Se c'è una cosa vera a questo mondo è che "i ricordi felici ruotano sempre intorno al cibo", ma a volte anche i più dolorosi. Questo ce lo ha insegnato The Bear, serie TV reduce da molteplici nomination e vittorie tra il 2023 e il 2024, trionfando agli Emmy, ai Golden Globe e ai SAGA (Screen Actor Guild Award).
The Bear vede la luce nel 2022 dalla mente di Christopher Storer ed è una rivelazione - e rivoluzione - non solo all'interno del catalogo di Disney Plus, ma in tutto il panorama della serialità televisiva internazionale degli ultimi anni, con la sua scrittura senza precedenti e il suo voler raccontare il mondo della cucina come non l'avete mai visto prima.
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Dopo una seconda stagione che aveva lasciato il pubblico senza fiato (qui la recensione di The Bear 2), dando ulteriore conferma di un prodotto FX sensazionale, The Bear torna con una terza stagione, conclusa negli Stati Uniti il 30 luglio 2024 e disponibile su Disney Plus in Italia dal 14 agosto 2024: dieci nuovi episodi che confermano un capolavoro.
The Bear: dove eravamo rimasti?
In una fredda e sporca Chicago, lo chef di alta cucina Carmen "Carmy" Berzatto (interpretato da Jeremy Allen White) vuole provare a fare la differenza. Onorando la memoria del fratello Michael, prende le redini di The Original Beef of Chicagoland, la tavola calda di famiglia, alla guida di una brigata sgangherata e indisciplinata ma di buon cuore, con la speranza di risollevarla.
Se l'arrivo dell'ambiziosa Sydney Adamu (impersonata da Ayo Edebiri) sembra dare un forte input per un cambiamento di rotta, a dare il colpo decisivo è proprio l'aver trovato nel team - poco a poco - il riscontro necessario per sentirsi parte di qualcosa di grande e di unificante, non senza lo zampino dello stesso Michael prima della sua prematura scomparsa, la molla decisiva per smettere di pensare e agire.
La seconda stagione di The Bear si prende invece una lunga pausa dai fornelli, concentrandosi in maniera dettagliata sul veritiero percorso necessario per aprire un ristorane, dai lavori alle spese, passando per tutti gli inconvenienti possibili, mostrando personaggi sempre più sull'orlo del precipizio, ma ancora orgogliosamente in piedi.
Per la prima volta, il pubblico si avvicina davvero ad alcuni personaggi, in particolare il caotico Richie e il dolce Marcus. Carmy, invece, mostra un lato di sé che forse non conosceva nemmeno, quantomeno prima di richiudersi nuovamente in una bolla senza aria e senza luce.
Cosa succede in The Bear 3
The Bear 3 si aggrappa al finale della seconda stagione: The Bear, il nuovo ristorante, sta per aprire le sue porte a Chicago; Carmy ha rovinato il suo rapporto con Claire e incrinato ancora una volta quello con Richie. La nuova stagione, che porta con sé un nuovo inizio per la brigata, mette alla prova i personaggi su ciò che hanno imparato nell'arco narrativo precedente, e mentre il loro sguardo sembra proiettato in avanti, quello di Carmy è ancora rivolto all'indietro - però lui ancora non lo sa.
Affetto da un perfezionismo che gli si ritorce contro rimbalzando sugli altri, Carmy è divorato dalla frustrazione di un sogno rimasto tale per tanto tempo, in bilico tra il silenzio e il caos, tra un passato ingombrante sempre pronto a tornare e un futuro ancora più difficile da determinare man mano che la posta in gioco diventa sempre più alta.
Comunicare e ascoltare sembrano impossibili in quella bolla senza aria e senza luce che il giovane chef ha costruito intorno a sé, frutto di una fatica immensa, di una gavetta stremante e traumatica, di un'ambizione più volte soffocata e adesso diventata asfissiante. Mentre gli altri reagiscono in un modo o in un altro agli schiaffi della vita, lui ne appare oppresso e compresso, come sottovuoto, pronto a esplodere o a restare fermo lì dov'è, senza sane vie di mezzo.
