LILI-MEN 1, recensione: il body horror non parla solo di orrore

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Autore: Livia Soreca ,

Fra i titoli tanto attesi di settembre 2024, casa Star Comics propone al pubblico italiano il primo volume di LILI-MENseinen dell'artista Takuma Tokashiki: un racconto inquietante e sorprendente, al limite della distopia, che trova il giusto equilibrio tra quello che il pubblico già conosce e ciò che invece non si aspetta.

Di cosa parla LILI-MEN 1?

Nito, Musashi, Chizuru, Maruko, Reina e i loro compagni sono nati in un ospedale e vi sono cresciuti senza mai vedere l'esterno. Qui le loro abilità fisiche vengono continuamente messe alla prova attraverso brutali esperimenti, allenamenti disumani e test attitudinali volti a rendere i loro corpi "normali", affinché un domani possano sopravvivere nel mondo esterno. Infatti, solo chi supera queste prove a pieni voti può sperare di essere dimesso e vivere al di fuori dell'ospedale. Un giorno, però, Nito e gli altri scoprono un'inquietante verità che cambia radicalmente la prospettiva della vita vissuta finora e l'intera visione del mondo.

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Potremmo definire LILI-MEN un prodotto ibrido, poiché attinge a diversi concept più o meno noti nel panorama manga giapponese legati alla distopia horror. Prendiamo l'inizio di The Promised Neverland in cui tanti esseri umani crescono in un luogo blindato per sviluppare abilità superiori alla media, aggiungendo il body horror e il mood di Gigantis (qui la recensione del primo volume): otterremo un racconto che parla di sopravvivenza, di capacità sovraumane, di perpetua lotta tra umani e mostri, di sete di conoscenza di un mondo esterno che sembra tanto lontano ma che, in realtà, è letteralmente dietro l'angolo.

Così come per la stessa opera, anche il concetto di ibridazione è centrale ed è l'elemento che caratterizza il protagonista. Moltissime opere prima di LILI-MEN (uno dei primi titoli che salta in mente è Tokyo Ghoul di Sui Ishida) hanno fatto sì che il pubblico di lettori avesse familiarità con il concetto di ibrido come sinonimo automatico di speciale: l'eccezione che unisce due mondi apparentemente inconciliabili.

Star Comics, Livia Soreca
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Lili-Men 1 - Nito

Intorno al perno del protagonista overpowered che sconvolge l'equilibrio tra bene e male, ruota il navigato tema del mostro come diverso e malvagio. Tuttavia, se nella maggior parte dei racconti l'assenza di una netta divisione tra buoni e cattivi - così come tra giusto e sbagliato - è una scoperta, in LILI-MEN 1 talvolta, per qualcuno, diventa un presupposto, un'ipotesi da confermare, a dimostrazione di un piccolo passo in più rispetto a un pensiero ormai superato e sdoganato in primis dal pubblico stesso.

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Il lettore non ha bisogno di scoprire, per l'ennesima volta, che esistono anche "cattivi buoni e buoni cattivi", mosche bianche in una determinata maggioranza che scardinano la distinzione netta tra bene e male. Takuma Tokashiki dimostra di aver compreso che ormai il pubblico non desidera arrivare a qualcosa che altri prima di lui hanno raccontato, bensì appassionarsi a personaggi che possano giungere a quella stessa conclusione con una forma nuova. Il veicolo diventa così più importante del messaggio, e in LILI-MEN il mezzo è il sogno, il desiderio, ed è anche motore per le azioni, anche quando sembra che il singolo non riesca più a pensare per sé.

Quando non capisci più quali siano i tuoi sogni... Allora... Puoi sempre aiutare qualcuno a realizzare i suoi.

Non di rado il protagonista di questo genere di racconti si fa carico di emozioni altrui che fanno da spinta per le azioni future, che siano di vendetta o di riscatto. Nito si mostra come un personaggio dall'animo semplice, carico di empatia, che a differenza degli altri vorrebbe trovare la felicità nelle piccole cose - come accarezzare un gatto o mangiare un pasto caldo - e il suo sentimento sopravvive all'atteso trauma che, in qualche modo, ancora non riesce a "imbastardirlo".

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In LILI-MEN 1 l'evoluzione psicologica di Nito è sicuramente ancora acerba, nonostante si tratti di un primo volume nient'affatto introduttivo, ma che anzi immerge il lettore in una narrazione già piena di personaggi, micro-trame e combattimenti letteralmente all'ultimo sangue.

Tirando le somme di questo lungo filo, per ora LILI-MEN presenta un concept dalle dinamiche narrative piuttosto classiche, ma al tempo stesso riesce a dare quelle variabili in più per essere qualcosa di diverso, con una connotazione psicologica ed emotiva meno prevedibile rispetto a ciò che il tipico schema "sogno di fuga - evento di rottura - incontro/scontro tra mondi - missione «uno per tutti» del protagonista".

LILI-MEN: body horror come opera d'arte

Sin dalle prime pagine, LILI-MEN 1 affascina e inquieta il lettore con un immaginario perturbante, fatto di sale d'ospedale, macchinari per esperimenti, pazienti spinti oltre il limite e resi quasi non umani da un tratto duro e sporco che dilata, comprime, deforma.

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Takuma Tokashiki offre un body horror crudo, violento, non tanto legato alle paure più recondite come i grandi maestri dell'horror (da Junji Ito a Masaaki Nakayama e non solo), bensì intrinseco alla realtà più tangibile, reso con giochi di chiaroscuro netti e decisi, dallo stile non ancora riconoscibile ma sicuramente suggestivo.

Il body horror in LILI-MEN 1 è tanto parte indispensabile della narrazione quanto appassionato gusto di produrre arte, un'arte che possa accogliere le influenze di tutto il mondo. Non è un caso, infatti, che in alcune tavole si possa cogliere una vivida ispirazione alle opere più famose di Magritte e al surrealismo.

I violenti combattimenti sono resi con un dinamismo coinvolgente, ma al tempo stesso l'artista riesce a "congelarne" i momenti più epici e significativi, come se il tempo passasse dal correre all'essere sospeso, mentre lo spazio sembra dilatarsi e comprimersi senza sosta.

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In questo primo volume, l'horror si unisce all'azione, alla drammaticità, così come persino ad attimi più leggeri anche se fugaci: una commistione che funziona narrativamente e visivamente, insegnando che il body horror non mostra soltanto l'orrore.

Commento

cpop.it

76

Se da un lato LILI-MEN mette insieme diversi concept che il pubblico già conosce, con alcuni passaggi narrativi che sembrano obbligati, dall'altro riesce a offrire un punto di vista ulteriore, meno scontato e più intelligente rispetto alla diffusa "presunzione" di insegnare al lettore qualcosa che chiaramente già sa. Con uno stile dinamico, immagini crude ma al tempo stesso pregne di senso artistico, Takuma Tokashiki coinvolge anche visivamente il lettore, alle prese con un primo volume promettente.

Pro

  • Body horror suggestivo
  • Richiami interessanti all'arte surrealista
  • Prova a comunicare un certo messaggio con una prospettiva diversa dal solito
  • Inizio di trama coinvolgente, anche se...

Contro

  • ... riprende concept decisamente tantio navigati
  • Evoluzione del protagonista ancora acerba
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