Star Comics porta in Italia un’opera adolescenziale, ma decisamente atipica: Kaiju Girl Caramelise, serie manga di Spica Aoki (autrice degli shojo Devi Rock e Beasts of Abigail) apparsa sulla rivista mensile Monthly Comic Alive nel 2018. I sette volumi dell’opera seinen hanno ricevuto un’ottima accoglienza finora, malgrado Aoki non abbia ancora decretato la fine dell’avventura della protagonista Kuroe.
Kaiju Girl Caramelise potrebbe sembrare, a primo acchito, il solito manga shojo con la solita protagonista tsundere (personaggio dai modi bruschi e duri, che lentamente rivela un lato più amichevole e dolce) che s’imbarazza dinanzi al co-protagonista bello-ma-stanco-di-essere-popolare.
Tutto giusto, se non fosse per la presenza costante di una serie di tematiche piuttosto mature trattate con estrema ironia e delicatezza, come il caratteristico complesso di inferiorità che avvelena le menti degli adolescenti, il germe dell’amore che sboccia con prepotenza, nonché le innumerevoli trasformazioni fisiche che deformano inevitabilmente il corpo di giovani adulti, il tutto proposto in salsa fantasy e slice-of-life, tempestato qua e là da cuoricini e un filtro rosato.
Il volume è disponibile dal 5 marzo 2024 online su Amazon.it e il sito ufficiale Star Comics al prezzo di €6.50 in versione regular, ma è stata realizzata anche una versione variant della copertina al prezzo di € 7.90.
Kaiju Girl Caramelise
Primo volume del manga seinen di Aoki, Kaiju Girl CarameliseLa mostruosa metamorfosi di Kuroe
Kuroe è una liceale affetta da una malattia rara ed incurabile che gioca sulle sue emozioni: quando la giovane prova forti sentimenti, che essi siano di imbarazzo, d’amore, d'odio, una parte del suo corpo si deforma in modo grottesco. Artigli al posto di mani, squame che rivestono l’epidermide, punzoni sulla spina dorsale.
Da bambina assiste inerme alla prima manifestazione della sua condizione: il suo primo amore corre via in preda al panico alla vista della sua mano deforme, mentre le sue dita stringevano un fiore giallo. Ancora troppo piccola per poter comprendere cosa stesse accadendo, ferita e amareggiata, disgustata da sé stessa, decide di voler diventare invisibile agli occhi di una società che poggia le sue basi sul mero aspetto esteriore.
Come potrebbero capirla e accettarla le persone, se lei è un vero mostro?
Durante gli anni trascorsi tra casa e scuola, riesce nell’intento di risultare impercettibile, sebbene le compagne la detestino, la bullizzino di continuo, affibbiandole il diminutivo di “psyco-tan” (psicopatichella).
Al netto dei reiterati comportamenti da bulle delle ragazze della classe, la vita di Kuroe sembra procedere nella giusta direzione: risulta inavvicinabile, insignificante, pertanto invisibile.
Finché un giorno, dal nulla, viene avvicinata da Arata Minami, il ragazzo più popolare della classe: mentre Kuroe è intenta a godersi la sua agognata solitudine, Minami le si piazza dinanzi, intento a nascondersi dagli sguardi dei compagni. Anche lui pare aspiri ad eclissarsi per il medesimo motivo di Kuroe.
Infatti Minami, malgrado appaia sempre sorridente e cortese con tutti, soffre di un forte complesso di inferiorità: non capisce il motivo che spinga la gente a lodarlo costantemente, e spera sempre di riuscire a ritagliarsi un attimo di tranquillità tutto per sé, lontano dalle telecamere.
Tuttavia, Kuroe non sembra comprendere appieno i sentimenti del giovane, trovando apparentemente sconcertante che uno come lui si lamenti della sua condizione. Decide quindi, senza remore, di affrontarlo subito, sperando in cuor suo che Minami la lasci in pace e abbandoni quell’angolino di solitudine:
Se non ti piacciono le telecamere, allora di' di no.
