Sembra che la ferita del Vietnam non si sia mai pienamente rimarginata, per gli americani. Anni di elaborazione sul grande schermo hanno dato vita a cult come Platoon, Forrest Gump o Nato il 4 luglio, ma questa terapia sembra non aver completamente sanato quello squarcio nel cuore di una generazione. Non solo di americani, anche se troppo spesso viene dimenticato che quella guerra devastante ha lasciato ferite indelebili anche per il Vietnam. Da quest’ultima considerazione nasce Il Simpatizzante (The Sympathizer), nuova miniserie che dal 23 maggio arriva in esclusiva su Sky e NOW.
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Trasposizione dell’omonimo romanzo di Vieth Thanh Nguyen, Il Simpatizzante arriva nel mondo seriale quasi a completare un cerchio. Rispetto ai conflitti precedenti, la guerra in Vietnam è stata raccontata agli americani comodamente seduti nei propri salotti tramite la televisione. Curiosamente, sono poche le serie che hanno affrontato temi legati al Vietnam, solitamente tramite uno sfruttamento come background dei personaggi (da A-Team a Magnum P.I.). Il Simpatizzante mira, invece, ad adattare l’omonimo romanzo in una miniserie che utilizzando ironia e caricaturale ritrae un periodo post-bellico mai raccontato, visto dalla prospettiva di una spia doppiogiochista.
Il Simpatizzante: una vita, due ruoli
Il Capitano (Hoa Xuande) è un giovane soldato vietnamita, figlio di una donna del luogo e di un francese, che, dopo aver studiato in America, è tornato nel suo paese poco prima dello scoppio della guerra. Avvicinatosi ai Viet Cong, grazie ai suoi trascorsi americani viene utilizzato come infiltrato all’interno delle fila dell’esercito filo-americano del Viet Nam del Sud.
Ci riuscì così bene che divenne aiutante di campo del generale responsabile della polizia segreta del Vietnam del Sud (Toan Le). Prese addirittura residenza nella casa del generale, mentre contemporaneamente ingannava l’agente americano Claude (Robert Downey Jr.), che lo aveva reclutato come risorsa della C.I.A. in giovane età, addestrandolo alle tattiche di interrogatorio. Quando Saigon cade e il generale fugge, il Capitano fugge con lui, su ordine del suo amico d'infanzia Man (Duy Nguyen), il suo contatto nordvietnamita nel controspionaggio, che vuole che monitori le attività del generale negli Stati Uniti.
Nel corso degli anni sotto copertura, questi istinti concorrenti hanno trasformato il Capitano in una sorta di narratore ideale, una parte veramente neutrale che assorbe e riflette le visioni del mondo di coloro che lo circondano. è un uomo gravato da troppe convinzioni. Figlio di due mondi, capace di empatizzare sia con la sua radice culturale (il Vietnam) che con la cultura d’adozione (gli States), questo uomo diviso si ritrova a vivere una missione ideologica che soffoca la sua apertura verso una diversa cultura, un diverso modo di intendere il mondo.
Se da un lato va riconosciuto a Xuande di avere colto questo dualismo, con una recitazione che cerca di enfatizzare la difficoltà di questa vita sul confine, non si può sorridere all’ingenuità della presenza di lenti a contatto che introducono un elemento straniero, ossia l’azzurro degli occhi, come unico tratto visibile della sua duplice natura. Xuande si fa carico di un ruolo tutt’altro che semplice, che rischia di venire ulteriormente inficiato nella sua caratterizzazione se non si accetta che, nonostante una trattazione di temi intensi, Il Simpatizzante è animata da un’evidente vena caricaturale e satirica.
L'America sulle spalle di Robert Downey Jr
Non a caso il talento strepitoso di Robert Downey Jr. viene asservito a un quartetto di personaggi che si possono vedere come un’unica creatura, quell’America che schiaccia, ricostruisce e rimodella secondo il suo immaginario. Downy Jr riesce a dare a ciascun personaggio un elemento cruciale in una disamina socio-culturale impietosa, con particolare attenzione al Professore, aiutando a comprendere non solo l’avido interventismo americano, ma anche la tendenza a un’appropriazione culturale saccente e posticcia, fagocitata da un soft power che diventa arma al pari di bombe e mitra.
Ironico che uno degli attori cult della Hollywood contemporanea abbia avuto il ruolo di essere l’allegoria degli States, compreso il mondo del cinema, che in Il Simpatizzante viene trattato come un ennesimo strumento di riscrittura di una realtà scomoda.
Nel suo momento migliore, lo spettacolo sfida le aspettative da un angolo peculiare, cadendo nell'anticlimax dove ci aspettiamo lo shock o la catarsi e viceversa. In contrapposizione, quando la miniserie sembra perdere di mordente, offre una dichiarazione che diventa chiave di lettura dell'intero racconto:
In America è chiamata la guerra del Vietnam. In Vietnam è chiamata la guerra americana", recita il testo di apertura.
È una dichiarazione di fatto, che preannuncia come l’intera serie sia un costante ribaltamento di prospettiva, anche sul piano metanarrativo. Non è solamente la storia che viene presentata da due differenti angolazioni, ma abbiamo tra le mani anche un geniale ribaltamento degli archetipi narrativi, con la figura dell ‘America, affidata a Robert Downey Jr, che diventa quel nemico impalpabile, piatto e miope che solitamente era tipico dei nemici del ‘pericolo giallo’. E RDJ non delude, lo si riconosce sempre sotto il trucco, acuendo quella sensazione di persistente familiarità che rende i suoi personaggi un unicum narrativo.
Un’ingannevole semplicità che consente di esaltare personaggi secondari, come lo Sophia Mori di un’ispirata Sandra Oh, che diventano le voci di un sottobosco umano che si ritrova ad affrontare difficoltà di convivenza con una cultura dominante ipocritamente accogliente. Sotto questo aspetto, l’approccio spesso ironico e macchiettistico de Il Simpatizzante riesce a far esaltare la natura più concreta e sofferta di questi personaggi, rendendoli i veri protagonisti di questa farsa allegorica.
Il Simpatizzante potrebbe spiazzare gli spettatori con una disamina insolita del post-bellico vietnamita, giocando con personaggi a tratti machiettistici ma che incarnano al meglio le ipocrisie di una società. Lo stesso Capitano, sospeso tra due mondi, è un uomo talmente corroso dal suo doppio ruolo da divenire narratore allegorico di sé stesso e della sua via. Situazioni ridicole contrapposti a momenti di grande dramma rendono questa vicenda una spy story atipica, appassionante e animata da un’ironia pungente.
Commento
Voto di Cpop
80Pro
- Dualismo del protagonista ben sviluppato
- Robert Downey Jr strepitoso
- Costruzione dei personaggi secondari ben gestita
Contro
- Alcuni passaggi sono forzati
- Rischia di confondere chi cerca un racconto serio
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