Il film di Tetris è brillante, ma rimane un’occasione sprecata. A tirarlo fuori dal pantano della mediocrità ci pensano un Taron Egerton sempre più maturo e convincente e un fuori classe come Toby Jones, che i ruoli da piccolo burocrate nevrotico può farli a occhi chiusi.
C’è poi la curiosità, per quanti ancora non la conoscano, di scoprire la vera storia dietro un gioco che ha segnato l’intera decade e oltre (vedi il bellissimo merchandise che ancor oggi gli viene dedicato), ben oltre il mondo videoludico e commerciale.
Nato nelle fredde lande dell’U.R.S.S. poco prima che arrivasse il crollo del muro e una nuova primavera politica, Tetris ha contribuito a creare una breccia nella Cortina di ferro. Ha inoltre fornito un esempio antesignano di globalizzazione. Nato in Russia, è stato commercializzato dai giapponesi di Nintendo sulla loro nuovo scintillante console portatile, attraverso un agente commerciale inglese e uno danese naturalizzato americano, sposato con una giapponese e residente a Tokyo.
Come spiegato nel film di Jon S. Baird, Tetris è più di un gioco: è un sogno che puoi continuare a vedere impresso nella retina dopo aver finito di giocare, quando chiudi gli occhi. La sua magia però non è presente nel film, inspiegabilmente intrigato da logiche commerciali ben più tediose.
La trama di Tetris
Russia, fine anni ‘80. Un ingegnere che lavora per il governo sviluppa un gioco basato su poligoni di diversa forma sempre formati da quattro elementi (tetra) che si muovono simulando un tiro in una partita di tennis. Lo chiama Tetris, lo sviluppa sui computer arcaici disponibili nel suo ufficio, si diverte a giocarci coi colleghi.
Tetris diventa una vera e propria mania in tutta la Russia dell’U.R.S.S., l’ex blocco sovietico. Un territorio così tagliato fuori dal resto del mondo che il gioco rimane sconosciuto, almeno finché un affarista di basso rango inglese ne acquista i diritti per pochi spiccioli per i personal computer e i cabinati delle sale giochi in Occidente.
Durante una fiera dedicata all’elettronica, un altro uomo d’affari danese naturalizzato statunitense vede il gioco e ne capisce il potenziale. Si rivolge dunque a Nintendo, assicurando i diritti per personal computer e console. Tetris diventa una hit in Giappone. I vertici dell’azienda svelano all’affarista che sta per arrivare un mercato una console portatile rivoluzionaria: il GameBoy.
Il protagonista Henk Rogers capisce che Tetris potrebbe essere un gioco molto più popolare di Super Mario per lanciare la console portatile. Si decide quindi ad andare in Russia per assicurarsi i diritti specifici per il nuovo tipo di console.
A Mosca però s’imbatte in un mondo di burocrazia e spionaggio, ma anche nel creatore di Tetris stesso, Alexey Pajitnov. Nel cuore del comunismo scoppierà una guerra capitalistica per assicurarsi i diritti di uno dei videogiochi più noti di ogni tempo.
Perché vedere Tetris
Vale la pena di vedere Tetris? Sì, perché è un film che riesce a intrigare il suo spettatore con una storia paradossale tra guerra commerciale e Guerra fredda. Taron Egerton, al ritorno in un prodotto Apple dopo il successo della miniserie Black Bird, si dimostra un interprete in grado di coinvolgere il pubblico.
Sarà perché è uscito a stretto giro con Air - Il grande salto ma è impossibile non vedere le somiglianze tra i due film e l’enorme potenziale sprecato da entrambi. Come spiegato nella recensione di Air, è surreale assistere a un film in cui degli affaristi bianchi passano per eroi per aver strappato un contratto milionario a un atleta nero.
Questo discorso è ancor più vero per Tetris: basta sostituire “atleta nero” con “programmatore comunista”. C’è una storia pazzesca dentro Tetris e non è certo quella di come e chi si sia accaparrato i diritti per l’Occidente. È la storia di Alexey Pajitnov, l’ideatore di un gioco dall’immaginario così potente da essere stato esaminato persino dai filosofi. Una storia condensata in qualche minuto a inizio film.
Tetris insomma non è per niente interessato al suo creatore e al contesto unico in cui ha ideato la sua opera. Per il film la Russia comunista è il luogo “oscuro e cupo” in cui si muovono cattivi agenti del KGB che non fanno mai veramente paura. Una dittatura da commedia dell’arte, che viene esaltata solo quando dimostra un amore incondizionato per la Coca-Cola e i jeans Levi’s.
Quando però ci viene raccontata la storia del padre di Alexey, quando il KGB stesso è costretto a bloccare Tetris sui terminali statali perché gli impiegati giocano al posto di lavorare, quando il gioco non è oggetto di commercio e assegni ma semplice spunto creativo, open source, perfetto ideale del comunismo immaginato e non realizzato in U.R.S.S., quando incarna l'anima della prima Internet libera e creativa che sta per rivoluzionare il mondo. lì sentiamo che c’è una storia ben più meritevole del solito profilo biografico dell’affarista americano che ce l’ha fatta vedendo il valore del genio altrui e trovando il giusto prezzo per commerciarlo.
Nel momento in cui il film decide che un uomo più volte definito ladro, incurante delle regole, superficiale nel giudizi e incosciente nel lanciarsi in un viaggio considerato dai più proibitivo con un unico fine (fare soldi), il film Tetris ha già scelto come incastrare le sue forme. In qualche modo porta a casa la pelle, ma non è configurazione giusta per vincere davvero la partita.
L’immagine di copertina di questo articolo è tratta da Tetris di Apple.
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Voto di Cpop
70Pro
- Taron Egerton è sempre più convincente
- Il cast internazionale per una volta non sembra forzato o creato controvoglia
- Ritmo e tono del film sono davvero azzeccati
Contro
- Trascura la trama più interessante in favore di una guerra commerciale di cui non ci importa molto
- La Russia di Gorbaciov e il KGB sembrano una caricatura mal fatta di un posto pericoloso
- Manca di personalità e carisma
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