Kuroe, però, ottiene l’effetto opposto: le sue semplici, ma mordaci parole espongono un concetto illuminante che chiarisce le idee ad Arata. Da quel momento in poi, il giovane comincia col cercare spesso Kuroe in pausa pranzo, e i due iniziano ad incontrarsi di frequente, trascorrendo assieme quell’oretta di invisibilità.
La vita di Kuroe, da sempre in bianco e nero, finisce pian piano col tingersi di rosa: Minami la invita a mangiare dei pancakes speciali, e le confida di ammirare il suo modo di fare così composto e gentile. Tuttavia, Kuroe si mostra sempre un po' restia a credere alle sue parole e lasciarsi andare, assumendo un atteggiamento falsamente cinico (da tsundere), sebbene non si lasci sfuggire l’occasione di assaggiare dolciumi deliziosi.
Durante l'incontro, il ragazzo le confessa di non poter mangiare troppi pancakes poiché teme di tornare ad essere bullizzato come quando era alle medie: Kuroe, intenerita dalle sue confessioni e presa dal momento, si scioglie e lo invita a mangiare uno dei pancake, asserendo con decisione che
Per me puoi essere in carne o uno stecchino, non me ne frega niente.
Sono contenta di essere venuta qui con te, oggi. Attorno a te ci sono persone che la pensano così...o almeno, ce n'è una.
Diretti a casa, i due vengono intercettati da un paio di compagne di classe che non perdono l'occasione per infastidire Kuroe, asserendo che lei sia una stalker di Minami. Mentre Kuroe tenta di nascondersi con l'ausilio dei suoi enormi abiti, sperando che tutto finisca presto e annegando nel grigiume della sua condizione, il mondo riprende a colorarsi di rosa: è Minami, che le stringe forte la mano, scusandosi per il mancato tatto di quelle arpie.
Kuroe ha caldo, sempre più caldo. La temperatura del suo corpo continua ad innalzarsi, il suo cuore sembra esplodere, e avverte l'esigenza di scappare, lasciando Minami a contemplare il vuoto.
Travolta da una valanga di emozioni, la piccola tsundere rivela la sua vera identità, abbandonandosi ad una metamorfosi: Kuroe è in realtà un mostro, un maestoso e squamoso kaiju dalle pupille a forma di cuore.
Mentre Kuroe, in forma di kaiju, immagina di star sognando, una Tokyo in subbuglio tenta invano di spiegarsi e contrastare il mostruoso fenomeno. La ragazzina non capisce cosa stia accadendo, finché il suo sguardo non incontra quello di Minami: improvvisamente, presa dall'imbarazzo, tenta di nascondersi gettandosi in acqua, tornando lentamente alla sua forma umana.
Recuperata dalla madre e dal suo corgi, Jumbo King, viene trascinata a casa: solo il mattino dopo, Kuroe scoprirà con orrore e stupore che il kaiju apparso in pieno centro, e che ha ferito Minami, era proprio lei.
Compreso che le motivazioni dietro la sua metamorfosi siano di natura emotiva, onde evitare di ri-trasformarsi, Kuroe sceglie di allontanare Minami: dopo aver scorto il ragazzo in compagnia di una bellissima compagna, la giovane studentessa decide di accogliere il suo dolore, ripetendo a sé stessa che, prima o poi, questi strani sentimenti passeranno.
Riuscirà Kuroe ad accogliere i suoi sentimenti e le emozioni con un abbraccio, anziché combatterle strenuamente?
Minami accetterà la vera natura di Kuroe? Sarà pronto ad amarla anche se talvolta assume delle sembianze orribili?
Per questi ed altri interrogativi, vi invitiamo caldamente ad immergervi nel roseo mondo creato da Spica Aoki.
La metafora dell'adolescenza: cosa c'è di più spaventoso?
