Killers of the Flower Moon, recensione: Scorsese colpisce ancora!

Con l’energia di un ventenne e la capacità di prendersi grandi rischi, Scorsese torna a esplorare la violenza in Killers of the Flower Moon.

Autore: Elisa Giudici ,

A 80 anni compiuti Martin Scorsese ha ancora voglia di rischiare e fare sul serio, anzi: a suo modo di vedere, è l’unico motivo per continuare a fare cinema alla sua età, con i tantissimi traguardi già raggiunti. Killers of the Flower Moon è un film per lui nuovo per toni e genere, ma soprattutto è un’accusa fortissima all’essenza violenta e prevaricatrice della nazione statunitense. Uno stato, una democrazia costruita da bianchi che creano regole e sistemi per potere schiacciare sotto il proprio stivale da cowboy i nativi e gli indesiderati, senza lasciare scampo alle vittime.

È un film politico Killers of the Flower Moon, un’odissea lunga 3 ore e 26 minuti di grandissimo cinema ma anche di violenza cruda, d’angoscia non diluita. L’intento è proprio quello: far sentire lo spettatore assediato da un male che vive e si alimenta delle strutture sociali che dovrebbero prevenire le ingiustizie. Ci si sente sotto assedio, esattamente con la protagonista Mollie, ma con più consapevolezze di lei.

Il lento genocidio degli indiani Osage infatti viene narrato anche dal punto di vista dei loro carnefici, che si muovono impuniti, consapevoli che “è più facile mandare in prigione un uomo che ha un ucciso un cane di uno che ha ammazzato un indiano”.

La trama di Killers of the Flower Moon

Il western di Scorsese porta su schermo una storia vera, ricostruita nel saggio di David Grann: quella del genocidio dei nativi americani della tribù Osage. Dopo essere stati cacciati più volte dalle loro terre, agli Osage viene assegnata una terra ostile, dove difficile sopravvivere. Negli anni ‘20 però questa landa di terra dove non cresce nulla si scopre essere ricca, ricchissima di petrolio.

Grazie agli accordi con le compagnie petrolifere, gli indiani Osage diventano ricchissimi, spartendosi i proventi della vendita dell’oro nero. La loro ricchezza però attira attorno a loro sciacalli, truffatori e assassini. Tutti uomini bianchi, intimamente convinti che i nativi non si meritino la loro ricchezza, in quanto “non americani”. Un manipolo di uomini bianchi che, dietro le buone intenzioni, comincia a entrare nelle famiglie Osage sposandone le figlie, mentre si susseguono le morti sospette di giovani membri della tribù.

Tra le famiglie più abbienti c’è quella di Mollie (interpretata da Lily Gladstone), nativa che soffre di diabete. Mollie è acuta, saggia, austera. Sa che la coperta della sua tribù che porta sulle spalle è un bersaglio, sa che i bianchi da lei vogliono solo il denaro, ma decide comunque di spostare Ernest (interpretato da Leonardo DiCaprio), un reduce di bell’aspetto ma non proprio brillante nei ragionamenti.

Con il solo marito come alleato, Mollie vedrà la morte stringersi sempre di più attorno a sé e alla sua famiglia, mentre le autorità non fanno nulla e sembra impossibile capire l’autore di tanti crimini.

Perché vedere Killers of the Flower Moon

Scorsese ha avuto un colpo di genio quando ha deciso di donare al personaggio di Lily Gladstone un ruolo centralerispetto alla struttura del libro. La sua performance, sofferta ma piena di dignità, è la migliore in un trio formato da Robert De Niro e Di Caprio. La rivedremo con tutta probabilità agli Oscar e in maniera assolutamente meritoria.

DiCaprio si fa comunque notare in un ruolo diversa dal solito, connotato dall’estrema stoltezza del personaggio. Ernest è il peggior tipo di uomo: uno sciocco credulone che crede di essere furbo e per giunta è bravo solo a mentire a sé stesso. La sua relazione ambivalente con Mollie è uno dei cuori pulsanti di questo film.

Killers of the Flower Moon è un grande film, ma chiede tantissimo allo spettatore: tre ore e mezza di tempo, la disponibilità ad assistere a morti e violenze brutali, la volontà di guardare in faccia una storia nera in cui la speranza è assente e la morale della favola lascia una sensazione cupa e mortifera addosso.

Scorsese si mette al servizio della storia dimenticata della tribù Osage e cerca di rendere incancellabile quanto loro avvenuto. Lo fa con un film che di certo non è semplice da guardare (per molti motivi), ma che è cinema allo stato puro, pieno di vitalità, energia, indignazione e politica.

Scorsese non può uscire da una prospettiva bianca e legata alla sua età, ma si mette genuinamente a servizio della causae regala anche un grande personaggio femminile a questa annata di cinema, ancorché letto attraverso una lente chiaramente maschile.

L’immagine di copertina di questo articolo è tratta da Killers of the Flower Moon di Apple TV+.

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Commento

Voto di Cpop

80
Indubbiamente poteva essere più asciutto, ma come si può dire di tagliare a uno con alle spalle la storia di Scorsese e con la capacità nel presente di girare un film tanto maestoso? Killers of the Flower Moon sarà uno dei film dell’annata, perché anche oggi sono in pochi a muoversi a questi livelli.

Pro

  • Lily Gladstone dà un’interpretazione magistrale
  • Leonardo DiCaprio sorprende con un ruolo diverso dal solito
  • Scorsese è più vitale e polemico dei suoi colleghi 20enni

Contro

  • Molto, troppo lungo
  • Violentissimo sia per le immagini che mostra, sia per le manipolazioni che racconta
  • Non fa intrattenimento, ma denuncia e questo potrebbe scoraggiare alcuni
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