L’ingiustizia, la legge e il modello legislativo americano. Può un sistema secolare essere in qualche modo fallibile nella gestione delle crisi morali o supposte tali? Giurato numero 2 (Juror #2, in originale), il nuovo film diretto da Clint Eastwood e sceneggiato da Jonathan Abrams, sviluppa la propria riflessione rivolgendosi direttamente al sistema normativo di matrice americana, per poi spingerne le possibilità fino a un punto di rottura, fino al coinvolgimento diretto del lato più umano, a contatto con il distacco che un contesto come questo si fregia di avere.

La legge e le circostanze attraverso cui dovrebbe essere applicata, in relazione alle persone e all’imprevedibilità di una vita difficile da catalogare in toto, se non del tutto impossibile. L’elasticità della morale comunemente affermata e i criteri di giudizio di un sistema che da sempre si muove seguendo le stesse regole e giudizi. Le riflessioni alla base di Giurato numero 2, disponibile al cinema dal 14 novembre 2024, sono moltissime, alimentate da un racconto che sa come tenere col fiato sospeso, complici anche i suoi interpreti (Nicholas Hoult, Toni Collette, J. K. Simmons e Chris Messina, fra gli altri) e una regia che si serve delle inquadrature per rivolgersi direttamente a un pubblico che sa tutto, anche se il dubbio resta sempre e comunque dietro l’angolo.

Di cosa parla Giurato numero 2?

La trama di Giurato numero 2 è apparentemente semplice quanto intrinsecamente complessa. Al centro degli eventi principali troviamo Justin Kemp (Hoult), un uomo normale e come tanti altri. Lavora come giornalista per una rivista, scrivendo di attualità, e a breve diventerà papà, dato che la sua compagna è al terzo trimestre di gravidanza. In tutto ciò, però, s’insinua la convocazione come giurato per un processo di omicidio. Una giovane donna è stata uccisa e abbandonata in un ruscello, e l’accusa pare avere tutte le prove che servono a incriminare il suo fidanzato, con il quale aveva un rapporto tossico e violento.

Man mano che il processo prosegue, però, pur se tutto punta nella direzione dell’omicidio passionale successivo all’ennesimo litigio fra i due, Justin comincia ad avere qualche dubbio sul suo possibile coinvolgimento nella cosa, arrivando all’ipotesi di essere stato proprio lui a uccidere la vittima con la sua auto, per un errore nella notte, e non l’accusato contro cui tutti stanno puntando il dito senza approfondire la faccenda. Così Giurato numero 2 costruisce il bivio morale di un uomo come tanti che si trova a dover scegliere fra il condannare quello che potrebbe essere un probabile innocente per salvarsi la pelle oppure distruggere per sempre la propria vita e famiglia in favore della cosiddetta “giustizia”.

Fare o non fare

Il gioco al centro di Giurato numero 2 attrae proprio perché fin da subito mette in dubbio i grandi concetti al suo centro. Cos’è veramente la giustizia e come funziona in un’aula di tribunale (in questo caso americana)? Nel raccontare un dilemma morale piuttosto profondo e sfaccettato, Clint Eastwood si serve di un impianto formale solido e pulito. La sua è una regia lucida e distaccata nel narrare gli eventi in corso, mai di parte, applicando una mimesi alla macchina da presa che restituisce tutta la solidità del lungometraggio. A chi spetta giudicare la situazione? Ai giurati, alle persone al cinema, a coloro che si fregiano del diritto di far rispettare la giustizia o al suo stesso protagonista?

In un processo comunicativo del genere, risulta chiaro fin dal principio l’intento di un lavoro per immagini che espone senza mai sbilanciarsi, lasciando proprio per questo senza parole nella sua potenza, specialmente nella sequenza finale (che non vi anticipiamo). Ecco che Giurato numero 2 diventa un film d’indagine introspettiva, lo studio di una falla umana all’interno di un mondo imperfetto, che si relaziona con un sistema in grado di fallire anche laddove dovrebbe portare la luce.

Warner Bros.
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Tuttavia, è proprio nell’introspezione di un protagonista consumato dal dubbio che Giurato numero 2 risulta essere più incisivo, lavorando a stretto contatto con l’intimismo di un uomo che rifugge continuamente dagli stessi spettatori in sala, mettendosi al centro di un gioco che alimenta lui stesso. La morte, anche violenta, di una vittima innocente non dovrebbe lasciare alcun dubbio sulla situazione in corso, eppure il film diretto da Clint Eastwood mette sul tavolo tanti elementi differenti, portando a una generale confusione morale che esiste proprio in relazione all’imprevedibilità stessa della vita.

Tutto ciò avviene solo ed esclusivamente grazie alla caratterizzazione dei protagonisti e al modo in cui vengono portati sul grande schermo. Nicholas Hoult, innanzitutto, sorregge praticamente il racconto sulle sue spalle, portando in scena un uomo complesso e tormentato dal senso di colpa, ma anche normalissimo. Nell’incontro fra normalità, debolezza e fragilità si alimenta l’intero stordimento morale al centro di un cammino che coinvolge pure le persone al cinema. Ecco che lo stesso concetto di giustizia potrebbe assumere significati differenti in base alle circostanze… oppure si tratta di una nozione semplice da applicare allo stesso modo in ogni circostanza?

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Questo è alla base di un lungometraggio piuttosto complesso nel suo insieme, ma affascinante proprio per le sue complessità. Da una parte, un uomo con un’esistenza nella media e alcune ombre, che una notte si trova coinvolto in un incidente che distrugge la vita di un’innocente; dall’altra, l’accusato, il fidanzato di lei, un uomo dal dubbio passato, violento e forse connesso alla criminalità locale, ma comunque non un femminicida.

A fare da contraltare alla situazione, i classici strumenti di un sistema legislativo che, in questo caso, si trova sotto stretto esame senza neanche saperlo, senza esserne consapevole, mostrando un fianco interessante proprio per i suoi rimandi alla stessa realtà.

Commento

Voto di Cpop

80
Giurato numero 2 è un film di riflessione morale che, inevitabilmente, supera i limiti del grande schermo nel porre il grande dilemma morale a ossessionare il suo protagonista. In relazione a una narrazione intrinsecamente complessa, troviamo una regia di Clint Eastwood sempre pulita e solida, distaccata nel narrare gli accadimenti principali, e impegnata a indagare e approfondire una dinamica narrativa che interessa proprio per via della sua complessa credibilità.

Pro

  • La regia distaccata, solida e pulita di Clint Eastwood.
  • Il modo in cui il dilemma morale del protagonista influisce sulla complessità della situazione in corso.
  • Il lavoro fatto col suo personaggio da Nicholas Hoult.

Contro

  • Il ritmo generale del film potrebbe non coinvolgere coloro che cercano narrazioni più immediate.
  • -
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