Come avrete notato, malgrado Kaiju Girl Caramelise abbia tutte le carte in regola per essere inserito nel già esteso elenco di shojo esistenti, l’opera si riserva di trattare argomenti ben più maturi, presentandoli al lettore in chiave ironica e adolescenziale: non solo il tema trito e ritrito (ma mai abbastanza discusso) del bullismo, bensì anche le metamorfosi fisiche che accompagnano i giovani adulti durante il peggior periodo della loro esistenza.
Una serie di trasformazioni che non avvengono solo a livello fisiologico, ma che impattano anche sul piano comportamentale, rendendo a tutti gli effetti il periodo definito come “adolescenza” un vero e proprio incubo per i teen-ager.
Pertanto, Aoki sperimenta, osa, trasformando la protagonista in un mostro reale, ma attribuendo tale trasformazione all'effetto di forti e nuovi turbamenti emotivi: un equilibrio, quello di Kuroe, che viene spezzato da uno tsunami di emozioni e sentimenti, impossibili da reprimere quando la psiche di un giovane si trova a dover affrontare i primi amori.
Così, senza girarci troppo attorno, l’autrice offre al lettore una versione mostruosa dei cambiamenti adolescenziali, mostrando quanto sia difficile, per un essere umano che non ha mai provato prima determinate sensazioni, reagire a precisi stimoli: d’altronde, talvolta risulta complesso anche per noi adulti, come potrebbe non esserlo per dei ragazzini?
Nonostante la presenza di mostri, il manga di Aoki è uno slice of life piuttosto che un fantasy nell'accezione più nota: la trasformazione di Kuroe è affrontata serenamente dalla madre, nonché dalla protagonista stessa, che sebbene ne appaia inizialmente sconvolta, non ci si sofferma più di tanto.
A riconfermare che focus dell'opera è ben altro, configurandosi quasi come una metafora della condizione adolescenziale.
Morbidezza, riflessi di luce, cuori e grotteschi artigli
Il tratto di Aoki, già abbondantemente testato dalle precedenti serie manga shojo, è tipico di opere romantiche e adolescenziali: occhioni grandi, corredati da riflessi di luce, e pupille dalla forma a cuore per la protagonista Kuroe, sono la firma autoriale di un mangaka che sembra sapere quel che sta facendo.
Attenzione ai dettagli, analisi dei fondali, equilibrio dei panels e linee morbide, riprese persino nella realizzazione di un mostro squamoso e orrendo, dando vita a un primo volume che mette in aperto contrasto l’aspetto dolce, adorabile e caramelloso della protagonista, con le sue turpi e grottesche trasformazioni corporali, al fine di ottenere un effetto al tempo stesso kawaii e un tantino disturbante.
Il gioco di contrasti è visibile sin dalla sovra-copertina di Star Comics, in cui appare la protagonista intenta a coprirsi il viso: se osservate attentamente, è possibile scorgere una mano umana, mentre l’altra risulta vittima della mostruosa trasformazione.
Malgrado la carta utilizzata sia sempre la stessa, è chiaro che l'editore nostrano stia lavorando sulla resa qualitativa dei suoi volumi: in questo, in particolare, sono presenti anche alcune bellissime illustrazioni a colori che giocano sui toni del viola, rosa e arancione, aprendo al lettore la possibilità di immaginare le reali fattezze del mondo di Kuroe.
In conclusione, il primo volume di Kaiju Girl Caramelise risulta godibilissimo, un’ottima via di fuga dagli affanni della vita, sebbene tratti temi per nulla leggeri..
La narrazione calzante, chiara e a tratti velata di ironia, accompagna una storia ben scritta e destinata ai più giovani, magari proprio mentre sono intenti ad attraversare il medesimo mostruoso periodo di Kuroe.
Immagine in evidenza dalla copertina del primo volume di Kaiju Girl Caramelise via Amazon.it
Commento
Voto di Cpop
75Pro
- Tematiche profonde trattate con intelligenza, ironia e delicatezza
- Ottima la resa delle illustrazioni e dei panel
- Delicato
- Divertente, da non prendere troppo "sul serio"
Contro
- Protagonista è la solita tsundere
- Il co-protagonista è uguale ad ogni altro co-protagonista di manga
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