Rispetto alla stagione precedente, The Bear 3 non si spinge troppo in avanti con la trama perché non sente la pressione di farlo. Ciò che distingue la serie su Disney+ è l'amore per una narrazione più orizzontale che verticale, un piccolo azzardo che l'ha resa rivoluzione. Spesso tende a riallacciarsi al passato dilatandolo, appunto, orizzontalmente, mostrando allo spettatore nodi narrativi inediti che vanno ad arricchire una storia che egli crede di sapere ma che invece non conosce del tutto.
In verità, è sorprendente come la serie di Disney+ sia in grado di scavare ancora più a fondo non lasciando mai il piatto vuoto, donando ancora alcune vere e proprie monografie dei personaggi - una carta vincente che The Bear 3 sceglie di rigiocare, una comfort zone che potrebbe stancare nella forma ma mai nel contenuto.
The Bear 3: ogni dettaglio conta
Così come "ogni secondo conta", lo fa anche ogni dettaglio, veicolato da una fotografia che, sin dalla prima stagione, ha saputo raccontare insieme alle parole e forse ancor di più. Se c'è una cosa che The Bear sa fare è narrare con il filtro dell'autenticità non solo la routine in cucina, ma la vita in generale, con uno sguardo attento a ogni minuzia che contribuisce a darne una forma concreta.
La "fotografia del dettaglio" di The Bear è sempre brutalmente imparziale, soffermandosi tanto sull'invitante piatto dello chef stellato quanto sulle macchie di bruciato sui fornelli e le tracce di sangue sui coltelli: la faccia e il retro di ogni cosa, il bene e il male, il bello e il brutto. Per quanto tutto sembri a tratti più scintillante di prima, può esserci ancora muffa nascosta dietro la parete.
Già dalla seconda stagione, The Bear abbandona l'unica soluzione dei pochi e brevi episodi, prediligendo invece un ritmo misto e discontinuo che possa assecondare le specifiche esigenze narrative, rendendo gli episodi molto diversi l'uno dall'altro e per questo riconoscibili.
Non si ha paura di prendersi tempo, di offrire allo spettatore un episodio ambientato in un unico luogo e fatto solo ed esclusivamente di dialoghi o un altro costantemente accompagnato da un'unica traccia musicale ripetuta all'infinito, addirittura offerto come biglietto da visita. Allo stesso modo, si può tornare facilmente e repentinamente alla scrittura che dominava la prima stagione, piena di frasi interrotte ed accavallate, urlate in uno spazio e in un tempo frenetici.
Sicuramente la serie ha raggiunto il suo apice con l'episodio Pesci della seconda stagione, una carica di emozioni indicibile di cui il pubblico non potrà mai dimenticare l'interpretazione magistrale di Jamie Lee Curtis nei panni della madre di Carmy, Michael e Natalie, né la capacità di aver dato vita a un vero e proprio cortometraggio che, fuori da The Bear, funzionerebbe perfettamente anche da solo. Memorabile anche l'episodio Forchette dedicato a Richie, ritratto nella sua più totale umanità, la cui eco si riflette nella nuova stagione.
C'è consapevolezza del fatto che eccellenze simili siano irripetibili all'interno della stessa serie, tuttavia la nuova stagione non si perde d'animo e sa ancora donare allo spettatore uno show autentico, con una colonna sonora sempre sul pezzo (qui la soundtrack completa di The Bear) ma, soprattutto, che vanta una scrittura non esportabile poiché unica e irripetibile, pensata per The Bear e perfettamente funzionante solo al suo interno - e non è questo, appunto, il suo primo grande potere?
Commento
Voto di Cpop
90Pro
- La capacità di raccontare senza prolungare forzatamente la trama
- Fotografia mozzafiato
- Colonna sonora sul pezzo
- Approfondimenti interessanti su alcuni personaggi, anche se...
Contro
- ... la scelta del focus è una comfort zone la cui forma può stancare
- Proviene da una seconda stagione insuperabile
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