Thanksgiving, recensione: un horror che si pugnala da solo

Autore: Livia Soreca ,

Tra i film proiettati al Cinema Astra in occasione di Lucca Comics & Games 2023, abbiamo visto in anteprima mondiale Thanksgiving, nuovo film horror diretto da Eli Roth e scritto da Jeff Rendell insieme al regista, il cui cast spicca per la partecipazione di Patrick Dempsey. Distribuito da Eagle Pictures, raggiungerà le sale italiane a partire dal 16 novembre.

Dal regista di cult horror come Hostel e Il mistero della casa del tempo ci si aspetterebbe un film degno di essere il nuovo erede del sottogenere slasher, ossia quel filone di racconti dell'orrore in cui un serial killer mascherato miete le sue vittime, prevalentemente gruppi di adolescenti, il fresco simbolo di una società di turno da condannare. Tra i primi slasher del cinema horror ricorderete sicuramente Non aprite quella porta di Tobe Hooper e Halloween - La notte delle streghe di John Carpenter.

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Ebbene, nonostante sia sempre viva la voglia di giocare di Eli Roth, questa ambiziosa aspettativa non è stata soddisfatta in quanto, nel tentativo di essere un fenomeno contemporaneo fresco e brillante, il film finisce per perdere di vista elementi importanti e pugnalarsi da solo.

Thanksgiving e il rischio di piegarsi su se stesso

In seguito a una tragedia mortale avvenuta in un negozio durante un Black Friday, un gruppo di adolescenti viene preso di mira da un serial killer, conosciuto con il nome di John Carver, che dà loro la caccia con l'intento di "festeggiare" un Giorno del Ringraziamento indimenticabile.

Inizialmente potrebbe sembrare un'opera volta a una critica sociale (quella del consumismo) e che l'accanimento sui giovani protagonisti ne sia un simbolo: come già detto, si tratta di un espediente che ha determinato la nascita degli slasher, ma in Thanksgiving ci si rende presto conto che questo focus viene perso di vista.

Infatti, ciò che crea subito uno sputo di riflessione è il sottile confine tra il farsi omaggio dei più grandi cult slasher e l'esserne una sorta di caricatura; sembra quasi che la risposta a questo dubbio prenda forma a seconda della predisposizione del pubblico, che non sa mai fino in fondo se un film del genere debba essere preso effettivamente sul serio. Tanto per cominciare, vista la trama apparentemente banale e il colpo di scena finale tra i più prevedibili per motivi di trama e non, Thanksgiving rischia già di essere malvisto: tutto può esser definito tranne che horror e il carattere splatter non è certo un motivo sufficiente per chiamarlo tale. 

Cosa succede, però, se lo si guarda con occhi diversi e dunque come un volontario prendersi gioco della struttura tipica degli slasher stessi? Non una mera presa in giro di un sottogenere che, ricordiamolo, ha fatto al storia del cinema horror, bensì uno smascheramento dei cliché - calcando volutamente la mano su di essi - che anche una saga cult come Scream ha sempre fatto dal 1996 in poi. Tra l'altro, l'ironia e il forte umorismo presenti nel film potrebbero effettivamente sostenere una simile ipotesi d'interpretazione.

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Insomma, è possibile che si tratti di un film che vuole mostrarsi così tanto intelligente da riuscire per primo a non prendersi sul serio, ma in questa sorta di processo inverso finisce col banalizzarsi da solo e, soprattutto, perdere di vista alcuni elementi essenziali in qualsiasi horror di qualsivoglia natura o intenzione, primi fra tutti la tensione e/o lo spavento, per non parlare della storia in sé, priva di diversi nessi narrativi fondamentali ai fini di un racconto compiuto. Per certi versi si potrebbe quasi definire un film spocchioso, perché probabilmente è sicuro di poter sorprendere il pubblico con una formula nuova, pur ricalcando episodi già noti nel panorama horror, ma caduta in un nocivo eccesso che rovina l'esperimento.

Vale la pena guardare Thanksgiving?

Non si può negare che, a dispetto dei suoi difetti, Thanksgiving sia un film dal buon potere d'intrattenimento. Il carattere comedy, indipendentemente dai possibili obiettivi del duo Roth-Rendell, è un punto di forza che a tratti riesce a far chiudere persino un occhio su ciò che invece funziona poco o nulla. Si tratta di un film di buona compagnia, stracolmo di elementi splatter che, quantomeno, riescono a suscitare la reazione sperata.

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Altro merito va concesso alla fotografia di Milan Chadima che in alcune occasioni riesce a dimostrare un alto livello di creatività. In particolare, spicca la sequenza iniziale ambientata nel pericoloso negozio, in cui l'iperbolica tragedia è ripresa in maniera coreografica e teatrale, abbinata alla musica che, in modo assolutamente antitetico, evoca una danza dell'orrore.

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Commento

cpop.it

58

Thanksgiving è uno slasher che possiede in sé una forte ambiguità: se da un lato l'esperimento di Eli Roth e Jeff Rendell vuole mostrarsi un'intelligente e consapevole "presa per i fondelli", dall'altro questo processo tende a darsi la zappa sui piedi e a dare vita - nel complesso - a un prodotto cinematografico di dubbia riuscita.

Pro

  • Forte potere d'intrattenimento
  • Tenore comedy gradevole e divertente
  • Buona fotografia

Contro

  • Colpo di scena troppo prevedibile
  • Carattere horror quasi inesistente
  • Alcuni nessi narrativi superficiali
  • Personaggi poco accattivanti
  • Intento autoironico riuscito solo in parte
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