All’interno del genere horror di matrice puramente cinematografica, negli anni, molte storie e saghe iconiche sono riuscite a distinguersi da tutti gli altri lavori dello stesso stampo, guadagnandosi di diritto il proprio posto all’interno di un immaginario preciso, ricordato e citato nel tempo sia dagli appassionati che dal pubblico più generico del cinema. Fra queste troviamo sicuramente quella di Omen, iniziata nel 1976 con il celeberrimo Il presagio, diretto da Richard Donner, per poi continuare con tutti i seguiti e esperimenti paralleli, capaci di traumatizzare e spaventare anche diverse generazioni nel corso delle ere. Siete pronti a tornare nuovamente a fare i conti con una saga del genere? Disponibile nei cinema italiani dal 4 aprile 2024, Omen – L’origine del Presagio sembra avere ben chiare le proprie origini, costruendo una narrazione che anticipa, approfondisce e soprattutto angoscia nel profondo.
Si tratta dunque di un prequel, di un nuovo capitolo impegnato ad anticipare le dinamiche narrative che gli appassionati hanno imparato a conoscere, tratteggiando un racconto per immagini che attinge da alcuni simbolismi orrorifici precisi, rivolgendosi consapevolmente a un pubblico sia cosciente di quello che sta guardando, che spinto ad approfondirne i meandri oscuramente originari. Cosa è successo prima degli eventi de Il presagio? Chi era la madre di Damien in realtà e quali dinamiche hanno portato alla nascita del bambino originariamente? Queste e altre domande sono alla base del lungometraggio diretto da Arkasha Stevenson, basato sui personaggi creati da David Seltzer, su un soggetto di Ben Jacoby e scritto da Tim Smith, Arkasha Stevenson e Keith Thomas.
Omen – L’origine del Presagio: da dove iniziare?
Il racconto alla base di Omen – L’origine del Presagio si costruisce intorno alla sua protagonista Margaret (Nell Tiger Free) e alla scelta di prendere il velo, dopo un lungo percorso nella chiesa in questo senso. Nella Roma di poco prima degli anni ’70, quindi, troviamo questa giovane donna che si è appena trasferita dall’America per prendere parte ad uno dei momenti chiave della sua vita e fede. Accompagnata da una serie di personaggi che la introducono al proprio percorso in questo senso, però, non tutto va come si sarebbe aspettata, ritrovandosi coinvolta in una sorta di cospirazione oscura interna alla stessa chiesa in cui sembra che alcuni membri di spicco stiano cercando di portare in vita l’Anticristo.
Il male sulla Terra, dunque, si manifesta sotto forma di bambino, emergendo dalla più oscura e angosciante delle tenebre, per poi legarsi freddamente a un sistema religioso che dovrebbe incarnare l'opposta visione. Omen – L’origine del Presagio si sviluppa a partire da un mistero che affonda le sue radici nel profondo, abbracciando sia la dimensione concettuale che quella psicologica, strettamente connessa con la fede umana. Accanto a Margaret troviamo anche il personaggio di Carlita (Nicole Sorace), una giovane apparentemente disturbata coinvolta anch'essa nelle ombre rituali al centro della narrazione. Il legame tra le due e le letture di un contesto privo di morale accentuano l'anima più thriller di un racconto in cui l'orrore rimane costante.
La paura del cambiamento e l'angoscia in Omen – L’origine del Presagio
Omen – L’origine del Presagio è un film che colpisce subito per l'orrore, grazie alla sua appartenenza a una saga che ha saputo imporsi nel tempo, acquisendo una riconoscibilità ancora oggi considerevole. Dal punto di vista horror, l'attenzione si focalizza sulla gestazione e sulla violenza che circonda la protagonista e il femminile in generale, piuttosto che sul bambino stesso. Tutte le domande che emergono dalla narrazione cercano risposte nell'identità della madre naturale di Damien e nel rituale che l'ha coinvolta direttamente. Così Margaret diventa il mezzo inconsapevole di un viaggio macabro all'interno di una chiesa che vede le sue fedeli come semplici oggetti per ottenere il risultato più terribile possibile.
Costruendo la narrazione su questa dinamica e lettura diretta, Omen – L’origine del Presagio riflette chiaramente sul femminile e sulla percezione del corpo delle donne come oggetto. L'oggettificazione violenta e palese diventa un'implicita discussione con gli stessi spettatori in sala, aggiungendo più strati a una percezione dell'orrore presente sullo schermo e oltre. In parallelo, il tema del cambiamento è fondamentale nella comprensione del film, coerente con il periodo storico in cui è ambientato. Gli anni precedenti al '70 in Italia sono stati segnati dalle rivolte giovanili e dai movimenti studenteschi del '68, che hanno dimostrato un impegno civile anche nelle strade di Roma. In Omen – L’origine del Presagio, questo contesto storico diventa il pretesto perfetto per giustificare un rituale mostruoso, condensato nella frase esplicativa del racconto sul grande schermo: "Come si controllano coloro che non credono più? Si crea qualcosa di cui avere paura”.
La progressiva perdita del ruolo precedente della Chiesa cattolica, dunque, in relazione alla feroce e disumana scelta di aggregare le persone solo ed esclusivamente attraverso la paura. Da questo punto di vista, Omen – L’origine del Presagio risulta sicuramente interessante, concettualmente parlando, pur non lasciando un segno profondo in termini di sviluppo generale.
Angoscia attraverso una regia dettagliata
Andando oltre il racconto e le tematiche, Omen – L’origine del Presagio è innanzitutto un'esperienza che mira ad angosciare gli spettatori al cinema, e lo fa attraverso il mistero di fondo e la tensione che ne deriva, oltre a una regia attenta ai dettagli, specialmente nelle scene più intense. A tutto ciò si aggiunge un opprimente senso di soffocamento derivante dallo stesso punto di vista delle protagoniste coinvolte in atti sessuali e stupri che possono lasciare il segno. Nel narrare la violenza di gruppo sul corpo femminile, la pellicola sottolinea l'orrore dell'impotenza che inevitabilmente ne deriva, risucchiando ogni grammo di luce in favore di un'oscurità viscerale e terrificante.
Omen – L’origine del Presagio gioca con alcune riflessioni di fondo interessanti e un mistero dai risvolti violenti e difficili da digerire completamente. Nel suo svolgersi, non troppo originale in termini di scrittura, soprattutto per gli appassionati del genere, spiccano sicuramente le interpretazioni di Nell Tiger Free, in alcuni momenti totalmente immersa nel ruolo, e di Nicole Sorace, oltre alla regia della Stevenson che sfrutta i dettagli più macabri per spingere oltre lo schermo. Un punto debole del film è sicuramente la sua durata, che si avverte pesantemente. Un taglio netto di alcune parti avrebbe giovato all'esperienza complessiva in sala.
Commento
Voto di Cpop
70Pro
- La possibilità di scoprire le origini di una saga iconica.
- L'interpretazione di Nell Tiger Free.
- Alcune riflessioni e letture di fondo.
Contro
- La poca originalità di alcune scelte narrative.
- La durata eccessivamente lunga.
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